Benvenuti in Quaderni di Lettere di Massimo Capuozzo

Sono presenti in questo sito le mie lezioni di grammantologia nel corso degli anni collaudate sul campo. Per le parti riguardanti la Storia mi sono valso della collaborazione del Dott. Antonio Del Gaudio

lunedì 24 settembre 2012

Congedo di Giosuè Carducci (introduzione e note di Massimo Capuozzo)


Congedo
Da Rime nuove[1] di Giosuè Carducci[2]
  • Congedo è l'ultima poesia delle Rime nuove.
  • Si divide in tre parti. Nella prima (str. 1-3) Carducci dice ciò che il poeta non è; nella seconda parte (str. 4-6) Carducci dice ciò che invece il poeta è; nella terza parte (str. 7-fine) Carducci enumera i motivi d'ispirazione del poeta-artiere, un miracolo, l'ispirazione, che soltanto Dio conosce.
 Il poeta, o vulgo sciocco,
un pitocco[3]
non è già[4], che a l'altrui mensa
via con lazzi[5] turpi e matti
porta i piatti
ed il pan ruba in dispensa.

E né meno è un perdigiorno
che va intorno
dando il capo ne' cantoni[6],
e co 'l naso sempre a l'aria
gli occhi svaria[7]
dietro gli angeli e i rondoni.

E né meno è un giardiniero
che il sentiero
de la vita co 'l letame
utilizza, e cavolfiori
pe' signori
e viole ha per le dame.

Il poeta è un grande artiere[8],
che al mestiere
fece i muscoli d'acciaio:
capo ha fier, collo robusto,
nudo il busto,
duro il braccio, e l'occhio gaio[9].

Non a pena l'augel pia[10]
e giulía[11]
ride l'alba a la collina,
ei co 'l mantice[12] ridesta
fiamma e festa
e lavor ne la fucina[13]:

E la fiamma guizza e brilla
e sfavilla
e rosseggia balda audace,
e poi sibila e poi rugge
e poi fugge[14]
scoppiettando da la brace.

Che sia ciò, non lo so io;
lo sa Dio
che sorride al grande artiero.
Ne le fiamme così ardenti
gli elementi
de l'amore e del pensiero

egli gitta, e le memorie
e le glorie
de' suoi padri e di sua gente.
Il passato e l'avvenire
a fluire[15]
va nel masso incandescente.

Ei l'afferra, e poi del maglio
co 'l travaglio
ei lo doma su l'incude.
Picchia e canta. Il sole ascende,
e risplende
su la fronte e l'opra rude.

Picchia. E per la libertade
ecco spade,
ecco scudi di fortezza:
ecco serti[16] di vittoria
per la gloria,
e diademi[17] a la bellezza.

Picchia. Ed ecco istoriati
a i penati[18]
tabernacoli ed al rito:
ecco tripodi ed altari[19],
ecco rari
fregi e vasi pe 'l convito[20].

Per sé il pover manuale
fa uno strale[21]
d'oro, e il[22] lancia contro 'l sole:
guarda come in alto ascenda[23]
e risplenda,
guarda e gode, e più non vuole.


