Benvenuti in Quaderni di Lettere di Massimo Capuozzo

Sono presenti in questo sito le mie lezioni di grammantologia nel corso degli anni collaudate sul campo. Per le parti riguardanti la Storia mi sono valso della collaborazione del Dott. Antonio Del Gaudio

venerdì 2 novembre 2012

Il romanico e la sua architettura di Massimo Capuozzo


Il Romanico (XI-XIII secolo)
L'espressione arte romanica fu coniata al principio del XIX secolo per indicare la produzione artistica compresa tra la fine del X e il XII secolo.
Questi termini cronologici non sono tuttavia ugualmente validi per tutte le regioni, poiché in alcuni paesi, come in Francia, il romanico fu sostituito dal gotico fin dalla metà del XII secolo, mentre in altri, come l'Italia, esso si protrasse fino agli inizi del XIII secolo ed anche oltre.
Il termine romanico induce a fare due rilevanti riflessioni:
1. l’esistenza di una certa continuità tra l'arte romana imperiale, paleocristiana ed arte medievale;

2. la singolare circostanza di ordine storico e geografico per cui l'arco di espansione dell'arte romanica corrisponde al territorio su cui si estendeva l'influenza della Chiesa di Roma, latina e cattolica, in contrapposizione all'arte bizantina, che corrispondeva al dominio della Chiesa d'Oriente, greca ed ortodossa.
Su questa seconda riflessione comunque non bisogna immaginare due blocchi impermeabili perché in ogni caso, si verificarono frequenti scambi tra questi due mondi ed in particolare elementi bizantini furono largamente accolti dal mondo latino.
Gli sviluppi del romanico espressero una sostanziale unità d'intenti, la prima aspirazione unitaria dell'Europa dopo la caduta dell'Impero romano, che si concretizzò nell'elaborazione di un nuovo ed originale linguaggio: di fronte alla tradizione delle culture auliche e raffinate – come quella bizantina o quelle carolingia ed ottoniana, ispirate all'arte classica imperiale – il romanico rappresentò, infatti, lo sviluppo del sermo humilis, dei linguaggi espressi dai contemporanei aspetti preromanici, arricchiti però di riferimenti classici, tratti dall'arte delle province romane ed originalmente rivissuti.
A causa della frammentazione della romània, la cultura romanica non fu né compatta né omogenea, anzi si espresse in fenomeni articolati e talvolta contrastanti: da un lato si verificò una multiforme varietà di dialetti, espressioni di una grande ricchezza di scuole regionali, dall'altro si verificano evidenti caratteri di internazionalità. Il primo aspetto è frutto dell'emergere, dal crogiolo di razze e di culture diverse successivo al disfacimento dell'Impero romano, di elaborazioni locali sempre più tendenti all'autonomia (processo che trova il suo specchio nella formazione del volgare delle lingue romanze, differenziatesi dal comune ceppo latino); per il secondo aspetto, la generale ripresa economica, la riapertura delle rotte commerciali, il moltiplicarsi dei centri di pellegrinaggio, che provocarono vere e proprie correnti di traffico attraverso l'Europa, promossero lo spostamento di maestranze artigiane da un capo all'altro del continente, con relativa diffusione e commistione di forme e stili.
Il romanico recuperò dunque diverse tradizioni (romana, barbarica, orientale ed islamica) su cui predominò la forte spiritualità cristiana che impresse una precisa tendenza al trascendente.
L'arte divenne in tal modo strumento di conoscenza e le opere cominciarono ad avere valore educativo: con la rinascita della città si affermò l'architettura a cui sono strettamente legate la scultura e, successivamente, la pittura.
Generalmente si pensa che l'arte romanica si sia occupata esclusivamente della produzione di opere di carattere religioso, ma ciò non è del tutto esatto: sebbene in quell'epoca gli interessi religiosi fossero preponderanti e la vita eterna preoccupasse molto più che la vita terrena non si deve tuttavia dimenticare che, in quei secoli, nei paesi dell'Europa centrale e settentrionale si consolidava il sistema feudale e che in Italia iniziava la civiltà dei Comuni e di conseguenza feudalità e comuni promossero cultura ed arte.

L'architettura, massima espressione artistica romanica.
L'aspetto più vistoso del romanico fu il rinnovato fervore edilizio che in quei secoli percorse tutta l'Europa.
Scrive il monaco cluniacense Rodolfo il Glabro: «Verso il terzo anno dopo l'anno mille, su quasi tutta la terra, soprattutto in Italia ed in Francia, si ricominciarono a costruire le basiliche. Si sarebbe detto che il mondo, scrollandosi di dosso quanto aveva di antico ed allontanandolo da sé, si coprisse di un bianco mantello di chiese. I fedeli non si contentarono soltanto di ricostruire le cattedrali, ma restaurarono anche le chiese dei monasteri e persino le chiesette dei villaggi».

