Unità III Le civiltà del vicino
oriente mediterraneo: Ittiti, Ebrei e Fenici
La
popolazione indoeuropea[1] degli Ittiti si stanziò
nell'Anatolia centrale all'inizio del II millennio a.C., in un territorio
abitato da popolazioni deboli e povere, che non ebbe difficoltà ad
assoggettare.
Ebrei e Fenici
erano popolazioni di origine semiti[2].
I
Fenici si insediarono lungo la costa del Mediterraneo orientale, a vallo degli
attuali Libano e Israele, un territorio in parte montuoso e in parte
pianeggiante, estremamente frammentato, ragione per la quale non si costituì
mai uno stato unitario ma solo tante piccole città indipendenti. I Fenici sono
noti per l'invenzione dell'alfabeto.
La
popolazione ebraica,
inizialmente costituita da tribù nomadi guidate da “patriarchi” (anziani
saggi), alla fine del II millennio a.C. lasciò le sedi originarie della
Mesopotamia per emigrare verso la Siria, la Palestina e poi l'Egitto (XVIII secolo).
Qui, nel XVI secolo, venne perseguitata e indotta a fuggire per una supposta
complicità con gli invasori Hyksos e a usa del monoteismo che contrastava
l'idolatria faraoni. Secondo la tradizione biblica, Mosè guidò una nuova migrazione nel sec. XIII, portando il popolo
fuori dall'Egitto per condurlo in Palestina.
1.
Gli Ittiti
Dopo una prima fase caratterizzata
dalla coesistenza di regni indipendenti, la regione degli Ittiti fu unificata
da Hattusili I (1650 a.C.
). In seguito a un processo di consolidamento interno (1400-1380 a.C. ), il
Regno ittita divenne con Suppiluliuma
I (1370-1342 a.C. ) una grande potenza del Vicino Oriente che in un
ventennio di guerre (gli Ittiti furono i primi a usare il carro da guerra)
sottomise il Regno dei Mitanni e i suoi stati vassalli della Siria
settentrionale, l'Anatolia centroccidentale e parte del Libano.
Il tramonto dell'Impero ittita, con
l'ultimo sovrano Suppiluliuma II (1220-1182
a.C. ), va collocato nella vasta crisi che sconvolse il Vicino Oriente,
associata in genere all'invasione dei “Popoli
del mare”. Con quest'espressione vengono indicati genti di provenienza balcanica
che, a partire da XIV sec. a.C., comparvero nel Mediterraneo orientale e che nel
XII sec. a.C. dilagarono in Anatolia e in Siria. Questi rasero al suolo e
saccheggiarono la pitale ittita, Hattusas.
La Cilicia e la Siria rimasero
indipendenti, ma si frammentarono in piccoli stati che tennero in vita la
cultura ittita ancora per alcuni secoli (periodo neoittita), fino a quando
furono sottomessi dagli Assiri (XI-VIII secoli a.C.).
L'Impero ittita era una sorta di
stato federativo, in quanto i popoli conquistati mantenevano i loro sovrani pur
collaborando con gli Ittiti e pagando loro tributi. Gli Ittiti si distinsero
nella giurisprudenza, e il “Decreto di
Telipinus”, che segnò il passaggio dalla monarchia elettiva a quella
ereditaria, può essere considerato la prima legge di tipo costituzionale della
storia, in quanto mirava a impedire che il re scegliesse arbitrariamente il suo
successore.
2.
Il popolo ebreo
Acquisito il controllo della
Palestina, la terra che Dio aveva promesso ai padri della religione ebraica,
verso il 1000 a.C. le tribù ebraiche si federarono in un regime monarchico portato
al culmine della potenza dal secondo sovrano, Davide (inizio X secolo
a.C.), che sconfisse Filistei e Aramei e stabilì la pitale del Regno
a Gerusalemme.
Alla morte
di Salomone (961-922 a.C.), figlio di Davide, le tribù settentrionali
si ribellarono e il paese si scisse in due stati: il Regno di Giuda a
sud, fedele ai discendenti di Salomone e il ribelle Regno di
Israele a nord.
