Benvenuti in Quaderni di Lettere di Massimo Capuozzo

Sono presenti in questo sito le mie lezioni di grammantologia nel corso degli anni collaudate sul campo. Per le parti riguardanti la Storia mi sono valso della collaborazione del Dott. Antonio Del Gaudio

martedì 12 dicembre 2017

Classe I - Storia IV Unità. Le origini della civiltà occidentale

IV Unità. Le origini della civiltà occidentale
La Grecia antica fu abitata fin dal II millennio a.C., quando popolazioni di stirpe indoeuropea o aria, passando tra la penisola balcanica scesero fin verso la Grecia, spostandosi poi nelle isole dell'Egeo e nelle regioni rivierasche nell'Asia Minore (Ionia). Chiamiamo tali popolazioni con l'antico nome di Achei, testimoniato da documenti ittiti e comunemente usato nei poemi omerici.
L'isola di Creta diede separatamente vita a una fiorente civiltà, chiamata minoica, dal nome del mitico re dell'isola Minosse.
La civiltà continentale, sviluppata dagli Achei, che assoggettò quella minoica, viene invece denominata micenea dalla città di Micene, che ne costituiva il centro principale. Comunemente il popolo ellenico viene distinto in tre stirpi, le quali parlavano diversi dialetti: gli Ioni, stabiliti in Attica, in Eubea e nella Ionia centrale; gli Eoli, che si stabilirono in Tessaglia, in Beozia e nell'isola di Lesbo, nonché nella Ionia settentrionale; da ultimo vi sono i Dori, stanziati in gran parte del Peloponneso, a Rodi e nella Ionia meridionale, stirpe ellenica discesa in Grecia dopo la caduta dei regni micenei, all'inizio di quel periodo di crisi denominato Medioevo ellenico (XII-VIII sec. a.C.). Tale epoca vide la crisi delle antiche monarchie e il consolidarsi delle fortune economiche e politiche dell'aristocrazia formata dai possidenti terrieri e, nel contempo, il consolidamento di un comune patrimonio mitico e religioso, vero e proprio elemento unificante delle genti elleniche.
Gli Italici sono un gruppo di popoli indoeuropei che è apparso in Italia nel II millennio a C. (civiltà appenninica) probabilmente giunti dalle regioni costiere dell'Adriatico dove le popolazioni dalmate parlavano lingue molto vicine alle lingue italiche e condividevano un simile stile di vita pastorale.
Nei tempi antichi, molti popoli vivevano nella penisola durante l'epoca pre-romana. Questi popoli non hanno tutti la stessa lingua o origine etnica. Alcuni parlavano una lingua italica, alcune lingue greche, celtiche o addirittura non indoeuropee. Alla vigilia dell’epoca storica i popoli indoeuropei i Italia erano i Liguri, i Veneti i Latini i Siculi gli Umbri e gli Osci.
Anche i Celti sono un popolo indo-europeo che durante l'antichità si estendeva fino all'Austria e la cui lingua  è ancor oggi  parlata nell'attuale Irlanda, Scozia e Bretagna.
I Celti, durante l'antichità, vivevano in particolare sul territorio che ora è la Francia quelli che i Romani chiamavano Galli erano Celti. Vivevano anche in Inghilterra col nome di Britanni, Irlanda, ecc. Avevano una cultura propria che non era la stessa di quella dei loro contemporanei (germani, greci, romani).