Non si trattò, ovviamente, di una pura manifestazione di fervore religioso: alla base del fenomeno ci furono:
  • la ripresa demografica ed economica successiva al Mille,
  • la rinascita e lo sviluppo dei centri urbani,
  • l'intensificarsi degli scambi commerciali,
  • l'apertura di nuove rotte di traffico (si pensi all'imponente fenomeno delle Crociate.
In questo quadro va sottolineato il ruolo giocato dai grandi poteri:
  • l'Impero,
  • la nobiltà feudale,
  • il papato,
  • i nuovi ordini religiosi.
In ogni caso, il fenomeno più imponente della cultura romanica fu la rinascita delle città: essa si espresse sia nell'utilizzazione e nella rivitalizzazione di preesistenti strutture romane specialmente in Italia, sia nella fondazione di centri urbani ex novo, che elaborarono lo schema del castrum romano o sorsero dall'ampliamento del monastero o del castello feudale specialmente in Francia.
Nella maggior parte dei casi la nuova struttura della città fu determinata da ragioni di difesa: in epoca romanica si elaborarono le forme sia della città cinta di mura, sia della fortificazione isolata, il castello (ai Normanni, in Francia e Inghilterra, si deve la prima elaborazione del dongione o mastio), anche se i maggiori sviluppi si ebbero in periodo gotico. La definitiva maturazione delle nuove strutture di difesa si ebbe durante il periodo delle crociate, specialmente in Palestina, negli anni del regno di Gerusalemme (1100-87).
Con la fine delle ultime invasioni dei Vichinghi e degli Ungari e con la diminuzione delle scorrerie dei Saraceni anche la paura per la fine del mondo si era placata. Fu eretto un numero grandissimo di chiese di ogni categoria, dalle cattedrali, che ospitavano la cathedra del vescovo, alle abbazie, incorporate nei complessi monastici, dalle collegiate, officiate da canonici, alle chiese parrocchiali, disseminate nelle più remote zone agricole e montane.
Il contributo degli ordini monastici, benedettino e cluniacense, fu fondamentale per gli sviluppi dell'architettura romanica. L'aspirazione a ritrovare una dignità architettonica uguale a quella dell'antichità e la volontà di rispondere funzionalmente alle molteplici esigenze della vita monastica guidarono l'elaborazione della struttura abbaziale, che alla chiesa affiancava ambienti dedicati alla preghiera ed alla vita quotidiana: il chiostro[1], la sala capitolare[2], la biblioteca[3], le celle o i dormitori, gli ambienti di servizio. Gli ordini monastici promossero inoltre pellegrinaggi, da Santiago di Compostella a Roma, con la relativa diffusione, lungo le strade di pellegrinaggio, di una tipica struttura chiesastica, con struttura absidale ad ambulacro[4] con cappelle radiali[5].
Ancora l'ambito cittadino offre la forma principe dell'architettura romanica, chiesa o cattedrale: essa trova i suoi punti caratteristici nell'uso coerente dell'arco a tutto sesto[6], della copertura a volta, a crociera[7] o a botte[8]non mancano però coperture a tetto – nell'attento studio dello scarico dei pesi su robusti pilastri[9] e colonne[10], sugli archi trasversali, sui muri in funzione di contrafforte[11].
I primi grandi organismi con copertura a volta videro la luce pressoché contemporaneamente, agli inizi del sec. XI, in Lombardia e nell'area continentale di influenza normanna: di qui lo stile romanico si diffuse in tutta Europa, in articolazioni estremamente ricche di apporti locali. L'attività dei Normanni si estese dalla Normandia vera e propria alla Francia, ai Paesi nordici, all'Inghilterra, fino in Terra Santa, e quella delle maestranze lombarde, come i Maestri Comacini[12] o i Maestri Antelami[13], attivi in quasi tutta Europa, riportarono anche in patria le varie esperienze della Normandia, della Provenza, della Catalogna.
Il monumento tipico dell’arte romanica rimane tuttavia la chiesa cattedrale: affacciata in genere sulla piazza, centro della vita economica e sociale della città, essa stessa era una struttura dalle funzioni polivalenti, religiose non meno che civili; la cattedrale era luogo di assemblea cittadina e perfino di difesa: il caso di chiese-fortezza è frequente.
Robusta, di salde proporzioni e di volumi compatti, la chiesa romanica presenta una nuova, plastica articolazione dello spazio. A pianta[14] basilicale, a tre o cinque navate[15], principalmente a croce latina[16] – non mancano chiese ad una navata sola, longitudinale semplice, ed a pianta centrale[17] con transetto[18] e struttura absidale[19] più o meno complessa. La pianta delle chiese romaniche è generalmente a croce latina.
La facciata[20] della chiesa romanica, a differenza della basilica paleocristiana e bizantina, presenta una facciata monumentale ed imponente ed è caratterizzata da tetti poco inclinati e da finestre alte e strette e, normalmente, strombate, cioè svasate verso l’esterno, che potevano essere monofore[21] o bifore. Le decorazioni erano costituite da:
·         Archetti pensili[22]: in genere di mattoni sporgenti e colorati che possono essere in fila oppure incrociati;