Il politeismo dei popoli vicini usò
l'intervento dei Profeti che cercarono di preservare la purezza del
monoteismo.
Per l'indebolimento conseguente
alla scissione il Regno di Israele fu conquistato dagli Assiri nel 722 a.C. e
quello di Giuda fu abbattuto nel 587 a.C. dai Babilonesi che distrussero
Gerusalemme e deportarono parte della popolazione in Mesopotamia (“cattività
babilonese”). Il re persiano Ciro concesse agli Ebrei di fare ritorno
nella loro terra (538 a.C.), ma essi furono sottomessi successivamente ai
Persiani e ai Macedoni.
Insediatisi in Egitto in seguito al
coinvolgimento nel conflitto tra Seleucidi e Tolomei, gli Ebrei di Palestina
ebbero riconosciuta l'autonomia sotto gli Asmonei. La persistenza di divisioni
interne tra Farisei, Sadducei ed Esseni, che vivevano in modo diverso la
religione, favorì l'intromissione di Roma che impose il protettorato nel 63
a.C. e intervenne poi militarmente contro la resistenza religiosa e nazionale
degli Zeloti che perseguivano la
costituzione di uno Stato ebraico anche tramite pratiche terroristiche. Nel 70
d.C. Tito distrusse il Tempio di Gerusalemme, ma una nuova rivolta nel 135 d.C.
portò alla distruzione dell'intera città.
La religione ebraica è la
prima delle tre religioni (le altre due sono il Cristianesimo e l'Islam) che
hanno in Abramo il loro comune patriarca. Il “monoteismo abramitico”, nelle sue differenti rivelazioni, sottolinea
particolarmente l'unicità e l'assolutezza di Dio che gli uomini sono divenuti
incapaci di riconoscere perché caduti nell'idolatria. La religione ebraica si
fonda sull'Alleanza stipulata tra Dio (YHWH, nome non pronunciabile scandito
dalle sole consonanti) e Abramo, alleanza rinnovata sul monte Sinai, con la
consegna a Mosè delle Tavole della Legge
di Dio.
Dio, rivelatosi a Mosè come, “Colui
che è”, ha nei confronti degli uomini un rapporto di intima vicinanza che
traspare però in modo evidente solo in chi si dispone a una fede sincera.
I testi sacri delle religioni ebraica
e cristiana sono raccolti nella Bibbia (dal gr. tà biblìa, “i libri”), che
consta di due grandi parti: la Miqrah ossia
“Lettura”, cui si attiene il Giudaismo e che i cristiani chiamano Antico Testamento, e il “libro della Nuova Alleanza” che il
Cristianesimo associa al primo come Nuovo
Testamento.
I testi più antichi della Bibbia
ebraica si rifanno alle tradizioni “elohista” e “yahvista” (perché usano nel Pentateuco[3]
per identificare Dio rispettivamente i termini Elohim e YHWH) e
risalgono al 1000-750 a.C.
A questi si aggiunsero altre
tradizioni (ad esempio quella deuteronomistaca), i Libri profetici e i Testi
sapienziali o Agiografi (VIII-III sec. a.C.), e per i cristiani il corpus del Nuovo Testamento,
scritto tra il 51-52 e l'inizio del II sec. d.C.
3.
I Fenici
I Fenici, secondo Erodoto
provenienti dal Golfo Persico, instaurarono forti legami con i popoli della
costa siriaca del Mediterraneo. Solo nella II metà del II millennio a.C. si
dedicarono a un'attività marinara regolare, svolgendo, con i principati
costieri di Biblo e Tiro, una funzione di intermediazione
tra l'Egitto e la Mesopotamia.
Lo sconvolgimento provocato nel Mediterraneo
dai “Popoli del mare” attorno al 1200
a.C., favorì l'espansione economica e commerciale dei Fenici, soprattutto delle
città di Tiro e Sidone.
In seguito vennero create colonie
in Spagna e Africa, tra cui Cartagine e Tartesso. I Fenici esercitarono in
questo periodo anche un'egemonia culturale che portò alla diffusione del loro alfabeto.
