Benvenuti in Quaderni di Lettere di Massimo Capuozzo

Sono presenti in questo sito le mie lezioni di grammantologia nel corso degli anni collaudate sul campo. Per le parti riguardanti la Storia mi sono valso della collaborazione del Dott. Antonio Del Gaudio

domenica 19 novembre 2017

Storia Classe I Unità di lavoro III: Le civiltà del vicino oriente mediterraneo: Ittiti, Ebrei e Fenici

Unità III Le civiltà del vicino oriente mediterraneo: Ittiti, Ebrei e Fenici
La popolazione indoeuropea[1] degli Ittiti si stanziò nell'Anatolia centrale all'inizio del II millennio a.C., in un territorio abitato da popolazioni deboli e povere, che non ebbe difficoltà ad assoggettare.
Ebrei e Fenici erano popolazioni di origine semiti[2].
I Fenici si insediarono lungo la costa del Mediterraneo orientale, a vallo degli attuali Libano e Israele, un territorio in parte montuoso e in parte pianeggiante, estremamente frammentato, ragione per la quale non si costituì mai uno stato unitario ma solo tante piccole città indipendenti. I Fenici sono noti per l'invenzione dell'alfabeto.
La popolazione ebraica, inizialmente costituita da tribù nomadi guidate da “patriarchi” (anziani saggi), alla fine del II millennio a.C. lasciò le sedi originarie della Mesopotamia per emigrare verso la Siria, la Palestina e poi l'Egitto (XVIII secolo). Qui, nel XVI secolo, venne perseguitata e indotta a fuggire per una supposta complicità con gli invasori Hyksos e a usa del monoteismo che contrastava l'idolatria faraoni. Secondo la tradizione biblica, Mosè guidò una nuova migrazione nel sec. XIII, portando il popolo fuori dall'Egitto per condurlo in Palestina.

1.      Gli Ittiti
Dopo una prima fase caratterizzata dalla coesistenza di regni indipendenti, la regione degli Ittiti fu unificata da Hattusili I (1650 a.C. ). In seguito a un processo di consolidamento interno (1400-1380 a.C. ), il Regno ittita divenne con Suppiluliuma I (1370-1342 a.C. ) una grande potenza del Vicino Oriente che in un ventennio di guerre (gli Ittiti furono i primi a usare il carro da guerra) sottomise il Regno dei Mitanni e i suoi stati vassalli della Siria settentrionale, l'Anatolia centroccidentale e parte del Libano.
Il tramonto dell'Impero ittita, con l'ultimo sovrano Suppiluliuma II (1220-1182 a.C. ), va collocato nella vasta crisi che sconvolse il Vicino Oriente, associata in genere all'invasione dei “Popoli del mare”. Con quest'espressione vengono indicati genti di provenienza balcanica che, a partire da XIV sec. a.C., comparvero nel Mediterraneo orientale e che nel XII sec. a.C. dilagarono in Anatolia e in Siria. Questi rasero al suolo e saccheggiarono la pitale ittita, Hattusas.
La Cilicia e la Siria rimasero indipendenti, ma si frammentarono in piccoli stati che tennero in vita la cultura ittita ancora per alcuni secoli (periodo neoittita), fino a quando furono sottomessi dagli Assiri (XI-VIII secoli a.C.).
L'Impero ittita era una sorta di stato federativo, in quanto i popoli conquistati mantenevano i loro sovrani pur collaborando con gli Ittiti e pagando loro tributi. Gli Ittiti si distinsero nella giurisprudenza, e il “Decreto di Telipinus”, che segnò il passaggio dalla monarchia elettiva a quella ereditaria, può essere considerato la prima legge di tipo costituzionale della storia, in quanto mirava a impedire che il re scegliesse arbitrariamente il suo successore.
2.      
Il popolo ebreo
Acquisito il controllo della Palestina, la terra che Dio aveva promesso ai padri della religione ebraica, verso il 1000 a.C. le tribù ebraiche si federarono in un regime monarchico portato al culmine della potenza dal secondo sovrano, Davide (inizio X secolo a.C.), che sconfisse Filistei e Aramei e stabilì la pitale del Regno a Gerusalemme.