·         Loggette pensili: finte logge che si trovano sulla facciata, sotto il rosone oppure sull’abside;
·         Rosone: ampia finestra circolare somigliante ad un fiore caratterizzato da motivi ornamentali disposti a raggiera (archetti e colonnine) che si trova al centro della facciata in alto.
·         Fregi di mattoni: cornici di mattoni in rilievo, che si trovano su superfici lineari e spesso anche sull’abside; di solito il motivo ornamentale è realizzato con mattoni di diversi colori.
Il portale[23], costituito da un arco a tutto sesto, generalmente era strombato e riccamente decorato con sculture raffiguranti scene religiose o animali simbolici, nonché con fasce decorative di tipo geometrico o floreale: alcune chiese avevano davanti al portale un quadriportico[24], oppure un protiro[25] che ornava, copriva e sottolineava il portale.
La suddivisione interna è piuttosto articolata e divisa in campate[26]: spesso una campata della navata centrale corrisponde a due campate di lunghezza dimezzata nelle navate laterali. Le murature sono molto spesse e robuste e la superficie delle pareti è resa in maniera plastica sia all'interno, sia l'esterno con elementi sporgenti e rientranti che oltre a contrastare le spinte delle arcate, creano giochi di chiaroscuro. Sono molto usate non solo colonne, come nelle chiese paleocristiane, ma anche pilastri e successivamente si fa uso di pilastri compositi, come i pilastri cruciformi con semicolonne addossate.
Le colonne, tranne casi di spoglio, presentano capitelli scolpiti con forme vegetali o fantastiche, o geometriche, ma comunque originali e distanti rispetto all'architettura romana o paleocristiana.
La parete della navata è generalmente articolata con elementi plastici ed aperture sopra le arcate ed è molto spesso organizzata su vari livelli come il matroneo[27] ed il cleristorio[28] la cui evoluzione sarà uno degli elementi di sviluppo verso il gotico.
Il materiale utilizzato per le murature è in genere – soprattutto per gli edifici di una qualche importanza – pietra da taglio, ridotta in conci, pietra lavorata e squadrata, lasciati a vista.
La copertura è prevalentemente a volta, sebbene non manchino coperture a capriata[29] e neppure serie di cupole[30]. Le volte della navata sono spesso a botte, ma proprio durante il periodo romanico si diffuse la volta a crociera. In Normandia esordì la crociera ogivale costolonata ripresa in Sicilia.
Nelle chiese di pellegrinaggio si iniziano ad usare strutture che sottolineano l'innesto delle navate con il transetto, come torri e cupole.
Ulteriore innovazione di questo periodo architettonico sono l'abside con coro[31], collegato molto spesso al deambulatorio[32], su cui si affacciano delle cappelle[33] radiali, nonché l'uso predominante dell'arco a tutto sesto che distingue il romanico dal successivo periodo dell'architettura gotica.
Infine è notevole anche l'utilizzazione comune di finestre e di altre aperture di dimensioni abbastanza ridotte e di conseguenza una luminosità interna piuttosto rarefatta di cui si è esaltata la spiritualità; il passaggio dal romanico al gotico avvenne come ricerca di una sempre maggiore luminosità e di un progressivo allargamento delle aperture esterne in seguito alla mutata sensibilità.
Abbastanza frequente la presenza di una cripta[34] e di un presbiterio[35] rialzato, che rendono la chiesa strutturata su tre livelli (considerando la navata).
All’interno per reggere gli archi e le volte a botte, si usano i pilastri che solitamente sono polistili, cioè formati da più colonne. Le colonne si usano soprattutto nelle cripte e nei matronei e sono spesso di recupero. I capitelli, in genere di funzione decorativa, sono decorati con bassorilievi, costituiti da animali fantastici o da motivi vegetali. Su di essi appoggiano gli archi. Spesso sono utilizzati capitelli dei templi romani, ionici o corinzi.
La chiesa si concludeva con un abside.
Il pulpito[36], in genere a pianta poligonale, autonomo o addossato ad una colonna fuori del presbiterio, era decorato con bassorilievi[37] o altorilievi[38].
Per la costruzione erano usati materiali semplici e poveri: generalmente si usavano materiali reperibili sul posto come ciottoli di fiume, pietra, cotto e magari di recupero tratti da monumenti romani semidistrutti: colonne, capitelli e architravi[39]. Essi erano usati spesso a vista, all’esterno, senza intonaco, mentre le pareti all’interno erano talvolta intonacate e poi dipinte a fresco.
Quasi contemporaneamente alla Francia gli schemi tipici dell'architettura romanica furono elaborati anche in Italia e precisamente in Lombardia. Il primo modello fu la basilica di S. Ambrogio a Milano dell’XI secolo, che definì gli aspetti propri del romanico lombardo: la facciata a capanna, l'accentuazione delle linee orizzontali diversamente dai prototipi francesi tendenti alla verticalità, la robusta e sobria articolazione plastica dell'interno, con ampie campate coperte a volta a crociera.

