Benvenuti in Quaderni di Lettere di Massimo Capuozzo

Sono presenti in questo sito le mie lezioni di grammantologia nel corso degli anni collaudate sul campo. Per le parti riguardanti la Storia mi sono valso della collaborazione del Dott. Antonio Del Gaudio

lunedì 5 febbraio 2018

L'analisi del testo

L’ANALISI E IL COMMENTO DEL TESTO[1]

Esercizio 1 gli scarti linguistici e gli scarti culturali
1 – Individua gli scarti linguistici presenti nel testo e, per ciascuno scarto, indicane la definizione, dopo un’accurata scelta nel vocabolario.
2 –  Classifica gli scarti secondo la seguente tabella

arcaismi[2]
neologismi[3]
classicismi[4]
barbarismi[5]
dialettalismo[6]
tecnicismo[7]






























          
3 – Individua gli scarti culturali presenti nel testo, e per ciascuno scarto, indicane la definizione, dopo una ricerca o mediante inferenza[8].  

Esercizio 2. Comprensione complessiva
1 - Esponi a parole tue il contenuto del testo. Qual è il tema[9] centrale del componimento e com’è esposto? Quali sono, se ci sono, i temi secondari e come sono esposti?
2 - Quali sono i nessi di relazione[10] fra il tema-centrale e gli eventuali temi secondari?
3 - Analizza in dettaglio, enunciandone però la trattazione, una situazione[11] o un personaggio[12] o qualche particolare immagine presente nel brano, spiegandone la relazione con il tema centrale del componimento.
4 - Il testo fa leva principalmente su descrizioni[13], su ragionamenti[14], su emozioni[15]?
5 - L'autore punta ad una particolare precisione ed evidenza delle immagini[16]? Individua qualche immagine particolarmente curata ed illustra com’è espressa.
6 - Si può definire il suo stile[17] impersonale?


Esercizio 3. Analisi del testo: natura ed analisi formale[18].
1 - A quale genere letterario[19] appartiene il testo? A quale sottogenere letterario appartiene il testo? Rispetto alla definizione tradizionale del genere letterario o del sottogenere, che cosa mantiene e che cosa trasforma?
Aspetto lessicale (sulla connotazione lessicale [20] delle parole)
2 - Nel brano l'autore fa ricorso a termini letterari, aulici, poetici? Se ce ne sono individuarne qualcuno che ti sembra a tal fine più rilevante e spiegane significato e valore.
3 - Nel brano l'autore fa ricorso a neologismi[21]? Se ce ne sono individuarne qualcuno che ti sembra a tal fine più rilevante e spiegane significato e valore.
4 - Nel brano l'autore fa ricorso ad espressioni quotidiane, tipiche del linguaggio parlato? Se ce ne sono individua qualcuna che ti sembra a tal fine più significativa e spiegane significato e valore.
5 - Nel brano l'autore fa ricorso a termini regionali, dialettali, locali? Se ce ne sono individua qualcuno che ti sembra a tal fine più significativo e spiegane significato e valore.
6 - Nel complesso, quale di queste quattro tipologie prevale? Spiega il significato di questa prevalenza.
Aspetto sintattico (su come vengono disposte le parole nella frase[22] e le frasi nei periodi[23] )
7 - Dal punto di vista sintattico, prevalgono costruzioni[24] difficili, elaboratissime, o espressioni colloquiali? Una volta individuata la prevalenza, spiegane le motivazioni.
8 - Dal punto di vista sintattico, prevalgono frasi lunghe o frasi brevi? Sono frasi ricche di proposizioni subordinate o prevale là coordinazione? Perché fa ricorso a questa struttura sintattica? Quando prevalgono le frasi più complesse, di ampio respiro o quando prevalgono frasi più brevi?
8bis – dal punto di vista sintattico quali tipi di proposizioni principali sono presenti? enunciative o narrative[25], interrogative dirette[26], esclamative[27], imperative[28], dubitative[29], esortative[30] concessive[31],  potenziali[32], desiderative o ottative[33].
9 - Vi sono strutture sintattiche tratte dalla lingua parlata, dialettali o sgrammaticate? Quali effetti intende raggiungere lo scrittore con questi mezzi?
Aspetto metrico [solo se si tratta di un testo poetico] (tipi di componimenti, metri, ritmi, suoni)
10 - il componimento ha una forma metrica tradizionale? È un sonetto[34], un'ode[35], una canzone[36], o altro?
11 - Qual è nella poesia la misura dei versi[37] (di quante sillabe sono composti) e di quali versi si tratta?
12 - I versi sono legati dalla rima[38]? Qual è lo schema della rima?
13 - I versi si raggruppano in strofe[39]? Qual è il numero delle strofe? Quali forme strofiche ricorrono?
14 - Nel  testo  ricorrono  figure  del  suono  (paronomasia[40]consonanza[41], assonanza[42], allitterazione[43], onomatopea[44])? Se ve ne sono individuale e valutale.
Sulle figure retoriche
15 - Quali sono nel testo le figure del significato (metafora[45], similitudine[46], allegoria[47], metonimia[48], sineddoche[49], personificazione[50], antitesi[51], ossimoro[52], litote[53], iperbole[54]  sinestesia[55] ed in quali versi compaiono?
16 - Le figure retoriche utilizzate sono ricercate, letterarie, oppure fanno riferimento alla realtà quotidiana della situazione descritta e sono caratterizzate dalla concretezza.

Sulla narratologia [solo se sì tratta di un testo narrativo]

(analisi delle varie componenti del testo narrativo, come la posizione del narratore[56], la focalizzazione[57], il sistema dei personaggi[58], la caratterizzazione o costruzione del personaggio[59] e la funzione dei personaggi[60], i modi in cui i discorsi dei personaggi[61] vengono presentati).
17 – La vicenda è narrata da un narratore esterno[62] o in prima persona un narratore interno[63]? Se si tratta di un narratore esterno, è un narratore onnisciente[64] che esplicita la propria presenza ed esprime giudizi personali oppure è un narratore occulto[65] che si limita a raccontare le azioni e a descrivere i personaggi? inoltre, il punto di vista del narratore esterno o neutro oppure, in qualche momento o in tutta la vicenda, coincide con il punto di vista di qualche personaggio? infine, questo punto di vista cambia, nel corso della narrazione? Se si tratta di un narratore interno chi è? inoltre è il protagonista della vicenda o un personaggio secondario o uno spettatore? infine, dichiara il proprio ruolo oppure lo si deduce dal racconto?
18 - Nella vicenda vi è un protagonista[66]? di chi si tratta? vi è un antagonista[67]? di chi si tratta? vi è un oggetto[68]? di chi o di che cosa si tratta? infine ci sono personaggi secondari come aiutanti[69] ed oppositori[70]? di chi si tratta? Protagonisti e personaggi secondari sono negativi o positivi? quali sono, inoltre, da che cosa emergono le caratteristiche principali dei personaggi? quale relazione esiste infine tra i personaggi del brano? Quale particolare significato conferisce alla vicenda il ruolo assunto dai personaggi ed il rapporto fra i personaggi?
19 - Nel brano sono chiaramente distinguibili le parti in cui i personaggi agiscono da quelle in cui parlano o esprimono i loro pensieri? I pensieri o le parole dei personaggi vengono presentati prevalentemente con, discorso diretto[71], discorso indiretto[72], discorso diretto libero[73], discorso indiretto libero[74], monologo interiore[75] o flusso di coscienza [76].
20 – Nel brano è individuabile lo spazio geografico in cui è ambientata la vicenda? Se questo non è indicato per quale motivo
21 - Individua la descrizione dei luoghi. essi sono: Luoghi reali o immaginari? Chiusi o aperti? Limitati o illimitati? Ristretti o ampi? Quali oggetti si trovano. Trova eventuali collegamenti tra situazioni (di tensione, gioia, aspettativa) e spazi.
22 - Trova eventuali relazioni tra luoghi e personaggi (come i personaggi vivono il luogo, vi sono analogie o discordanze tra i tipi di personaggio e il luogo in cui si trovano)
23 - Trova eventuali relazioni tra i luoghi (ad esempio opposizione tra spazi vicino/lontano, aperto/chiuso, ecc.)
24 - Individua la funzione rivestita nella descrizione degli spazi: è di ambientazione[77]Narrativa[78] o Simbolica[79]?

