Riflessioni
sulla lingua. Complemento di paragone –
Il complemento di paragone indica il secondo termine di un confronto.
Risponde alla
domanda: di chi?, dopo il comparativo di maggioranza o minoranza; come? quanto?
dopo un comparativo[1].
Riflessioni
sulla lingua. Complemento partitivo -
Il complemento partitivo, è il complemento che indica l’insieme di cui fa parte
l’elemento di cui si parla.
Il complemento
risponde alle domande: tra chi? tra che cosa? all’interno di quale insieme?
Es:. Il lupo era
il più cattivo degli abitanti del bosco
Es:. Chi
di voi non ha mai sentito la favola di Cappuccetto Rosso?
·
un
sostantivo che indica una quantità.
Es:. Una parte di noi non accettò la proposta.
·
un
pronome numerale.
Es.: A caso verranno scelti quattro fra i
partecipanti.
·
un
aggettivo superlativo relativo.
Es.: La balena è il più grande tra i mammiferi
marini.
·
un
pronome interrogativo.
Es.:Quale delle
seguenti parole è un avverbio?
·
un
pronome indefinito.
Es.: Ciascuno dei membri del circolo riceverà
l’invito.
Può essere
introdotto dalle preposizioni “di”, “tra” e “fra”.
Riflessioni
sulla lingua. Proposizioni comparative – Le
proposizioni comparative sono quelle proposizioni che contengono un confronto
con la reggente, compiono cioè il medesimo ufficio del complemento di paragone;
perciò si distinguono in comparative di
uguaglianza, di maggioranza e minoranza.
Esse sono quasi
sempre esplicite, eccetto quelle rette da piuttostoche.
Es.: Voglio
studiare piuttostoche giocherellare.
Le proposizioni
comparative sono collegate alla reggente dalle espressioni: più (meno)... che, più (meno)... di quanto, più
(meno)... di quello che, ecc.; al posto di più può esserci meglio,
al posto di meno può esserci peggio. Usano l’indicativo e il
congiuntivo.
Es.: Il mio
nuovo vestito è più elegante di quanto
pensassi. (Proposizione subordinata comparativa di maggioranza).
Es.: È un libro meno interessante di quanto pensassi.
(Proposizione subordinata comparativa di minoranza).
Es.: Ho lavorato
più di quanto mi fosse consentito.
(Proposizione subordinata comparativa di uguaglianza).
Educazione letteraria L’esplicitazione delle figure
retoriche di significato - Ogni volta che
si usa la lingua, allontanandosi dall’uso standard per ottenere un effetto di
maggiore efficacia si dice che si usa una figura:
essa è quindi l’uso della lingua in modo più o meno distante dall’uso standard.
Lo studio delle
combinazioni possibili e degli effetti determinati da un uso lontano da quello
standard fu iniziato dai Greci nel sec. V a.C.; i Greci chiamarono retorica
(l’arte del dire) questa disciplina.
Le più comuni
figure retoriche del significato sono:
- Allegoria[2]
- antitesi[3],
- Ellissi[4]
- Eufemismo[5]
- Iperbole[6]
- litote[7]
- metafora[8]
- metonimia[9]
- ossimoro[10]
- personificazione[11]
- Preterizione[12]
- Prosopopea[13]
- Similitudine[14]
- Sineddoche[15].
- sinestesia[16]
La leggenda di Teodorico a. D. 526
Da Rime Nuove di Giosuè Carducci
·
Teodorico, Re degli Ostrogoti, della famiglia degli Amali, è
spesso definito “il Grande” per distinguerlo da altri re dei Goti e dei Franchi
che ebbero lo stesso nome. Egli ebbe tre sedi o Palazzi Reali: in Verona, in
Ravenna e in Pavia.
·
Nel Medioevo la fortuna di questo re d’Italia fu vasta: egli
fu considerato il massimo eroe del periodo delle grandi migrazioni. La sua vita
è passata nel mito e nella leggenda, con tre cicli narrativi distinti:
Teodorico e Ermanarico, le gesta di Teodorico, la sua fine. Il nucleo della
vicenda di Ermanarico e Teodorico è pressappoco questo: Teodorico, cacciato
dallo zio Ermanarico e fugge in esilio. Si rifugia alla corte del re unno Etzel
(Attila), con l’aiuto del quale intraprende diversi tentativi di riconquista
che falliscono. Dopo trent’anni riesce a tornare in possesso della sua terra.
La leggenda che mette insieme personaggi di epoche diverse (Ermanarico morì nel
375, Attila nel 453), è l’impresa principale della vita di Teodorico: la
fondazione di un regno in Italia.
·
Le gesta di Teodorico, per molti versi simile al ciclo di re
Artù, vertono su combattimenti favolosi che del re-eroe contro gli avversari
più diversi, per lo più esseri soprannaturali, come giganti e draghi. Le
composizioni poetiche tedesche relative a questo ciclo sono per lo più
ambientate sulle montagne dell’Alto Adige.
·
Un’opera letteraria di particolare rilievo è la
“Thidrekssaga”, databile verso il 1250, la lunga “saga di Teodorico”, una
specie di biografia completa e allargata, realizzata probabilmente in Norvegia,
ma su materiali di origine tedesca. La narrazione vuole che, dopo la giovinezza
e la sua educazione presso Ildebrando, Teodorico si rifugi in esilio da Attila
(che tiene corte in Germania). Egli combatte poi contro Ermanrico e rientra a Roma.