Questo schema fu sviluppato rapidamente e con genialità nelle grandi chiese sorte fra l’XI ed il XII secolo tra Pavia e la Via Emilia: S. Michele a Pavia, il duomo di Modena, le cattedrali di Parma e Piacenza, la basilica di S. Zeno a Verona, arricchirono il prototipo milanese, accentuando il connubio organico di struttura architettonica e decorazione plastica ed esaltando in chiave monumentale la zona presbiteriale, costituita da abside, transetto, tiburio[40], secondo un processo evolutivo che culminerà nello slancio protogotico del battistero di Parma, iniziato da Benedetto Antelami nel 1196.

La diffusione dell'architettura lombarda fu notevolissima, non solo in Italia, ma anche in Spagna e Germania, al punto che in essa si è finito per identificare l'intero fenomeno del romanico italiano: anche se tale linea interpretativa necessita di opportune correzioni e sfumature, è però indubbio che l'accezione lombarda è quella più coerente alle comuni matrici del romanico europeo, cui risultano sostanzialmente estranei molti episodi, peraltro di altissimo livello, dell'architettura italiana del periodo. Così per le creazioni fiorentine tra l’XI e il XII secolo, che appaiono un’elegante ed originale continuazione del classicismo paleocristiano ed altomedievale; per le esperienze di Roma e del Lazio, che diedero nuovo respiro alle forme della tradizione locale, classica e paleocristiana; per Venezia ed il litorale veneto, legati al prevalente influsso dell'orientalismo bizantino; per gran parte degli sviluppi dell'Italia meridionale e della Sicilia, da un lato schiettamente bizantini, dall'altro toccati da influssi arabi, che interessarono anche costruzioni normanne, come il duomo di Cefalù e quello di Monreale.
Un caso particolarissimo è rappresentato dall'architettura pisana: il duomo di Pisa, iniziato da Buscheto nel 1063, secondo un ideale di astratta classicità del tutto estraneo alla tematica romanica. Su un chiaro impianto classico, mutuato dalle grandi basiliche di Roma, da lui conosciute (pianta a croce latina con cinque navate), innestò un originale repertorio architettonico decorativo che fondeva elementi antichi e paleocristiani con motivi lombardi – loggette esterne, uso dei matronei – bizantini ed orientali – cupola a pianta ovale, decorazioni a losanghe – e che si impose quale modello a tutta la scuola architettonica pisana, diffondendosi successivamente anche in area lucchese, genovese e sarda. Il successivo intervento di Rainaldo alla metà del XII secolo modificato in chiave lombarda, creando un connubio di alto valore formale: nella facciata Rainaldo introdusse il motivo, di derivazione lombarda, della serie di loggette disposte in quattro ordini sovrapposti alla fascia inferiore dei portali che caratterizzò tutta l'architettura pisana seguente. 
Il modello del duomo di Pisa sostanziò modi architettonici che da Lucca e Pistoia si diffusero poi in Sardegna ed in Puglia. Gli sviluppi della più schietta tradizione lombarda interessarono tutta l'Italia settentrionale, espandendosi al centro come ad esempio ad Arezzo e lungo il litorale adriatico, nelle Marche, si ricordino S. Maria in Porto Nuovo e S. Maria a Piè di Chienti, fino alla Puglia, dove il prototipo della basilica di S. Nicola a Bari, arricchito di motivi normanni, come le torri in facciata, diede vita ad un'imponente fioritura di cattedrali come a Trani, a Ruvo e a Bitonto.


