L’ANALISI E IL
COMMENTO DEL TESTO[1]
Esercizio 1 gli scarti linguistici
e gli scarti culturali
1 – Individua gli
scarti linguistici presenti nel testo e, per ciascuno scarto, indicane la
definizione, dopo un’accurata scelta nel vocabolario.
2 –
Classifica gli scarti secondo la seguente tabella
arcaismi[2]
|
neologismi[3]
|
classicismi[4]
|
barbarismi[5]
|
dialettalismo[6]
|
tecnicismo[7]
|
3 – Individua gli scarti
culturali presenti nel testo, e per ciascuno scarto, indicane la definizione, dopo
una ricerca o mediante inferenza[8].
Esercizio 2. Comprensione
complessiva
1 - Esponi a parole
tue il contenuto del testo. Qual è il tema[9]
centrale del componimento e com’è
esposto? Quali sono, se ci sono, i temi secondari e come sono esposti?
2 - Quali sono i
nessi di relazione[10]
fra il tema-centrale e gli eventuali temi secondari?
3 - Analizza in
dettaglio, enunciandone però la trattazione, una situazione[11]
o un personaggio[12]
o qualche particolare immagine presente nel brano, spiegandone la relazione con il tema centrale del componimento.
5 - L'autore punta ad
una particolare precisione ed evidenza delle immagini[16]?
Individua qualche immagine
particolarmente curata ed illustra com’è espressa.
6 - Si può
definire il suo stile[17]
impersonale?
1 - A quale genere letterario[19]
appartiene il testo? A quale sottogenere letterario appartiene il testo? Rispetto alla definizione tradizionale del
genere letterario o del sottogenere, che cosa mantiene e che cosa
trasforma?
Aspetto lessicale
(sulla connotazione lessicale [20]
delle parole)
2 - Nel brano
l'autore fa ricorso a termini letterari, aulici, poetici? Se ce ne sono individuarne
qualcuno che ti sembra a tal fine più rilevante e spiegane significato e
valore.
3 - Nel brano l'autore fa ricorso a neologismi[21]? Se
ce ne sono individuarne qualcuno che ti sembra
a tal fine più rilevante e spiegane
significato e valore.
4 - Nel brano
l'autore fa ricorso ad espressioni quotidiane, tipiche del linguaggio parlato?
Se ce ne sono individua qualcuna che
ti sembra a tal fine più significativa e spiegane significato e valore.
5 - Nel brano
l'autore fa ricorso a termini regionali, dialettali, locali? Se ce ne sono individua qualcuno che ti sembra a tal fine più
significativo e spiegane significato e valore.
6 - Nel complesso,
quale di queste quattro tipologie prevale? Spiega il significato di questa prevalenza.
7 - Dal punto di
vista sintattico, prevalgono costruzioni[24]
difficili, elaboratissime, o espressioni
colloquiali? Una volta individuata la prevalenza, spiegane le motivazioni.
8 - Dal punto di
vista sintattico, prevalgono frasi lunghe o frasi brevi? Sono frasi ricche di proposizioni
subordinate o prevale là coordinazione? Perché fa ricorso a questa struttura sintattica? Quando prevalgono le frasi più
complesse, di ampio respiro o quando prevalgono frasi più brevi?
8bis – dal punto di vista sintattico quali tipi di proposizioni
principali sono presenti? enunciative
o narrative[25], interrogative dirette[26], esclamative[27], imperative[28], dubitative[29], esortative[30] concessive[31], potenziali[32], desiderative o ottative[33].
9 - Vi sono strutture
sintattiche tratte dalla lingua parlata, dialettali o sgrammaticate? Quali effetti intende raggiungere lo scrittore con
questi mezzi?
Aspetto
metrico [solo se si tratta di un testo poetico] (tipi di componimenti, metri,
ritmi, suoni)
10 - il componimento ha una forma metrica
tradizionale? È un sonetto[34],
un'ode[35],
una canzone[36],
o altro?
11 - Qual è nella poesia la misura dei versi[37]
(di quante sillabe sono composti) e di quali versi si tratta?
12 - I versi sono legati dalla rima[38]?
Qual è lo schema della rima?
13 - I versi si raggruppano in strofe[39]?
Qual è il numero delle strofe? Quali forme strofiche ricorrono?
14 - Nel
testo ricorrono figure
del suono (paronomasia[40], consonanza[41],
assonanza[42],
allitterazione[43], onomatopea[44])? Se
ve ne sono individuale e valutale.
Sulle
figure retoriche
15 - Quali sono
nel testo le figure del significato (metafora[45], similitudine[46], allegoria[47], metonimia[48], sineddoche[49], personificazione[50], antitesi[51], ossimoro[52], litote[53], iperbole[54] sinestesia[55] ed
in quali versi compaiono?
16 - Le figure
retoriche utilizzate sono ricercate, letterarie, oppure fanno riferimento alla
realtà quotidiana della situazione descritta e sono caratterizzate dalla
concretezza.
Sulla
narratologia [solo se sì tratta di un testo narrativo]
(analisi delle varie componenti del testo
narrativo, come la posizione del narratore[56], la focalizzazione[57], il sistema
dei personaggi[58],
la caratterizzazione o costruzione del personaggio[59] e la funzione
dei personaggi[60],
i modi in cui i discorsi dei personaggi[61] vengono
presentati).
17 – La vicenda è narrata da un
narratore esterno[62] o in prima persona un narratore interno[63]? Se si tratta di un narratore
esterno, è un narratore onnisciente[64] che esplicita la propria presenza ed esprime giudizi
personali oppure è un narratore occulto[65] che si limita a raccontare le azioni e a descrivere i
personaggi? inoltre, il punto di vista del narratore esterno o neutro oppure,
in qualche momento o in tutta la vicenda, coincide con il punto di vista di
qualche personaggio? infine, questo punto di vista cambia, nel corso della
narrazione? Se si tratta di un narratore
interno chi è? inoltre è il protagonista della vicenda o un personaggio secondario o uno spettatore? infine, dichiara il
proprio ruolo oppure lo si deduce dal racconto?
18 - Nella
vicenda vi è un protagonista[66]? di
chi si tratta? vi è un antagonista[67]? di
chi si tratta? vi è un oggetto[68]?
di chi o di che cosa si tratta? infine ci sono personaggi secondari come
aiutanti[69] ed oppositori[70]? di
chi si tratta? Protagonisti e personaggi secondari sono negativi o positivi? quali sono, inoltre, da che cosa
emergono le caratteristiche principali dei personaggi?
quale relazione esiste infine tra i personaggi del brano? Quale particolare significato conferisce alla vicenda il ruolo
assunto dai personaggi ed il rapporto fra i personaggi?
19 - Nel brano
sono chiaramente distinguibili le parti in cui i personaggi agiscono da quelle in cui parlano o esprimono i loro pensieri? I
pensieri o le parole dei personaggi vengono presentati prevalentemente con, discorso diretto[71],
discorso indiretto[72],
discorso diretto libero[73],
discorso indiretto libero[74],
monologo interiore[75]
o flusso di coscienza [76].
20 – Nel brano è individuabile lo spazio
geografico in cui è ambientata la vicenda? Se questo non è indicato per
quale motivo
21 - Individua
la descrizione dei luoghi. essi sono: Luoghi reali o immaginari? Chiusi o aperti? Limitati o illimitati? Ristretti
o ampi? Quali oggetti si trovano. Trova eventuali collegamenti tra situazioni (di
tensione, gioia, aspettativa) e spazi.
22 - Trova
eventuali relazioni tra luoghi e
personaggi (come i personaggi vivono il luogo, vi sono analogie o
discordanze tra i tipi di personaggio e il luogo in cui si trovano)
23 - Trova
eventuali relazioni tra i luoghi (ad
esempio opposizione tra spazi vicino/lontano, aperto/chiuso, ecc.)
24 - Individua la
funzione
rivestita nella descrizione degli spazi: è di ambientazione[77], Narrativa[78]
o Simbolica[79]?
Sull'argomentazione [solo se si tratta di un testo
argomentativo[80]]
(ovvero sull'analisi delle varie componenti del testo argomentativo, come la
struttura dell'argomentazione[81]).