1.      La civiltà cretese
L'isola di Creta, sita nel Mediterraneo, a sud-est del Peloponneso, fu abitata sin dal Neolitico. Tra il 3000 e il 1450 a.C. vi si sviluppò la civiltà minoica, dalle oscure origini, non certo indoeuropee, dal livello sociale, artistico e architettonico incomparabilmente superiore all'area circostante. Essa fiorì grazie alla fortunata posizione geografica dell'isola, che ne faceva un nodo essenziale nei traffici marittimi del Mediterraneo orientale (sviluppatissimi quelli con l'Egitto).
Principali fonti della sua ricchezza furono la metallurgia, l'oreficeria, l'artigianato tessile e della ceramica. Il predominio economico sfociò in un incontrastato controllo del Mar Egeo (la “talassocrazia”, da thalassa, “mare”, e kratia, “potere”). Già dal II millennio erano stati costruiti splendidi palazzi a Cnosso, Festo e Haghia Triada.
Distrutti da un terremoto intorno al 1750 a.C., vennero ricostruiti ancora più grandi. Il periodo da 1600 al 1400 a.C. segnò l'apogeo della civiltà minoica e del leggendario re di Cnosso, Minosse, che unificò l'isola. Minosse liberò l'Egeo dai pirati e per questa sua azione richiese ingenti tributi alle popolazioni rivierasche, minacciate dalle loro scorrerie.
Indebolita da una serie di cataclismi, l'isola venne devastata e conquistata dagli Achei (1400 a.C. ca) entrando così nell'orbita della civiltà micenea che i Cretesi comunque influenzarono profondamente.
Le invasioni doriche del XII sec. a.C. segnarono la fine della sua potenza.
I Cretesi praticavano l'agricoltura, la pastorizia, la caccia e la pesca. Introdussero la coltivazione dell'olivo, della vite e del fico che trasmisero ai Greci. Furono particolarmente abili nella lavorazione dei metalli e della ceramica.
I prodotti dell'artigianato vennero esportati in Cipro, in Egitto e anche in Spagna. Le navi che solcavano i mari erano di legno di cipresso, lunghe e sottili, e utilizzavano remi e vele. Rilevante fu la produzione artistica, soprattutto la pittura. Per quanto riguarda la religione si può dedurre l'importanza della civiltà cretese nella formazione delle tradizioni della Grecia dal fatto che, secondo il mito, Zeus nacque a Creta da Rea e da Crono e qui passò la fanciullezza.

2.      La civiltà micenea
Gli Achei[1], giunti nella Grecia continentale nel II millennio e seguiti dagli Ioni[2] e dagli Eoli[3], si imposero facilmente sulle popolazioni locali.
Il massimo splendore fu raggiunto nel periodo 1450-1250 a.C.; intorno al 1400 a.C. circa essi attaccarono Creta e, sconfittala, ne fecero una loro base marittima e militare.
Cominciarono poi le loro conquiste nell'Egeo: fondarono colonie a Rodi e nelle Cicladi e in Asia Minore fondarono le città di Cnido e di Alicarnasso. In seguito si spinsero verso ovest, a Siracusa, nelle isole Eolie, a Ischia e nelle vicinanze di Taranto.
Famosa, nell'epopea micenea, è rimasta la Guerra di Troia, città dell'Asia Minore che si affacciava sulle acque dei Dardanelli che portavano al Mar Nero di cui controllava le rotte commerciali. La guerra, guidata dal re Agamennone, fu difficoltosa per gli Achei che solo dopo dieci anni di assedio riuscirono a distruggerla (1200 a.C.).
Usciti però molto indeboliti da questo conflitto, gli Achei subirono l'invasione dei Dori (1150 a.C.), evento che li portò al tracollo.
Il re, il consiglio degli anziani e l'assemblea popolare erano gli organi politici micenei.
Il re, detto wánax, era un monarca autocrate. Egli teneva i contatti con gli altri sovrani, comandava l'esercito e presiedeva al culto delle divinità. Il trono era ereditario.
Per le decisioni importanti sentiva il parere dei personaggi più in vista (i basilewes) e cercava anche il consenso del popolo. Il consiglio degli anziani era formato da membri delle famiglie nobili. Dava consigli se convocato dal re e a volte si opponeva alla sua politica. L'assemblea popolare era costituita dagli uomini che potevano far parte dell'esercito. Se consultati dal re, potevano esprimere il loro parere ma senza parlare, solo con acclamazioni o rumori che identificassero assenso o dissenso.
Al vertice della struttura sociale vi erano i nobili che erano abili combattenti e partecipavano alla vita del palazzo reale. 
Schiavi, agricoltori e allevatori erano liberi ma vivevano in povere condizioni.
Gli artigiani, gli araldi, gli indovini, i guaritori vivevano meglio e potevano prestare la loro opera nei palazzi dei nobili o in quello reale.
Elementi principali dell'economia micenea erano l'agricoltura, la lavorazione della lana e dei metalli.