[1] Chiostro – Cortile interno di conventi o chiese, delimitato ai lati da un porticato o da un loggiato
[2] Sala capitolare - La sala capitolare o semplicemente capitolo era il luogo in cui si riuniva la comunità monastica per alcune volte nel corso della giornata. La sala capitolare o semplicemente capitolo era il luogo in cui si riuniva la comunità monastica per alcune volte nel corso della giornata.
[3] La biblioteca – I monasteri furono i principali luoghi del­la conservazione e della trasmissione del sapere; i più importanti avevano una bi­blioteca e provvedevano, nello scriptorium, alla trascrizione e allo studio dei ma­noscritti di testi sacri, ma anche di opere profane. I monaci che operavano nello scriptorium avevano mansioni distinte ed erano spesso affiancati da amanuensi sa­lariati; diverse erano le competenze e le re­sponsabilità culturali poiché la scelta dei testi da ricopiare era di fatto una selezione delle opere che si ritenevano degne di es­sere tramandate.
[4] Ambulacro - Anticamente, luogo aperto di passeggio, per lo più fiancheggiato da alberi. Vitruvio chiamava ambulatio
il passaggio o corridoio coperto fra colonnato e cella nel tempio periptero. Nelle catacombe indicava i corridoi e le gallerie sotterranei. Nel periodo romanico e gotico l’ambulacro era il prolungamento delle navate laterali, che circonda il coro.
[5] Cappelle radialiUna Cappella radiale è una cappella, generalmente avente la forma di un'abside, che si allinea lungo i raggi sviluppatisi dal centro dell'abside principale della chiesa. Spesso formando una vera corona di cappelle intorno all'emiciclo dell'abside. Queste cappelle possono essere attaccate al Deambulatorio o in caso di assenza direttamente all'abside principale.
[6] Arco a tutto sesto - L'arco a tutto sesto (sesto è l'antico nome del compasso) è un tipo di arco contraddistinto da una volta a semicerchio. È detto anche arco a pieno centro ed è il tipo più semplice di arco e prevede che il centro verso il quale convergono i giunti si trovi sulla linea d'imposta, cioè su quella linea che unisce i punti dove finiscono i sostegni e inizia l'arco.
L'arco a tutto sesto è anche un elemento caratterizzante dell'architettura romanica durante il medioevo e fu utilizzato principalmente con funzione estetica, oltre che per separare le navate degli edifici religiosi, per portali, archi trionfali (l'arco che sottolinea lo sbocco della navata centrale nella crociera),  chiostri e le successioni di archetti a tutto sesto sotto i cornicioni tipici del romanico lombardo.
[7] Volta a crociera – La volta a crociera è un tipo di copertura formata dall'unione longitudinale di due volte a botte.
La sua superficie è costituita quindi, nella forma più semplice, da un'ossatura di quattro archi perimetrali e due archi diagonali. Questi ultimi passano per il centro della volta e sono più grandi di quelli perimetrali. Il centro è chiuso da una pietra a forma di cuneo o tronco di piramide, detta chiave di volta: dopo la messa della chiave di volta, la struttura si autosorregge, scaricando il proprio peso sui sostegni (colonne,  pilastri o altro). Gli spazi tra gli archi diagonali e quelli perimetrali sono detti spicchi o vele e, talvolta, sono separati da nervature che evidenziano le superfici architettoniche, dette costoloni.
[8] Volta a botte – La volta a botte è uno tra i sistemi più semplici di copertura non piana, utilizzata per coprire spazi di forma genericamente rettangolare.
Una volta a botte vera e propria ha i giunti convergenti verso un ipotetico centro. La volta a botte, come tutte le strutture voltate, nasce per coprire edifici con struttura portante in muratura o pietra e pertanto essa stessa ne assume il medesimo impianto strutturale.
[9] Pilastro – Il pilastro è un piedritto, ovvero un elemento architettonico verticale portante, che trasferisce i carichi della sovrastruttura alle strutture sottostanti preposte a riceverlo.
Anticamente il pilastro fu usato come richiamo alle pietre monolitiche che erano erette nell'architettura primitiva, al contrario della colonna che riproduceva i tronchi d'albero, quindi l'architettura lignea. Teoricamente la colonna è un caso particolare di pilastro a base tonda (circolare, ovale, ellittica...) anche se nella storia dell'architettura l'uso dell'una o dell'altro è sempre stato ben distinto e con risultati molto diversi.
È un elemento strutturale verticale che può sostenere un architrave, un arco oppure una trabeazione.
Un gruppo di quattro pilastri collegati da archi può ancora sostenere una volta a crociera, costituendo in questo caso una campata.