·
Nel 524 il re ostrogoto Teodorico fece giustiziare Severino
Boezio, già suo consigliere particolare, perché coinvolto con il padre, lo zio
e altri personaggi di corte in una congiura - vera o supposta - contro
Teodorico stesso. Simmaco, suocero di Boezio, fu travolto nella stessa sua
disgrazia e messo a morte nel 525 per ordine di Teodorico. Noto per la sua
vastissima cultura, fu autore di una Historia romana, oggi perduta.
·
I contrasti alla corte ostrogota, tra i nobili romanici e il
gruppo dirigente ostrogoto causarono molti odi al giovane re Teodorico, tanto
che la sua morte è misteriosa e ammantata di diverse leggende. Una leggenda pavese vuole che il
fantasma di Boezio si aggirasse per i luoghi della sua esecuzione, con la
propria testa sotto il braccio.
·
Una leggenda, raccolta da Procopio verso il 550, racconta
che, durante un pranzo di corte, la vista di un piatto di portata con la testa
un grosso pesce che aveva gli occhi vitrei fuori delle orbite ricordasse al re
Teodorico il tipo di morte inflitto al suo consigliere Simmaco e che il re,
sconvolto da tale visione, cadesse a sua volta morto per improvviso
soffocamento. L’Anonimo Valesiano
lo fa morire di diarrea per punizione divina, dopo tre giorni di atroci
sofferenze, proprio come era accaduto ad Ario, ii fondatore della setta eretica
cui Teodorico aderiva.
·
La Thidrekssaga racconta che, visto un bellissimo cervo nelle
vicinanze della reggia, il re ordinò di condurgli cavallo e cani. Ma ecco che
scorse a poca distanza un cavallo nero mai vista prima, già sellato. Teodorico
gli saltò in groppa e iniziò a cavalcare freneticamente verso l’ignoto,
tentando invano di smontare. Il cavallo era il diavolo in persona, che lo aveva
rapito. A questa versione si è attenuto Giosue Carducci nella sua Leggenda di Teodorico.
Nei suoi Dialoghi papa Gregorio Magno (540-604 ca.) riferisce che Teodorico
precipitò nel cratere delI’Etna, spinto dalle sue vittime Boezio e Simmaco, cui
l’autore aggiunge, non sappiamo quanto a ragione, il pontefice Giovanni.
1.
Su
'l castello di Verona
batte il sole a mezzogiorno,
da la Chiusa al pian rintrona[1]
solitario un suon di corno,
mormorando per l'aprico[2]
verde il grande Adige va;
ed il re Teodorico[3]
vecchio e triste al bagno sta.
batte il sole a mezzogiorno,
da la Chiusa al pian rintrona[1]
solitario un suon di corno,
mormorando per l'aprico[2]
verde il grande Adige va;
ed il re Teodorico[3]
vecchio e triste al bagno sta.
2.
Pensa
il dí che a Tulna ei venne
di Crimilde[4] nel conspetto
e il cozzar di mille antenne
ne la sala del banchetto,
quando il ferro d'Ildebrando[5]
su la donna si calò
e dal funere nefando[6]
egli solo ritornò[7].
di Crimilde[4] nel conspetto
e il cozzar di mille antenne
ne la sala del banchetto,
quando il ferro d'Ildebrando[5]
su la donna si calò
e dal funere nefando[6]
egli solo ritornò[7].
3.
Guarda
il sole sfolgorante
e il chiaro Adige che corre,
guarda un falco roteante
sovra i merli de la torre;
guarda i monti da cui scese
la sua forte gioventù,
ed il bel verde paese[8]
che da lui conquiso[9] fu.
e il chiaro Adige che corre,
guarda un falco roteante
sovra i merli de la torre;
guarda i monti da cui scese
la sua forte gioventù,
ed il bel verde paese[8]
che da lui conquiso[9] fu.
—
Sire, un cervo mai sì bello
non si vide a l'età nostra[12].
Egli ha i piè d'acciaro a smalto,
ha le corna tutte d'òr.—
Fuor de l'acque diede un salto
il vegliardo cacciator.
non si vide a l'età nostra[12].
Egli ha i piè d'acciaro a smalto,
ha le corna tutte d'òr.—
Fuor de l'acque diede un salto
il vegliardo cacciator.
5.
I
miei cani, il mio morello[13],
il mio spiedo[14] — egli chiedea;
e il lenzuol quasi un mantello
a le membra si avvolgea.
I donzelli ivano[15]. In tanto
il bel cervo disparí,
e d'un tratto al re da canto
un corsier[16] nero nitrí.
il mio spiedo[14] — egli chiedea;
e il lenzuol quasi un mantello
a le membra si avvolgea.
I donzelli ivano[15]. In tanto
il bel cervo disparí,
e d'un tratto al re da canto
un corsier[16] nero nitrí.
6.
Nero
come un corbo vecchio,
e ne gli occhi avea carboni.
Era pronto l'apparecchio[17],
ed il re balzò in arcioni[18].
Ma i suoi veltri ebber timore
e si misero a guair[19],
e guardarono il signore
e no 'l vollero seguir.
e ne gli occhi avea carboni.
Era pronto l'apparecchio[17],
ed il re balzò in arcioni[18].