3.      I Dori e il Medioevo Greco
I Dori, popolazione di origine indoeuropea, invasero la Grecia da nord, agli inizi del I millennio a.C.
Dalle regioni montuose settentrionali si spinsero nell'Acaia e in tutto il Peloponneso e, da lì, distruggendo parzialmente la civiltà micenea, in Asia Minore e nelle isole dell'Egeo. Con potenti armi di ferro e carri da combattimento sparsero il terrore ovunque arrivarono. Il carattere conservatore e militarizzato delle loro istituzioni politiche avrà in Sparta l'esempio più significativo.
Con l'invasione dorica iniziò quel periodo di decadenza e oscurità denominato Medioevo greco.
Il territorio si divise in tanti piccoli regni governati da sovrani che conducevano una vita molto semplice basata sulla pastorizia e sulla raccolta di legna.
Talvolta i sovrani riunivano in assemblea i capi delle famiglie più importanti (detti áristoi, i “migliori”) per prendere decisioni in caso di pericolo o di guerra.
In questo periodo vennero comunque introdotte anche novità come la lavorazione del ferro, la costruzione di templi dedicati agli dei e l'alfabeto fenicio.

Lettura critica: Un popolo di individui
1.      La Grecia del XII secolo a.C. fu investita un popolo in possesso di armi di ferro, comunemente conosciuto con il nome dei Dori.
2.      Quando, nell’VIII secolo, la penisola elladica e l’area egea escono dall’oscurantismo di un medio evo ante litteram, i Dori risultano stabilizzati nel Peloponneso centro-meridionale, a Creta, a Rodi, su altre isole del Mar Egeo e su una parte della costa anatolica. Parlano una variante dialettale della lingua greca.
3.      Chi fossero i Dori e da dove venivano, costituisce il padre di tutti gli enigmi storico-archeologici dell’antica Grecia.
4.      La maggior parte degli archeologi moderni, tuttavia, ritiene che gli invasori provenissero dal nord della Grecia e cioè dall’area balcanico-danubiana; lo indicherebbe l’introduzione del rito dell’incinerazione, comune ai “campi d’urne” dell’Europa centrale dell’età del bronzo. Tale ipotesi, tuttavia, è difficile da conciliare con il dato linguistico: se i Dori provenivano dall’esterno della Grecia, perché mai, in epoca storica, avrebbero parlato un dialetto greco? Sporadici esempi di sepolture ad incinerazione erano già presenti nell’età del bronzo recente e non è affatto sicuro che la sua generalizzazione nell’età del bronzo finale sia dovuta alle popolazioni doriche.
5.      I Dori, al loro apparire nella storia furono un flagello. Distrussero tutto quello che c'era di civilizzato sul loro cammino. Furono essi che misero fine alla civiltà micenea dei loro confratelli Achei. E, per secoli, nel Mediterraneo occidentale non si sentirà parlare di civiltà.
6.      Saranno le città fenice di Tiro, Sidone, e Biblo che domineranno le acque di questo mare.
7.      I Dori, come gli Achei, erano portatori di tutti gli ingredienti per diventare una civiltà fondata su basi diverse di quelle dell'Antico Oriente.
8.      Come i loro confratelli Achei, Ioni e Eoli, essi erano portatori di due caratteri fondamentali: erano uomini individualmente liberi e avevano un diverso rapporto con la divinità.
9.      La libertà individuale si estrinsecava nella partecipazione diretta al governo della tribù e alla elezione del capo, che rimaneva uno di loro anche se investito di funzioni di comando.
10.  Il rapporto diverso con la divinità si estrinsecava nella credenza che gli dèi non avevano creato il mondo, ma erano stati creati anch'essi dal caos originario e che avessero le stesse passioni degli uomini, con la sola differenza che essi erano immortali e possedevano la conoscenza delle cose passate e future.
11.  Quando i Dori invasero la Grecia si stabilirono principalmente nel Peloponneso, dove fioriva la civiltà micenea. Come barbari, che sono attirati da ricchi bottini, essi non erano interessati alle altre zone della Grecia, quale l'Attica, la Tessaglia, ecc. Queste erano zone che non avevano ancora conosciuto un rilevante progresso nella civiltà e quindi erano meno appetibili. Solo Tebe, in Tessaglia, stava per conoscere un rilevante sviluppo civile, ma essa fu distrutta sul nascere dai suoi nemici interni ed esterni.
12.  Per quattro secoli dopo l'invasione dei Dori non sentiamo parlare di civiltà nella Grecia. La scrittura è scomparsa. La raffinata terracotta è scomparsa. I grandi palazzi maiolicati sono scomparsi.
13.  Sembra che tutto sia svanito. I nuovi arrivati avevano raso al suolo ogni forma di civiltà. Essi erano fortemente attaccati ai loro costumi tribali e non vedevano quale uso potessero fare della civiltà.
14.  Questa per loro era un bottino e l'avevano consumato. Per secoli continuarono ad osservare i loro costumi rudi e bellicosi. Essi amavano decidere liberamente dei loro bisogni e, come tutti i Greci, Achei, Ioni e Eoli compresi, erano attaccati alla collegialità delle decisioni per gli affari che riguardavano tutta la tribù.
15.  Essi amavano discutere, ma discutere per decidere. Non amavano prendere ordini sulle cose comuni senza discutere. E quando la popolazione di una città cresceva oltre un certo limite (di solito ventimila abitanti) andavano a fondare altre città o colonie. Fu durante i secoli bui che, sotto la spinta dei Dori invasori, furono fondate le colonie sulla costa ionica dell'Asia Minore: Mileto, Efeso, Alicarnasso, Samo, ecc., di cui sentiremo ancora parlare per l'enorme contributo che essi diedero alla nascita della polis e della civiltà greca.