Alla morte di Salomone (961-922 a.C.), figlio di Davide, le tribù settentrionali si ribellarono e il paese si scisse in due stati: il Regno di Giuda a sud, fedele ai discendenti di Salomone e il ribelle Regno di Israele a nord.
Il politeismo dei popoli vicini usò l'intervento dei Profeti che cercarono di preservare la purezza del monoteismo.
Per l'indebolimento conseguente alla scissione il Regno di Israele fu conquistato dagli Assiri nel 722 a.C. e quello di Giuda fu abbattuto nel 587 a.C. dai Babilonesi che distrussero Gerusalemme e deportarono parte della popolazione in Mesopotamia (“cattività babilonese”). Il re persiano Ciro concesse agli Ebrei di fare ritorno nella loro terra (538 a.C.), ma essi furono sottomessi successivamente ai Persiani e ai Macedoni.
Insediatisi in Egitto in seguito al coinvolgimento nel conflitto tra Seleucidi e Tolomei, gli Ebrei di Palestina ebbero riconosciuta l'autonomia sotto gli Asmonei. La persistenza di divisioni interne tra Farisei, Sadducei ed Esseni, che vivevano in modo diverso la religione, favorì l'intromissione di Roma che impose il protettorato nel 63 a.C. e intervenne poi militarmente contro la resistenza religiosa e nazionale degli Zeloti che perseguivano la costituzione di uno Stato ebraico anche tramite pratiche terroristiche. Nel 70 d.C. Tito distrusse il Tempio di Gerusalemme, ma una nuova rivolta nel 135 d.C. portò alla distruzione dell'intera città.
La religione ebraica è la prima delle tre religioni (le altre due sono il Cristianesimo e l'Islam) che hanno in Abramo il loro comune patriarca. Il “monoteismo abramitico”, nelle sue differenti rivelazioni, sottolinea particolarmente l'unicità e l'assolutezza di Dio che gli uomini sono divenuti incapaci di riconoscere perché caduti nell'idolatria. La religione ebraica si fonda sull'Alleanza stipulata tra Dio (YHWH, nome non pronunciabile scandito dalle sole consonanti) e Abramo, alleanza rinnovata sul monte Sinai, con la consegna a Mosè delle Tavole della Legge di Dio.
Dio, rivelatosi a Mosè come, “Colui che è”, ha nei confronti degli uomini un rapporto di intima vicinanza che traspare però in modo evidente solo in chi si dispone a una fede sincera.
I testi sacri delle religioni ebraica e cristiana sono raccolti nella Bibbia (dal gr. tà biblìa, “i libri”), che consta di due grandi parti: la Miqrah ossia “Lettura”, cui si attiene il Giudaismo e che i cristiani chiamano Antico Testamento, e il “libro della Nuova Alleanza” che il Cristianesimo associa al primo come Nuovo Testamento.
I testi più antichi della Bibbia ebraica si rifanno alle tradizioni “elohista” e “yahvista” (perché usano nel Pentateuco[3] per identificare Dio rispettivamente i termini Elohim e YHWH) e risalgono al 1000-750 a.C.
A questi si aggiunsero altre tradizioni (ad esempio quella deuteronomistaca), i Libri profetici e i Testi sapienziali o Agiografi (VIII-III sec. a.C.), e per i cristiani il corpus del Nuovo Testamento, scritto tra il 51-52 e l'inizio del II sec. d.C.

3.      I Fenici
I Fenici, secondo Erodoto provenienti dal Golfo Persico, instaurarono forti legami con i popoli della costa siriaca del Mediterraneo. Solo nella II metà del II millennio a.C. si dedicarono a un'attività marinara regolare, svolgendo, con i principati costieri di Biblo e Tiro, una funzione di intermediazione tra l'Egitto e la Mesopotamia.