L'ascesa della potenza assira
interruppe lo sviluppo della civiltà fenicia. Nel 675 a.C. cadde Sidone, mentre
Tiro dovette sottomettersi a Babilonia un secolo dopo.
Sotto il dominio persiano la
Fenicia fu trasformata in provincia imperiale.
Quando Alessandro Magno conquistò
la regione, Tiro cercò di resistere ma, dopo un lungo assedio, capitolò nel 332
a.C.
Laboratorio
1.
Chi sono e da dove venivano gli Indoeuropei?
2.
Stampa una carta
fisica dell’Eurasia. Con l’aiuto dei pastelli, colora le aree delle tre ondate
migratorie degli Indoeuropei denominandole col nome delle tribù.
3.
Individua su questa carta,
l’area occupata originariamente dagli Indoeuropei.
4.
Che cosa significa
antisemitismo e quando nasce?
5.
Che cos’è il Decreto
di Telipinus e che significato ha secondo te?
6. Che cos’è il Pentateuco
e come è composto?
7. Chi sono
gli Zeloti?
8.
La storia della comunicazione scritta parte
da molto lontano: dal disegno al segno. In cosa consiste la novità dell’alfabeto
fenicio rispetto alle altre forme di scrittura che hai incontrato fino ad ora?
[1] Gli Indoeuropei erano un popolo che ebbe in comune la
cultura, la religione, l’etnia e la lingua.
Tra il 4500 ed il I millennio a. C, con ondate
migratorie successive, colonizzarono gran parte dell’Asia centro-meridionale e
dell’Europa.
Sembra che la regione d’origine degli Indoeuropei
fosse nelle pianure della Russia meridionale e che ad essi sia riconducibile la
cultura dei Kurgan che
si sviluppò in quell’area fra il 5000 ed il 3000 a. C..
L’unità di origine dei popoli Indoeuropei, venne
evidenziata con l’aiuto delle scienze moderne nel corso del XIX secolo.
Inizialmente con la linguistica, con l’ausilio della filologia comparata, che
riuscì a dimostrarlo; in seguito, con la stessa disciplina si riuscì a
stabilire con una certa sicurezza, l’ordine e la successione delle diverse
migrazioni effettuate da questi popoli.
Con la mitologia, si riuscì a dare un nuovo
impulso alle varie teorie sulle origini storiche degli Indoeuropei. Nelle
differenti culture si trovavano dispersi, miti, leggende e simboli, collegati
tra loro da una fonte comune, un semplice concetto primitivo dal quale
derivarono.
Le lingue di origine indoeuropea formano il
gruppo di lingue più diffuse nel mondo. Di questa grande famiglia fanno parte
le lingue celtiche, germaniche, italiche, slave, baltiche, indoiraniche ed in
più un gruppo di lingue più isolate come il greco, l’albanese e l’armeno, alle
quali sono da aggiungere due sottogruppi linguistici oggi estinti: le lingue
anatoliche, che erano quelle parlate dagli Ittiti e il tocarico,
parlato nel Turkestan cinese.
L’estensione primaria di queste lingue, copre
quasi tutto il continente europeo ed una buona parte dell’Asia.
Esse sono flessive, tutte con declinazione
nominale e sistema verbale articolati.
Tre furono le ondate migratorie:
1.
la prima, avvenuta verso il 2000 a. C:, spinse
verso sud gli Ittiti ed
i Greci. I
primi fondarono un grande impero nell’Asia Minore, mentre i secondi si
diffusero progressivamente nei territori estremi della penisola balcanica e
nelle isole del Mar Egeo.
2.
Nel corso della seconda ondata, alcuni gruppi si
spinsero fino all’India e alla Persia, formando i popoli Indiani, Medi e Persiani.
3.
La terza ondata migratoria di popoli Indoeuropei,
interessò l’Europa occidentale e meridionale ed interessò i Veneti, i Latini, gli Osci, gli Umbri, gli Illiri ed i Celti.