20 Qual
è il problema generale[82] affrontato nel brano e quali sono
gli eventuali sotto-problemi
affrontati?
21 Qual è
la tesi[83] di fondo sostenuta? quali sono gli
argomenti[84] a sostegno della tesi generale?
22 Vengono
presentate antitesi[85] o argomenti altrui non condivisi? se
sì, quali sono quali sono
le antitesi ed attraverso - quali argomenti sono eventualmente confutate?
23 -
Quali sono le prove di validità degli argomenti? quali fra di esse sono dati
oggettivi (fatti, nozioni, leggi
generalmente valide, testimonianze, pareri o citazioni di esperti)? Quali sono dati soggettivi (opinioni personali dell'autore, suoi giudizi, sue interpretazioni,
opinioni di persone diverse dallo
scrivente o di determinati gruppi)?
24 - A quale conclusione[86]
giunge l'autore?
Esercizio 3 Inquadramento
del testo in un contesto[87]
1 -
In che epoca è vissuto o vive l'autore? In quale ambito culturale o in quale
corrente di pensiero si colloca? A quale concezione (religiosa, scientifica,
filosofica, letteraria ecc.) si richiama? A quale si contrappone?
2 -
Come si colloca l'autore nel contesto culturale a lui contemporaneo? che idee
ha? quale concezione ha della letteratura (poetica)? quale fine le attribuisce?
3 -
Si pone in una posizione di continuità o di rottura con la tradizione
letteraria (idee e poetica) che lo precede e con la cultura dominante nel suo
tempo?
4 -
Valutando l'aspetto intratestuale[88], il brano rimanda ad altri testi, dello stesso autore? Se
sì, individua gli elementi comuni tematici e\o formali. Individua le
peculiarità tematiche e\o formali del brano rispetto agli altri oggetto di
confronto.
5 -
Valutando l'aspetto intertestuale[89] il brano rimanda ad altri testi di altri autori di altre
epoche o di altri paesi? Istituisci un confronto fra questi brani, mettendone
in evidenza elementi comuni e differenze ed individuando le peculiarità del
brano dell'autore preso in esame.
6 - Valutando gli aspetti extratestuali[90] individua le caratteristiche salienti delle idee e della
poetica dell'epoca in cui vive l'autore, rintracciabili nel testo, in che cosa
aderisce a quella corrente letteraria ed in che cosa eventualmente se ne
distacca?
[1] Affinché la risposta sia valida lo
studente deve scrivere frasi di significato compiuto e, ove necessario,
argomentare altrimenti le risposte a ciascun blocco di domande non saranno
considerate valide.
[2] Arcaismo - Forma grammaticale,
parola o espressione di una fase linguistica anteriore sopravvivente nell’uso,
di solito per fini stilistici
[3] Neologismo - Parola o
locuzione nuova, o anche nuova accezione di una parola già esistente, entrata
da poco tempo a far parte del lessico di una lingua.
[4] Classicismo - L’insieme dei
caratteri stilistici e dei concetti teorici che sono stati ricavati
dall’antichità classica e rielaborati formandone un canone proposto come
modello supremo per ogni produzione artistica e letteraria.
[5] Barbarismo - Il fenomeno
dell’uso di termini stranieri.
[6] Dialettalismo – Vocabolo o
espressione di origine dialettale
[7] Tecnicismo - Parola o
locuzione che fa parte di un linguaggio tecnico.
[8] Inferenza – l’inferenza è un
processo mentale con cui si ricava una conseguenza da alcune premesse.
[9] Il tema è l’argomento di cui si parla, è l'ipotesi di lettura che il
lettore fa sull'argomento di un testo. Un testo ha generalmente non solo un
tema generale o argomento principale di cui tratta, ma anche dei temi o
argomenti secondari, particolari, che si collegano al tema generale.
[10] I nessi di relazione individuano la coerenza del testo cioè la
concordanza di significato fra le parti che lo compongono.
[11] La situazione è un complesso di rapporti che legano l'individuo
all'ambiente storico-sociale, condizionando e limitando le sue scelte e azioni.
[12] Il personaggio è una persona che agisce in un'opera letteraria,
poetica narrativa e teatrale, che assume nel testo un ruolo fondamentale. Gli
eventi, concreti o interiori che siano, inevitabilmente coinvolgono uno o più
personaggi, siano essi figure umane o, come succede nella poesia o nelle
favole, animali o oggetti cui sono attribuite caratteristiche umane. Il
personaggio, come soggetto e oggetto delle azioni ed in relazione con tutti gli
altri personaggi, riveste un ruolo, una funzione. Il personaggio è spesso il
veicolo dei valori comunicati da un autore e le modalità della sua
presentazione, il linguaggio con cui il narratore lo fa esprimere rispondono ai
modelli e agli interessi dell'epoca in cui il testo è stato prodotto.
[13] La descrizione è una rappresentazione con parole di un oggetto, di una
persona, di un evento, indicandone le caratteristiche e gli aspetti che possono
darne un'immagine efficace e chiara al destinatario. Descrivere è uno dei modi
più comuni per far conoscere qualcosa a qualcuno, cioè per informare; per
questo la descrizione è utilizzata quando è necessario per creare l'immagine di
un oggetto, di una persona o di un animale, fornendo tutti gli elementi che lo
compongono o i particolari che lo caratterizzano, in modo che chi legge o
ascolta se ne faccia un'immagine il più possibile precisa. Lo scopo
fondamentale di ogni descrizione è informare, ma una descrizione può essere
usata a scopo persuasivo cioè per indurre il destinatario a valutare
positivamente o negativamente l'oggetto descritto, oppure a scopo espressivo,
cioè per esprimere, attraverso la descrizione, emozioni, sentimenti, stati
d'animo ecc. Mentre le descrizioni informative devono far conoscere l'oggetto
in questione in modo fedele, chiaro e completo, impersonale, senza esprimere
alcuna opinione o impressione personale e senza alcuna partecipazione emotiva,
le descrizioni persuasive o espressive rappresentano l'oggetto della
descrizione in modo personale, dando risalto solo ad alcune caratteristiche,
facendo trasparire giudizi mediante l'uso di aggettivi che danno un'immagine
positiva o negativa dell'oggetto di descrizione, trasmettendo emozioni
attraverso un uso particolare del linguaggio che ricorre frequentemente a
espressioni figurate e a paragoni.
[14] Il ragionamento è un'operazione della mente per cui, partendo da
alcuni giudizi noti, assunti come premesse, se ne scoprono i reciproci legami e
si giunge a una conclusione. Il ragionamento, quindi, è un discorso logicamente
condotto in cui chi parla o scrive, attraverso argomentazione (insieme di
argomenti con cui si dimostra o si confuta una tesi) e dimostrazione
(argomentazione deduttiva per provare la verità di una proposizione sulla base
di premesse già accettate come vere), presenta una propria opinione - o tesi -
e la sostiene proponendo le ragioni a favore e confutando le opinioni
contrarie, allo scopo di convincere della validità di quanto dice.
[15] L'emozione è un intenso moto, un impulso (sentimentale o
intellettuale) affettivo di durata relativamente breve (relativo alla sfera dei
sentimenti e delle emozioni), piacevole o penoso, accompagnato per lo più da
modificazioni fisiologiche e psichiche (pallore o rossore, reazioni motorie ed
espressive ecc.) dovuto a forte impressione (a differenza di commozione che ha
significato affine, implica o sottintende uno stato di eccitazione interiore);
nell'uso corrente, l'emozione è un'impressione viva, un turbamento determinati
da approvazione, sorpresa, paura, dispiacere, disgusto, aspettativa, rabbia,
gioia. Il concetto di emozione si distingue da quello di sentimento, meno
intenso e più durevole che da una particolare tonalità affettiva alle nostre
sensazioni, rappresentazioni, idee. Secondo questa definizione, mentre
l'emozione è involontaria, il sentimento è, come il pensiero, una funzione
razionale. All'origine dell'emozione non vi è uno stato interno dell'organismo,
ma una percezione di quanto avviene a livello periferico.
