Preludio
- La poesia Preludio che apre la raccolta Penombre,
costituisce il manifesto della poesia scapigliata.
- Praga vi descrive la crisi esistenziale propria
della generazione successiva al Romanticismo, che ha esaurito la sua
carica ideale e l’autore si fa interprete della nuova generazione di
poeti.
- La poesia è costituta da 8 quartine formate da
tre endecasillabi e un settenario, sostituito nelle strofe pari da un
quinario. La rima è alternata secondo lo schema ABAB, CDCD, ecc…
Noi
siamo figli dei padri ammalati[3];
aquile al tempo di mutar le
piume[4]
svolazziam muti, attoniti[5],
affamati,
sull'agonia di un nume[6].
Nebbia remota è lo splendor
dell'arca,
e già all'idolo d'or torna
l'umano,
e dal vertice sacro il
patriarca
s'attende invano[7];
s'attende invano dalla musa
bianca
che abitò venti secoli il
Calvario[8],
e invan l'esausta vergine
s'abbranca
ai lembi del Sudario[9]...
Casto poeta che l'Italia
adora[10],
vegliardo[11]
in sante visioni assorto,
tu puoi morir!... Degli Antecristi è
l'ora!
Cristo è rimorto[12]!
O nemico lettor[13],
canto la Noia,
l'eredità del dubbio e
dell'ignoto,
il tuo re, il tuo pontefice,
il tuo boia,
il tuo cielo, e il tuo loto[14]!
Canto litane[15]
di martire e d'empio;
canto gli amori dei sette
peccati[16]
che mi stanno nel cor, come
in un tempio,
inginocchiati.
Canto l' ebrezze dei bagni
d'azzurro[17],
e l'Ideale che annega nel
fango...
Non irrider, fratello[18],
al mio sussurro,
se qualche volta piango:
giacché più del mio pallido
demone[19],
odio il minio e la maschera
al pensiero[20],
giacchè canto una misera
canzone,
ma canto il vero!
[1] Penombre – Il maledettismo predomina
nella raccolta, Penombre del
1864, ma il poeta cerca anche il conforto nella sanità della Natura e
nel mondo familiare. Il linguaggio diventa volutamente esasperato, con l'uso di
termini brutalmente realistici: la raccolta scandalizzò il pubblico,
soprattutto quello dei salotti, contro cui Praga si scagliava spesso.
Le
liriche di questa raccolta segnano il momento più scapigliato e anticonformista
di Praga, toccando infatti tutti i temi caratteristici della corrente
milanese: il rifiuto della società contemporanea attraverso la consapevole
distruzione di se stesso, l'anticlericalismo, il gusto del macabro, le
deviazioni sessuali, la profanazione del sentimento d'amore romantico e
dell'immagine femminile idealizzata.
Il
linguaggio si fa più tormentato, meno comune e più aperto a termini brutalmente
realistici.
Assai forte è l'influsso di Baudelaire, apprezzato da Praga come
un modello di rivolta alla tradizione e, contemporaneamente, di aspirazione
alla perfezione artistica.
[2] Emilio Praga -
Nato a Gorla nel 1839 da un'agiata famiglia industriale, la sua condizione
sociale gli permise, tra il 1857 e il 1859, di compiere numerosi
viaggi in Europa, durante i quali trascorse lunghi soggiorni a
Parigi e si dedicò allo studio di Baudelaire, Victor
Hugo, Alfred de Musset e Heinrich Heine. A Parigi iniziò anche a
dipingere.
Tornato
a Milano, cominciò a frequentare gli ambienti della Scapigliatura, movimento culturale
sviluppatosi nell'Italia settentrionale dagli anni sessanta dell'Ottocento, e ne divenne
uno dei maggiori esponenti.
Nel 1862 pubblicò la raccolta Tavolozza.
Nel 1864 una seconda
raccolta Penombre.
Dopo
la morte del padre ed il conseguente dissesto finanziario dell'azienda
familiare, Praga non seppe adattarsi ad un lavoro regolare e si diede
all'alcool, abbandonandosi ad una vita disordinata, costellata spesso dall'uso
di sostanze stupefacenti. In questo, tra gli scapigliati, fu quello che visse
più autenticamente il modello del maledettismo incarnato da
Baudelaire.
La
separazione dalla moglie e poi il litigio con il figlio Marco nel
1873 accentuarono il suo malessere: morì in miseria, nel 1875, a soli 36
anni, distrutto dai propri vizi.
Postumi
furono pubblicati Trasparenze nel 1878 ed il romanzo Memorie
del presbiterio, che restò incompiuto ma fu successivamente completato
dall'amico Roberto Sacchetti:
l'opera, uscita a puntate su Il
Pungolo tra giugno e novembre
del 1877, e in volume nel 1881.