Lo sconvolgimento provocato nel Mediterraneo dai “Popoli del mare” attorno al 1200 a.C., favorì l'espansione economica e commerciale dei Fenici, soprattutto delle città di Tiro e Sidone.
In seguito vennero create colonie in Spagna e Africa, tra cui Cartagine e Tartesso. I Fenici esercitarono in questo periodo anche un'egemonia culturale che portò alla diffusione del loro alfabeto.
L'ascesa della potenza assira interruppe lo sviluppo della civiltà fenicia. Nel 675 a.C. cadde Sidone, mentre Tiro dovette sottomettersi a Babilonia un secolo dopo.
Sotto il dominio persiano la Fenicia fu trasformata in provincia imperiale.
Quando Alessandro Magno conquistò la regione, Tiro cercò di resistere ma, dopo un lungo assedio, capitolò nel 332 a.C.

Laboratorio
1.      Chi sono e da dove venivano gli Indoeuropei?
2.      Stampa una carta fisica dell’Eurasia. Con l’aiuto dei pastelli, colora le aree delle tre ondate migratorie degli Indoeuropei denominandole col nome delle tribù.
3.      Individua su questa carta, l’area occupata originariamente dagli Indoeuropei.
4.      Che cosa significa antisemitismo e quando nasce?
5.      Che cos’è il Decreto di Telipinus e che significato ha secondo te?
6.      Che cos’è il Pentateuco e come è composto?
7.      Chi sono gli Zeloti?
8.      La storia della comunicazione scritta parte da molto lontano: dal disegno al segno. In cosa consiste la novità dell’alfabeto fenicio rispetto alle altre forme di scrittura che hai incontrato fino ad ora?



[1] Gli Indoeuropei erano un popolo che ebbe in comune la cultura, la religione, l’etnia e la lingua.
Tra il 4500 ed il I millennio a. C, con ondate migratorie successive, colonizzarono gran parte dell’Asia centro-meridionale e dell’Europa.
Sembra che la regione d’origine degli Indoeuropei fosse nelle pianure della Russia meridionale e che ad essi sia riconducibile la cultura dei Kurgan che si sviluppò in quell’area fra il 5000 ed il 3000 a. C..
L’unità di origine dei popoli Indoeuropei, venne evidenziata con l’aiuto delle scienze moderne nel corso del XIX secolo. Inizialmente con la linguistica, con l’ausilio della filologia comparata, che riuscì a dimostrarlo; in seguito, con la stessa disciplina si riuscì a stabilire con una certa sicurezza, l’ordine e la successione delle diverse migrazioni effettuate da questi popoli.
Con la mitologia, si riuscì a dare un nuovo impulso alle varie teorie sulle origini storiche degli Indoeuropei. Nelle differenti culture si trovavano dispersi, miti, leggende e simboli, collegati tra loro da una fonte comune, un semplice concetto primitivo dal quale derivarono.
Le lingue di origine indoeuropea formano il gruppo di lingue più diffuse nel mondo. Di questa grande famiglia fanno parte le lingue celtiche, germaniche, italiche, slave, baltiche, indoiraniche ed in più un gruppo di lingue più isolate come il greco, l’albanese e l’armeno, alle quali sono da aggiungere due sottogruppi linguistici oggi estinti: le lingue anatoliche, che erano quelle parlate dagli Ittiti e il tocarico, parlato nel Turkestan cinese.
L’estensione primaria di queste lingue, copre quasi tutto il continente europeo ed una buona parte dell’Asia.
Esse sono flessive, tutte con declinazione nominale e sistema verbale articolati.
Tre furono le ondate migratorie:
1.       la prima, avvenuta verso il 2000 a. C:, spinse verso sud gli Ittiti ed i Greci. I primi fondarono un grande impero nell’Asia Minore, mentre i secondi si diffusero progressivamente nei territori estremi della penisola balcanica e nelle isole del Mar Egeo.
2.       Nel corso della seconda ondata, alcuni gruppi si spinsero fino all’India e alla Persia, formando i popoli IndianiMedi e Persiani.