Sull'argomentazione [solo se si tratta di un testo argomentativo[80]] (ovvero sull'analisi delle varie componenti del testo argomentativo, come la struttura dell'argomentazione[81]).
20 Qual è il problema generale[82] affrontato nel brano e quali sono gli eventuali sotto-problemi affrontati?
21 Qual è la tesi[83] di fondo sostenuta? quali sono gli argomenti[84] a sostegno della tesi generale?
22 Vengono presentate antitesi[85] o argomenti altrui non condivisi? se sì, quali sono quali sono le antitesi ed attraverso - quali argomenti sono eventualmente confutate?
23 - Quali sono le prove di validità degli argomenti? quali fra di esse sono dati oggettivi (fatti, nozioni, leggi generalmente valide, testimonianze, pareri o citazioni di esperti)? Quali sono dati soggettivi (opinioni personali dell'autore, suoi giudizi, sue interpretazioni, opinioni di persone diverse dallo scrivente o di determinati gruppi)?
24 - A quale conclusione[86] giunge l'autore?


Esercizio 3 Inquadramento del testo in un contesto[87]
1 - In che epoca è vissuto o vive l'autore? In quale ambito culturale o in quale corrente di pensiero si colloca? A quale concezione (religiosa, scientifica, filosofica, letteraria ecc.) si richiama? A quale si contrappone?
2 - Come si colloca l'autore nel contesto culturale a lui contemporaneo? che idee ha? quale concezione ha della letteratura (poetica)? quale fine le attribuisce?
3 - Si pone in una posizione di continuità o di rottura con la tradizione letteraria (idee e poetica) che lo precede e con la cultura dominante nel suo tempo?
4 - Valutando l'aspetto intratestuale[88], il brano rimanda ad altri testi, dello stesso autore? Se sì, individua gli elementi comuni tematici e\o formali. Individua le peculiarità tematiche e\o formali del brano rispetto agli altri oggetto di confronto.
5 - Valutando l'aspetto intertestuale[89] il brano rimanda ad altri testi di altri autori di altre epoche o di altri paesi? Istituisci un confronto fra questi brani, mettendone in evidenza elementi comuni e differenze ed individuando le peculiarità del brano dell'autore preso in esame.
6  - Valutando gli aspetti extratestuali[90] individua le caratteristiche salienti delle idee e della poetica dell'epoca in cui vive l'autore, rintracciabili nel testo, in che cosa aderisce a quella corrente letteraria ed in che cosa eventualmente se ne distacca?

 







