Ma i suoi veltri ebber timore
e si misero a guair[19],
e guardarono il signore
e no 'l vollero seguir.
7.
In
quel mezzo il caval nero
spiccò[20] via come uno strale
e lontan d'ogni sentiero
ora scende e ora sale:
via e via e via e via,
valli e monti esso varcò.
Il re scendere vorría[21],
Ma staccar non se ne può.
spiccò[20] via come uno strale
e lontan d'ogni sentiero
ora scende e ora sale:
via e via e via e via,
valli e monti esso varcò.
Il re scendere vorría[21],
Ma staccar non se ne può.
8.
Il
più vecchio ed il più fido
lo seguía de' suoi scudieri,
e mettea d'angoscia un grido
per gl'incogniti[22] sentieri:
— O gentil re de gli Amali[23],
ti seguii ne' tuoi be' dí[24],
ti seguii tra lance e strali,
Ma non corsi mai cosí.
lo seguía de' suoi scudieri,
e mettea d'angoscia un grido
per gl'incogniti[22] sentieri:
— O gentil re de gli Amali[23],
ti seguii ne' tuoi be' dí[24],
ti seguii tra lance e strali,
Ma non corsi mai cosí.
9.
Teodorico
di Verona,
dove vai tanto di fretta?
Tornerem, sacra corona,
a la casa che ci aspetta? —
— Mala bestia è questa mia,
mal cavallo mi toccò:
sol la Vergine Maria
sa quand'io ritornerò. —
dove vai tanto di fretta?
Tornerem, sacra corona,
a la casa che ci aspetta? —
— Mala bestia è questa mia,
mal cavallo mi toccò:
sol la Vergine Maria
sa quand'io ritornerò. —
10.
Altre
cure[25]
su nel cielo
ha la Vergine Maria:
sotto il grande azzurro velo
Ella i martiri covría[26],
Ella i martiri accoglieva
de la patria e de la fé[27];
e terribile scendeva
Dio su 'l capo al goto re.
ha la Vergine Maria:
sotto il grande azzurro velo
Ella i martiri covría[26],
Ella i martiri accoglieva
de la patria e de la fé[27];
e terribile scendeva
Dio su 'l capo al goto re.
11.
Via
e via su balzi e grotte
va il cavallo al fren ribelle:
ei s'immerge ne la notte,
ei s'aderge[28] in vèr'[29] le stelle.
Ecco, il dorso d'Appennino
fra le tenebre scompar,
e nel pallido mattino
mugghia a basso il tosco[30] mar.
va il cavallo al fren ribelle:
ei s'immerge ne la notte,
ei s'aderge[28] in vèr'[29] le stelle.
Ecco, il dorso d'Appennino
fra le tenebre scompar,
e nel pallido mattino
mugghia a basso il tosco[30] mar.
12.
Ecco
Lipari, la reggia
di Vulcano ardua[31] che fuma
e tra i bòmbiti[32] lampeggia
de l'ardor[33] che la consuma:
quivi giunto il caval nero
contro il ciel forte springò[34]
annitrendo; e il cavaliero
nel cratere inabissò.
di Vulcano ardua[31] che fuma
e tra i bòmbiti[32] lampeggia
de l'ardor[33] che la consuma:
quivi giunto il caval nero
contro il ciel forte springò[34]
annitrendo; e il cavaliero
nel cratere inabissò.
13.
Ma
dal calabro confine
che mai sorge in vetta al monte?
Non è il sole, è un bianco crine;
non è il sole, è un'ampia fronte
sanguinosa, in un sorriso
di martirio e di splendor:
di Boezio[35] è il santo viso,
del romano senator.
che mai sorge in vetta al monte?
Non è il sole, è un bianco crine;
non è il sole, è un'ampia fronte
sanguinosa, in un sorriso
di martirio e di splendor:
di Boezio[35] è il santo viso,
del romano senator.
LAVORIAMO SUL TESTO
Lessico
1.
Individua gli scarti linguistici presenti nel testo e, per
ciascuno scarto, dopo averlo classificato, indicane la definizione, dopo
un’accurata scelta nel vocabolario.
2.
Nel brano l'autore fa ricorso a termini letterari,
aulici, poetici. Individuali e spiegane significato e valore.
Sintassi
1.
Dal punto di vista sintattico, prevalgono costruzioni
difficili, elaboratissime, o espressioni colloquiali? Una volta individuata la prevalenza, spiegane
le motivazioni.
2.
Individua
e trascrivi tutte le figure sintattiche presenti nel testo ricostruiscile
sintatticamente svolgine l’analisi logica e spiega eventualmente la loro
finzione.
Struttura
3.
In
quante parti può essere divisa la poesia?
4.
Individua
i nuclei delle singole parti, e, individuandone la natura, riassumi in poche
parole ciascun nucleo.
Analisi del
testo
5.
Il testo fa leva principalmente su descrizioni, su
ragionamenti, su emozioni? Argomenta la tua risposta indicando come e perché.
6.
A
quale genere letterario appartiene il testo? A quale sottogenere letterario
appartiene il testo? Rispetto alla
definizione tradizionale del genere letterario o del sottogenere, che cosa mantiene
e che cosa trasforma?
7.