LABORATORIO
Comprensione del testo
1.      Riassumi a parole tue la lettura precedente
2.      Qual è secondo te il tema centrale e come è esposto
3.      Indica i temi secondari se ce ne sono e qual è il nesso di relazione fra il tema centrale e gli eventuali temi secondari
Analisi del testo
1.      Quale è considerato il più grande enigma della storia greca e come gli studiosi moderni rispondono? Ma quali sono le obiezioni e tu cosa ne pensi?
2.      Quali sono le due caratteristiche distintive dei greci rispetto ai popoli studiato fino ad ora?
3.      Che cosa si intende nel brano per civiltà guerriera?

4.      La Penisola italica
In Italia le prime comunità umane risalgono al tardo Paleolitico, gradualmente si passò dalla caccia e dalla raccolta alla coltivazione del terreno e quindi a forme stabili di insediamento: si era passati al neolitico.
Nella seconda metà del III millennio a. C. si cominciò a lavorare il rame. Contemporaneamente alla diffusione della lavorazione dei metalli, migrarono in Italia nuove popolazioni organizzate in società patriarcali e guerriere, parlanti lingue indoeuropee.
Le informazioni sulle genti abitanti la penisola in epoca preromana sono incomplete e soggette a revisione continua.
Popolazioni di ceppo indoeuropeo, che si trasferirono in Italia dall'Europa Orientale e Centrale in varie ondate migratorie (veneti, umbro-sabelli, latini, ecc.), si sovrapposero ad etnie pre-indoeuropee già presenti nell'attuale territorio italiano, o assorbendole, oppure stabilendo una forma di convivenza pacifica con esse.
Presumibilmente, queste migrazioni ebbero inizio in età del bronzo medio (e cioè attorno alla metà del II millennio a.C.) e si protrassero fino al IV secolo a.C. con la discesa dei Celti nella pianura padana.
Fra i popoli di età preromana, meritano una particolare menzione gli Etruschi che, a partire dall'VIII secolo a.C., iniziarono a sviluppare una civiltà raffinata ed evoluta che influenzò enormemente Roma ed il mondo latino. Le origini di questo popolo non indoeuropeo, stabilitosi sul versante tirrenico dell'Italia centrale, sono incerte.
Secondo alcune fonti, la loro provenienza andrebbe ricercata in Asia Minore, secondo altre, avrebbero costituito una etnia autoctona. Certo è che, già attorno alla metà del VI secolo, riuscirono a creare una forte ed evoluta federazione di città-stato che andava dalla Pianura Padana alla Campania e che comprendeva anche Roma ed il suo territorio.
In Italia settentrionale, accanto ai Celti (comunemente chiamati Galli), troviamo i Liguri (originariamente non indoeuropei poi fusisi con i Celti) stanziati in Liguria e parte del Piemonte, nella fascia costiera dell'attuale Francia meridionale fino a poco oltre l'attuale confine spagnolo, mentre nell'Italia nord-orientale vivevano i Veneti di probabile origine illirica o, secondo alcune fonti, provenienti dall'Asia Minore, mentre alcuni studiosi sostengono una calata dall'attuale Polonia.
Nell'Italia più propriamente peninsulare accanto agli Etruschi conviveva una serie di popoli, in massima parte di origine indoeuropea, definiti Italici fra cui:
·         Umbri in Umbria;
·         Latini, Sabini, Ernici, Falisci, Volsci ed Equi nel Lazio;
·         Sanniti nell'Abruzzo Meridionale, Molise e Campania;
·         Dauni, Messapi e Peucezi (che formano gli Apuli o Iapigi) in Puglia;
·         Lucani e Bruttii nell'estremo Sud;
·         Siculi, Elimi e Sicani in Sicilia.
La Sardegna era abitata invece, fin dal II millennio a.C., da varie etnie che diedero vita alla civiltà nuragica; le più importanti delle quali erano i Balari, gli Iolei ed i Corsi. Questo insieme di popoli venivano denominati genericamente "Sardi" che secondo alcuni sono identificabili con il misterioso popolo dei Shardana, uno dei Popoli del mare che attaccarono il faraone Ramses III.
Alcune di queste popolazioni, stanziate nell'Italia meridionale e nelle isole, si troveranno a convivere, dall'VIII fino al III secolo a.C., con le colonie Greche e Fenicie (Puniche) successivamente assorbite dallo stato romano. Fra le popolazioni citate, oltre agli Etruschi, di cui si è già parlato, ebbero un ruolo importante in epoca preromana e romana i Sanniti, che riuscirono a costituire un'importante federazione in una vasta area dell'Italia appenninica e che contrastarono lungamente ed eroicamente l'espansione romana verso l'Italia meridionale.
Nell'area laziale, invece, un posto a sé stante meritano i Latini protagonisti, assieme ai Sabini, della primitiva espansione dell'Urbe forgiatori, insieme agli Etruschi ed ai popoli italici più progrediti gli Umbri, Falisci, ecc., della futura civiltà romana.
Per una certa affinità etnico-linguistica, si è soliti considerare sia i Latino-falisci[4] sia gli Osco-Umbri[5] come appartenenti allo stesso ramo italico della migrazione indoeuropea. Questi due gruppi di popolazioni diffusero le lingue italiche come l'osco, i dialetti sabellici, l'umbro, il latino, il siculo ecc.
Gli indoeuropei illirici sono Iapigi o Apuli, i Veneti, i Celti.
Nell'VIII sec. a.C. le principali popolazioni in Italia erano così stanziate: Liguri[6] e Veneti[7] a nord; Umbro-Sabelli e Latini al centro; Iapigi, Lucani e Bruzi a sud; Siculi e Sicani in Sicilia; Sardani e Liguri in Sardegna.