In edilizia quattro pilastri possono sostenere ad esempio due travi parallele, le quali a loro volta sostengono un solaio, con orditura ad esse perpendicolare.
[10] ColonnaLa colonna è un elemento architettonico verticale portante di sezione circolare formato generalmente da base,  fusto e capitello; se la sezione del fusto ha una qualunque altra forma che non sia il cerchio, si parla più propriamente di pilastro.
La base è l'elemento inferiore degli ordini architettonici, sul quale poggia il fusto della colonna o del pilastro.
Il fusto è la parte più importante degli elementi portanti degli ordini architettonici: il fusto, insieme al soprastante capitello e alla sottostante base, compone la colonna (a forma cilindrica), oppure il pilastro (a forma parallelepipeda o prismatica), o ancora la semicolonna, o la lesena o parasta, negli ordini addossati a parete.
Il capitello è l'elemento superiore del sostegno verticale (colonna, lesena) degli ordini architettonici e la sua funzione decorativa è quella di mediare tra la superficie curva del fusto della colonna e quella rettilinea dell'architrave. Questa funzione ha trovato diverse soluzioni nel corso dei secoli.
[11] Contrafforte – Nervatura di rinforzo che aumenta la sezione di una struttura muraria all'intersezione con travi, archi, volte, per contenere le risultanti dei carichi; ha in genere sezione decrescente dal basso verso l'alto. Appare come elemento funzionale nell'architettura romana, sotto forma di nicchie celate nel perimetro murario o sporgenti da esso (come nel caso del Pantheon); nell'architettura romanica, dove i contrafforti sono per lo più ispessimenti del muro in corrispondenza dei costoloni delle volte; nel gotico, dove le spinte delle volte sono trasmesse ai contrafforti mediante archi rampanti. Nel Rinascimento il contrafforte tende invece a divenire elemento puramente decorativo. Con lo stesso nome si designano i rinforzi in muratura posti all'interno di opere fortificate per accrescerne la resistenza.
[12] Maestri comaciniDenominazione attribuita nell'Editto di Rotari del 643 e in quello di Liutprando del 713 a maestranze corporativamente organizzate di muratori, capomastri, lapicidi.
Sul termine comacinus, dall'oscura etimologia e presto caduto in disuso, sono state formulate molte supposizioni: la tesi più attendibile resta quella che lo fa derivare da una matrice topologica; tali maestranze si sarebbero infatti formate nella zona intorno a Como.
Il linguaggio dei Maestri Comacini trovò, pur attingendo largamente a esperienze ravennato-bizantine, accenti di una propria originalità, soprattutto nella tecnica costruttiva e in taluni elementi decorativi e di stile che dovevano diventare parte integrante dell'arte lombarda.
La tradizione comacina non andò perduta nel periodo romanico; nella regione comasca seguitarono infatti a formarsi maestranze che viaggiando per l'Europa diffusero i loro repertori, dando luogo ad una corrente che è stata definita comasco-lombarda.
[13] Magistri Antelami - denominazione riferita dalle fonti tra i sec. X e XVI a una maestranza di lapicidi e muratori dell'Italia settentrionale, originari probabilmente della val d'Intelvi sul lago di Como. Costituiti in consorteria già in epoca longobarda e famosi come carpentieri e costruttori, i Magistri Antelami operarono nell'area di influenza di Como, ma soprattutto a Genova, dove furono attivi dal 1157.
[14] Pianta - La pianta è un tipo specifico di disegno architettonico ridotto in scala, oggi si parla di pianta quale elemento architettonico a sé stante, inteso come caratteristica di un edificio: si usano per esempio le espressioni pianta circolare, pianta a croce latina, pianta centrale, eccetera.
[15] Navata - In una chiesa, è lo spazio longitudinale compreso tra due file di colonne o pilastri oppure tra una fila di colonne (o pilastri) e un muro perimetrale. In genere si hanno tre o cinque navate: quella centrale, quasi sempre di dimensioni maggiori, si chiama anche nave, quelle laterali navatelle.
La navata si divide a sua volta in campate. 
[16] Croce latina - La croce latina è una croce formata da due segmenti di diversa misura che si intersecano ad angolo retto, in cui il segmento minore è circa a tre quarti del segmento maggiore. Richiama la forma del Crocefisso della tradizione cristiana. In architettura l'intersecarsi di navata e transetto conferisce alle chiese una pianta a croce. Si parla di pianta a croce latina per le chiese in cui la navata ed il transetto hanno lunghezza differente e si intersecano come descritto sopra; altrimenti, quando navata e transetto sono di lunghezza uguale, si parla di pianta a croce greca.