[3] figli…
ammalati: gli eredi della generazione romantica e di una cultura in crisi.
[4] aquile...
piume: le aquile sono capaci di spiccare il volo ma nel periodo della muta
sono incerte e timorose. Fuor di metafora, il poeta vuol dire che gli
scapigliati desiderano staccarsi dalla tradizione, ma non sono capaci di
individuare una meta precisa, un percorso autonomo e originale.
[5] attoniti:
sgomenti; affamati: desiderosi di ideali nuovi.
[6] sull’agonia di
un nume: mentre agonizza una divinità, che rappresenta gli ideali dell’età
precedente. Può essere un accenno a Manzoni (definito al v. 13 il casto poeta)
o allo spegnersi della fede in Dio.
[7] Nebbia...
invano: la metafora, con i riferimenti alla storia ebraica, indica
l’allontanamento dell’uomo dai valori religiosi in nome della logica economica:
la condizione del poeta è come quella degli Ebrei nel deserto, per i quali
l’Arca santa con le Tavole delle leggi date da Dio a Mosè è avvolta come in una
nebbia; così gli uomini si sono dati ad adorare il vitello d’oro (simbolo di
denaro e di corruzione), e invano si attende dalla vetta del Sinai il ritorno
del profeta.
[8] dalla musa...
Calvario: da parte della musa (la poesia religiosa, cristiana) che ha
abitato per venti secoli il colle dove fu innalzata la croce di Cristo.
[9] invan...
Sudario: la Musa, ormai stanca (esausta), si aggrappa inutilmente ai lembi
del Sudario, il lenzuolo in cui fu avvolto il corpo di Cristo. L’espressione,
dal tono polemico, significa che è inutile aggrapparsi ai simboli della civiltà
cristiana: la società si allontana sempre più dalla fede.
[10] Casto poeta: Manzoni, definito casto per la
sua religiosità e i suoi valori morali.
[11] vegliardo:
è un’indicazione oggettiva (Manzoni all’epoca era quasi ottantenne); l’età
avanzata conferisce al poeta autorevolezza e venerazione come maestro di poesia
cristiana e patriottica.
[12] degli
anticristi... rimorto: la società contemporanea è anticristiana: poiché
Cristo è morto per la seconda volta (condannato dalla religione del profitto) è
il momento dei nuovi scrittori atei. Nell’Apocalisse di Giovanni l’anticristo è
la personificazione del diavolo che alla fine della storia dell’umanità
combatterà contro Cristo e la Chiesa.
[13] nemico lettor: il lettore è definito nemico
perché appartiene a quel ceto borghese incapace di comprendere la nuova poesia
degli scapigliati.
[14] Noja...
loto: l’ennui o spleen, cioè il senso angoscioso di vuoto, è uno dei temi di
Baudelaire. La noia deriva (eredità) dal dubbio e dalla perdita di certezze,
essa domina (re… pontefice) e al tempo stesso tormenta (boja) il poeta e lo
spinge sia verso mete elevate (cielo) sia verso la degradazione (loto
[15] litane...
d’empio: il poeta canta sia le preghiere (litane significa letteralmente
“litanie”) dei martiri (perché tormentato dal bisogno di ideali) sia quelle dei
bestemmiatori (perché nega ogni fede).
[16] sette peccati:
i sette peccati capitali della dottrina cattolica (superbia, avarizia,
lussuria, invidia, gola, ira, accidia).
[17] bagni d’azzurro: gli slanci verso l’ideale,
di cui il cielo è simbolo.
[18] fratello:
il lettore prima nemico (v. 17) ora è fratello, nel senso che la borghesia vive
la stessa crisi di certezze del poeta, ma la nega ipocritamente (invece il
poeta le si ribella).
[19] mio… demone: è il demone del dubbio e del
tormento interiore.
[20] il minio… pensiero: il poeta, ancor più del demone della noia, odia il
belletto (minio) e la maschera, ossia le ipocrisie e le convenzioni sociali,
che impediscono di osservare la realtà nel suo vero aspetto.
Il poeta dice che la sua generazione + figlia degli eredi del Romanticismo, aquile affamate che spiccano il volo sull'agonia di un dio, l'uomo si allontana dai valori religiosi.
RispondiEliminaLa poesia religiosa ha abitato per venti secoli il colle Calvario e si abbraccia ai lembi del Sudario, è arrivata l'ora degli anticristi perchè Cristo è morto di nuovo
[Vittorio Saggese, Vincenzo Matrone, Raffaele Afeltra, Michelangelo La Mura, Michele Ingenito, Mario Elefante II B]