[1] Affinché la risposta sia valida lo studente deve scrivere frasi di significato compiuto e, ove necessario, argomentare altrimenti le risposte a ciascun blocco di domande non saranno considerate valide.
[2] Arcaismo - Forma grammaticale, parola o espressione di una fase linguistica anteriore sopravvivente nell’uso, di solito per fini stilistici
[3] Neologismo - Parola o locuzione nuova, o anche nuova accezione di una parola già esistente, entrata da poco tempo a far parte del lessico di una lingua.
[4] Classicismo - L’insieme dei caratteri stilistici e dei concetti teorici che sono stati ricavati dall’antichità classica e rielaborati formandone un canone proposto come modello supremo per ogni produzione artistica e letteraria.
[5] Barbarismo - Il fenomeno dell’uso di termini stranieri.
[6] Dialettalismo – Vocabolo o espressione di origine dialettale
[7] Tecnicismo - Parola o locuzione che fa parte di un linguaggio tecnico.
[8] Inferenza – l’inferenza è un processo mentale con cui si ricava una conseguenza da alcune premesse.
[9] Il tema è l’argomento di cui si parla, è l'ipotesi di lettura che il lettore fa sull'argomento di un testo. Un testo ha generalmente non solo un tema generale o argomento principale di cui tratta, ma anche dei temi o argomenti secondari, particolari, che si collegano al tema generale.
[10] I nessi di relazione individuano la coerenza del testo cioè la concordanza di significato fra le parti che lo compongono.
[11] La situazione è un complesso di rapporti che legano l'individuo all'ambiente storico-sociale, condizionando e limitando le sue scelte e azioni.
[12] Il personaggio è una persona che agisce in un'opera letteraria, poetica narrativa e teatrale, che assume nel testo un ruolo fondamentale. Gli eventi, concreti o interiori che siano, inevitabilmente coinvolgono uno o più personaggi, siano essi figure umane o, come succede nella poesia o nelle favole, animali o oggetti cui sono attribuite caratteristiche umane. Il personaggio, come soggetto e oggetto delle azioni ed in relazione con tutti gli altri personaggi, riveste un ruolo, una funzione. Il personaggio è spesso il veicolo dei valori comunicati da un autore e le modalità della sua presentazione, il linguaggio con cui il narratore lo fa esprimere rispondono ai modelli e agli interessi dell'epoca in cui il testo è stato prodotto.
[13] La descrizione è una rappresentazione con parole di un oggetto, di una persona, di un evento, indicandone le caratteristiche e gli aspetti che possono darne un'immagine efficace e chiara al destinatario. Descrivere è uno dei modi più comuni per far conoscere qualcosa a qualcuno, cioè per informare; per questo la descrizione è utilizzata quando è necessario per creare l'immagine di un oggetto, di una persona o di un animale, fornendo tutti gli elementi che lo compongono o i particolari che lo caratterizzano, in modo che chi legge o ascolta se ne faccia un'immagine il più possibile precisa. Lo scopo fondamentale di ogni descrizione è informare, ma una descrizione può essere usata a scopo persuasivo cioè per indurre il destinatario a valutare positivamente o negativamente l'oggetto descritto, oppure a scopo espressivo, cioè per esprimere, attraverso la descrizione, emozioni, sentimenti, stati d'animo ecc. Mentre le descrizioni informative devono far conoscere l'oggetto in questione in modo fedele, chiaro e completo, impersonale, senza esprimere alcuna opinione o impressione personale e senza alcuna partecipazione emotiva, le descrizioni persuasive o espressive rappresentano l'oggetto della descrizione in modo personale, dando risalto solo ad alcune caratteristiche, facendo trasparire giudizi mediante l'uso di aggettivi che danno un'immagine positiva o negativa dell'oggetto di descrizione, trasmettendo emozioni attraverso un uso particolare del linguaggio che ricorre frequentemente a espressioni figurate e a paragoni.
[14] Il ragionamento è un'operazione della mente per cui, partendo da alcuni giudizi noti, assunti come premesse, se ne scoprono i reciproci legami e si giunge a una conclusione. Il ragionamento, quindi, è un discorso logicamente condotto in cui chi parla o scrive, attraverso argomentazione (insieme di argomenti con cui si dimostra o si confuta una tesi) e dimostrazione (argomentazione deduttiva per provare la verità di una proposizione sulla base di premesse già accettate come vere), presenta una propria opinione - o tesi - e la sostiene proponendo le ragioni a favore e confutando le opinioni contrarie, allo scopo di convincere della validità di quanto dice.
[15] L'emozione è un intenso moto, un impulso (sentimentale o intellettuale) affettivo di durata relativamente breve (relativo alla sfera dei sentimenti e delle emozioni), piacevole o penoso, accompagnato per lo più da modificazioni fisiologiche e psichiche (pallore o rossore, reazioni motorie ed espressive ecc.) dovuto a forte impressione (a differenza di commozione che ha significato affine, implica o sottintende uno stato di eccitazione interiore); nell'uso corrente, l'emozione è un'impressione viva, un turbamento determinati da approvazione, sorpresa, paura, dispiacere, disgusto, aspettativa, rabbia, gioia. Il concetto di emozione si distingue da quello di sentimento, meno intenso e più durevole che da una particolare tonalità affettiva alle nostre sensazioni, rappresentazioni, idee. Secondo questa definizione, mentre l'emozione è involontaria, il sentimento è, come il pensiero, una funzione razionale. All'origine dell'emozione non vi è uno stato interno dell'organismo, ma una percezione di quanto avviene a livello periferico.
[16] L'immagine è il prodotto di un'attività del pensiero, l'immaginazione, che possiede i caratteri di percezione strutturata di qualcosa di esterno all'individuo e, pur accompagnandosi alla coscienza, costituisce un'autoproduzione. Se le immagini riprodotte appaiono particolarmente precise e rappresentative nelle forme sono dette icastiche: con questo termine si intende la particolare efficacia con cui un'immagine viene resa.
[17] Lo stile è la particolare forma in cui si concretizza l'espressione letteraria o artistica e che è propria di un autore, di un'epoca, di un genere.
In letteratura lo stile può essere: limpido, contorto, aulico, chiaro, coerente, lineare, incoerente, paradossale, confuso, banale, piatto, ovvio, monotono.
Naturalmente elemento fondamentale dello stile è il lessico, l'insieme di vocaboli utilizzati per costruire i periodi. Il lessico può essere: ricco, povero, gergale, settoriale, ripetitivo, poetico, tecnico, raffinato, letterario, dialettale.
Importante è ancora il registro che si riferisce alla complessità dei vocaboli utilizzati e alla loro eleganza. Un registro può essere: solenne, ufficiale, formale, dignitoso, corretto, semplice, familiare, confidenziale, intimo, scarno.
[18] Ai formalisti russi che lavorarono sulla loro teoria agli inizi del '900, ma le cui opere furono tradotte e conosciute in Europa a partire dagli anni '30, si deve il primo approccio critico e scientifico alla letteratura. Il Formalismo russo ha focalizzato la propria analisi sul testo: questo vuol dire che, di fronte ad un testo letterario, il critico formalista non va a cercare il materiale per la propria interpretazione in cose che si trovano intorno al testo (ad es. chi è l'autore, in che periodo è stato scritto il testo, il contesto storico in cui è nato, ecc.), ma unicamente al suo interno (nelle sue caratteristiche formali). Lo scopo .principale era quello di riuscire a fornire modelli o ipotesi scientifiche per spiegare; come gli effetti estetici sono prodotti da determinate tecniche letterarie.
[19] Il genere letterario è il luogo all'interno del quale un’opera letteraria trova la sua identità, riconoscendosi in altre opere ad essa affini per scelte tematiche, stilistiche e strutturali.
Il genere letterario è dunque ciascuna delle suddivisioni che, in conformità a criteri contenutistici e formali, distinguono tradizionalmente la produzione letteraria.
La prima classificazione è in soprageneri, la seconda specifica i generi relativi ai vari soprageneri e infine la terza specifica i sottogeneri relativi ai vari generi.
I.                   Il sopragenere saggistico: è l'arte di scrivere saggi in cui rientrano scritti critici in prosa, a carattere scientifico o divulgativo su un determinato argomento come ad esempio, scientifico, politico, filosofico, letterario, storico, storiografico, artistico o di costume, trattato in modo non formale e di determinata estensione.
Il genere saggistico può avere due forme: il trattato ed il saggio:
a.       il trattato è un’opera di considerevole estensione che si occupa metodicamente di una scienza, di una disciplina, di una dottrina o di parti di esse;
b.      il saggio è uno scritto di carattere critico su un particolare argomento storico, politico, economico, sociologico ecc.
II.                Il sopragenere narrativo è molto ampio e variegato e riguarda tutto ciò che ha per oggetto la narrazione. La narrazione  nasce dal bisogno di comunicare dell’uomo  ed ha una millenaria tradizione orale che arriva fino all’epoca contemporanea.
Le opere di questo genere possono essere distinte in opere sine fabula (senza intreccio) e cum fabula (con intreccio), possono essere in versi (epica, romanzi e novelle in versi) e in prosa (romanzo, racconto, novella, favola e fiaba).
Fra le opere di narrazione sine fabula il ruolo principale è svolto dalla storiografia dall’epistolografia e dall’odeporia.