[16] L'immagine è il prodotto di un'attività del pensiero,
l'immaginazione, che possiede i caratteri di percezione strutturata di qualcosa
di esterno all'individuo e, pur accompagnandosi alla coscienza, costituisce
un'autoproduzione. Se le immagini riprodotte appaiono particolarmente precise e
rappresentative nelle forme sono dette icastiche:
con questo termine si intende la particolare efficacia con cui un'immagine
viene resa.
[17] Lo stile è la particolare forma in cui si concretizza l'espressione
letteraria o artistica e che è propria di un autore, di un'epoca, di un genere.
In letteratura lo stile può essere: limpido, contorto, aulico,
chiaro, coerente, lineare, incoerente, paradossale, confuso, banale, piatto,
ovvio, monotono.
Naturalmente
elemento fondamentale dello stile è il lessico, l'insieme di vocaboli
utilizzati per costruire i periodi. Il lessico può essere: ricco, povero,
gergale, settoriale, ripetitivo, poetico, tecnico, raffinato, letterario,
dialettale.
Importante
è ancora il registro che si riferisce alla complessità dei vocaboli utilizzati
e alla loro eleganza. Un registro può essere: solenne, ufficiale, formale,
dignitoso, corretto, semplice, familiare, confidenziale, intimo, scarno.
[18] Ai formalisti russi che lavorarono
sulla loro teoria agli inizi del '900, ma le cui opere furono tradotte e
conosciute in Europa a partire dagli anni '30, si deve il primo approccio
critico e scientifico alla letteratura. Il Formalismo russo ha focalizzato la
propria analisi sul testo: questo vuol dire che, di fronte ad un testo
letterario, il critico formalista non va a cercare il materiale per la propria
interpretazione in cose che si trovano intorno al testo (ad es. chi è l'autore,
in che periodo è stato scritto il testo, il contesto storico in cui è nato,
ecc.), ma unicamente al suo interno (nelle sue caratteristiche formali). Lo
scopo .principale era quello di riuscire a fornire modelli o ipotesi
scientifiche per spiegare; come gli effetti estetici sono prodotti da
determinate tecniche letterarie.
[19] Il genere letterario è il luogo
all'interno del quale un’opera letteraria trova la sua identità, riconoscendosi
in altre opere ad essa affini per scelte
tematiche, stilistiche e strutturali.
Il genere letterario è dunque ciascuna
delle suddivisioni che, in conformità a criteri contenutistici e formali,
distinguono tradizionalmente la produzione letteraria.
La prima
classificazione è in soprageneri, la seconda specifica i generi relativi ai
vari soprageneri e infine la terza specifica i sottogeneri relativi ai vari
generi.
I.
Il sopragenere saggistico:
è l'arte di scrivere saggi in cui rientrano scritti
critici in prosa, a carattere scientifico o divulgativo su un determinato
argomento come ad esempio, scientifico, politico, filosofico, letterario,
storico, storiografico, artistico o di costume, trattato in modo non
formale e di determinata estensione.
Il
genere saggistico può avere due forme: il trattato ed il saggio:
a.
il trattato è
un’opera di considerevole estensione che si occupa metodicamente di una scienza,
di una disciplina, di una dottrina o di parti di esse;
b.
il saggio è
uno scritto di carattere critico su un particolare argomento storico, politico,
economico, sociologico ecc.
II.
Il sopragenere narrativo
è molto ampio e variegato e riguarda tutto ciò che ha per oggetto la
narrazione. La narrazione nasce dal
bisogno di comunicare dell’uomo ed ha
una millenaria tradizione orale che arriva fino all’epoca contemporanea.
Le opere di questo genere possono
essere distinte in opere sine fabula (senza
intreccio) e cum fabula (con
intreccio), possono essere in versi
(epica, romanzi e novelle in versi) e in
prosa (romanzo, racconto, novella, favola e fiaba).
Fra le opere di narrazione sine fabula il ruolo principale è svolto
dalla storiografia dall’epistolografia e dall’odeporia.
1. La
storiografia ossia dalla scrittura di opere relative a eventi storici del
passato in cui si possa riconoscere un’indagine ed una metodologia. Essa è
caratterizzata da vari sottogeneri:
a.
l’annalistica
è un sottogenere storiografico tipico dei Greci e dei Romani, che espone gli
avvenimenti seguendone l'ordine cronologico. Di solito gli storici classici
scrivevano in forma di annali,
per esempio scrivevano la storia di Roma,
della repubblica e poi dell'impero, narrando anno per anno, in ordine
cronologico, tutti gli avvenimenti. Ma il problema della storiografia
scritta annalisticamente è l'impossibilità di mettere in collegamento due
avvenimenti, l'uno causa dell'altro, avvenuti in anni diversi.
b.
La monografia
è un sottogenere storiografico che tratta, in maniera approfondita e
possibilmente esaustiva, di un singolo argomento specifico. Pertanto la
monografia non va confusa col trattato visto che si occupa di un'intera materia
o disciplina, esponendone sistematicamente i principi e le nozioni basilari.
Monografie storiografiche famose sono il De
bello Gallico, scritto da Cesare sulla sua conquista della Gallia, il De Catilinae coniuratione e il Bellum Iugurthinum di Sallustio. Lo
storico greco Tucidide per primo compose un'opera sulla Guerra del Peloponneso, scrivendola in
modo monografico; questa innovazione ispirò poi gli storici
latini Sallustio e Publio Cornelio Tacito che scrisse l'Agricola,
una sorta di biografia del suocero Giulio Agricola che fu un grande generale, e
la Germania, sull'etnografia e i costumi dei
popoli germanici. Il modo di scrivere monografico differisce da quello
degli annales soprattutto per un motivo: una monografia tratta
un fatto, un determinato argomento, narrando tutta la sua evoluzione negli
anni, focalizzando l'attenzione sugli avvenimenti precedenti che hanno portato
al fatto, guardando alle cause prime e a quelle aggiunte che hanno determinato
la situazione di cui si intende parlare, ovvero trattando un argomento per
intero, senza tralasciare nulla, comprese le cause che l'hanno provocato.
c.
La biografia è un sottogenere
storiografico che contiene la ricostruzione complessiva della vita di una
persona, scritto in forma narrativa o di saggio. Quando proviene
dallo stesso soggetto, si ha una autobiografia. La composizione delle biografie
è variata nel corso dei secoli in funzione non solo del contesto
culturale e del modello letterario, ma anche della considerazione
dell'individualità e dell'incidenza delle varie fasi della vita. Attualmente si
sono diffuse biografie che, sfruttando gli studi psicoanalitici, dedicano
ampio spazio all'infanzia del protagonista; altre culture e civiltà,
invece, si limitano a narrare i comportamenti che hanno inciso oggettivamente
sulla realtà e trattano l'infanzia solo come un periodo profetico sull'avvenire
del soggetto.
d.
L'etnografia è
un sottogenere storiografico che registra informazioni su diversi popoli
rendendo possibile la comprensione della cultura di quel popolo.
Riti, rituali, cerimonie, norme, valori, credenze, comportamenti, artefatti,
sono i principali fenomeni di interesse dell'etnografo, attraverso i quali la
cultura si rende intelligibile.
e.
La diaristica
è un sottogenere storiografico-letterario comprendente memorie personali e
testimonianze storiche e sociali. Con il Romanticismo divenne un vero e proprio
genere narrativo, e il suo carattere autobiografico, insieme alla
caratteristica dimensione cronologica, il punto di partenza per
un’introspezione sentimentale. Alla diaristica è riconosciuto valore
storiografico, come testimonianza diretta dei fatti vissuti dagli autori
narranti. diario,
2. L’Epistolografia
è un genere letterario che consiste nello scrivere lettere ed era un genere praticato in campo filosofico, dove
insegnamenti soprattutto morali erano impartiti nella forma della lettera
rivolta a un personaggio specifico. Già nelle scuole di retorica, oltre
all’oratoria, si insegnava anche la forma per rendere efficace una
comunicazione .