Quali
sono nel testo le figure del significato (metafora,
similitudine, allegoria, metonimia, sineddoche, personificazione, antitesi,
ossimoro, litote, iperbole sinestesia)
ed in quali versi compaiono?
8.
Le
figure retoriche utilizzate sono ricercate, letterarie, oppure fanno
riferimento alla realtà quotidiana della situazione descritta e sono
caratterizzate dalla concretezza.
LAVORIAMO SULLE IMMAGINI
[1]L’aggettivo qualificativo - I concetti
espressi dagli aggettivi qualificativi e da molti avverbi possono essere
soggetti a una gradazione per meglio esprimere una certa intensità espressiva.
La
grammatica ha codificato tre tipi di gradazioni:
·
grado
positivo, in cui la qualità è espressa senza indicazione di quantità o
intensità;
·
grado
comparativo, in cui la gradazione intensiva è messa a confronto con un altro
termine di paragone o con un’altra qualità posseduta dal soggetto;
·
grado
superlativo, in cui la gradazione intensiva è espressa al suo massimo in senso
assoluto o relativo:
Grado positivo
|
Daniela è elegante.
|
Grado comparativo
|
Daniela è più elegante di Marta.
Daniela è meno elegante di Marta. Daniela è elegante quanto Marta. |
Grado superlativo
|
Daniela è elegantissima.
Daniela è la più elegante del gruppo. |
Il comparativo -
Il
grado comparativo dell’aggettivo serve per esprimere un confronto fra due
termini, in relazione a una qualità possedute da entrambi o in relazione a
qualità diverse da un unico termine.
Es.:
La mia amica Valeria è più paziente di
me.
Es.:
L’ ippopotamo è più vorace che veloce.
Gli
elementi messi a confronto sono chiamati primo e secondo termine di paragone.
Il
comparativo può essere di tre tipi:
·
comparativo di
maggioranza,
quando il primo termine di paragone possiede la qualità indicata dall’aggettivo
in misura maggiore rispetto al secondo termine di paragone. L’aggettivo, in
questo caso, è introdotto da più, il
secondo termine di paragone da di o che:
Es.:
Miriam è più alta di Luisa.
Es.:
Sono più esperto di prima.
Es.:
Sono più stanchi che affamati.
·
comparativo di
minoranza,
quando il primo termine di paragone possiede la qualità indicata dall’aggettivo
in misura minore rispetto al secondo termine di paragone. L’aggettivo, in
questo caso, è introdotto da meno, il
secondo termine di paragone da di o che:
Es.:
Miriam è meno alta di Luisa.
Es.:
Carla è meno studiosa che intelligente.
·
comparativo di
uguaglianza,
quando la qualità espressa dall’aggettivo è presente in misura uguale nei due
termini di paragone. In questo caso l’aggettivo è introdotto da tanto o così (espressi o sottintesi), il secondo termine di paragone
indifferentemente da quanto o come:
Es.:
Miriam è (tanto) alta quanto Luisa.
Es.:
Simona è (così) simpatica come te.
Il
superlativo -
L’aggettivo qualificativo è di grado superlativo quando esprime una qualità
posseduta al massimo livello.
Il
grado superlativo può essere di due tipi: relativo o assoluto.
Superlativo relativo - Il superlativo
relativo esprime una qualità posseduta al massimo o al minimo grado, stabilendo
un confronto fra l’unità e un gruppo di persone o cose (secondo termine di
paragone).
Il
superlativo relativo si ottiene premettendo all’aggettivo l’articolo
determinativo assieme agli avverbi più o meno (la più dolce, il meno
volenteroso).
Il
secondo termine, che può essere anche sottinteso, è introdotto da di, tra, fra.
A volte l’articolo determinativo si può trovare separato dagli avverbi più o
meno:
L’elefante è il
più grande di tutti gli animali.
Il treno meno
veloce (di tutti) è l’accelerato.
Superlativo assoluto - Il superlativo
assoluto degli aggettivi esprime una qualità posseduta al massimo grado dal
nome cui si riferisce, senza alcun paragone con altre grandezze. Esso si può
formare in vari modi:
·
aggiungendo
all’aggettivo di grado positivo il suffisso -issimo, -a, -i, -e
(alto/altissimo, stanco/stanchissimo);
·
premettendo
all’aggettivo di grado positivo avverbi come molto, assai, oltremodo,
immensamente, incredibilmente, estremamente... (molto vivace, immensamente
ricco);
·
premettendo
all’aggettivo di grado positivo i prefissi arci-, stra-, super-, iper-, ultra-,
extra-, sovra- (arcinoto, stracarico, ipersensibile);
·
ripetendo
l’aggettivo di grado positivo due volte (forte forte, piano piano, svelto
svelto, zitto zitto);
·
rinforzando
l’aggettivo positivo con un altro aggettivo (nuovo fiammante, piena zeppo,
stanco morto)
·
rinforzando
l’aggettivo di grado positivo mediante tutto (tutto felice, tutta matta);
·
unendo
all’aggettivo di grado positivo le locuzioni quanto mai, oltre ogni dire, come
una campana, in canna (quanto mai intelligente, amabile oltre ogni dire, sordo
come una campana, povero in canna).