1.     La storiografia ossia dalla scrittura di opere relative a eventi storici del passato in cui si possa riconoscere un’indagine ed una metodologia. Essa è caratterizzata da vari sottogeneri:
a.       l’annalistica è un sottogenere storiografico tipico dei Greci e dei Romani, che espone gli avvenimenti seguendone l'ordine cronologico. Di solito gli storici classici scrivevano in forma di annali, per esempio scrivevano la storia di Roma, della repubblica e poi dell'impero, narrando anno per anno, in ordine cronologico, tutti gli avvenimenti. Ma il problema della storiografia scritta annalisticamente è l'impossibilità di mettere in collegamento due avvenimenti, l'uno causa dell'altro, avvenuti in anni diversi.
b.      La monografia è un sottogenere storiografico che tratta, in maniera approfondita e possibilmente esaustiva, di un singolo argomento specifico. Pertanto la monografia non va confusa col trattato visto che si occupa di un'intera materia o disciplina, esponendone sistematicamente i principi e le nozioni basilari. Monografie storiografiche famose sono il De bello Gallico, scritto da Cesare sulla sua conquista della Gallia, il De Catilinae coniuratione e il Bellum Iugurthinum di Sallustio. Lo storico greco Tucidide per primo compose un'opera sulla Guerra del Peloponneso, scrivendola in modo monografico; questa innovazione ispirò poi gli storici latini Sallustio e Publio Cornelio Tacito che scrisse l'Agricola, una sorta di biografia del suocero Giulio Agricola che fu un grande generale, e la Germania, sull'etnografia e i costumi dei popoli germanici. Il modo di scrivere monografico differisce da quello degli annales soprattutto per un motivo: una monografia tratta un fatto, un determinato argomento, narrando tutta la sua evoluzione negli anni, focalizzando l'attenzione sugli avvenimenti precedenti che hanno portato al fatto, guardando alle cause prime e a quelle aggiunte che hanno determinato la situazione di cui si intende parlare, ovvero trattando un argomento per intero, senza tralasciare nulla, comprese le cause che l'hanno provocato.
c.       La biografia è un sottogenere storiografico che contiene la ricostruzione complessiva della vita di una persona, scritto in forma narrativa o di saggio. Quando proviene dallo stesso soggetto, si ha una autobiografia. La composizione delle biografie è variata nel corso dei secoli in funzione non solo del contesto culturale e del modello letterario, ma anche della considerazione dell'individualità e dell'incidenza delle varie fasi della vita. Attualmente si sono diffuse biografie che, sfruttando gli studi psicoanalitici, dedicano ampio spazio all'infanzia del protagonista; altre culture e civiltà, invece, si limitano a narrare i comportamenti che hanno inciso oggettivamente sulla realtà e trattano l'infanzia solo come un periodo profetico sull'avvenire del soggetto.
d.      L'etnografia è un sottogenere storiografico che registra informazioni su diversi popoli rendendo possibile la comprensione della cultura di quel popolo. Riti, rituali, cerimonie, norme, valori, credenze, comportamenti, artefatti, sono i principali fenomeni di interesse dell'etnografo, attraverso i quali la cultura si rende intelligibile.
e.       La diaristica è un sottogenere storiografico-letterario comprendente memorie personali e testimonianze storiche e sociali. Con il Romanticismo divenne un vero e proprio genere narrativo, e il suo carattere autobiografico, insieme alla caratteristica dimensione cronologica, il punto di partenza per un’introspezione sentimentale. Alla diaristica è riconosciuto valore storiografico, come testimonianza diretta dei fatti vissuti dagli autori narranti. diario,
2.     L’Epistolografia è un genere letterario che consiste nello scrivere lettere ed era  un genere praticato in campo filosofico, dove insegnamenti soprattutto morali erano impartiti nella forma della lettera rivolta a un personaggio specifico. Già nelle scuole di retorica, oltre all’oratoria, si insegnava anche la forma per rendere efficace una comunicazione .
Nella letteratura abbiamo conservate lettere di personaggi famosi. Essenzialmente le specie sono due: quelle ufficiali cioè scritte da personaggi che occupavano cariche importanti ed erano destinate dai loro autori a avere il massimo della pubblicità perché l’opinione pubblica ne fosse informata, e quelle puramente private, inviate a familiari o amici stretti (familiares), di cui abbiamo minore quantità di testimonianze. Di Cicerone (II-I secolo a. C.) ci restano circa 900 lettere, divise in varie raccolte. le Epistulae morales di Seneca (I secolo d.C.). Anche se non è chiaro se si tratti di un epistolario reale (per cui Seneca avrebbe risposto a reali lettere inviategli da Lucilio) o di un’opera squisitamente letteraria, composta sul modello delle epistole filosofiche di Platone e di Epicuro. Di Plinio il Giovane (I-II secolo d.C.) invece  ci restano dieci libri di epistole.
3.     L’odeporia o narrativa di viaggio è un genere letterario che si occupa del viaggio, delle motivazioni e dei processi del viaggiare. Illustra le persone, gli eventi, visti dall’autore che si trova in un paese straniero o un luogo inconsueto; può anche avere la forma del diario di viaggio. Non è necessariamente un resoconto di ciò che prova l'autore-viaggiatore alla vista di nuovi territori o all'incontro con nuove culture; si tende infatti a rintracciare una certa oggettività nei resoconti di viaggio settecenteschi, epoca razionale, cosmopolita e antropocentrica, e una maggiore emotività e soggettività del viaggiatore nel periodo del romanticismo, dei moti dell'animo. I prodotti estremamente eterogenei di tale genere letterario consistono sostanzialmente in testi o narrazioni dotati di aspirazioni, dignità e spessore artistico e narrativo, e che hanno per oggetto una o più esperienze di viaggio realmente vissute dall'autore, e variamente motivate: dalla ricerca del puro piacere di viaggio, all'esperienza dello spirito di esplorazione, o ricerca scientifica, fino a scopi e utilità del tipo più diverso, incluse le finalità più pratiche.
Nella narrazione cum fabula le vicende si articolano secondo relazioni di causa-effetto ed arrivano ad una conclusione, non sempre positiva per il protagonista, che appare necessaria. La narrazione si presenta come una forma chiusa, che non ammette aggiunte o varianti; i personaggi sono realisticamente individuati e inseriti in un contesto descritto con precisione, spesso con riferimenti a situazioni storiche concrete.
4. L’epica è un’ampia narrazione in versi, avente come oggetto la celebrazione delle imprese di un guerriero o di un intero popolo, colti in avvenimenti in parte leggendari, sull'esito dei quali ha molta importanza l'elemento soprannaturale. L'epica è costituita da vari sottogeneri:
·         L'epica mitologica che ha come oggetto la mitologia,
·         L'epica cavalleresca che ha come oggetto le gesta dei cavalieri medievali,
  • L'epica storica che ha come oggetto eventi storici particolarmente importanti per la vita di un popolo.
  • L'epica eroicomica parodia dei poemi epici, particolarmente in voga nel Seicento, in cui un soggetto futile è cantato in tema solenne o un argomento eroico in stile basso e plebeo.
Nella narrazione in prosa non si trovano più gli eroi del mito o i personaggi simbolo della fiaba, ma protagonisti che condividono con il lettore caratteri ed esperienze della natura umana. Tra questi generi letterari e il racconto c’è una differenza fondamentale: mito e fiaba sono in larga misura predeterminanti, cioè il narratore è costretto a muoversi in schemi fissi stabiliti dalla tradizione. Sono inoltre destinati a perdere contatto con la realtà, mentre il racconto specie in talune sue tipologie,  è inerente al contesto storico, anzi ne vuole essere espressione e manifestazione: rappresenta la realtà in tutti i suoi contraddittori aspetti, al contrario del mito e della favola, che si propongono scopi educativi.
I vari generi della narrazione in prosa si possono classificare in tre tipologie: romanzo, novella e racconto.
Il metodo più immediato per la classificazione, riguarda la lunghezza intesa come numero delle parole che compongono il testo. Questo metodo è anche il più semplice grazie alla quale diventa pressoché immediato identificare il genere più corretto, anche se non esistono regole certe su tale catalogazione.
5. Il romanzo è una lunga narrazione formato da oltre 40.000 parole in prosa a volte in versi, di carattere realistico o fantastico, con un certo numero di personaggi e contrassegnata da vicende piuttosto complesse che si sviluppano in modo generalmente conflittuale e vengono seguite fino al loro svolgimento. La lunghezza della narrazione e la complessità dell'intreccio sono le caratteristiche soprattutto del romanzo moderno, nato nel Settecento in Inghilterra ed affermatosi nell'Ottocento in tutta Europa. Altre caratteristiche del genere sono la sua continua trasformazione nel tempo in relazione spesso ai mutati gusti del pubblico, la precisa rappresentazione della realtà, le riflessioni generali di carattere filosofico o ideologico sulla vita del singolo, sulla storia, sui valori fondamentali del tempo, la contestualizzazione. La grande varietà di tipi di questo genere ha determinato la nascita di vari sottogeneri:
a.       Romanzo ciclico se appartiene a un gruppo di romanzi diversi, ciascuno a sé stante, ma legato agli altri dall'ambiente e dai personaggi.
b.      Romanzo comico-umoristico quando è condotto con un taglio che sottolinea lo stravolgimento delle situazioni normali e muove il riso.