Nella
letteratura abbiamo conservate lettere di personaggi famosi. Essenzialmente le
specie sono due: quelle ufficiali cioè scritte da personaggi che occupavano
cariche importanti ed erano destinate dai loro autori a avere il massimo della
pubblicità perché l’opinione pubblica ne fosse informata, e quelle puramente
private, inviate a familiari o amici stretti (familiares), di cui abbiamo
minore quantità di testimonianze. Di Cicerone (II-I secolo a. C.) ci restano
circa 900 lettere, divise in varie raccolte. le Epistulae morales di Seneca (I secolo d.C.). Anche se non è chiaro
se si tratti di un epistolario reale (per cui Seneca avrebbe risposto a reali
lettere inviategli da Lucilio) o di un’opera squisitamente letteraria, composta
sul modello delle epistole filosofiche di Platone e di Epicuro. Di Plinio il
Giovane (I-II secolo d.C.) invece ci
restano dieci libri di epistole.
3. L’odeporia o narrativa di viaggio è
un genere letterario che si occupa del viaggio, delle motivazioni e dei
processi del viaggiare. Illustra le persone, gli eventi, visti dall’autore che
si trova in un paese straniero o un luogo inconsueto; può anche avere la forma
del diario di viaggio. Non è necessariamente un resoconto di ciò che prova
l'autore-viaggiatore alla vista di nuovi territori o all'incontro con nuove
culture; si tende infatti a rintracciare una certa oggettività nei resoconti di
viaggio settecenteschi, epoca razionale, cosmopolita e antropocentrica, e una
maggiore emotività e soggettività del viaggiatore nel periodo
del romanticismo, dei moti dell'animo. I prodotti estremamente eterogenei
di tale genere letterario consistono sostanzialmente in testi o narrazioni
dotati di aspirazioni, dignità e spessore artistico e narrativo, e che hanno
per oggetto una o più esperienze di viaggio realmente vissute dall'autore, e
variamente motivate: dalla ricerca del puro piacere di viaggio, all'esperienza
dello spirito di esplorazione, o ricerca scientifica, fino a scopi e
utilità del tipo più diverso, incluse le finalità più pratiche.
Nella narrazione cum fabula le vicende si articolano secondo relazioni di
causa-effetto ed arrivano ad una conclusione, non sempre positiva per il
protagonista, che appare necessaria. La narrazione si presenta come una forma
chiusa, che non ammette aggiunte o varianti; i personaggi sono realisticamente
individuati e inseriti in un contesto descritto con precisione, spesso con
riferimenti a situazioni storiche concrete.
4. L’epica è un’ampia narrazione in versi,
avente come oggetto la celebrazione delle imprese di un guerriero o di un
intero popolo, colti in avvenimenti in parte leggendari, sull'esito dei quali
ha molta importanza l'elemento soprannaturale. L'epica è costituita da vari
sottogeneri:
·
L'epica
mitologica che ha come oggetto la mitologia,
·
L'epica
cavalleresca che ha come oggetto le gesta dei cavalieri medievali,
- L'epica storica che ha come oggetto eventi storici particolarmente importanti per la vita di un popolo.
- L'epica eroicomica parodia dei poemi epici, particolarmente in voga nel Seicento, in cui un soggetto futile è cantato in tema solenne o un argomento eroico in stile basso e plebeo.
Nella narrazione in prosa non si
trovano più gli eroi del mito o i personaggi simbolo della fiaba, ma
protagonisti che condividono con il lettore caratteri ed esperienze della
natura umana. Tra questi generi letterari e il racconto c’è una differenza
fondamentale: mito e fiaba sono in larga misura predeterminanti, cioè il
narratore è costretto a muoversi in schemi fissi stabiliti dalla tradizione.
Sono inoltre destinati a perdere contatto con la realtà, mentre il racconto
specie in talune sue tipologie, è inerente al contesto storico, anzi ne
vuole essere espressione e manifestazione: rappresenta la realtà in tutti i
suoi contraddittori aspetti, al contrario del mito e della favola, che si
propongono scopi educativi.
I vari generi
della narrazione in prosa si possono classificare in tre tipologie:
romanzo, novella e racconto.
Il metodo più immediato per la
classificazione, riguarda la lunghezza intesa come numero delle parole che
compongono il testo. Questo metodo è anche il più semplice grazie alla quale
diventa pressoché immediato identificare il genere più corretto, anche se non
esistono regole certe su tale catalogazione.
5. Il romanzo è una lunga narrazione formato
da oltre 40.000 parole in prosa a volte in versi, di carattere realistico o
fantastico, con un certo numero di personaggi e contrassegnata da vicende
piuttosto complesse che si sviluppano in modo generalmente conflittuale e
vengono seguite fino al loro svolgimento. La lunghezza della narrazione e la
complessità dell'intreccio sono le caratteristiche soprattutto del romanzo
moderno, nato nel Settecento in Inghilterra ed affermatosi nell'Ottocento in
tutta Europa. Altre caratteristiche del genere sono la sua continua
trasformazione nel tempo in relazione spesso ai mutati gusti del pubblico, la
precisa rappresentazione della realtà, le riflessioni generali di carattere
filosofico o ideologico sulla vita del singolo, sulla storia, sui valori
fondamentali del tempo, la contestualizzazione. La grande varietà di tipi di
questo genere ha determinato la nascita di vari sottogeneri:
a.
Romanzo ciclico se
appartiene a un gruppo di romanzi diversi, ciascuno a sé stante, ma legato agli
altri dall'ambiente e dai personaggi.
b.
Romanzo
comico-umoristico quando è condotto con un taglio che sottolinea lo
stravolgimento delle situazioni normali e muove il riso.
c.
Romanzo d'analisi
mette in mostra tutte le sfaccettature del sentimento e le pulsioni
dell'inconscio.
d.
Romanzo
d'appendice, così chiamato perché pubblicato una volta "in appendice", a puntate, sui
quotidiani e che dovendo sollecitare la curiosità del lettore fino al numero
successivo, presenta una trama ricca di colpi di scena e di episodi ad effetto.
e.
Romanzo di
ambiente e di costume se si descrivono comportamenti di gruppi sociali
e di individui che li rappresentano.
f.
Romanzo
diaristico quando le vicende dei personaggi sono trasmesse con l'espediente
del diario.
g.
Romanzo di
avventura quando le azioni e le vicende prevalgono sopra ogni altro aspetto
del contenuto.
h.
Romanzo di formazione,
quando l'attenzione è rivolta all'evoluzione del personaggio verso la maturità
e l'età adulta; nel caso in cui, invece, queste siano rifiutate dal soggetto,
che ritiene di rappresentare, di sussumere una generazione, si parla
di Romanzo generazionale.
i.
Romanzo di spionaggio
o spy-story quando dominano sulla scena i conflitti tra agenti segreti di servizi di
vari paesi.
j.
Romanzo epistolare quando
le vicende dei personaggi sono trasmesse con l'espediente del carteggio
epistolare.
k.
Romanzo fantastico
se la storia possiede elementi fantastici/soprannaturali importanti per la
trama. Esso si suddivide in: romanzo fantascientifico, se gli elementi
fantastici/soprannaturali sono spiegati in modo scientifico o
pseudo-scientifico; romanzo fantasy, se gli elementi
fantastici/soprannaturali non sono spiegati in modo scientifico o
pseudo-scientifico;
l.
Romanzo feuilleton,
in origine romanzo pubblicato a puntate su di un quotidiano, spesso basato su
forti sentimenti, casi sfortunati e intricate vicende.
m.
Romanzo filosofico quando
il romanzo è un pretesto per trasmettere dei concetti filosofici.
n.
Romanzo fiume se
affronta, all'interno dello stesso testo, storie lunghissime di intere famiglie
o gruppi sociali.
o.
Romanzo giallo o detective story se la trama si fonda
sulla dinamica delitto-investigazione e suoi ruoli di
vittima-assassino-investigatore.
p.
Romanzo gotico,
se l'ambientazione è generalmente situata in epoca medioevale e i
personaggi sono cupi e tormentati, vittime di un destino oscuro che li sovrasta
e ne determina la tragica fine o il triste fallimento.
q.
romanzo horror se gli elementi
fantastici/soprannaturali sono atti a spaventare il lettore, indipendentemente
dalla spiegazione.
r.