3.       La terza ondata migratoria di popoli Indoeuropei, interessò l’Europa occidentale e meridionale ed interessò i Veneti, i Latini, gli Osci, gli Umbri, gli Illiri ed i Celti.
Secondo recenti teorie, il luogo d’origine di questi popoli era compreso tra il basso corso del fiume Volga, il Mar Caspio, il lago Aral e l’alto corso dello Jenisej.
Gli Indoeuropei erano quindi stanziati originariamente nelle steppe e nelle grandi foreste russe ed avevano una carnagione piuttosto chiara, dovuta al clima rigido della regione. La loro società si divideva in tre categorie: i guerrieri, i sacerdoti e i lavoratori; quest’ultima classe era composta dai più deboli e dagli appartenenti ai popoli vinti ridotti in una specie di schiavitù.
In guerra erano soliti utilizzare l’ascia in ferro ed il carro da combattimento. Nei paesi mediterranei occupati, il preesistente matriarcato venne sostituito dal patriarcato. Per quanto concerneva la religione, gli Indoeuropei avevano il culto degli agenti atmosferici, del cielo, della luna, del sole, degli alberi e dei boschi.
Il ruolo di queste divinità consisteva nel dominio del clima ed era quindi collegato direttamente all’agricoltura e all’allevamento, le due principali attività dei popoli di quel periodo storico.
I Romani, con le loro conquiste contribuirono secoli più tardi, ad estendere la diffusione della lingua indoeuropea in una buona parte del mondo conosciuto.
[2] Semiti – E’ la definizione moderna di un gruppo di popolazioni linguisticamente affini attestate, dalla prima metà del III millennio a. C. fino a oggi, in un'area compatta comprendente la Penisola Arabica, la Siria-Palestina, la Mesopotamia. Fuori di quest'area le genti semitiche si sono diffuse solo per processi storici più o meno recenti (per esempio colonizzazione fenicia nel Mediterraneo; la diaspora ebraica in Europa dopo la distruzione del Tempio; l’espansione arabo-islamica).
La definizione di Semiti deriva dalla “tavola dei popoli” (Genesi cap. X) che riunisce come figli di Sem gli eponimi di alcuni popoli fra cui Assur, Aram e Arpaksad (antenato di Abramo).
I popoli semitici sono suddivisi in tre gruppi:
1.       Semiti    orientali, cioè Assiro-Babilonesi (o Accadi);
2.       Semiti nordoccidentali, cioè gli Amorrei del III-II millennio poi suddivisi in Cananei (Fenici, Ebrei e altri) e Aramei;
3.       Semiti sudoccidentali, cioè gli Arabi (dialetti nordarabici e sudarabici) e gli Etiopi (lingue etiopiche).
Si è sempre creduto che i Semiti fossero nomadi e che il processo di dispersione dei popoli semitici fosse in sostanza dovuto a una serie di invasioni nomadiche con susseguente sedentarizzazione. In seguito però le opinioni sono mutate. Il nomadismo non è più considerato modo di vita originario e si è messo in luce che le più antiche genti semitiche vivevano in aree agricole o di frammistione agricolo-pastorale. I nomadi semitici dell'Età del Bronzo, allevatori di pecore e asini, sono piuttosto dei transumanti in stretto contatto coi villaggi agricoli. Si esclude perciò che il deserto sia la “sede primitiva” e che invasioni e sedentarizzazione siano i processi formativi dei popoli semitici.
Da ciò consegue quanto sia illegittimo attribuire ai Semiti un'unità razziale e dei tratti culturali distintivi. Il concetto di Semiti è puramente linguistico e la lingua si trasmette per apprendimento e non per ereditarietà, e non necessariamente coincide con la diffusione di altri elementi culturali.
Del resto simili equivoci sono per lo più basati su problemi di convivenza senza assimilazione degli Ebrei in Europa, problemi sfociati spesso in manifestazioni di ostilità (antisemitismo) e comunque in una volontà di differenziazione.