LABORATORIO
1.      Fornisciti di una carta fisica dell’Italia di una righetta e dei soliti pastelli. Con l’aiuto del testo e delle note relative, traccia sulla carta geografica delle linee che circoscrivano le aree dei popoli che abitavano l’Italia fino all’VIII secolo.
2.      Ricerca dall’enciclopedia in rete gli antichi abitatori della Campania preromana e, a parole tue, scrivi su di essi un breve saggio espositivo informativo.

5.      I Celti
Intorno agli anni 3000 a.C. dalle regioni dell’Asia (Mar Caspio) si sono mosse molte tribù di contadini e pescatori. Essi penetrarono nei territori dell’Europa centro orientale.
Percorrendo i corsi dei fiumi principali (Danubio, Rodano, Mosella, Reno, Senna) arrivarono a conquistare il cuore dell’Europa e da lì si espansero verso i quattro punti cardinali.
Queste tribù si stanziarono nella Francia, nel Belgio, nella Germania, nella Spagna, nell’Ungheria, nella Repubblica Ceca, nella Slovacchia, nella Bulgaria, nella Serbia, nell’Inghilterra, nell’Irlanda e perfino nella Turchia.
Naturalmente queste popolazioni arrivarono anche in Italia, occupando la zona del fiume Po tra le Alpi e gli Appennini lungo la costa adriatica.
Queste tribù presero il nome di “Celti” (nome dato dai Greci) “Galli” (nome dato dai Romani) o “Galati” (nome dati dagli Asiatici).
Le tribù celtiche erano conosciute come le tribù della “Cultura dei campi di urne[8]. Infatti questa usanza funeraria, insieme all’arte e alla religione è l’elemento che le accomuna. Tutti i Celti custodivano le urne cinerarie riunendole in grandi cimiteri detti campi.
Essi condividevano un unico stile artistico caratterizzato da disegni curvilinei, da spirali ritorti e da teste o corpi di animali mitologici. I pezzi d’arte ritrovati sono quasi tutti ornamenti personali come girocolli, braccialetti e orecchini.
La gioielleria Celtica, molto famosa, riguardava anche i guerrieri e i nobili, che indossavano i tipici “torque”, collane di metallo prezioso con un significato importantissimo, quasi quanto un talismano.
Anche la produzione delle armi è rivestita, intarsiata con oro, ambra e avorio.
Gli artigiani celtici impararono la ruota da vasaio dai popoli mediterranei e le loro ceramiche sono decorate dalle tipiche spirali ricurve.
I Celti erano dei bravi urbanisti perché costruivano insediamenti dotati di fortificazione, che comprendevano una zona elevata circondata da bastioni (alte mura); queste diventarono vere e proprie città fortificate chiamate “oppida” da Cesare.
All’interno di questa struttura c’erano case circolari con tetti di paglia, munite di focolare centrale e un foro nel tetto per l’uscita del fumo.
I Celti non costruirono mai una nazione[9] vera e propria perché la loro società era tribale, cioè basata sull’amministrazione della singola tribù: al suo interno c’erano i nobili e le famiglie dominanti (a cui appartenevano i monili d’oro); i cavalieri e i guerrieri (personaggi molto rispettati nella società Celtica perché erano considerati eroi e premiati profumatamente; gli agricoltori; gli artigiani e gli schiavi. Sopra a tutti comandava il re.
Una classe sociale particolare era quella dei Druidi. Questi erano i sacerdoti che mediavano tra l’uomo e la divinità. I druidi celebravano i sacrifici, stabilivano il calendario e mantenevano il segreto sulle loro conoscenze basate sulla magia e dicevano di avere misteriosi poteri di animali. Essi, inoltre, erano i giudici in caso di discussioni; dichiaravano la sentenza e davano la punizione. I druidi erano comandati da un Arcidruido. A questa classe appartenevano i Bardi, cioè poeti-cantastorie che raccontavano cantando gli avvenimenti della società celtica.
Per questi sacerdoti i boschi, i laghi e i fiumi erano luoghi divini e tra le piante del bosco la quercia era sacra perché vi si raccoglieva il vischio.
La religione dei Celti era fondata sull’immortalità dell’anima, sulla venerazione della quercia e del vischio e sull’amore per ogni forma di vita.
Gli dei si chiamavano Tuatha: il padre di tutti gli dei era Dagda, uno gnomo molto potente.

RICERCA, RECHERCHE, SEARCH
Ricercate in lingua francese e inglese le principali genti celtiche che in Europa occidentale della conquista di Roma.
Ricerca in Italiano le principali popolazioni celtiche che abitavano in Italia prima della conquista di Roma caratteristiche: identifica le zone in cui si trovavano queste popolazioni, identifica le caratteristiche che caratterizzavano ciascuna popolazione infine le caratteristiche comuni di tutti i celti italici  
Recherche en Français les principaux  popolation celtique qui habitaient en Europe la Suisse, la France et la Belgique avant la conquête de Rome: identifier les zones dans lesquelles ces populations se trouvaient, identifie les caractéristiques qui caractérisent chaque population  enfin, il identifier les caractéristiques communes de tous les Celtes.
Search in English for the main Celtic populations that inhabited the British Isles before the conquest of Rome: identify the areas in which these populations were located, identify the characteristics that characterize each population, finally identifiy the common characteristics of all the Celts.
Relaziona in una lingua straniera a tua scelta (francese o inglese) i risultati della ricerca effettuata.