Romanzo naturalista e verista, una descrizione oggettiva e
quasi fotografica della realtà, con attenzione tanto alla vita delle varie
classi sociali quanto alle passioni umane.
s.
Romanzo nero o noir se è orientato alla violenza.
t.
Romanzo picaresco in
cui l'eroe di bassa estrazione si fa strada in un mondo ostile.
u.
Romanzo psicologico quando
emerge in primo piano l'individuo, con i suoi conflitti interiori e, in
generale, le sue emozioni e sentimenti, passioni e sensazioni.
v.
Romanzo rosa se
è orientato al sentimentalismo.
w.
Romanzo sociale
se si tratteggia la vita dei ceti sociali economicamente svantaggiati o si
denunciano situazioni di sopruso e pregiudizio.
x.
Romanzo storico se
la vicenda è un intreccio di ricerca storica e narrazione fantastica,
svolgendosi in un periodo storico ben definito e importante per lo svolgimento
dei fatti.
y.
Romanzo thriller,
caratterizzato da una forte tensione e colpi di scena, può manifestare
contemporaneamente peculiarità proprie a più generi quali: azione, giallo,
intrigo spy-story e fantapolitica.
z.
Romanzo western,
quando la storia è ambientata intorno alla metà dell'Ottocento nell'Ovest
americano, il cosiddetto Far West, e quando si tratta di nordisti e sudisti,
indiani, cowboy, pistoleros e persino peones messicani.
6.
Il Racconto è
una narrazione in prosa di contenuto fantastico o realistico, più breve del
romanzo e più lunga della novella. Il racconto si differenzia dal romanzo, che
è un testo molto più lungo che cerca di dare una visione complessiva del mondo,
mentre il racconto affronta aspetti limitati e circoscritti, frammenti di
realtà, senza la pretesa di offrire di essa un’interpretazione generale.
Il racconto è quindi una narrazione
breve, in prosa, con personaggi umani, contenuti verosimili e generalmente non
storici, per lo più senza finalità morali o conclusioni moraleggianti.
Il
racconto presenta uno schema narrativo più semplice del romanzo e tende a
concentrarsi intorno ad una sola idea o a un’unica trama e pochi personaggi
costituiscono il sistema.
Chi si esprime nella dimensione del
racconto normalmente ne compone a volte una serie e il suo mondo interiore si
esprime in una costellazione di racconti: ciascun testo, per quanto in sé
concluso (a differenza dei capitoli di un romanzo è portatore di una storia
completa), va visto in collegamento unitario con gli altri appartenenti alla
stessa raccolta. Se riferito ad una specifica persona, il racconto
diventa biografico, se è scritto in riferimento a sé stessi, si è davanti
ad un racconto autobiografico.
7. La novella è una narrazione in prosa come il racconto ha un’origine molto
antica, nonostante che le caratteristiche con le quali si conoscono attualmente
si affermarono soltanto durante l'Ottocento.
La novella è una breve narrazione che ha solitamente un carattere realistico.
Quest’ultima in origine si diffuse
oralmente letteralmente significa appunto novità, notizia, è un racconto breve
e semplice in cui i personaggi appartengono
all’atmosfera del quotidiano. Le stesse caratteristiche della novella
sono anche quelle del racconto dove lo scopo e sempre quello ti dare
informazioni semplici e brevi, solo che la novella si caratterizza su fatti
reali che spesso nel racconto si trasformano in racconti spesso fantasiosi.
In realtà, la
differenza è quasi nulla e le caratteristiche principali di queste due
tipologie di testo sono che: hanno un'ambientazione realistica o inverosimile,
anche quando si tratta di vicende fantastiche, mettono in azione personaggi
combattuti tra il bene e il male, precisano in che luogo e in che tempo è
riferito il racconto, tramite il contesto storico-geografico.
La diversità
sostanziale fra novella e racconto consiste nella distinzione dei
caratteri e delle finalità. La novella viene ambientata in uno spazio ben
preciso, mentre il racconto no. La novella si attiene alla realtà dei fatti,
mentre il racconto si riferisce al mondo irreale. Nel genere letterario della
novella, contrariamente a quello del racconto, non esiste alcuna tipologia di
elemento magico. La novella ha un fine educativo palese, mentre nel racconto lo
scopo risulta nascosto. Con il trascorrere degli anni, la novella si
arricchirà degli aspetti con i quali la si conosce oggi. Dunque la novella
indaga sulla coscienza, non racconta storie in luoghi geografici precisi ed
opera una critica della contemporaneità e una satira dei costumi.
8.
La favola è un breve racconto fantastico, spesso con
animali come protagonisti, scritto per impartire un insegnamento morale. Il termine favola è
spesso usato in modo generico, come sinonimo di fiaba o di storia fantastica.
Indica invece un tipo di storia con caratteristiche ben precise. Gli
elementi caratteristici della favola si possono così riassumere: La favola è un
breve racconto fantastico; I protagonisti sono pochi, spesso animali che
pensano e “parlano” e che incarnano i difetti e le virtù degli uomini. Spesso
ricoprono ruoli fissi: il lupo, il leone ed il serpente, ad esempio, sono
simboli della malvagità e della prepotenza dei più forti; la pecora e l'agnello
sono simboli della rassegnazione, della debolezza, della sottomissione al
potere; la volpe è simbolo dell'astuzia,... Lo spazio ed il tempo sono
indeterminati: la descrizione dell'ambiente è ridotta al minimo (una valle, un
bosco, una città), così come le indicazioni di tempo ("una volta",
"un bel giorno"...) La struttura è lineare: lo schema è semplice. C'è
una situazione iniziale che presenta i protagonisti; segue una scena, di solito
dialogata, in cui si svolge l'azione e poi la conclusione con la vittoria di
uno dei contendenti. Il finale raramente è lieto: spesso qualcuno muore, il
debole soccombe, a volte il prepotente viene punito.
Il linguaggio è semplice; La morale quasi
sempre è esplicita, espressa in una frase in cui l'autore spiega l'insegnamento
che se ne deve ricavare.
III.
Il Genere lirico o lirica è la forma poetica che esprime nel modo più soggettivo e
immediato il sentimento del poeta, evidenziandone l'esperienza psicologica,
sentimentale, fantastica e autobiografica.
La lirica
si articola in vari sottogeneri:
a.
la poesia civile
che esalta le virtù proprie del cittadino ed ha la finalità di sensibilizzare
su questioni politico-sociali,
b.
la poesia didascalica
che ha come scopo l’ammaestramento scientifico morale e religioso del lettore
c.
l'innografia
che ha carattere religioso,
d.
la poesia
comico-giocosa che si basa sulla parodia e lo scherzo e ha forma
apparentemente antiletteraria,
e.
la poesia
satirica che ritrae con intenti critici e morali personaggi e ambienti
della realtà e dell'attualità, in toni che vanno dalla tranquilla ironia alla
denuncia, all'invettiva più acre.
IV.
Genere drammaturgico
riguarda qualsiasi componimento in prosa o in versi destinato alla
rappresentazione scenica avente per oggetto un fatto storico o di invenzione e
per protagonisti uomini di qualunque condizione sociale esso comprende vari
sottogeneri:
1.
La tragedia è
una rappresentazione scenica in prosa o in versi, diviso in atti e scene che
abbia per oggetto un fatto grandioso e terribile di personaggi illustri della
storia o del mito, tale da provocare negli spettatori una viva emozione, volta
a purificarli da determinate passioni (catarsi), e che si conclude con un
evento luttuoso (catastrofe).
2.
La commedia è
la rappresentazione scenica in prosa o in versi, diviso in atti e scene, di un
episodio della vita di ogni giorno, con personaggi comuni e spesso di modeste condizioni,
per lo più divertente e briosa e nella maggior parte dei casi caratterizzata da
un conclusione felice; la commedia a sua volta si suddivide in:
a.
commedia di
carattere che dipinge un particolare carattere o difetto umano
b.
commedia
d'intreccio che si fonda su vicende complicate
c.
commedia di
ambiente che subordina personaggi e intreccio all'ambientazione naturale e
umana della vicenda, puntando piuttosto sul colore
d.
commedia musicale
spettacolo musicale in parte anche recitato, simile all'operetta, con soggetto
comico o sentimentale.