[3] Il Pentateuco è il nome dei primi cinque libri della Bibbia che secondo gli studiosi conservatori della Bibbia furono scritti principalmente da Mosè. Sebbene i libri del Pentateuco di per sé non identifichino con chiarezza l’autore, ci sono molti passaggi che li attribuiscono a Mosè o che inducono a pensare se fossero le sue parole. Una delle prove più evidenti che Mosè sia stato l’autore del Pentateuco è che Gesù Stesso si riferisce a questa sezione dell’Antico Testamento come la "Legge di Mosè". Nonostante ci siano altri versi nel Pentateuco che sembrano essere stati aggiunti da qualcun altro la maggior parte degli studiosi attribuisce la maggioranza di questi libri a Mosè. Anche se Giosuè, o qualcun altro, avesse di fatto stilato i manoscritti originali, l’insegnamento e la rivelazione possono essere ricondotti a Dio che parlava attraverso Mosè, e non importa chi abbia in realtà scritto a penna le parole; l’autore definitivo è Dio, e i libri sono comunque ispirati.
La parola "Pentateuco" viene da una combinazione della parola greca penta, che significa "cinque," e teuchos, che può essere tradotto "rotolo."
La parola "pentateuco" dunque si riferisce semplicemente ai cinque rotoli che comprendono la prima delle tre divisioni del canone ebraico.
Conosciuta anche come la Torah, che è una parola ebraica che significa "Legge," questi cinque libri della Bibbia sono Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio.
Gli ebrei in generale hanno suddiviso l’Antico Testamento in tre sezioni differenti: la Legge, i Profeti e le Scritture.
La Legge o Torah contiene il contesto storico della creazione e la scelta di Abramo e della nazione ebraica come il Suo popolo eletto da parte di Dio. La Torah contiene anche la legge data ad Israele sul Monte Sinai. La Scrittura si riferisce a questi cinque libri con diversi nomi.
I cinque libri della Bibbia che costituiscono il Pentateuco sono l’inizio della rivelazione progressiva di Dio all’uomo.
In Genesi troviamo l’inizio della creazione, la caduta dell’uomo, la promessa di redenzione, l’inizio della civiltà umana e della relazione di alleanza tra Dio e il Suo popolo eletto, Israele.
Il libro successivo è Esodo, che riporta la liberazione da parte di Dio del Suo popolo del patto dalla schiavitù e la sua preparazione per entrare in possesso della Terra Promessa che Dio gli aveva preparato . Esodo racconta la liberazione di Israele dall’Egitto dopo 400 anni di schiavitù così come era stato promesso da Dio ad Abramo. Esodo riporta il patto che Dio fa con Israele sul Monte Sinai, le istruzioni che dà per costruire il tabernacolo, come pure i Dieci Comandamenti ed altre istruzioni su come Israele avrebbe dovuto adorare Dio.
Levitico segue Esodo e sviluppa le istruzioni su come il popolo del patto (Israele) doveva adorare Dio e governarsi. Dopo il libro del Levitico viene quello di Numeri, che comprende degli eventi importanti avvenuti durante i 40 anni in cui Israele vagava nel deserto e dà istruzioni su come adorare Dio e vivere come Suo popolo del patto.
L’ultimo dei cinque libri che costituiscono il Pentateuco è Deuteronomio. In Deuteronomio la Legge di Dio data sul Monte Sinai viene ripetuta e spiegata. Quando Israele stava per iniziare un nuovo capitolo della sua storia, Mosè gli ricordò i comandamenti di Dio e le benedizioni che gli sarebbero state date obbedendo a Dio o le maledizioni che sarebbero derivate dalla disobbedienza.
I cinque libri del Pentateuco sono generalmente considerati libri storici perché riportano degli eventi storici. Sebbene siano spesso chiamati la Torah o la Legge, in realtà contengono molto di più che delle leggi. Forniscono una panoramica del piano di redenzione di Dio e uno sfondo per tutto quello che poi segue nelle Scritture. Come il resto dell’Antico Testamento, le promesse, i modelli e le profezie contenute nel Pentateuco hanno la loro realizzazione finale nella persona e nell’opera di Gesù Cristo.