Comparativi e superlativi particolari - Per alcuni
aggettivi qualificativi, oltre alle normali forme di comparativo e di
superlativo, si usano anche speciali, in genere derivanti dal corrispondente
latino. Tra gli aggettivi che possiedono queste forme speciali ci sono:
grado positivo
|
grado comparativo di maggioranza
|
grado superlativo relativo
|
grado superlativo assoluto
|
Buono
|
più buono – migliore
|
il migliore
|
buonissimo – ottimo
|
Cattivo
|
più cattivo – peggiore
|
il peggiore
|
cattivissimo – pessimo
|
Grande
|
Più grande – maggiore
|
il maggiore
|
grandissimo – massimo
|
Piccolo
|
più piccolo – minore
|
il minore
|
piccolissimo - minimo
|
[2]Allegoria - L’allegoria è la figura retorica per cui
un concetto astratto è espresso attraverso un’immagine concreta: in essa, come
nella metafora, vi è la sostituzione
di un oggetto ad un altro ma, a differenza di quella, l’accostamento non è
basato su qualità evidenti o sul significato comune del termine, bensì su un
altro concetto che spesso attinge al patrimonio di immagini condivise della società.
Essa opera comunque su un piano superiore rispetto al visibile e al primo
significato: spesso l’allegoria si appoggia a convenzioni di livello filosofico
o metafisico.
Es.:
Ed ecco, quasi al cominciar de l’erta,
una lonza leggiera e presta molto,
che di pel macolato era coverta;
e non mi si partia dinanzi al volto,
anzi ‘mpediva tanto il mio cammino,
ch’i’ fui per ritornar più volte vòlto.
Temp’ era dal principio del mattino,
e ‘l sol montava ‘n sù con quelle stelle
ch’eran con lui quando l’amor divino
mosse di prima quelle cose belle;
sì ch’a bene sperar m’era cagione
di quella fiera a la gaetta pelle
l’ora del tempo e la dolce stagione;
ma non sì che paura non mi desse
la vista che m’apparve d’un leone.
Questi parea che contra me venisse
con la test’ alta e con rabbiosa fame,
sì che parea che l’aere ne tremesse.
Ed una lupa, che di tutte brame
sembiava carca ne la sua magrezza,
e molte genti fé già viver grame,
questa mi porse tanto di gravezza
con la paura ch’uscia di sua vista,
ch’io perdei la speranza de l’altezza.
una lonza leggiera e presta molto,
che di pel macolato era coverta;
e non mi si partia dinanzi al volto,
anzi ‘mpediva tanto il mio cammino,
ch’i’ fui per ritornar più volte vòlto.
Temp’ era dal principio del mattino,
e ‘l sol montava ‘n sù con quelle stelle
ch’eran con lui quando l’amor divino
mosse di prima quelle cose belle;
sì ch’a bene sperar m’era cagione
di quella fiera a la gaetta pelle
l’ora del tempo e la dolce stagione;
ma non sì che paura non mi desse
la vista che m’apparve d’un leone.
Questi parea che contra me venisse
con la test’ alta e con rabbiosa fame,
sì che parea che l’aere ne tremesse.
Ed una lupa, che di tutte brame
sembiava carca ne la sua magrezza,
e molte genti fé già viver grame,
questa mi porse tanto di gravezza
con la paura ch’uscia di sua vista,
ch’io perdei la speranza de l’altezza.
Qui
le tre fiere rappresentano tre mali che turbano l’animo dell’uomo: la superbia
e la violenza (leone), l’avarizia e la cupidigia (lupa), l’avidità o per alcuni
la lussuria (lonza).
[3]Antitesi – l’antitesi
è l’accostamento di concetti opposti per significato, espressi da sintagmi
diversi.
Es.: Nel
tuo giro inquieto ormai lo stesso
sapore ha miele e assenzio
(l’assenzio è un liquore che si ottiene
dalla pianta assenzio: ha sapore
amaro)
Es.: Tutto
ei provo: la gloria
maggior dopo il periglio
la fuga e la vittoria
la reggia e il triste esiglio;
Il
seguente verso di Dante è un esempio di come si possa “lavorare” con l’antitesi ed ottenere effetti ad incastro
Es.:
Amor condusse noi ad una morte
amor e morte sono opposti per significato
(l’amore dà la vita) e sono prima ed ultima parola del verso; al centro del
verso si trovano noi e una opposti in quanto noi indica un plurale, mentre una indica
il singolare.
[4]Ellissi - L’ellissi consiste nell’omissione,
all’interno di una frase, di uno o più termini che sia possibile sottintendere.
È frequente nei proverbi e nelle sentenze
Es.:
A nemico che fugge, ponti d’oro.
Simile
all’ellissi è la frase nominale, molto ricorrente nel linguaggio giornalistico,
che consiste nella soppressione del verbo e nella trasmissione del suo
contenuto e di parte delle sue funzioni ad un sintagma nominale che resta
presente nella frase.
[5]Eufemismo - L’eufemismo consiste nell’uso di una
parola o di una perifrasi al fine di
attenuare il carico espressivo di ciò che si intende dire, perché ritenuto o
troppo banale, o troppo offensivo, osceno o troppo crudo.
Es.:
“questo piatto lascia a desiderare” per non dire che è ripugnante
“mordere
la polvere” per non dire essere in una posizione secondaria
“il caro nonno non è più tra noi” per attenuare una
proposizione di senso troppo crudo del tipo “il nonno è morto”
[6]Iperbole - L’iperbole è una figura retorica che
consiste nell’esagerazione nella descrizione della realtà tramite espressioni
che l’amplifichino, per eccesso o per difetto.