[1] Gli Achei - Gli Achei sono la prima popolazione di origine indoeuropea che invase la Grecia nel II millennio a. C., riuscendo a egemonizzare definitivamente le genti pre-elleniche.
I poemi omerici tramandano un'immagine distorta e fantasiosa del mondo acheo, al punto di essere una sorta di amalgama di elementi del passato miceneo con altri della società contemporanea ai poeti.
Nell'Iliade con il nome Achei sono indicati i popoli greci che presero parte alla Guerra di Troia.
Per quanto riguarda la penetrazione di questo popolo nell'area greca si ritiene generalmente che queste genti di origine indoeuropea, attraverso i Balcani, occuparono il Peloponneso intorno al 1500 a.C., in coincidenza con la fine dell'era minoica. Gli Achei potrebbero quindi essere la causa ultima della capitolazione minoica.
Gli invasori achei subirono comunque l'influsso di questa cultura forte e civilizzata: dall'incontro di questi due popoli venne infatti a svilupparsi la fiorente civiltà micenea. Gli Achei si distribuirono in molte altre zone del Peloponneso, nelle isole attorno alla Grecia e nel resto del Paese.
Il ruolo degli Achei nello scacchiere politico del Mediterraneo orientale era di sicuro di fondamentale importanza. Si parla di loro nei documenti ittiti ed egiziani della seconda metà II millennio a. C..
Verso il 1450 a.C., il potere acheo, tramite spedizioni militari ed imprese piratesche, riuscì ad abbattere la civiltà minoica a Creta. Inoltre, gli Achei si espansero verso le Cicladi meridionali, Rodi, Cipro e le coste dell'Asia Minore. Nel XIII secolo a.C. si aprirono la strada verso il Mar Nero con una spedizione militare contro la città di Troia. Il processo della decadenza micenea parrebbe iniziare con la guerra di Troia nel 1200 a.C.
L'invasione dorica, di un secolo circa più tarda, invece ne sarebbe il colpo di grazia.
[2] Gli Ioni – Gli Ioni erano una delle tre popolazioni indoeuropee dell'antica Grecia nel II millennio a.C.
Probabilmente, la realtà storica dell'invasione ellenica della Grecia fu raccontata attraverso il mito della titanomachia: i fratelli Ade, Poseidone e Zeus impersonificano ioni, eoli e achei che soggiogano Crono e i suoi fratelli Titani, ossia i pelasgi adoratori delle divinità titaniche.
Il termine ioni, forse originario dell'Asia minore, designa gli abitanti dell'Attica e dell'Eubea, oltre che della Ionia vera e propria, la parte occidentale dell'Asia Minore colonizzata in tempi più recenti.
Verso la fine del II millennio a.C. gli Ioni migrarono dal continente verso le coste dell'Asia minore, dove più tardi diedero vita ad una confederazione religiosa di dodici città, incentrata sul santuario di Posidone a Panionion, presso Mycale.
[3] Gli Eoli - Gli Eoli furono la seconda delle tre popolazioni elleniche che nel II millennio a.C. invasero l'antica Grecia. Probabilmente, la realtà storica dell'invasione ellenica della Grecia fu raccontata attraverso il mito della titanomachia. Popolo originariamente stanziato in Tessaglia ed in Beozia, gli Eoli migrarono verso oriente verso l'XI secolo a.C., stabilendosi nell'isola di Lesbo e poi sulle coste anatoliche in Eolide.