3.
La sacra rappresentazione
è un'opera drammatica di carattere sacro con personaggi sacri.
4.
Il dramma pastorale
è una composizione drammatica ispirata all'ambiente dei pastori e alla vita
campestre. La commedia dell'arte il teatro degli attori italiani nei secoli
XVI-XVIII, caratterizzato da recitazione improvvisata su canovacci e dalla
presenza delle maschere.
5.
Il melodramma
è una composizione drammatica, generalmente in versi, musicata e cantata.
6.
Il dramma moderno
nacque all'inizio dell'Ottocento come reazione all'esaurirsi della necessità
storica della tragedia e come esigenza di una maggiore aderenza alla realtà, si
è sviluppata in varie direzioni, in corrispondenza delle esigenze ideologiche
dell'autore e delle inclinazioni del gusto, dando luogo, così, al:
a.
dramma storico è
un sottogenere di opera teatrale o cinematografica in cui i
personaggi principali sono realmente esistiti e noti al pubblico a cui il
dramma è rivolto. Questo tipo di dramma ripercorre eventi realmente accaduti
nella storia, reinventandone motivazioni, dialoghi, implicazioni
psicologiche e ricostruendo i fatti e le situazioni in cui i personaggi si
sono trovati. Un dramma storico non rispetta necessariamente gli esatti
avvenimenti storici.
b.
dramma borghese
è il primo dei generi teatrali moderni derivati dalle forme tragiche e comiche,
ma diverso da esse sia nella struttura sia nel contenuto e, soprattutto, più in
linea con le esigenze della nuova società di cui è l’espressione e a cui è
diretto. La rappresentazione realistica di una vicenda umana seria e tragica,
interessante per l’intreccio di emozioni, per le riflessioni che suscita e per
lo spaccato di vita moderna che delinea, ma non eccezionale e, soprattutto,
priva di passioni esagerate e di un finale violento.
[20] La connotazione indica l'insieme di proprietà che arricchiscono il
significato di una parola, intesa come portatrice di un supplementare valore
allusivo, emozionale ed evocativo, al di là del suo specifico valore informativo
detto denotazione che indica il valore informativo-referenziale di un termine
linguistico corrispondente al valore che il termine ha nel codice linguistico
in uso. La denotazione esclude qualsiasi elemento di giudizio personale ed
emotivo e definisce l'oggetto nel suo valore semantico, senza in alcun modo
intervenire su di esso con un sovrasenso.
[21] I neologismi sono termini
inventati dallo scrittore.
[22] La
frase è un'espressione linguistica dotata di senso
compiuto: gli elementi costitutivi di una frase sono il soggetto, il predicato
e i complementi.
[23] Il periodo è l'insieme di due o più proposizioni collegate in
successione logica in modo da formare un'unità funzionale autonoma; il periodo
si definisce paratattico quando le
proposizioni di un discorso sono coordinate fra loro, senza utilizzare alcuna
congiunzione; il periodo si definisce ipotattico
quando il rapporto di subordinazione che esiste tra due frasi viene evidenziato
mediante un segno funzionale.
[24] La costruzione è un'ordinata disposizione delle parole in una frase o
delle frasi in un periodo.
[25] Enunciative sono le più frequenti fra
le proposizioni principali; esse riferiscono, enunciano e raccontano un
episodio sia in forma negativa sia in forma positiva.
In genere usano l’indicativo.
Es.: Questo alunno né studia, né sta attento alle lezioni.
Con i verbi potere, dovere, usano il condizionale.
Es.: Avresti dovuto accettare;
[26] interrogative dirette sono proposizioni
che contengono in sé una domanda e si concludono con il punto interrogativo.
Es.: Chi ti ha parlato?;
sono proposizioni che
contengono in sé una domanda e si concludono con il punto interrogativo.
Es.: Chi ti ha parlato?;
[27] esclamative sono proposizioni che
esprimono un sentimento di meraviglia, dolore, gioia, ecc. Usano l’indicativo o
il modo infinito e si concludono con il punto esclamativo.
Es.: Che gioia parlarti!;
[28]
imperative sono proposizioni che esprimono un ordine un comando, una
proibizione. Usano l’imperativo.
Es.: Va’ via di qua;
[29] dubitative sono proposizioni che
esprimono dubbio, incertezza. Usano indicativo e il condizionale.
Es.: Che cosa dovevo fare? A chi dovrei parlare?;
[30] esortative – sono proposizioni che
esprimono una preghiera, un invito. Usano il modo congiuntivo.
Es.: Su, si faccia avanti. Andiamo dal professore e chiediamogli una
spiegazione;
[31] Concessive - sono proposizioni che
esprimono una concessione, un permesso; esse usano il congiuntivo seguito in
genere da pure, finché.
Es.: Ammettiamo pure che lo abbia fatto;
[32] potenziali - sono proposizioni che
esprimono un fatto come possibile; esse usano il condizionale e l’indicativo.
Es.: Avrei dovuto ascoltarlo.
Potrei andare da lui;
[33] desiderative o ottative - sono
proposizioni che servono ad esprimere un desiderio o un augurio. Queste
proposizioni sono spesso introdotte da espressioni come: Voglia il cielo, che.
Esse usano il congiuntivo o il condizionale.
Es.:
Voglia il cielo che tu possa venire.
Oh,
come vorrei che tu mi fossi vicino!
[34] Il sonetto è un componimento poetico costituito da quattordici versi
endecasillabi variamente rimati e divisi in due quartine e due terzine.
[35] L’ode nella poesia greca e latina, era un componimento lirico con
struttura metrica variabile; nella poesia italiana, è un componimento poetico
costituito di strofe di cinque o sei versi.
[36] La canzone è un componimento lirico di più
illustre tradizione, sia per l’importanza degli autori che ne fecero uso, sia
per l'elevatezza degli argomenti in essa cantati.
Con Petrarca
divenne la struttura metrica più tipica e più idonea per trasmettere
poeticamente stati d'animo, riflessioni morali e sentimenti, fino al punto di
essere identificata proprio come petrarchesca, in uno schema rimasto canonico
di cinque o più strofe (o stanze), costituite ognuna di una fronte e di una
sirima (o coda), e conclusa da un commiato (o congedo); la canzone libera o
leopardiana, è quella in cui le stanze non ubbidiscono a uno stesso schema
metrico.
[37] Il verso è un'unità metrico-ritmica di una composizione poetica,
costituita da un certo numero di piedi o di metri nella poesia quantitativa
(quella greca e latina), da un certo numero di sillabe o di accenti nella
poesia accentuativa. Si dicono versi
sciolti, quelli non legati da rima e non raggruppati da schemi strofici
tradizionali. Si dicono versi liberi
quelli che non seguono nessuna norma metrica e ritmica tradizionale.
[38] La rima è l'identità dei suoni finali di due o più versi a partire
dalla vocale accentata in poi; se ne fa uso in poesia secondo schemi
prefissati: rima piana, sdrucciola, tronca, a seconda che la parola in rima sia
piana, sdrucciola o tronca.
La rima alternata, quando versi rimano alternativamente; rima baciata,
di due versi consecutivi.
La rima incrociata, quando è legata secondo lo schema ABBA.
La rima incatenata, con struttura a catena, secondo lo schema ABA,
BCB, CDC ecc..
La rima interna, rimalmezzo l'identità.
[39] La strofe è l’insieme di più versi uniti in base ad un determinato
ordine di rime e ad altri tipi di relazioni o rapporti, e formanti un periodo
ritmico, in genere ripetuto più volte; la strofa è sinonimo di stanza e, a seconda del numero dei
versi, è detta distico, terzina, quartina, sestina, ottava.
Si dice strofe libera, quella in cui i versi non sono legati dal ricorso
regolare della rima, o che presentano variazioni nel numero e nella
disposizione dei versi.