« quella
macchina, la desidero da morire! »
«il
prezzo del petrolio è schizzato alle stelle »
« ti
amo da morire »
«ti
stavo aspettando da una vita »
« vado
a fare quattro passi »
« ci
facciamo due spaghetti»
«perdere
quell’amichevole fu per noi una catastrofica sconfitta »
Dagli studiosi è stato messo in luce che l’iperbole
presuppone la buonafede di chi la
usa: non si tratta infatti di un’alterazione della realtà al fine di ingannare
ma, al contrario, allo scopo di dare credibilità al messaggio, attraverso un
eccesso nella frase che imprima nel destinatario il concetto che si vuole
esprimere.
[7]Litote - La litote consiste nel dare un
giudizio usando il termine contrario preceduto dalla negazione.
Es.:
“Quell’uomo non è un genio”, per indicare che una persona è stupida.
La
litote può anche essere per così dire positiva.
Es.:
“questa non è una pessima idea” significa approvarla.
Generalmente però viene usata per rafforzare un giudizio
negativo, lasciando in superficie una versione che sembra più edulcorata.
[8]Metafora: la metafora
è il trasferimento di significato dal campo semantico di una parola al campo di
un’altra, per una caratteristica riscontrabile in entrambe le parole. Equivale
ad una operazione di intersezione, cioè l’operazione di riconoscere somiglianze
tenendo conto di differenze tra due o più classi (insiemi).
Es.:
O falce di luna
calante
Campo
semantico di falce: strumento, di ferro, a forma molto arcuata, ecc...
Campo
semantico di luna: satellite della Terra, ha un periodo di rivoluzione attorno
ad essa di 28 giorni; fasi lunari - i periodi di tempo nei quali la luna è
visibile/non visibile dalla Terra; la luna ha dapprima una forma arcuata, via
via meno arcuata fino a divenire piena (tutta visibile), poi diminuisce
riassumendo forma arcuata, infine non è più visibile –
Lo
strumento falce e la luna nella fase
calante hanno la stessa forma; allora invece di dire:”O luna calante che sembri
(sei arcuata come) una falce” si trasferisce la forma dalla falce alla luna
calante;
Es.:
Ridon or per le piagge erbette e fiori
Erbette: è un
diminutivo, fa pensare a erba nuova, quindi piccola.
Fiori: aprono la loro
corolla stimolati dai raggi solari.
Ridere: sta ad
indicare una reazione dell’essere umano di felicità.
Invece
di dire: erbette e fiori che sembrano uomini e donne che ridono felici, si
trasferisce il ridere ad erbette e fiori.
[9]Metonimia – La metonimia è il trasferimento di significato da una parola ad altra
con il seguente meccanismo:
a)
la
causa per l’effetto
b)
l’autore per l’opera
Es.:
leggere Manzoni
c)
il
produttore per il prodotto:
Es.:
un Martini,
un
Ferré
d)
il
proprietario per la cosa posseduta:
Es.:
Federico va a cento all’ora (ma è l’auto di Federico che raggiunge quella
velocità)
e)
il
patrono per la chiesa:
Es.:
messa in San Giovanni
f)
la
divinità per i suoi attributi o l’ambito di influenza:
Es.:
Cupido per l’amore,
Bacco per il vino
g)
i mezzi per lo scopo:
Es.:
compiere un ottimo lavoro
h)
il concreto per l’astratto e viceversa
Es:
gioia per persona che dà gioia
fortuna,
rovina per persone o cose che producono tali effetti
avere
fegato, cioè coraggio
l’umanità
per l’insieme di tutti gli uomini
i)
il
contenente per il contenuto:
Es.:
bere una bottiglia
j)
lo
strumento per chi lo usa:
Es.:
è un ottimo pennello
k)
il
fisico per il morale:
Es.:
avere un gran cuore
l)
il
luogo per gli abitanti:
Es.:
l’Italia per gli Italiani
m)
la
località di produzione per il prodotto:
Es.:
il Bordeaux
n)
la
marca per il prodotto:
Es.:
una FIAT,
un
Rolex
o)
il
simbolo per la cosasimboleggiata:
Es.:
armi per guerra,
alloro
per gloria poetica
p)
le
divise per indicare chi le porta:
Es.:
Camice Rosse per Garibaldini,
Rossoneri
per giocatori del Milan
i
Verdi per indicare un partito politico (antonomasia metonimica)
q)
la
sede per l’istituzione o l’organo di governo o l’industria-società:
Es.:
il Vaticano per il Papa
Palazzo
Chigi per il Presidente del Consiglio dei Ministri.
[10]Ossimoro - L’ossimoro la fusione di due concetti
opposti per significato in una immagine; si esprime tramite un solo sintagma
nel quali sono presenti parole opposte per significato o due sintagmi di cui il
secondo dipendente dal primo.
Es.:
Di questo son certo: io
son giunto alla disperazione
calma, senza sgomento
Il
sintagma nominale disperazionecalma è
formato da un nome disperazione che
sta ad indicare agitazioneal massimo
grado di intensità e da un aggettivo calma
il cui significato è l’opposto di disperazione.