Secondo la tradizione tale migrazione, capeggiata da Oreste, figlio di Agamennone, sarebbe avvenuta sotto la spinta dei Dori, l'ultimo e quarto popolo ellenico, che soggiogò la civiltà micenea ormai decaduta.
[4] Latino-falisci - I Latino-falisci sono attestati in Italia, dove giunsero intorno al II millennio a.C. durante la tarda Età del bronzo.
Essi provenivano dall'Europa centrale, dove si erano cristallizzati come popolo autonomo e avevano convissuto con altri gruppi indoeuropei, tra cui gli Osco-umbri, anch'essi attestati solo in Italia.
Intorno al XIII secolo a.C. i Latino-falisci migrarono nella Penisola italica, occuparono la costa tirrenica tra gli attuali Lazio e Calabria e si sovrapposero o si mescolarono alle popolazioni neolitiche più antiche. Praticanti la cremazione del defunto, possedevano buone conoscenze metallurgiche.
Tra i Latino-falisci sono noti: i Latini, che si stanziarono nel Latium; i Falisci, che si stanziarono poco più a nord ed entrarono in stretto contatto con gli Etruschi; gli Enotri e gli Itali, che occuparono le attuali Basilicata, Calabria e Campania meridionale; gli Ausoni; gli Aurunci e gli Opici, che arrivarono in Campania. Alcune fonti sostengono riguardo ai Siculi, la provenienza dal Latium, per cui essi furono strettamente imparentati con i Latini, se non costituissero addirittura con essi un unico popolo; partiti dal Latium, avrebbero percorso la costa tirrenica per poi sciamare in Sicilia. Anche i Veneti, che popolavano il nord-est dell'odierna Italia, furono probabili "parenti", almeno a livello linguistico, dei Latini.
Con la seconda migrazione indoeuropea in Italia, giunsero nella Penisola gli Osco-umbri, che importarono la lavorazione del ferro e occuparono l'ampia zona appenninica, dalla Pianura Padana alla Calabria. Anche attraverso Ver sacrum si sovrapposero o si mescolarono ai protolatini che si trovavano sulla loro via, nonché ai popoli neolitici pre-indoeuropei. Gli Enotri furono spinti nell'entroterra lucano dalle popolazioni osche, che occuparono la Calabria e la Campania. Da alcune fonti si potrebbe dedurre che gli antenati dei Siculi migrarono in Sicilia perché scacciati dalla Penisola, e che la prima da essi avrebbe preso il nome. I Latini invece rimasero saldi nel Latium.
[5] Osco-umbri - Secondo l'opinione più diffusa gli Osco-umbri penetrarono nella Penisola italica nel II millennio a.C. provenendo dall'Europa centro-orientale; qui forse si stabilirono inizialmente in alcune aree della Pianura Padana, per poi spingersi ulteriormente verso sud. In età storica risultano attestati lungo la dorsale appenninica centrale, dalla valle del Tevere alla Calabria interna, toccando sia le sponde adriatiche, sia quelle tirreniche.
Tutti i popoli osco-umbri subirono, a partire dalla seconda metà del I millennio a.C., la pressione dei Latini, in piena ascesa, che già nel III secolo a.C. li ebbero completamente assoggettati.
[6] I Liguri – I Liguri erano un'antica popolazione, che in epoca preromana, occupavano l'attuale Liguria, il Piemonte a sud del Po e la Toscana nord-occidentale. È però opinione comune che, intorno al 2000 a.C., i Liguri occupassero un'area molto più vasta, comprendente l’Italia settentrionale, la Francia meridionale e presumibilmente parte della penisola iberica; la presenza di popolazioni Liguri è attestata anche nelle coste tirreniche dell'Italia centrale e nelle isole di Corsica, Sardegna e Sicilia.