[17] Pianta centrale – In architettura, la pianta centrale caratterizza quegli edifici in cui tutte le parti sono organizzate intorno ad un centro.

Gli elementi che costituiscono la forma della pianta sono figure geometriche regolari, quali il quadrato, il cerchio, l'ottagono, la croce greca, l'ellisse; la centralità dello spazio solitamente è sottolineata da una cupola.

Nel caso di un edificio a pianta circolare, si parla più specificamente di rotonda, mentre nel caso di un edificio religioso con bracci si parla di pianta a croce greca.

[18] Transetto – Navata trasversale che incrocia quelle longitudinali; ha altezza pari alla navata maggiore e, abitualmente, lunghezza inferiore.
[19] Abside – Struttura architettonica a forma di nicchia semicircolare o poligonale, sormontata da volta a quarto di sfera. Già usata nell'architettura romana si trova di norma nelle basiliche paleocristiane a conclusione della navata centrale e talvolta anche di quelle laterali.
[20] Facciata – La facciata, anche detta fronte, è il lato di un edificio rivolto verso l'esterno. Solitamente col termine facciata si intende quella dove è collocato l'ingresso principale, ma in molti tipi di costruzioni sono presenti anche facciate laterali (come avverrà nelle cattedrali gotiche).
[21] Monofora – La monofora è un tipo di finestra sormontata da arco con una sola apertura, solitamente stretta.
La bifora è un tipo di finestra divisa verticalmente in due aperture, divise da una colonnina o da un pilastrino su cui poggiano due archi, a tutto sesto o acuti. A volte viene poi incorniciata da un ulteriore arco e nello spazio tra i due archi è inserita una decorazione, uno stemma, o un'apertura circolare.
La trifora è un tipo di finestra, divisa verticalmente in tre aperture, divise da due colonnine o da pilastrini o altro, su cui poggiano tre archi, a tutto sesto o acuti. A volte è poi incorniciata da un ulteriore arco e nello spazio tra gli archi è inserita una decorazione, uno stemma, o un'apertura circolare. Meno ricorrente della bifora, fu comunque usata nel periodo Romanico, Gotico, e rinascimentale.
Rispetto alla bifora era in genere usata per aperture di dimensioni maggiori e maggiormente ornate. Appare in torri e campanili, nei piani più alti, dove è necessario alleggerire la struttura con aperture più ampie.
[22] Archetti pensili - Gli archetti pensili sono un elemento architettonico composto da file di piccoli archi ciechi, di solito poco sporgenti dalla muratura e poggianti su peducci (molto più raramente su vere e proprie lesene, che invece si trovano spesso alle estremità degli ordini di archetti).
[23] Portale – Un portale in architettura è una porta monumentale di un edificio, che generalmente dà all'esterno. L'uso dei portali si sviluppò sin dall'epoca romana, ma il maggior fiorire di portali monumentali si ebbe in epoca medievale. In particolare con l'architettura romanica e gotica si ebbero portali di edifici religiosi magnificamente decorati da sculture, colonne ed altri elementi.
[24] Quadriportico – Il quadriportico è uno spazio aperto, circondato sui quattro lati da portici. Nelle prime basiliche cristiane, costituisce lo spazio, per lo più quadrato o rettangolare, circondato da un portico lungo i lati interni e chiuso verso l'esterno, che precede l'ingresso all'edificio sacro. Al centro ospita spesso una fontana (cantharus) per le abluzioni. Inizialmente fu lo spazio riservato ai catecumeni, ovvero coloro che si stavano preparando al battesimo e non erano ancora ammessi ai riti, o ai penitenti. In un secondo momento divenne spazio riservato alla sepoltura dei fedeli (paradisus).
[25] Protiro - Nell'architettura romanica piccolo atrio posto davanti al portale di una chiesa, chiuso nella parte superiore da una volta e sorretto anteriormente da due colonne.
[26] Campata – parte di un ponte o di una linea elettrica compresa tra due sostegni consecutivi.
Nella navata di una chiesa è lo spazio limitato da quattro sostegni (pilastri o colonne) e da una volta che li collega, in senso stretto è lo spazio compreso tra membrature portanti connesse tra loro.
[27] Matroneo - Il matroneo è un loggiato interno, posto sopra le navate laterali e riservato alle donne, che nelle basiliche a pianta longitudinale si trova sulle navate laterali e si affaccia su quella centrale, nelle chiese a pianta centrale si affaccia sul vano della cupola.
[28] Cleristorio - Parte superiore della navata centrale di una chiesa, elevata al di sopra delle navate laterali e aperta da finestre.
[29] Capriata - struttura triangolare di sostegno per tetti a spioventi, costituita di travi di legno, ferro o cemento armato, nella sua forma più semplice è costituita da una trave di base detta catena, da due oblique dette puntoni e da una collocata verticalmente all’incrocio dei puntoni.