[1] Rime NuoveRime nuove è la più importante e significativa raccolta di Carducci.
Il libro, pubblicato nel 1887, comprende centocinque poesie, composte tra il 1861 e il 1887 e distribuite in nove libri ed in esso Carducci fissò un'immagine ideale di sé e della propria arte, offrendo con essa una compiuta sintesi poetica dalle origini giovanili fino agli esiti più maturi.
Tra i filoni tematici più importanti della raccolta, il primo è quello della poesia storica: in queste liriche, Carducci indossa i panni del poeta vate, maestro e guida della nazione, per riproporre episodi del Medioevo italiano – Il comune rustico, La leggenda di Teodorico, Su i campi di Marengo, Faida di comune. Le sue ricostruzioni storiche sono rigorose e riescono a penetrare e far rivivere lo spirito dei fati narrati. Talvolta la celebrazione investe la storia recente: è il caso dei dodici sonetti di Ca ira, dedicati alla vittoria dei francesi a Valmy nel 1792 contro gli austro prussiani.
Un secondo filone è quello intimistico e autobiografico, che si sviluppa tra memoria, natura e immaginazione poetica. A poesie di tipo nostalgico – Visione e Nostalgia – si accompagnano testi ambientati nella vita della campagna, con i suoi umili quadri di vita animale e vegetale – Il boveSan Martino.
L'ispirazione più sincera si rivela nei testi della trilogia maremmana – Traversando la Maremma toscana, Idillio maremmano, Davanti San Guido – e nelle due liriche ispirate alla morte del figlioletto Dante – Pianto antico e Funere mersit acerbo.
Altre liriche sono dedicate alla celebrazione della bellezza classica: è la linea che ispira le tre bellissime odi delle Primavere elleniche tra le più felici dell'intera produzione di Carducci.
Molte liriche delle Rime nuove nascono da un motivo comune: l'opposizione tra l'esaltazione della vita e il pensiero o sentimento della morte, della caducità e fragilità di ogni esistenza terrena. I due motivi sono complementari, poiché l'amore per ciò che vive rende più forte la coscienza dell'ineluttabilità della fine; in tal modo ogni gioia dell'ora presente è incrinata da note di dolore e da tristi presentimenti. È precisamente questa dialettica che ispira la parte più suggestiva della poesia carducciana.
[2] Giosuè Carducci – Figlio di un medico condotto affiliato alla carboneria, Carducci nacque a Valdicastello, Lucca, presso Pietrasanta nel 1835, trascorse l'infanzia in Versilia e in Maremma, il cui passaggio fece rivivere in tante sue poesie; adolescente si recò con la famiglia a Firenze e a Pisa, laureandosi in lettere con una tesi sulla poesia cavalleresca nel 1856.
Insegnò in un ginnasio, esperienza, questa, che sarebbe confluita nelle autobiografiche Risorse di San Miniato nel 1863.
Il suo interesse per la filosofia lo indusse a fondare, nel 1859, la rivista Il Poliziano, che tuttavia ebbe vita breve.
All’insegnamento, dal quale era stato sospeso per tre anni a causa delle sue idee filorepubblicane, tornò a dedicarsi tra il 1860 e il 1904, quando, su nomina del ministro Terenzio Mamiani, fu titolare della cattedra di letteratura italiana nell'Università di Bologna, cattedra che tenne fin quasi alla morte, facendo fiorire intorno a sé una «scuola» numerosa e seria. In politica combatté il papato e la monarchia, ma a questa si riavvicinò verso la fine degli anni ’70 e, in seguito, nominato senatore nel 1890, si schierò con il governo conservatore di Francesco Crispi.
Carducci morì a Bologna nel 1907.
La sua vasta produzione poetica costituisce le raccolte:
  • Juvenilia (1850-1857) e Levia Gravia (1857-1870) esprimono le concezioni laiche e repubblicane di Carducci, e costituiscono un complesso apprendistato poetico, in cui egli sperimentò molte forme della tradizione lirica italiana.  
  • Giambi ed epodi (1882), che comprendeva componimenti già pubblicati nella raccolta Poesie (1871), prevalsero i tomi polemici.
  • Rime nuove (1861-1887) sono probabilmente la raccolta migliore, quella in cui Carducci seppe alternare con maggiore ricchezza l’ispirazione intima e privata alla poesia storica e politica. Questo doppio registro caratterizza anche, sia pure con minore felicità espressiva, l’ultima raccolta di versi, Rime e ritmi (1898).
  • Odi barbare (1877-1893) cercano di riprodurre in versi italiani i metri della lirica greco-latina.
  • Rime e ritmi (1898)
  • Carducci fu anche autore di scritti in prosa di tono lirico-autobiografico e fu inoltre critico, orato­re, polemista.
Grande influenza ebbe il magistero carducciano nel campo della critica. Suoi allievi furono Giovanni Pascoli, Severino Ferrari, Renato Serra, Manara Valgimigli, e, se la sua lezione si iscrive entro i confini storici del positivismo, l’attenzione ai valori testuali evidente negli studi su Petrarca, Poliziano, Parino fa di Carducci un precursore della critica stilistica. Lo sterminato, vivace ed estroso epistolario, contribuì a rendere meno paludata la figura di un poeta stretto nella propria ufficialità.
[3] Pitocco: accattone.
[4] Già: davvero.
[5] Lazzi: buffonate
[6] dando … cantoni: sbattendo la testa contro le cantonate.
[7] Svaria: distrae.
[8] Artiere: artigiano.
[9] Nudo… gaio: notare i chiasmi
[10] Pia: dal verbo piare, lett. Pigolare, cinguettare.
[11] Giulìa: sta per giuliva e si concorda con l’alba
[12] Mantice: Apparecchio di forma varia mediante il quale si aspira aria in una sacca per poi soffiarla con forza, al fine di attivare la fiamma
[13] Fucina: officina
[14] E …. fugge: notare l’anafora
[15] Fluire: colare concordato con va quindi cola
[16] Serti: corone
[17] Diademi: corone
[18] La poesia che celebra la storia patria oggettivata negli altari dedicati al culto e ai penati
[19] La poesia celebrativa in genere i tripodi e gli altari vanno bene per ogni cerimonia
[20] La più raffinata celebrazione di eventi del presente [i vasi e gli ornamenti per il convito
[21] Strale: Freccia
[22] Il: poetico sta per lo pronome
[23] Ascenda: salga