Un piccolo
infinito scampanio
Nel
sintagma nominale indicato i due aggettivi attribuiti al nome sono tra loro
opposti per significato
il lampo che
candisce
alberi e muri e
li sorprende in quella
eternità
d’istante
Il
sintagma preposizionale d’istante dipende dal sintagma nominale eternità.
Antitesi e ossimori sono largamente usati anche
nella lingua standard, soprattutto dai titoli di giornali, nei titoli di film e
naturalmente dalla pubblicità.
[11]Personificazione - La
personificazione consiste nell’attribuzione di fattezze, comportamenti,
pensieri, tratti (anche psicologici e comportamentali) umani a qualcosa che
umano non è.
Oggetto
di personificazione può ben essere un oggetto inanimato, un animale, ma anche
un concetto astratto, come ad esempio la pace, la giustizia, la vendetta etc.
[12]Preterizione - La preterizione, nota anche come
paralessi, paralissi o paralipsi, è la figura retorica in cui si finge di non
voler dir nulla di ciò di cui si sta parlando.
Es.:
“Non
ti dico cosa mi è successo...”
“Quando
dico niente, o è niente, o è cosa che non posso dire.”
[13]Prosopopea - La prosopopea si ha quando si
attribuiscono qualità o azioni umane ad animali, oggetti, o concetti astratti.
Spesso questi parlano come se fossero persone. È una prosopopea anche il
discorso di un defunto.
Nel linguaggio comune è sinonimo di arroganza,
pomposità, boria
[14]Similitudine: la similitudine è l’accostamento tra due concetti tramite come, sembra, simile; equivale
ad un’operazione di mettere in corrispondenza, cioè l’operazione di confronto
fra elementi appartenenti a più insiemi (classi) in base a caratteristiche
prescelte o ad un’operazione di mettere in relazione, cioè l’operazione di
confronto fra elementi appartenenti allo stesso insieme (classe) in base a
caratteristiche prescelte.
Es:
Si sta come
d’autunno
sugli
alberi
le
foglie.
Soldati di G.
Ungaretti.
È
riconosciuta una somiglianza tra i soldati
del titolo e le foglie nella stagione
d’autunno. La somiglianza è lo stato di precarietà: per le foglie in autunno il
loro star per morire e per i soldati la possibilità sempre presente di morire.
Lo
stesso effetto può essere dato da una correlazione: così...come, tal...quale.
In questo caso si ha una comparazione.
Es.:
Come una pantera esce da forra profonda
[...]
così il figlio del nobile Antenore...
[15]Sineddoche: La sineddoche,
aspetto particolare della metonimia, è il trasferimento di significato da una
parola ad altra con il seguente meccanismo:
a)
il
tutto per la parte.
Es.:
l’Europa (i paesi dell’Unione) ha deliberato;
Italia batte Germania
2-0
(intendendo le rispettive squadre nazionali di calcio)
b)
la parte
per il tutto:
Es.:
tetto per casa, bocche (persone) da sfamare
c)
il
genere per la specie:
Es.:
felino per gatto,
mortali per uomini
d)
la
specie per il genere.
Es.:
pini per conifere,
pane per cibo
e)
il
plurale per il singolare:
Es.:
la servitù per un solo domestico
f)
il
singolare per il plurale.
Es.:
l’Italiano per gli Italiani
g)
la
materia per il prodotto (ma molti considerano questo caso una metonimia): ferro
per spada.
Es.:
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate
eran
le tue
Pupille (parte
dell’occhio) sta per il tutto, cioè occhio
h)
il
singolare per il plurale e viceversa
Es.: Sei
ancora quello della pietra e della fionda
uomo
del mio tempo
Uomo (il singolare)
sta per tutti gli uomini (il plurale)
i)
il
genere per la specie e viceversa.
Es.: O
animalgrazïoso e benigno
Animal (il genere) sta
ad indicare nel verso di Dante l’uomo
(la specie)
[16]Sinestesia – La sinestesia
è l’associazione di parole il cui significato si riferisce a sfere sensoriali
diverse
Es.:
La luce era gridata a perdifiato
La
luce riguarda la sfera sensoriale della vista; gridata fa riferimento alla
sfera sensoriale dell’udito.
Es.:
Pure i dorati silenzi ad ora ad ora
silenzi fa riferimento alla sfera uditiva, dorati fa
riferimento ad un colore, di conseguenza alla sfera visiva
[17] echeggia
[18] soleggiato
[19]Teodorico - Re degli Ostrogoti (454 – 526), figlio dell'amaloTeodomiro, re degli Ostrogoti; fu inviato dal padre come ostaggio a Costantinopoli (462-472) e crebbe a corte. Tornato in
patria, nel 474 succedette al padre, vinse i Sarmati e trasferì il suo popolo nella Mesia, regione balcanica corrispondente
approssimativamente alla odierna Serbia. Si batté poi per l'imperatore Zenone, ottenendo i titoli di patricius, magistermilitum e consul nel 484.
Nel 488 fu inviato da
Zenone con il suo popolo in Italia contro Odoacre che, deposto l'ultimo
imperatore d'Occidente nel 476, reggeva la penisola. Teodorico lo vinse
all'Isonzo nel 489, a Verona e a Pavia, assediandolo infine a Ravenna dove lo
costrinse alla resa e proditoriamente lo assassinò nel 493.