[30] Cupola – struttura architettonica a volta di forma emisferica, ogivale o tronco-conica, spesso impostata su una base anulare detta tamburo che copre ambienti con piante diverse (circolari, poligonali, quadrate).
La cupola può innalzarsi sul muro perimetrale o appoggiarsi anche a pilastri e sostegni di varia natura; quando la calotta della cupola e la sua struttura portante non hanno la stessa pianta, si fa ricorso a raccordi angolari detti trombe o pennacchi. Nelle chiese sorge generalmente all’incrocio tra la navata centrale e il transetto.
[31] Coro – Nelle chiese cristiane, spazio riservato ai cantori, situato nella parte terminale della navata centrale o al termine dei bracci del transetto.
[32] Deambulatorio – ambiente di passaggio che si affianca al vano principale d'un edificio, corridoio che gira attorno all'abside in alcune chiese, specialmente gotiche.
[33] Cappella - ampia nicchia ricavata all’interno di una chiesa, o piccolo edificio funzionalmente legato ad altri edifici.
[34] CriptaUn complesso di vani sotterranei, sottostanti una chiesa in tutta la sua estensione o limitatamente ad alcune zone, in particolare quella presbiteriale, talvolta rialzata, dove ci sono i resti del santo cui è dedicata la chiesa: nella cripta potevano anche essere sepolti i prelati o altri personaggi di rilievo religioso o politico. In origine luogo nascosto e sotterraneo a carattere sacro e funerario, per i cristiani si identificava con la sepoltura di un martire sulla quale costruiva l'edificio di culto.
[35] Presbiterio – Nelle chiese cristiane, parte riservata al clero, situata nella zona absidale e separata dal vano destinato ai fedeli per mezzo di una balaustra o di transenne; solitamente contiene l'altare, la cattedra episcopale, i banchi per i sacerdoti, l'ambone, il coro.
Presente fin dal periodo paleocristiano, il presbiterio fu spesso rialzato di alcuni gradini (in numero dispari) per permettere sia di costruire la sottostante cripta del martire, sia ai fedeli di seguire meglio i riti che vi si svolgevano. In seguito il presbiterio fu spesso evidenziato all'esterno: nell'architettura romanica e gotica dal tiburio, in quella rinascimentale, barocca e neoclassica dalla cupola.
[36] Pulpito – Il pulpito indica una piattaforma rialzata usata per scopi civili e religiosi. Nella Roma antica il pulpito  indicava il luogo elevato dal quale il magistrato romano amministrava la giustizia, un palco dal quale parlavano gli oratori e il palcoscenico su cui recitavano gli attori. Con l’avvento del cristianesimo e la trasformazione della società, in epoca medievale si identifica il pulpito con il palco da cui parla il predicatore; il pulpito, può essere in legno o marmo ed è collocato nella navata centrale della chiesa, normalmente accanto all'Altare Maggiore.
[37] Bassorilievo – Il bassorilievo è un metodo di scultura che intaglia il marmo o la pietra dalla superficie di un blocco squadrato. Esso significa contrasto rialzato e dà la sensazione di vedere un quadro in rilievo. L'immagine ritratta è rilevata sopra la superficie piatta e di sfondo. Per esempio, se una lastra di marmo è spessa 10 centimetri prima di iniziare a scolpirla, lo sfondo, alla fine, potrà essere spesso 5 centimetri e l'immagine in rilievo sarà spessa fino a 5 centimetri. In alcuni lavori di scultura la figura può essere molto più sporgente rispetto allo sfondo ed in questo caso si parla di altorilievo. Questa tecnica consente di vedere l'immagine molto più sporgente facendo vedere il soggetto senza deformazioni al variare dell'angolo di visione.
[38] Altorilievo - L'altorilievo è una tecnica scultorea in cui le figure modellate si staccano con rilievo evidente (per circa tre quarti del loro spessore o con parti a tuttotondo) rispetto al piano di fondo.
Nella scala delle rappresentazioni plastiche, la tecnica dell'altorilievo è situata tra la tecnica della scultura a tutto tondo (non vincolata a uno sfondo) e quella del bassorilievo; è caratterizzata da figure molto aggettanti, con parti che sporgono completamente (nel caso di figure umane teste, braccia, ecc.) rappresentate senza alterazioni proporzionali o schiacciamento, che paiono emergere dalla linea del piano di fondo.
[39] Architrave - Elemento architettonico a forma di trave orizzontale, variamente lavorato e ornato, che poggia su stipiti, su pilastri o su colonne
[40] TiburioStruttura architettonica a base circolare o poligonale (spesso ottagonale) che ricopre esternamente una cupola; la sua sommità può essere coronata da una lanterna. Nato con l'architettura paleocristiana e bizantina (S. Vitale a Ravenna), il tiburio ebbe grande diffusione nei periodi romanico e gotico, particolarmente in Lombardia.

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