c.       Romanzo d'analisi mette in mostra tutte le sfaccettature del sentimento e le pulsioni dell'inconscio.
d.      Romanzo d'appendice, così chiamato perché pubblicato una volta "in appendice", a puntate, sui quotidiani e che dovendo sollecitare la curiosità del lettore fino al numero successivo, presenta una trama ricca di colpi di scena e di episodi ad effetto.
e.       Romanzo di ambiente e di costume se si descrivono comportamenti di gruppi sociali e di individui che li rappresentano.
f.       Romanzo diaristico quando le vicende dei personaggi sono trasmesse con l'espediente del diario.
g.      Romanzo di avventura quando le azioni e le vicende prevalgono sopra ogni altro aspetto del contenuto.
h.      Romanzo di formazione, quando l'attenzione è rivolta all'evoluzione del personaggio verso la maturità e l'età adulta; nel caso in cui, invece, queste siano rifiutate dal soggetto, che ritiene di rappresentare, di sussumere una generazione, si parla di Romanzo generazionale.
i.        Romanzo di spionaggio o spy-story quando dominano sulla scena i conflitti tra agenti segreti di servizi di vari paesi.
j.        Romanzo epistolare quando le vicende dei personaggi sono trasmesse con l'espediente del carteggio epistolare.
k.      Romanzo fantastico se la storia possiede elementi fantastici/soprannaturali importanti per la trama. Esso si suddivide in: romanzo fantascientifico, se gli elementi fantastici/soprannaturali sono spiegati in modo scientifico o pseudo-scientifico; romanzo fantasy, se gli elementi fantastici/soprannaturali non sono spiegati in modo scientifico o pseudo-scientifico;
l.        Romanzo feuilleton, in origine romanzo pubblicato a puntate su di un quotidiano, spesso basato su forti sentimenti, casi sfortunati e intricate vicende.
m.    Romanzo filosofico quando il romanzo è un pretesto per trasmettere dei concetti filosofici.
n.      Romanzo fiume se affronta, all'interno dello stesso testo, storie lunghissime di intere famiglie o gruppi sociali.
o.      Romanzo giallo o detective story se la trama si fonda sulla dinamica delitto-investigazione e suoi ruoli di vittima-assassino-investigatore.
p.      Romanzo gotico, se l'ambientazione è generalmente situata in epoca medioevale e i personaggi sono cupi e tormentati, vittime di un destino oscuro che li sovrasta e ne determina la tragica fine o il triste fallimento.
q.      romanzo horror se gli elementi fantastici/soprannaturali sono atti a spaventare il lettore, indipendentemente dalla spiegazione.
r.        Romanzo naturalista e verista, una descrizione oggettiva e quasi fotografica della realtà, con attenzione tanto alla vita delle varie classi sociali quanto alle passioni umane. 
s.       Romanzo nero o noir se è orientato alla violenza.
t.        Romanzo picaresco in cui l'eroe di bassa estrazione si fa strada in un mondo ostile.
u.      Romanzo psicologico quando emerge in primo piano l'individuo, con i suoi conflitti interiori e, in generale, le sue emozioni e sentimenti, passioni e sensazioni.
v.      Romanzo rosa se è orientato al sentimentalismo.
w.    Romanzo sociale se si tratteggia la vita dei ceti sociali economicamente svantaggiati o si denunciano situazioni di sopruso e pregiudizio.
x.      Romanzo storico se la vicenda è un intreccio di ricerca storica e narrazione fantastica, svolgendosi in un periodo storico ben definito e importante per lo svolgimento dei fatti.
y.      Romanzo thriller, caratterizzato da una forte tensione e colpi di scena, può manifestare contemporaneamente peculiarità proprie a più generi quali: azione, giallo, intrigo spy-story e fantapolitica.
z.       Romanzo western, quando la storia è ambientata intorno alla metà dell'Ottocento nell'Ovest americano, il cosiddetto Far West, e quando si tratta di nordisti e sudisti, indiani, cowboy, pistoleros e persino peones messicani.
6.      Il Racconto è una narrazione in prosa di contenuto fantastico o realistico, più breve del romanzo e più lunga della novella. Il racconto si differenzia dal romanzo, che è un testo molto più lungo che cerca di dare una visione complessiva del mondo, mentre il racconto affronta aspetti limitati e circoscritti, frammenti di realtà, senza la pretesa di offrire di essa un’interpretazione generale.
Il racconto è quindi una narrazione breve, in prosa, con personaggi umani, contenuti verosimili e generalmente non storici, per lo più senza finalità morali o conclusioni moraleggianti.
Il racconto presenta uno schema narrativo più semplice del romanzo e tende a concentrarsi intorno ad una sola idea o a un’unica trama e pochi personaggi costituiscono il sistema.
Chi si esprime nella dimensione del racconto normalmente ne compone a volte una serie e il suo mondo interiore si esprime in una costellazione di racconti: ciascun testo, per quanto in sé concluso (a differenza dei capitoli di un romanzo è portatore di una storia completa), va visto in collegamento unitario con gli altri appartenenti alla stessa raccolta. Se riferito ad una specifica persona, il racconto diventa biografico, se è scritto in riferimento a sé stessi, si è davanti ad un racconto autobiografico.
7. La novella è una narrazione in prosa come il racconto ha un’origine molto antica, nonostante che le caratteristiche con le quali si conoscono attualmente si affermarono soltanto durante l'Ottocento.
La novella è una breve narrazione che ha solitamente un carattere realistico.
Quest’ultima  in origine si diffuse oralmente letteralmente significa appunto novità, notizia, è un racconto breve e semplice in cui i personaggi appartengono  all’atmosfera del quotidiano. Le stesse caratteristiche della novella sono anche quelle del racconto dove lo scopo e sempre quello ti dare informazioni semplici e brevi, solo che la novella si caratterizza su fatti reali che spesso nel racconto si trasformano in racconti spesso fantasiosi.
In realtà, la differenza è quasi nulla e le caratteristiche principali di queste due tipologie di testo sono che: hanno un'ambientazione realistica o inverosimile, anche quando si tratta di vicende fantastiche, mettono in azione personaggi combattuti tra il bene e il male, precisano in che luogo e in che tempo è riferito il racconto, tramite il contesto storico-geografico.
La diversità sostanziale fra novella e racconto consiste nella distinzione dei caratteri e delle finalità. La novella viene ambientata in uno spazio ben preciso, mentre il racconto no. La novella si attiene alla realtà dei fatti, mentre il racconto si riferisce al mondo irreale. Nel genere letterario della novella, contrariamente a quello del racconto, non esiste alcuna tipologia di elemento magico. La novella ha un fine educativo palese, mentre nel racconto lo scopo risulta nascosto. Con il trascorrere degli anni, la novella si arricchirà degli aspetti con i quali la si conosce oggi. Dunque la novella indaga sulla coscienza, non racconta storie in luoghi geografici precisi ed opera una critica della contemporaneità e una satira dei costumi.
8.      La favola è un breve racconto fantastico, spesso con animali come protagonisti, scritto per impartire un insegnamento morale. Il termine favola è spesso usato in modo generico, come sinonimo di fiaba o di storia fantastica. Indica invece un tipo di storia con caratteristiche ben precise. Gli elementi caratteristici della favola si possono così riassumere: La favola è un breve racconto fantastico; I protagonisti sono pochi, spesso animali che pensano e “parlano” e che incarnano i difetti e le virtù degli uomini. Spesso ricoprono ruoli fissi: il lupo, il leone ed il serpente, ad esempio, sono simboli della malvagità e della prepotenza dei più forti; la pecora e l'agnello sono simboli della rassegnazione, della debolezza, della sottomissione al potere; la volpe è simbolo dell'astuzia,... Lo spazio ed il tempo sono indeterminati: la descrizione dell'ambiente è ridotta al minimo (una valle, un bosco, una città), così come le indicazioni di tempo ("una volta", "un bel giorno"...) La struttura è lineare: lo schema è semplice. C'è una situazione iniziale che presenta i protagonisti; segue una scena, di solito dialogata, in cui si svolge l'azione e poi la conclusione con la vittoria di uno dei contendenti. Il finale raramente è lieto: spesso qualcuno muore, il debole soccombe, a volte il prepotente viene punito.
Il linguaggio è semplice; La morale quasi sempre è esplicita, espressa in una frase in cui l'autore spiega l'insegnamento che se ne deve ricavare.
III.             Il Genere  lirico o lirica è la forma poetica che esprime nel modo più soggettivo e immediato il sentimento del poeta, evidenziandone l'esperienza psicologica, sentimentale, fantastica e autobiografica.
La lirica si articola in vari sottogeneri:
a.       la poesia civile che esalta le virtù proprie del cittadino ed ha la finalità di sensibilizzare su questioni politico-sociali,
b.      la poesia didascalica che ha come scopo l’ammaestramento scientifico morale e religioso del lettore
c.       l'innografia che ha carattere religioso,
d.      la poesia comico-giocosa che si basa sulla parodia e lo scherzo e ha forma apparentemente antiletteraria,
e.       la poesia satirica che ritrae con intenti critici e morali personaggi e ambienti della realtà e dell'attualità, in toni che vanno dalla tranquilla ironia alla denuncia, all'invettiva più acre.
IV.             Genere drammaturgico riguarda qualsiasi componimento in prosa o in versi destinato alla rappresentazione scenica avente per oggetto un fatto storico o di invenzione e per protagonisti uomini di qualunque condizione sociale esso comprende vari sottogeneri:
1.      La tragedia è una rappresentazione scenica in prosa o in versi, diviso in atti e scene che abbia per oggetto un fatto grandioso e terribile di personaggi illustri della storia o del mito, tale da provocare negli spettatori una viva emozione, volta a purificarli da determinate passioni (catarsi), e che si conclude con un evento luttuoso (catastrofe).
2.      La commedia è la rappresentazione scenica in prosa o in versi, diviso in atti e scene, di un episodio della vita di ogni giorno, con personaggi comuni e spesso di modeste condizioni, per lo più divertente e briosa e nella maggior parte dei casi caratterizzata da un conclusione felice; la commedia a sua volta si suddivide in:
a.       commedia di carattere che dipinge un particolare carattere o difetto umano
b.      commedia d'intreccio che si fonda su vicende complicate
c.       commedia di ambiente che subordina personaggi e intreccio all'ambientazione naturale e umana della vicenda, puntando piuttosto sul colore
d.      commedia musicale spettacolo musicale in parte anche recitato, simile all'operetta, con soggetto comico o sentimentale.
3.      La sacra rappresentazione è un'opera drammatica di carattere sacro con personaggi sacri.
4.      Il dramma pastorale è una composizione drammatica ispirata all'ambiente dei pastori e alla vita campestre. La commedia dell'arte il teatro degli attori italiani nei secoli XVI-XVIII, caratterizzato da recitazione improvvisata su canovacci e dalla presenza delle maschere.
5.      Il melodramma è una composizione drammatica, generalmente in versi, musicata e cantata.
6.      Il dramma moderno nacque all'inizio dell'Ottocento come reazione all'esaurirsi della necessità storica della tragedia e come esigenza di una maggiore aderenza alla realtà, si è sviluppata in varie direzioni, in corrispondenza delle esigenze ideologiche dell'autore e delle inclinazioni del gusto, dando luogo, così, al:
a.       dramma storico è un sottogenere di opera teatrale o cinematografica in cui i personaggi principali sono realmente esistiti e noti al pubblico a cui il dramma è rivolto. Questo tipo di dramma ripercorre eventi realmente accaduti nella storia, reinventandone motivazioni, dialoghi, implicazioni psicologiche e ricostruendo i fatti e le situazioni in cui i personaggi si sono trovati. Un dramma storico non rispetta necessariamente gli esatti avvenimenti storici.
b.      dramma borghese è il primo dei generi teatrali moderni derivati dalle forme tragiche e comiche, ma diverso da esse sia nella struttura sia nel contenuto e, soprattutto, più in linea con le esigenze della nuova società di cui è l’espressione e a cui è diretto. La rappresentazione realistica di una vicenda umana seria e tragica, interessante per l’intreccio di emozioni, per le riflessioni che suscita e per lo spaccato di vita moderna che delinea, ma non eccezionale e, soprattutto, priva di passioni esagerate e di un finale violento.
[20] La connotazione indica l'insieme di proprietà che arricchiscono il significato di una parola, intesa come portatrice di un supplementare valore allusivo, emozionale ed evocativo, al di là del suo specifico valore informativo detto denotazione che indica il valore informativo-referenziale di un termine linguistico corrispondente al valore che il termine ha nel codice linguistico in uso. La denotazione esclude qualsiasi elemento di giudizio personale ed emotivo e definisce l'oggetto nel suo valore semantico, senza in alcun modo intervenire su di esso con un sovrasenso.
[21] I neologismi   sono termini inventati dallo scrittore.
[22] La  frase  è un'espressione linguistica dotata di senso compiuto: gli elementi costitutivi di una frase sono il soggetto, il predicato e i complementi.
[23] Il periodo è l'insieme di due o più proposizioni collegate in successione logica in modo da formare un'unità funzionale autonoma; il periodo si definisce paratattico quando le proposizioni di un discorso sono coordinate fra loro, senza utilizzare alcuna congiunzione; il  periodo si  definisce ipotattico quando il rapporto di subordinazione che esiste tra due frasi viene evidenziato mediante un segno funzionale.
[24] La costruzione è un'ordinata disposizione delle parole in una frase o delle frasi in un periodo.
[25] Enunciative sono le più frequenti fra le proposizioni principali; esse riferiscono, enunciano e raccontano un episodio sia in forma negativa sia in forma positiva.
In genere usano l’indicativo.
Es.: Questo alunno né studia, né sta attento alle lezioni.
Con i verbi potere, dovere, usano il condizionale.
Es.: Avresti dovuto accettare;
[26] interrogative dirette sono proposizioni che contengono in sé una domanda e si concludono con il punto interrogativo.
Es.: Chi ti ha parlato?;
sono proposizioni che contengono in sé una domanda e si concludono con il punto interrogativo.
Es.: Chi ti ha parlato?;
[27] esclamative sono proposizioni che esprimono un sentimento di meraviglia, dolore, gioia, ecc. Usano l’indicativo o il modo infinito e si concludono con il punto esclamativo.
Es.: Che gioia parlarti!;
[28] imperative sono proposizioni che esprimono un ordine un comando, una proibizione. Usano l’imperativo.
Es.: Va’ via di qua;
[29] dubitative sono proposizioni che esprimono dubbio, incertezza. Usano indicativo e il condizionale.
Es.: Che cosa dovevo fare? A chi dovrei parlare?;
[30] esortative – sono proposizioni che esprimono una preghiera, un invito. Usano il modo congiuntivo.
Es.: Su, si faccia avanti. Andiamo dal professore e chiediamogli una spiegazione;
[31] Concessive - sono proposizioni che esprimono una concessione, un permesso; esse usano il congiuntivo seguito in genere da pure, finché.
Es.: Ammettiamo pure che lo abbia fatto;
[32] potenziali - sono proposizioni che esprimono un fatto come possibile; esse usano il condizionale e l’indicativo.
Es.: Avrei dovuto ascoltarlo.
Potrei andare da lui;
[33] desiderative o ottative - sono proposizioni che servono ad esprimere un desiderio o un augurio. Queste proposizioni sono spesso introdotte da espressioni come: Voglia il cielo, che. Esse usano il congiuntivo o il condizionale.
Es.: Voglia il cielo che tu possa ve­nire.
Oh, come vorrei che tu mi fossi vicino!
[34] Il sonetto è un componimento poetico costituito da quattordici versi endecasillabi variamente rimati e divisi in due quartine e due terzine.
[35] L’ode nella poesia greca e latina, era un componimento lirico con struttura metrica variabile; nella poesia italiana, è un componimento poetico costituito di strofe di cinque o sei versi.
[36] La canzone è un componimento lirico di più illustre tradizione, sia per l’importanza degli autori che ne fecero uso, sia per l'elevatezza degli argomenti in essa cantati.
Con Petrarca divenne la struttura metrica più tipica e più idonea per trasmettere poeticamente stati d'animo, riflessioni morali e sentimenti, fino al punto di essere identificata proprio come petrarchesca, in uno schema rimasto canonico di cinque o più strofe (o stanze), costituite ognuna di una fronte e di una sirima (o coda), e conclusa da un commiato (o congedo); la canzone libera o leopardiana, è quella in cui le stanze non ubbidiscono a uno stesso schema metrico.
[37] Il verso è un'unità metrico-ritmica di una composizione poetica, costituita da un certo numero di piedi o di metri nella poesia quantitativa (quella greca e latina), da un certo numero di sillabe o di accenti nella poesia accentuativa. Si dicono versi sciolti, quelli non legati da rima e non raggruppati da schemi strofici tradizionali. Si dicono versi liberi quelli che non seguono nessuna norma metrica e ritmica tradizionale.
[38] La rima è l'identità dei suoni finali di due o più versi a partire dalla vocale accentata in poi; se ne fa uso in poesia secondo schemi prefissati: rima piana, sdrucciola, tronca, a seconda che la parola in rima sia piana, sdrucciola o tronca.
La rima alternata, quando versi rimano alternativamente; rima baciata, di due versi consecutivi.
La rima incrociata, quando è legata secondo lo schema ABBA.
La rima incatenata, con struttura a catena, secondo lo schema ABA, BCB, CDC ecc..
La rima interna, rimalmezzo l'identità.
[39] La strofe è l’insieme di più versi uniti in base ad un determinato ordine di rime e ad altri tipi di relazioni o rapporti, e formanti un periodo ritmico, in genere ripetuto più volte; la strofa è sinonimo di stanza e, a seconda del numero dei versi, è detta distico, terzina, quartina, sestina, ottava.
Si dice strofe libera, quella in cui i versi non sono legati dal ricorso regolare della rima, o che presentano variazioni nel numero e nella disposizione dei versi.
[40] La paronomasia consiste nell'accostare parole di suono uguale o assai simile, ma di significato differente
es.: il troppo stroppia.
[41] La consonanza è una sorta di rima nella quale si ripetono i suoni consonantici a partire dalla vocale accentata.
Es. vènto-cànto
[42] L’assonanza è una sorta di rima nella quale si ripetono le vocali finali a cominciare dalla vocale accentata, mentre differiscono le consonanti.
Es. amóre/sóle, córto/mollo
[43] L'allitterazione è un procedimento stilistico, ricorrente soprattutto in poesia, che consiste nella ripetizione di suoni o di sillabe uguali o simili all'inizio di due o più parole successive
Es.: Il pietoso pastor pianse al suo pianto, Tasso G. L. VII, 16
[44] L’onomatopea è la formazione di una parola che imiti un suono o evochi attraverso i propri suoni ciò che significa.
Es. bau bau, tic tac, gorgogliare