[40] La paronomasia consiste nell'accostare parole di suono uguale o assai
simile, ma di significato differente
es.: il troppo stroppia.
[41] La consonanza è una sorta di rima nella quale si ripetono i suoni
consonantici a partire dalla vocale accentata.
Es. vènto-cànto
[42] L’assonanza è una sorta di rima nella quale si ripetono le vocali
finali a cominciare dalla vocale accentata, mentre differiscono le consonanti.
Es. amóre/sóle, córto/mollo
[43] L'allitterazione è un procedimento stilistico, ricorrente soprattutto
in poesia, che consiste nella ripetizione di suoni o di sillabe uguali o simili
all'inizio di due o più parole successive
Es.: Il pietoso pastor pianse al suo
pianto, Tasso G. L. VII, 16
[44] L’onomatopea è la formazione di una parola che imiti un suono o
evochi attraverso i propri suoni ciò che significa.
Es. bau bau, tic tac, gorgogliare
[45] La metafora
è una figura retorica paragonabile a una similitudine abbreviata, per la quale
a un termine proprio si sostituisce un altro termine legato al primo da un
rapporto di somiglianza (p e sei un fulmine, sei veloce come un fulmine).
La metafora non
solo provoca sorpresa nel lettore o nell’ascoltatore, ma procura al testo un
arricchimento complessivo, tale da conferirgli valori supplementari che vanno
spesso al di là del semplice valore denotativo. Concepita come un processo
tendente a riscattare il linguaggio della comunicazione dal rischio della
banalità e della convenzionalità per proporlo in una dimensione poetica, non
sempre la metafora sortisce l’effetto desiderato: esistono, infatti, certe
immagini originariamente metaforiche che ormai si sono stilizzate al punto da
entrare nel parlare comune come espressioni correnti e insostituibili, come ad
esempio le espressioni il piede del tavolo, il cane del fucile e simili.
[46] La similitudine è una figura semantica che consiste nell’accostare due
termini, immagini, situazioni o azioni sulla base di un rapporto di
somiglianza, per lo più espresso da avverbi di paragone o locuzioni avverbiali come, simile a (p. e. guida l'automobile come se stesse facendo una
corsa, i delfini sono mammiferi simili a pesci; Quale delle foglie/ tale è la
stirpe degli umani, MONTI).
[47] L’allegoria è un procedimento retorico per cui, nella costruzione di
un discorso, i significati letterali dei singoli termini passano in secondo
ordine rispetto al significato simbolico dell'insieme che generalmente rinvia
ad un ordine di valori metafisici, filosofici e morali. Un simile procedimento
consiste nella capacità di trasformare nozioni astratte e significati morali in
immagini spesso intensamente pittoriche che vanno ben oltre il significato di
base dei termini che le costituiscono e si sviluppano in una trama pregnante e
allusiva; in questo senso, secondo alcuni, l'allegoria sarebbe una sorta di
metafora continuata, estesa ad abbracciare un’intera composizione, come è il
caso di apologhi, parabole e favole, nonché di opere quali la Divina Commedia
di Dante.
[48] La metonimia è una figura retorica
caratterizzata dalla sostituzione di un termine in senso figurato con un altro
in senso proprio che abbia col primo un rapporto di contiguità. In particolare,
consiste nell'usare:
1) la causa
per l'effetto (p. e. vivere del proprio lavoro)
2) il
contenente per il contenuto (p.e. bere un bicchiere di vino),
3) la
materia per l'oggetto (legno per "carrozza" o per
"nave")
4) il
contenente per il contenuto (bere un bicchiere),
5) il
simbolo concreto per l’astratto (avere del fegato)
6) l'autore
per l'opera (leggere Leopardi oppure possedere un Picasso) ecc.
[49] La sineddoche è una figura retorica che
consiste nell'utilizzazione in senso figurato di una parola di significato più
o meno ampio della parola propria. Fondata essenzialmente su un rapporto di
estensione del significato della parola, questa figura esprime:
- la parte per il tutto (vela invece di
"nave");
- il tutto per la parte (una borsa di
foca, per indicare una borsa fatta di pelle di foca);
- il
singolare per il plurale e viceversa (l'italiano è molto sportivo);
- il
genere per la specie (mortale per "l'uomo").
[50] La personificazione o prosopopea
figura retorica per cui si introducono a parlare persone assenti o morte, o si
personificano cose inanimate o astratte (p. e.: Piangi, che ben hai donde,
Italia mia, LEOPARDI All'Italia)
[51] L'antitesi è una figura retorica consistente nell'accostare due
parole o frasi di significato contrario all'interno di una stessa frase,
accostamento che non di rado è reso più incisivo e netto dalla struttura
simmetrica della frase (p. e. Non fronda verde, ma di colar fosco I non rami
schietti, ma nodosi e 'nvolti; DANTE Inf XIII, 4-5).
[52] L'ossimoro è una figura logica che consiste nell'accostare, nella
medesima espressione, parole di senso opposto (p. e. un morto vivente).
[53] La litote è una figura retorica consistente nell'affermare un concetto
negando il suo contrario (p. e non nego 'ammetto, riconosco', con effetto
rafforzativo: non è un agnellino 'è molto aggressivo').
[54] L’iperbole è una figura retorica che consiste nell’esagerare, per
eccesso o per difetto, un concetto oltre i limiti del verosimile (p. e.: è un
secolo che aspetto; in un secondo vado e torno)
[55] La sinestesia è una figura retorica consistente nell'associare due
termini che si riferiscono a sfere sensoriali diverse (p. e. Io venni in loco
d'ogne luce muto. DANTE Inf. V, 28).
[56]
L'autore e il narratore sono due entità ben distinte:
-
l'autore è
colui che elabora e compone il testo narrativo
-
il narratore
è la voce cui l'autore affida il compito di raccontare.
La scelta, da parte dell'autore, tra
narratore interno e narratore esterno non è casuale in quanto influisce in modo
significativo sul tipo di narrazione e sul livello di coinvolgimento del
lettore.
[57] La focalizzazione
è il punto di vista attraverso il quale il narratore ritrae la realtà da differenti
punti di vista, utilizzando diverse focalizzazioni; a seconda della posizione
da cui il narratore guarda le vicende della sua storia, la narrazione può
essere fatta con tre diversi tipi di focalizzazione.
La focalizzazione zero
si realizza quando l’ottica del narratore è illimitata e questi può vedere e
raccontare tutto di tutti. Il narratore è onnisciente, cioè sa tutto anche gli
antefatti della storia, anche ciò che sta avvenendo in luoghi lontani da quello
in cui sì svolge l'azione, anche i sentimenti e i pensieri più segreti dei suoi
personaggi e perfino ciò che accadrà in futuro.
La focalizzazione
interna si realizza quando il narratore assume il punto di vista di un
personaggio e, di conseguenza conosce e può raccontare solo ciò che è possibile
sapere da quell'angolatura, per forza di cose ristretta e limitata. Presentano
una focalizzazione interna tutti i racconti in cui il narratore è interno alla
storia e quindi racconta i fatti in prima persona.
La focalizzazione
esterna si realizza quando il punto di vista è rigorosamente esterno ai
fatti perché il narratore assume il ruolo di spettatore estraneo che assiste
alla vicenda e registra i gesti e le parole dei personaggi senza sapere e
dunque senza riferire nulla più di ciò che vede e che ascolta. Questo tipo di
narrazione è utilizzato per presentare le vicende in tono neutro e oggettivo,
senza la mediazione del narratore che non esprime giudizi né fornisce
informazioni su quanto accade, risultando dunque un narratore occulto.
La focalizzazione fissa
si realizza quando il narratore mantiene la stessa focalizzazione per tutto
l'arco della narrazione.
La focalizzazione
variabile si realizza quando il narratore sposta il suo punto di vista nel
corso della narrazione.
[58] Per sistema dei personaggi si intende la loro presentazione e
caratterizzazione, i loro ruoli, i rapporti che essi intrattengono tra loro e
con gli eventi della storia nell'ambito di un sistema ben definito. All'interno
di questo sistema dei personaggi ognuno di loro occupa un posto ben preciso, a
seconda del ruolo che ha e a seconda delle funzioni che svolge.