Teodorico cominciò quindi a regnare fissando la capitale a
Ravenna, ma risiedendo spesso a Verona, consolidò il suo potere anche sul Norico, la Rezia, la Pannonia e la Dalmazia. Forte del favore imperiale (nel 498 Anastasio I lo riconobbe patricius per l'Italia, Teodorico adottò una
politica di avvicinamento tra i Romani e gli Ostrogoti, affidando ai primi
l'amministrazione e riservando ai secondi l'attività militare.
Ammiratore della civiltà romana, si
circondò di consiglieri latini quali, Cassiodoro, Severino Boezio e si fece promotore di costruzioni e
restauri a Roma e a Ravenna.
Come legislatore, operò sotto
l'influsso del diritto romano.
Ariano di religione, fu
tuttavia molto conciliante coi cattolici. In politica estera mirò, con una
serie di matrimoni (in seconde nozze sposò Audifreda, sorella di Clodoveo re dei Franchi), a stringere
alleanze coi Visigoti, i Burgundi, i Vandali e i
Franchi, riuscendo a creare quasi una federazione di regni barbarici, su cui
esercitò un'azione moderatrice. La sua supremazia fu però compromessa dalla
politica espansionistica di Clodoveo a danno dei Visigoti, che dovettero
all'alleato Teodorico la conservazione dei loro domini in Spagna e nella Gallia
meridionale; in seguito anche la politica di conciliazione con l'elemento
romano, che aveva portato in Italia sensibile progresso economico, favorito
dalla sicurezza garantita dalle armi gote, naufragò.
Avendo l'imperatore Giustino I promosso la persecuzione degli ariani
nel 523, Teodorico sospettò segrete intese tra l'aristocrazia senatoria romana
e Bisanzio, ne condannò a morte i membri più insigni, Albino, Simmaco e Boezio,
e costrinse papa Giovanni I a recarsi a Costantinopoli per sostenere la causa
degli ariani presso l'imperatore. Ma poiché la persecuzione non cessò,
Teodorico imprigionò anche il papa, che morì in carcere nel 526.
Poco dopo il re morì esecrato dai
Romani e fu sepolto a Ravenna in un monumentale mausoleo.
[20]Crimilde è la
vera protagonista della Canzone dei Nibelunghi. È sorella di Gunther, re dei Burgundi,
sposa di Sigfrido,
poi di Attila, re degli Unni.
Fanciulla pura e delicata creatura dello spirito cortese-cavalleresco nella
prima parte del poema, in corrispondenza con la storia d'amore tra lei e
Sigfrido, dominata nella seconda dall'etica pagana germanica della vendetta,
Crimilde si trasforma nell'esecutrice spietata del fato che incombe sui
Nibelunghi.
[21]Ildebrando,
maestro d'armi di Teodorico,
impazzisce d'odio per la morte ingloriosa di Hagen e lo vendica, uccidendo a
sua volta Crimilde
[22] Scellerato, esecrabile, atroce
[23] Secondo la leggenda Teodorico fu
l’unico a scampare alla strage di Tulna voluta da Crimilde e compiuta da Attila
che la principessa burgunda aveva sposato.
[24] Si riferisce all’Italia
[25] Conquistato: lett. Conquistare,
vincere, soggiogare dal verbo conquidere
[28] Nella nostra epoca
[31] Lett andavano da ire
[32] Corsiero lett. Cavallo
da corsa o da battaglia; destriero.
[33]Qualsiasi
apparato meccanico predisposto per un particolare scopo. In questo caso tutto
l’apparato che rende il cavallo cavalcabile
[34] sella,
soprattutto nelle espressioni montare, balzare, saltare in arcione (o in
arcioni), salire in sella, montare a cavallo:
[37] vorrebbe
[38] sconosciuti
[39]Amali - Erano una delle dinastie
nobili dei Goti, considerati come i più valorosi tra i guerrieri e i
sovrani gotici. Stando ad una loro leggenda, gli Amali discenderebbero da un
antico eroe le cui gesta gli valsero il titolo di Amala (ossia "potente").
In seguito alla
divisione dei Goti in Visigoti ed Ostrogoti, avvenuta nel III
secolo, gli Amali divennero la dinastia reale degli
Ostrogoti, mentre i Balti lo furono per i Visigoti, sopravvalendo sui primi per
prestigio e potere. Alla morte di Teodato, avvenuta nel 536,
gli Amali si estinsero definitivamente.
[40] Nella giovinezza
[41] preoccupazioni
[42] copriva
[43] fede
[45] In ver: verso
[46] Toscano etrusco tirreno
[47] Difficile, pericolosa
[48] Vomiti, emissioni
[49] Calore intenso sprigionato dal
fuoco
[50] Spingare (non com.) dimenare
fortemente i piedi; tirare calci. Etimologia: dal
longobardo springan ‘saltare’.
[51]Anicio Manlio Boezio - Della nobile famiglia romanica Anicia, era stato console
nel 510 e poi aveva vissuto ai margini della vita politica sino al 522, anno in
cui accettò la carica di “magisterofficiorum”. L’anno seguente fu accusato di
alto tradimento e imprigionato nell’Agro Calvenzano, alle porte di Pavia.
Durante la prigionia, Boezio compose la celebre opera “De
consolatione philosophiae”. Nel 524, per ordine di Teodorico, fu giustiziato
(forse per strangolamento o per compressione della scatola cranica).
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