[45] La metafora è una figura retorica paragonabile a una similitudine abbreviata, per la quale a un termine proprio si sostituisce un altro termine legato al primo da un rapporto di somiglianza (p e sei un fulmine, sei veloce come un fulmine).

La metafora non solo provoca sorpresa nel lettore o nell’ascoltatore, ma procura al testo un arricchimento complessivo, tale da conferirgli valori supplementari che vanno spesso al di là del semplice valore denotativo. Concepita come un processo tendente a riscattare il linguaggio della comunicazione dal rischio della banalità e della convenzionalità per proporlo in una dimensione poetica, non sempre la metafora sortisce l’effetto desiderato: esistono, infatti, certe immagini originariamente metaforiche che ormai si sono stilizzate al punto da entrare nel parlare comune come espressioni correnti e insostituibili, come ad esempio le espressioni il piede del tavolo, il cane del fucile e simili.
[46] La similitudine è una figura semantica che consiste nell’accostare due termini, immagini, situazioni o azioni sulla base di un rapporto di somiglianza, per lo più espresso da avverbi di paragone o locuzioni avverbiali come, simile a (p. e. guida l'automobile come se stesse facendo una corsa, i delfini sono mammiferi simili a pesci; Quale delle foglie/ tale è la stirpe degli umani, MONTI).
[47] L’allegoria è un procedimento retorico per cui, nella costruzione di un discorso, i significati letterali dei singoli termini passano in secondo ordine rispetto al significato simbolico dell'insieme che generalmente rinvia ad un ordine di valori metafisici, filosofici e morali. Un simile procedimento consiste nella capacità di trasformare nozioni astratte e significati morali in immagini spesso intensamente pittoriche che vanno ben oltre il significato di base dei termini che le costituiscono e si sviluppano in una trama pregnante e allusiva; in questo senso, secondo alcuni, l'allegoria sarebbe una sorta di metafora continuata, estesa ad abbracciare un’intera composizione, come è il caso di apologhi, parabole e favole, nonché di opere quali la Divina Commedia di Dante.
[48] La metonimia è una figura retorica caratterizzata dalla sostituzione di un termine in senso figurato con un altro in senso proprio che abbia col primo un rapporto di contiguità. In particolare, consiste nell'usare:
1)   la causa per l'effetto (p. e. vivere del proprio lavoro)
2)   il contenente per il contenuto (p.e. bere un bicchiere di vino),
3)   la materia per l'oggetto (legno per "carrozza" o per "nave")
4)   il contenente per il contenuto (bere un bicchiere),
5)   il simbolo concreto per l’astratto (avere del fegato)
6)   l'autore per l'opera (leggere Leopardi oppure possedere un Picasso) ecc.
[49] La sineddoche è una figura retorica che consiste nell'utilizzazione in senso figurato di una parola di significato più o meno ampio della parola propria. Fondata essenzialmente su un rapporto di estensione del significato della parola, questa figura esprime:
-      la parte per il tutto (vela invece di "nave");
-      il tutto per la parte (una borsa di foca, per indicare una borsa fatta di pelle di foca);
-      il singolare per il plurale e viceversa (l'italiano è molto sportivo);
-      il genere per la specie (mortale per "l'uomo").
[50] La personificazione o prosopopea figura retorica per cui si introducono a parlare persone assenti o morte, o si personificano cose inanimate o astratte (p. e.: Piangi, che ben hai donde, Italia mia, LEOPARDI All'Italia)
[51] L'antitesi è una figura retorica consistente nell'accostare due parole o frasi di significato contrario all'interno di una stessa frase, accostamento che non di rado è reso più incisivo e netto dalla struttura simmetrica della frase (p. e. Non fronda verde, ma di colar fosco I non rami schietti, ma nodosi e 'nvolti; DANTE Inf XIII, 4-5).
[52] L'ossimoro è una figura logica che consiste nell'accostare, nella medesima espressione, parole di senso opposto (p. e. un morto vivente).
[53] La litote è una figura retorica consistente nell'affermare un concetto negando il suo contrario (p. e non nego 'ammetto, riconosco', con effetto rafforzativo: non è un agnellino 'è molto aggressivo').
[54] L’iperbole è una figura retorica che consiste nell’esagerare, per eccesso o per difetto, un concetto oltre i limiti del verosimile (p. e.: è un secolo che aspetto; in un secondo vado e torno)
[55] La sinestesia è una figura retorica consistente nell'associare due termini che si riferiscono a sfere sensoriali diverse (p. e. Io venni in loco d'ogne luce muto. DANTE Inf. V, 28).
[56] L'autore e il narratore sono due entità ben distinte:
-          l'autore è colui che elabora e compone il testo narrativo
-          il narratore è la voce cui l'autore affida il compito di raccontare.
La scelta, da parte dell'autore, tra narratore interno e narratore esterno non è casuale in quanto influisce in modo significativo sul tipo di narrazione e sul livello di coinvolgimento del lettore.
[57] La focalizzazione è il punto di vista attraverso il quale il narratore ritrae la realtà da differenti punti di vista, utilizzando diverse focalizzazioni; a seconda della posizione da cui il narratore guarda le vicende della sua storia, la narrazione può essere fatta con tre diversi tipi di focalizzazione.
La focalizzazione zero si realizza quando l’ottica del narratore è illimitata e questi può vedere e raccontare tutto di tutti. Il narratore è onnisciente, cioè sa tutto anche gli antefatti della storia, anche ciò che sta avvenendo in luoghi lontani da quello in cui sì svolge l'azione, anche i sentimenti e i pensieri più segreti dei suoi personaggi e perfino ciò che accadrà in futuro.
La focalizzazione interna si realizza quando il narratore assume il punto di vista di un personaggio e, di conseguenza conosce e può raccontare solo ciò che è possibile sapere da quell'angolatura, per forza di cose ristretta e limitata. Presentano una focalizzazione interna tutti i racconti in cui il narratore è interno alla storia e quindi racconta i fatti in prima persona.
La focalizzazione esterna si realizza quando il punto di vista è rigorosamente esterno ai fatti perché il narratore assume il ruolo di spettatore estraneo che assiste alla vicenda e registra i gesti e le parole dei personaggi senza sapere e dunque senza riferire nulla più di ciò che vede e che ascolta. Questo tipo di narrazione è utilizzato per presentare le vicende in tono neutro e oggettivo, senza la mediazione del narratore che non esprime giudizi né fornisce informazioni su quanto accade, risultando dunque un narratore occulto.
La foca­lizzazione fissa si realizza quando il narratore mantiene la stessa focalizzazione per tutto l'arco della narrazione.
La focalizzazione variabile si realizza quando il narratore sposta il suo punto di vista nel corso della narrazione.
[58] Per sistema dei personaggi si intende la loro presentazione e caratterizzazione, i loro ruoli, i rapporti che essi intrattengono tra loro e con gli eventi della storia nell'ambito di un sistema ben definito. All'interno di questo sistema dei personaggi ognuno di loro occupa un posto ben preciso, a seconda del ruolo che ha e a seconda delle funzioni che svolge.
[59] La costruzione di un personaggio avviene attraverso la delineazione dei tratti caratterizzanti del suo aspetto e della sua personalità. La costruzione del personaggio prende avvio dalla cosiddetta presentazione che può avvenire attraverso tre modalità fondamentali:
-          il personaggio presentato dal narratore e perciò da un punto di vista sostanzialmente oggettivo;
-          il personaggio presentato da un altro personaggio e perciò da un punto di vista soggettivo;
-          il personaggio presentato da se stesso.
Talvolta il personaggio è presentato solo  in modo indiretto,  attraverso le sue azioni, i suoi comportamenti, i suoi discorsi, che il lettore interpreta come altrettanti indizi del modo di essere del personaggio stesso.
La costruzione del personaggio prosegue per lutto il corso della narrazione, attraverso un processo di caratterizzazione attuato mediante un accumulo di elementi che potranno emergere dalle vicende stesse, dal giudizio di altri personaggi, da annotazioni più o meno ampie del narratore e così via.
Il tipo di caratterizzazione più frequente è quella psicologica al cui interno dobbiamo distinguere due differenti livelli: da un lato, l'analisi di sentimenti, emozioni e stati d'animo che il personaggio vive in determinate circostanze della vicenda. Oltre che sul piano psicologico, il personaggio può essere caratterizzato anche dal punto di vista della classe sociale cui appartiene (caratterizzazione sociale), del tipo di cultura che possiede (caratterizzazione culturale), dei valori e degli ideali in cui crede (caratterizzazione ideologica). Per quanto riguarda l'aspetto propriamente tecnico, la caratterizzazione, come la presentazione, può essere:
-          diretta, quando il narratore interviene a fornire informazioni esplicite sul carattere e/o su altri aspetti del personaggio, magari commentando e valutando il suo operato.
-          indiretta, quando il narratore non interviene affatto ma lascia il lettore libero di trarre inferenze dell’azione del personaggio.
[60] Il ruolo dei personaggi - I personaggi di un racconto o di un romanzo non hanno tutti lo stesso ruolo; alcuni sono più importanti, altri meno. Così, a seconda dell'importanza che hanno, essi si distinguono in:
-          personaggi principali che svolgono un ruolo centrale nella vicenda e sui quali maggiormente  si concentra l'azione;
-          personaggi secondari, che nella vicenda hanno un ruolo di secondo piano e, quindi, un peso minore rispetto a quello dei personaggi principali intorno a cui si muovono;
-          comparse, che servono solo a caratterizzare un ambiente o una situazione e non incidono minimamente nello sviluppo della vicenda narrata
I personaggi di un .racconto, nell'ambito della vicenda, svolgono ciascuno una funzione particolare in rapporto agli altri personaggi della vicenda
[61] Nel corso del racconto, il narratore si trova spesso nella necessità di riferire le parole o i pensieri dei personaggi soprattutto per portare a galla le loro emozioni e caratterizzarli psicologicamente. Per farlo, può sceglierli fra diverse tecniche che variano a seconda dell'effetto che vuole conseguire.