12 commenti:

  1. La poesia 'Congedo' scritta da Giosuè Carducci è suddiviso in tre parti. La prima parte dice che il poeta porta via i piatti e ruba il pane dalla dispensa. Dice anche che il poeta non è un perdigiorno e nemmeno un giardiniere. La seconda parte invece dice invece che il poeta è un grande artigiano che fece i muscoli d'acciaio nel suo mestiere e che quando arriva l'alba, la fiamma è in festa, brilla e scoppietta. Nella terza parte gli elementi dell'amore e del pensiero e le memorie di suo padre e dei suoi parenti vengono gettati in un masso incandescente. Il fabbro picchia col martello sull'incudine,ed ecco spade, scudi e corone, altari e tripodi. Per sè il poeta lancia contro il sole una strale d'oro e gode.
    Annarita Chierchia II B

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  2. SARAH DI PALMA.
    Il poeta non è un accattone, che ruba il pane dalla dispensa, o un nullafacente, che va in giro col naso all' insù e non è nemmeno un giardiniere.
    Il poeta è un grande fabbro e non appena spunta il sole del nuovo giorno, lui è già lì che lavora. Egli getta gli elementi dell' amore e del pensiero e i ricordi dei suoi antenati nelle fiamme, tutto scorre in una massa incandescente che comincia a prendere forma dopo essere lavorata col martello. Intanto una nuova giornata sta volgendo al termine, ma lui continua a lavorare; ed ecco spade, scudi, corone per la gloria e per la bellezza. A lavoro finito, il poeta guarda la sua opera e gode, ed è tutto ciò che gli serve.

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  3. Il poeta non è un accattone, che porta i piatti, nemmeno un perdigiorno e neanche un giardiniere. Lui è un grande artigiano che grazie al suo lavoro fece i muscoli d'acciaio e nel suo lavoro la fiamma brilla e sfavilla.
    Egli forma con gli elementi dell'amore e del pensiero una massa incandescente che viene lavorata con il martello.
    Ecco spade, scudi e corone, tabernacoli, altari e vasi rari.
    Il poeta per se lancia una freccia d'oro contro il sole e gode e non ha bisogno d'altro.
    Maria Vitiello IIB

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  4. Il poeta non è un pitocco nè una nullafacente che da testate nell'angolo dell'edificio e non è nemmeno un giardiniere che utilizza il sentiero della vita con il letame.
    Il poeta è un grande artigiano che con il suo lavoro fa i muscoli d'acciaio, egli con il mantice risveglia le fiamme e si muovono in modo vivace.
    Egli getta gli elementi dell'amore e del pensiero in una massa incandescente e viene lavorata col martello sull'incudine.
    Ed ecco spade, scudi e corone, ecco tabernacoli, altari e vasi rari.
    Per se il poeta lancia una freccia d'oro, guarda e gode.
    Annarita Sorrentino II B

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  5. Carducci, nella poesia "Congedo" narra la storia di un poeta, il quale non mette subito in risalto la sua vita,ma divide la poesia in parti e pian piano c'è lo fa capire.
    Carducci,inizia col dire che il poeta non è nè un'accattone,nè un nullafacente e nè un giardiniere,ma è un artigiano che è fiero del lavoro che compie.
    Inoltre dice che il poeta all'improvviso getta gli elementi dell'amore in una massa incandescente in cui scorrono il futuro e il passato e con il martello li domina sull'incudine.
    Infine,il sole splende sul viso del poeta e per lui il povero manuale fu una freccia d'oro,la quale la lanciò contro il sole ed essa saliva sempre più in altro e risplendeva.