Successivamente, al sopraggiungere di nuove ondate migratorie (Italici, Venetici e Celti), si ritirarono fino ad essere ristretti nei loro confini storici. Come si sia arrivati a questo "ritiro" è ancora oggetto di dibattito; le ipotesi variano dalla pacifica fusione dei popoli, ad un ritiro volontario, alla guerra con successiva pulizia etnica.
Secondo una visione invasionista tradizionale, i Liguri sarebbero stati in origine un antichissimo popolo pre-indoeuropeo. Secondo una visione più continuista, rappresenterebbero un antico strato indoeuropeo diffuso nel II millennio a.C. in tutta l'area tirrenica.
[7] I Veneti – Caso unico tra i popoli dell'epoca nell'Italia settentrionale, si può stabilire l'identità tra la popolazione e la cultura veneta, in altre parole agli antichi Veneti è possibile attribuire una precisa cultura materiale e artistica sviluppatasi nel loro territorio di stanziamento, la Venezia. Questa cultura si sviluppò durante un lungo periodo, per tutto il I millennio a.C., anche se nel tempo subì diverse influenze. Di questa popolazione e identità la documentazione archeologica è particolarmente ricca.
I Veneti si stanziarono inizialmente nell'area tra il Lago di Garda ed i Colli Euganei; in seguito si espansero fino a raggiungere confini simili a quelli del Veneto attuale, anche se bisogna considerare che la linea di costa del Mar Adriatico era più arretrata rispetto ad oggi.
I confini occidentali del loro territorio correvano lungo il Lago di Garda, quelli meridionali seguivano una linea che parte dal fiume Tartaro, segue il Po e raggiunge Adria, lungo il ramo estinto del Po di Adria, mentre quelli orientali giungevano fino al Tagliamento. Oltre tale fiume erano insediate genti di ceppo illirico, anche se fino all'Isonzo la presenza veneta era tanto forte che si può parlare di popolazione veneto-illirica. I confini settentrionali erano invece meno definiti e omogenei; il territorio veneto risaliva soprattutto i fiumi Adige, Brenta e Piave verso le Alpi, che fungevano comunque da confine naturale. La presenza veneta sulle Alpi è attestata soprattutto nelle Dolomiti del Cadore.
[8] Cultura dei campi di urne – Si tratta di vaste necropoli tipiche dell'Europa centrorientale, sorte verso la media o tarda Età del Bronzo verosimilmente col diffondersi di nuove credenze religiose che all'usanza funebre dell'inumazione sostituirono quella dell'incinerazione e quindi della deposizione delle ceneri dell'estinto in urne.
La cultura dei Campi d'urne (in tedesco Urnenfelderkultur) sembra trarre origine dalla cultura dei tumuli. Da Dalj in Iugoslavia questa cultura si diffuse nell'Europa centrale, raggiunse la Francia spingendosi inoltre fino alla Penisola Iberica.
Verso sud le influenze della nuova civiltà si fecero sentire nella tarda Età del Bronzo, con le necropoli austriache e di Canegrate in Italia.
[9]  Nazione – Collettività etnica di individui coscienti di essere legati da una comune tradizione storica, linguistica, culturale, religiosa

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