[62] Il narratore esterno si ha quando la voce narrante non partecipa alla storia che racconta, ma è soltanto la voce narrante che riferisce la storia dall'esterno, parlando in terza persona.
L'adozione del narratore esterno che racconta in terza persona consente di presentare i fatti da più punti di vista e in genere fa sì che la storia sia proposta con un taglio oggettivo ed emotivamente più distaccato.
[63] Il narratore interno si ha quando la voce narrante è uno dei personaggi della vicenda e, quindi, narra in prima persona (io narrante)  i fatti ai quali partecipa o ha partecipalo come protagonista, come figura secondaria o anche in qualità di semplice testimone.
L'adozione del narratore interno che registra i fatti in prima persona comporta necessariamente un punto di vista piuttosto limitato, perché tutta la storia è vista solo attraverso gli occhi del narratore, ma in genere conferisce alla storia la tensione emotiva di una vicenda vissuta come esperienza diretta e personale.
[64] Il narratore onnisciente si ha quando rivela in modo esplicito la sua funzione di narratore e di regista del racconto, intervenendo a fornire spiegazioni, sollecitare l'attenzione del lettore, esprimere giudizi e considerazioni.
[65] Il narratore occulto si ha quando si pone l'obiettivo di una narrazione oggettiva che sembra svolgersi da sé e quindi si limita a raccontare i fatti senza intervenire con spiegazioni o commenti.
[66] Il protagonista è il personaggio principale che è al centro del discorso narrativo, anche quando non compare direttamente in scena.
[67] L’antagonista è il personaggio che contrasta il protagonista sul piano delle azioni o che gli si oppone anche soltanto sul piano psicologico. Spesso è proprio lui a determinare la rottura dell’equilibrio che da inizio alla vicenda, ma può anche entrare in scena quando ormai l'equilibrio iniziale è decisamente già rotto. In ogni caso, con il suo comportamento è sempre il motore dello sviluppo dell'azione.
[68] L’oggetto è il personaggio che costituisce lo scopo dell'impegno o del desiderio del protagonista, contrastato in ciò dall'antagonista. La sua funzione, in un racconto o in un romanzo, è fondamentale perché spesso è, senza alcuna colpa, la causa scatenante della vicenda.
[69] L’aiutante è il personaggio che assiste, aiuta, protegge e favorisce il protagonista. Gli aiutanti che dovrebbero aiutarlo ma che invece, per i motivi più diversi, finiscono per danneggiarlo.
[70] L'oppositore è il personaggio che cerca di ostacolare il protagonista. Di solito l'oppositore è al servizio dell'antagonista di cui quindi è l’aiutante, ma può anche agire di sua iniziativa. Anche gli oppositori possono essere più di uno e possono trasformarsi in falsi aiutanti, cambiando campo e passando dalla parte del protagonista.
[71] Nel discorso diretto il narratore riferisce le parole del personaggio direttamente, cedendo a tutti gli effetti la parola al personaggio, collocandosi momentaneamente in secondo piano.
[72] Nel discorso indiretto il narratore non riferisce direttamente le parole del personaggio, ma le riporta indirettamente, attraverso la mediazione della propria voce, inserendole cioè nel tessuto narrativo come frasi dipendenti rette da verbi dichiarativi.
[73] Il discorso diretto libero si ha quando mancano i verbi dichiarativi e le battute si succedono una dietro l'altra con grande immediatezza, senza essere introdotte in alcun modo. Questo modo di presentare le parole dei personaggi è immediato e vivace, nella sua semplicità e consente di ridurre al minimo la distanza fra il narratore e la storia e di porre il lettore direttamente di fronte ai personaggi, senza la mediazione del narratore.
[74] Nel discorso indiretto libero il narratore riporta i discorsi del personaggio in modo indiretto, ma senza introdurli con i consueti verbi dichiarativi e utilizzando uno stile coerente con il modo di esprimersi del personaggio. Questa tecnica espressiva, che fonde insieme le caratteristiche del discorso diretto e del discorso indiretto, consente di mettere in primo piano le parole del personaggio senza interrompere la continuità narrativa e senza appesantire il testo con troppi nessi subordinanti.
[75] Il soliloquio e il monologo interiore sono la trascrizione diretta, cioè in prima persona, senza mediazioni da parte del narratore, delle parole che il personaggio pensa tra sé e sé, ma secondo alcuni studiosi, si differenziano l'uno dall'altro. Nel soliloquio, infatti, il personaggio si rivolge idealmente a un interlocutore preciso, lontano dalla scena, ma a lui ben presente; nel monologo interiore, invece, questo non succede e il personaggio si limita a esporre le proprie riflessioni.
[76] Il flusso di coscienza è la registrazione diretta di una serie confusa e quasi caotica di pensieri, emozioni e immagini che si susseguono, spesso in modo del tutto illogico, nella mente o nell'inconscio di un personaggio.
[77] quando fornisce uno sfondo generale per la storia (ad esempio, il romanzo I Malavoglia di Giovanni Verga è ambientato ad Aci Trezza, un piccolo paese della Sicilia, negli ultimi anni del XIX secolo). Più specificamente, il termine “ambientazione” può anche indicare il momento e il luogo in cui si svolge una singola scena di una lunga storia
[78] come oggettivazione del carattere del personaggio, rappresentazione di una situazione sociale o morale, come proiezione soggettiva dello stato d’animo del personaggio
[79] quando è filtrato attraverso la coscienza dei personaggi che istituiscono una corrispondenza tra la propria condizione esistenziale e il paesaggio in sintonia o in contrasto con il loro mondo interiore. (ad esempio il palazzo di Atlante nell’Orlando furioso diventa il simbolo della prigione delle passioni)
[80] Il testo argomentativo è un testo in cui chi scrive presenta una propria opinione - o tesi -, la spiega ­la dimostra e la difende attraverso opportuni argomenti, allo scopo di persuadere chi lo ascolta o lo legge della validità di quello che dice. I testi argomentativi possono trattare di problemi mollo diversi. ma tutti hanno in comune lo scopo di persuadere chi ascolta e il modo in cui si cerca di raggiungere questo scopo, che consiste nel dimostrare ciò che si dice portando delle prove convincenti.
[81] Il testo argomentativo si articola nelle seguenti parti:
problema
tesi
argomenti a favore della tesi
antitesi
confutazione degli argomenti in favore dell'antitesi
conclusione
Questa struttura. però, ammette delle varianti, con lo spostamento o la soppressione di uno degli elementi che la compongono. In linea di massima, si potrà così avere una delle seguenti possibilità: spostamento della tesi alla fine del testo, omissione della tesi, omissione degli argomenti a favore dello tesi, omissione dell'antitesi.
[82] Il problema,cioè qualcosa su cui premiere una decisione, sta alla base di ogni testo argomentativo
[83] La tesi è l'opinione che l'autore del testo esprime sul problema m questione la propria tesi, cioè la propria opinione.
[84] L’argomentazione è una prova portata dall'autore del testo, allo scopo di convincere i suoi interlocutori a condividere la sua tesi.
[85] L’antitesi per prevenire le possibili obiezioni dei suoi interlocutori, l'autore espone lui stesso la tesi da essi sostenuta e contraria alla sua, cioè l'antitesi; Tu sostieni che un cane farebbe la guardia alla casa e sarebbe più affettuoso di un micio, ma io non sono d'accordo.
[86] Le conclusioni sono la somma della sua argomentazione in una conclusione in cui ribadisce la sua tesi riguardo al problema.
[87] I concetti di contesto e di contestualizzazione sono alquanto complessi.
Una buona contestualizzazione deve attenersi strettamente ai dati oggettivi, dedotti attraverso l'analisi testuale. Bisogna, in primo luogo, dare significato ai dati formali e oggettivi rilevati: aspetti linguistici, aspetti strutturali in generale, aspetti metrici, sintattici, narratologici, ecc., in caso di testo letterario, agli aspetti ragionativi in caso di testo non letterario. Questi dati rivelano la loro vera funzione e il loro profondo significato solo quando si dimostra la loro relazione con l'universo umano, sentimentale, ideologico dello scrittore, o con la temperie culturale e sociale di un'epoca.
Tale messa in relazione solo in certi casi è operazione semplice: il più delle volte implica diversi passaggi fondamentali: dall’intratesto all’intertesto e dall'intertesto all’extratesto.
[88] L'intratesto è lo spazio di contestualizzazione più vicino alla semplice analisi testuale: si tratta di spostarsi verso altre parti del testo preso in considerazione, o verso testi contigui, per esempio altri testi dello stesso scrittore confrontabili con il testo analizzato.
Lo scopo è di vedere confermata la ricorrenza di certe procedure che rilevate e dunque di poter supporre la loro rilevanza nell'universo dello scrittore.
[89] L’intertesto è lo spazio di contestualizzazione che comprende testi di altri autori, precedenti o contemporanei, ma anche futuri in qualche modo confrontabili con quello in causa (per genere, per tematica, per procedure liriche o narrative, ecc.).
Lo scopo è di attribuire al testo e allo scrittore in causa la sua identità, attraverso il rilevamento di relazioni, affinità, differenze, all’interno della tradizione linguistica, ma anche all’interno di eventuali codici culturali, ideologici e comportamentali.
Condizione necessaria per una corretta comprensione dell’opera è la conoscenza dell’intertestualità, di un contesto di opere dello stesso autore, di autori a lui vicini, di tutta la tradizione a cui il testo rinvia.
[90] L’extratesto è la collocazione dell’opera nel proprio contesto culturale (concezione filosofiche, politiche, religiose di un’epoca) e storico-sociali (avvenimenti storici, struttura della società, ecc.) e comprende condizioni e nozioni di interesse extraletterario, nonché la letteratura critica sul testo e sull'autore presi in considerazione.
Lo scopo è di attribuire al testo e allo scrittore in causa la sua relazione attraverso il rilevamento di costanti e di variabili con il contesto extraletterario dell’opera. 

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