    Carmela Gargiulo II B

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  6. Il poeta non è un perdigiorno che perde tempo all'aria aperta e che si distrae nelle sue ispirazioni.Non è nemmeno un giardiniere che fertilizza il suo giardino , per produrre cavolfiori e le viole per le donne.Il poeta è un grande artigiano, che getta gli elementi dell'amore e del pensiero, i ricordi e le glorie dei suoi antenati e del suo popolo ; è una persona piena di ispirazioni che dopo che l'opera è conclusa, attende la sua gloria.
    Catello Romano II B

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  7. La poesia "Congedo" di Carducci appartiene alle Rime nuove,caratterizzate dall'uso della rima;al suo interno si può notare l'enumerazione delle caratteristiche del poeta.
    L'autore non lo vede né come un avaro che commette atti buffoneschi né come un fannullone né come un giardiniere che concima il percorso della vita.
    Nella seconda parte della poesia invece il poeta viene paragonato ad un grande artigiano che proprio a causa del duro lavoro ha fatto i muscoli d'acciaio.
    Alla fine l'autore descrive proprio il mestiere del povero manuale che per se fa una freccia d'oro,la lancia contro il sole e guarda come ascende.
    Carmela Coticelli II B

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  8. Il poeta non è un parassita che con inganni ruba il pane. Ne tanto meno è uno scansafatiche, che gira a vuoto con il naso all'aria a guardare gli uccelli. Il poeta non è neanche un giardiniere, che scrive le cose a caso, per le occasioni.
    Ma è un grande artigiano che seguendo le ispirazioni, alimenta il suo fuoco poetico e dalla sua mente zampillano mille idee.
    Nella sua ispirazione ci sono anche le proprie esperienze personali.
    Quando poi l'opera è conclusa, il poeta aspetta la sua meritata gloria.
    (Antonio castiglione II B)

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  9. La poesia "Congedo" di Carducci parla del lavoro del poeta. È si divide in tre parti.
    Nella prima viene detto che il poeta non è un fannullone che si procura da vivere scrivendo sciocchezze, né che sia un sognatore, con la testa tra le nuvole, o un giardiniere.
    Nella seconda parte il poeta viene paragonato ad un artigiano, che col duro lavoro sviluppa muscoli fortissimi e all’alba, come l’artigiano apre la fucina, lui torna a cercare l’ispirazione alle sue idee.
    Infine, nella terza parte il poeta descrive le sue fonti di ispirazione, e dice che a volte forse è Dio ad illuminare la sua mente creativa. Le sue ispirazioni sono dovute anche alle proprie esperienze personali e alla propria cultura, e piano piano il testo prende forma e lui attende il suo momento di gloria.

    Giuseppe Martire II B

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  10. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  11. Il poeta non è uno sciocco che con inganno ruba il pane dalle dispense altrui, non è uno scansafatiche che con la testa rivolta verso l'alto perde lo sguardo verso gli angeli e gli uccelli, non è nemmeno un giardiniere che fa cose a caso quando gli capita l'occasione.
    Ma Egli è un grande artigiano che, prendendo l'ispirazione dal suo lavoro,scrive opere che riguardano anche le sue esperienze personali e dopo averle finite aspetta la sua meritata gloria. (Luigi Sorrentino II B)

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  12. La poesia "Congedo"di Carducci è suddivisa in tre parti:
    la prima ci fa capire che il poeta nonè un accattone che porta i piatti e nemmeno un nullafacenteche per guardare il cielo sbatte la testa contro gli angoli dei palazzie nemmeno un giardiniere che utilizza il letame per il sentiero della sua vita.
    La seconda parte invece ci dice che il poeta è un grande artigiano che grazie al suo mestiere fece i muscoli d'acciaio che con il mantice risveglia le fiamme e la festa.
    Ed infine il poeta getta gli elementi dell'amore e del pensiero in una massa incandescente e poi per se lancia una freccia d'oro contro il sole, guarda e gode.
    Giovanna Calabrese II B

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