Secondo recenti teorie, il luogo d’origine di
questi popoli era compreso tra il basso corso del fiume Volga, il Mar Caspio,
il lago Aral e l’alto corso dello Jenisej.
Gli Indoeuropei erano quindi stanziati
originariamente nelle steppe e nelle grandi foreste russe ed avevano una
carnagione piuttosto chiara, dovuta al clima rigido della regione. La loro
società si divideva in tre categorie: i guerrieri, i sacerdoti e i lavoratori;
quest’ultima classe era composta dai più deboli e dagli appartenenti ai popoli
vinti ridotti in una specie di schiavitù.
In guerra erano soliti utilizzare l’ascia in
ferro ed il carro da combattimento. Nei paesi mediterranei occupati, il preesistente
matriarcato venne sostituito dal patriarcato. Per quanto concerneva la
religione, gli Indoeuropei avevano il culto degli agenti atmosferici, del
cielo, della luna, del sole, degli alberi e dei boschi.
Il ruolo di queste divinità consisteva nel dominio
del clima ed era quindi collegato direttamente all’agricoltura e
all’allevamento, le due principali attività dei popoli di quel periodo storico.
I Romani, con le loro conquiste contribuirono
secoli più tardi, ad estendere la diffusione della lingua indoeuropea in una
buona parte del mondo conosciuto.
[2] Semiti – E’ la definizione moderna di un gruppo di popolazioni
linguisticamente affini attestate, dalla prima metà del III millennio a. C.
fino a oggi, in un'area compatta comprendente la Penisola Arabica, la
Siria-Palestina, la Mesopotamia. Fuori di quest'area le genti semitiche si sono
diffuse solo per processi storici più o meno recenti (per esempio
colonizzazione fenicia nel Mediterraneo; la diaspora ebraica in Europa dopo la
distruzione del Tempio; l’espansione arabo-islamica).
La
definizione di Semiti deriva dalla “tavola dei popoli” (Genesi cap. X) che
riunisce come figli di Sem gli eponimi di alcuni popoli fra cui Assur, Aram e
Arpaksad (antenato di Abramo).
I popoli
semitici sono suddivisi in tre gruppi:
1. Semiti orientali, cioè Assiro-Babilonesi (o Accadi);
2. Semiti nordoccidentali, cioè gli
Amorrei del III-II millennio poi suddivisi in Cananei (Fenici, Ebrei e altri) e
Aramei;
3. Semiti sudoccidentali, cioè gli
Arabi (dialetti nordarabici e sudarabici) e gli Etiopi (lingue etiopiche).
Si è
sempre creduto che i Semiti fossero nomadi e che il processo di dispersione dei
popoli semitici fosse in sostanza dovuto a una serie di invasioni nomadiche con
susseguente sedentarizzazione. In seguito però le opinioni sono mutate. Il
nomadismo non è più considerato modo di vita originario e si è messo in luce
che le più antiche genti semitiche vivevano in aree agricole o di frammistione
agricolo-pastorale. I nomadi semitici dell'Età del Bronzo, allevatori di pecore
e asini, sono piuttosto dei transumanti in stretto contatto coi villaggi
agricoli. Si esclude perciò che il deserto sia la “sede primitiva” e che
invasioni e sedentarizzazione siano i processi formativi dei popoli semitici.
Da ciò
consegue quanto sia illegittimo attribuire ai Semiti un'unità razziale e dei
tratti culturali distintivi. Il concetto di Semiti è puramente linguistico e la
lingua si trasmette per apprendimento e non per ereditarietà, e non
necessariamente coincide con la diffusione di altri elementi culturali.
Del resto
simili equivoci sono per lo più basati su problemi di convivenza senza
assimilazione degli Ebrei in Europa, problemi sfociati spesso in manifestazioni
di ostilità (antisemitismo) e comunque in una volontà di differenziazione.
[3] Il Pentateuco è il nome dei
primi cinque libri della Bibbia che secondo gli studiosi conservatori della
Bibbia furono scritti principalmente da Mosè. Sebbene i libri del Pentateuco di
per sé non identifichino con chiarezza l’autore, ci sono molti passaggi che li
attribuiscono a Mosè o che inducono a pensare se fossero le sue parole. Una
delle prove più evidenti che Mosè sia stato l’autore del Pentateuco è che Gesù
Stesso si riferisce a questa sezione dell’Antico Testamento come la "Legge
di Mosè". Nonostante ci siano altri versi nel Pentateuco che sembrano
essere stati aggiunti da qualcun altro la maggior parte degli studiosi
attribuisce la maggioranza di questi libri a Mosè. Anche se Giosuè, o qualcun
altro, avesse di fatto stilato i manoscritti originali, l’insegnamento e la
rivelazione possono essere ricondotti a Dio che parlava attraverso Mosè, e non
importa chi abbia in realtà scritto a penna le parole; l’autore definitivo è
Dio, e i libri sono comunque ispirati.
La parola "Pentateuco" viene da una combinazione
della parola greca penta, che significa "cinque,"
e teuchos, che può essere tradotto "rotolo."
La parola "pentateuco"
dunque si riferisce semplicemente ai cinque rotoli che comprendono la prima
delle tre divisioni del canone ebraico.
Conosciuta anche come la Torah,
che è una parola ebraica che significa "Legge," questi cinque libri
della Bibbia sono Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio.
Gli ebrei in generale hanno
suddiviso l’Antico Testamento in tre sezioni differenti: la Legge, i Profeti e
le Scritture.
La Legge o Torah contiene il
contesto storico della creazione e la scelta di Abramo e della nazione ebraica
come il Suo popolo eletto da parte di Dio. La Torah contiene anche la legge
data ad Israele sul Monte Sinai. La Scrittura si riferisce a questi cinque
libri con diversi nomi.
I cinque libri della Bibbia che
costituiscono il Pentateuco sono l’inizio della rivelazione progressiva di Dio
all’uomo.
In Genesi troviamo l’inizio della
creazione, la caduta dell’uomo, la promessa di redenzione, l’inizio della
civiltà umana e della relazione di alleanza tra Dio e il Suo popolo eletto,
Israele.
Il libro successivo è Esodo, che
riporta la liberazione da parte di Dio del Suo popolo del patto dalla schiavitù
e la sua preparazione per entrare in possesso della Terra Promessa che Dio gli
aveva preparato . Esodo racconta la liberazione di Israele dall’Egitto dopo 400
anni di schiavitù così come era stato promesso da Dio ad Abramo. Esodo riporta
il patto che Dio fa con Israele sul Monte Sinai, le istruzioni che dà per
costruire il tabernacolo, come pure i Dieci Comandamenti ed altre istruzioni su
come Israele avrebbe dovuto adorare Dio.
Levitico segue Esodo e sviluppa
le istruzioni su come il popolo del patto (Israele) doveva adorare Dio e
governarsi. Dopo il libro del Levitico viene quello di Numeri, che comprende
degli eventi importanti avvenuti durante i 40 anni in cui Israele vagava nel
deserto e dà istruzioni su come adorare Dio e vivere come Suo popolo del patto.
L’ultimo dei cinque libri che costituiscono
il Pentateuco è Deuteronomio. In Deuteronomio la Legge di Dio data sul Monte
Sinai viene ripetuta e spiegata. Quando Israele stava per iniziare un nuovo
capitolo della sua storia, Mosè gli ricordò i comandamenti di Dio e le
benedizioni che gli sarebbero state date obbedendo a Dio o le maledizioni che
sarebbero derivate dalla disobbedienza.
I cinque libri del Pentateuco
sono generalmente considerati libri storici perché riportano degli eventi
storici. Sebbene siano spesso chiamati la Torah o la Legge, in realtà
contengono molto di più che delle leggi. Forniscono una panoramica del piano di
redenzione di Dio e uno sfondo per tutto quello che poi segue nelle Scritture.
Come il resto dell’Antico Testamento, le promesse, i modelli e le profezie contenute
nel Pentateuco hanno la loro realizzazione finale nella persona e nell’opera di
Gesù Cristo.