[59] La costruzione di un personaggio avviene attraverso la delineazione
dei tratti caratterizzanti del suo aspetto e della sua personalità. La
costruzione del personaggio prende avvio dalla cosiddetta presentazione che può
avvenire attraverso tre modalità fondamentali:
-
il
personaggio presentato dal narratore e perciò da un punto di vista
sostanzialmente oggettivo;
-
il
personaggio presentato da un altro personaggio e perciò da un punto di vista
soggettivo;
-
il
personaggio presentato da se stesso.
Talvolta il personaggio è presentato
solo in modo indiretto, attraverso le sue azioni, i suoi
comportamenti, i suoi discorsi, che il lettore interpreta come altrettanti
indizi del modo di essere del personaggio stesso.
La costruzione del personaggio
prosegue per lutto il corso della narrazione, attraverso un processo di
caratterizzazione attuato mediante un accumulo di elementi che potranno
emergere dalle vicende stesse, dal giudizio di altri personaggi, da annotazioni
più o meno ampie del narratore e così via.
Il tipo di caratterizzazione più
frequente è quella psicologica al cui interno dobbiamo distinguere due
differenti livelli: da un lato, l'analisi di sentimenti, emozioni e stati
d'animo che il personaggio vive in determinate circostanze della vicenda. Oltre
che sul piano psicologico, il personaggio può essere caratterizzato anche dal
punto di vista della classe sociale cui appartiene (caratterizzazione sociale), del tipo di cultura che possiede (caratterizzazione culturale), dei valori e degli ideali in cui crede (caratterizzazione ideologica). Per quanto riguarda l'aspetto propriamente tecnico, la
caratterizzazione, come la presentazione, può essere:
-
diretta, quando il narratore interviene a
fornire informazioni esplicite sul carattere e/o su altri aspetti del
personaggio, magari commentando e valutando il suo operato.
-
indiretta, quando il narratore non interviene
affatto ma lascia il lettore libero di trarre inferenze dell’azione del personaggio.
[60] Il ruolo dei personaggi - I personaggi di
un racconto o di un romanzo non hanno tutti lo stesso ruolo; alcuni sono più
importanti, altri meno. Così, a seconda dell'importanza che hanno, essi si
distinguono in:
-
personaggi
principali che svolgono un ruolo centrale nella vicenda e sui quali
maggiormente si concentra l'azione;
-
personaggi
secondari, che nella vicenda hanno un ruolo di secondo piano e, quindi, un
peso minore rispetto a quello dei personaggi principali intorno a cui si
muovono;
-
comparse, che
servono solo a caratterizzare un ambiente o una situazione e non incidono
minimamente nello sviluppo della vicenda narrata
I personaggi di un .racconto, nell'ambito della vicenda,
svolgono ciascuno una funzione particolare in rapporto agli altri personaggi
della vicenda
[61] Nel corso del racconto, il narratore
si trova spesso nella necessità di riferire le parole o i pensieri dei
personaggi soprattutto per portare a galla le loro emozioni e caratterizzarli
psicologicamente. Per farlo, può sceglierli fra diverse tecniche che variano a
seconda dell'effetto che vuole conseguire.
[62] Il
narratore
esterno si ha quando la voce narrante non partecipa alla storia che
racconta, ma è soltanto la voce
narrante che riferisce la storia dall'esterno, parlando in terza persona.
L'adozione del narratore esterno che racconta in
terza persona consente di presentare i fatti da più punti di vista e in genere fa sì che la storia sia proposta con un
taglio oggettivo ed emotivamente più distaccato.
[63] Il narratore
interno si ha quando la voce narrante è uno dei personaggi della
vicenda e, quindi, narra in prima persona (io
narrante) i fatti ai quali partecipa o
ha partecipalo come protagonista,
come figura secondaria o anche in qualità di semplice testimone.
L'adozione del narratore interno che
registra i fatti in prima persona comporta necessariamente un punto di vista piuttosto limitato, perché tutta la storia è vista
solo attraverso gli occhi del narratore, ma in genere conferisce alla storia la tensione emotiva di una
vicenda vissuta come esperienza diretta e personale.
[64] Il narratore
onnisciente si ha quando rivela in modo esplicito la sua
funzione di narratore e di regista del
racconto, intervenendo a fornire spiegazioni, sollecitare l'attenzione del lettore,
esprimere giudizi e considerazioni.
[65] Il narratore occulto
si ha quando si pone l'obiettivo di una
narrazione oggettiva che sembra svolgersi
da sé e quindi si limita a raccontare i fatti senza intervenire con
spiegazioni o commenti.
[66] Il
protagonista
è il personaggio principale che è al centro del discorso narrativo, anche quando non compare direttamente in scena.
[67] L’antagonista è il
personaggio che contrasta il protagonista sul piano delle azioni o che gli si oppone anche soltanto sul piano psicologico.
Spesso è proprio lui a determinare la rottura dell’equilibrio che da inizio alla vicenda, ma può anche entrare in
scena quando ormai l'equilibrio iniziale è decisamente già rotto. In ogni caso,
con il suo comportamento è sempre il motore dello sviluppo dell'azione.
[68] L’oggetto
è il personaggio che costituisce lo scopo dell'impegno o del desiderio del protagonista, contrastato in ciò
dall'antagonista. La sua funzione, in un racconto o in un romanzo, è fondamentale perché spesso è, senza alcuna colpa,
la causa scatenante della vicenda.
[69] L’aiutante
è il personaggio che assiste, aiuta, protegge e favorisce il protagonista.
Gli aiutanti che dovrebbero aiutarlo ma che invece, per i motivi più diversi,
finiscono per danneggiarlo.
[70] L'oppositore è il personaggio che cerca
di ostacolare il protagonista. Di solito l'oppositore è al servizio
dell'antagonista di cui quindi è l’aiutante, ma può anche agire di sua
iniziativa. Anche gli oppositori possono
essere più di uno e possono trasformarsi in falsi aiutanti, cambiando campo e
passando dalla parte del
protagonista.
[71] Nel discorso diretto il
narratore riferisce le parole del personaggio direttamente, cedendo a
tutti gli effetti la parola al personaggio, collocandosi momentaneamente in
secondo piano.
[72] Nel discorso indiretto
il narratore non riferisce direttamente le parole del personaggio, ma le
riporta indirettamente, attraverso la mediazione della propria voce,
inserendole cioè nel tessuto narrativo come
frasi dipendenti rette da verbi dichiarativi.
[73] Il
discorso diretto libero si ha quando mancano i verbi
dichiarativi e le battute si succedono una dietro l'altra con grande
immediatezza, senza essere introdotte in alcun modo. Questo modo di presentare
le parole dei personaggi è immediato e vivace, nella sua semplicità e consente
di ridurre al minimo la distanza fra il
narratore e la storia e di porre il lettore direttamente di fronte ai personaggi,
senza la mediazione del narratore.
[74] Nel
discorso indiretto libero il narratore riporta i
discorsi del personaggio in modo indiretto, ma senza introdurli con i
consueti verbi dichiarativi e utilizzando uno stile coerente con il modo di esprimersi del personaggio. Questa tecnica
espressiva, che fonde insieme le caratteristiche del discorso diretto e
del discorso indiretto, consente di mettere in primo piano le parole del
personaggio senza interrompere la continuità
narrativa e senza appesantire il testo con troppi nessi subordinanti.
[75] Il
soliloquio e il monologo interiore
sono la trascrizione diretta, cioè in prima persona, senza mediazioni da parte del narratore, delle parole che il
personaggio pensa tra sé e sé, ma secondo
alcuni studiosi, si differenziano l'uno dall'altro. Nel soliloquio, infatti, il
personaggio si rivolge idealmente a
un interlocutore preciso, lontano dalla scena, ma a lui ben presente; nel
monologo interiore, invece, questo non succede e il personaggio si limita a
esporre le proprie riflessioni.
[76] Il
flusso di coscienza è la registrazione diretta di una
serie confusa e quasi caotica di pensieri, emozioni e immagini che si
susseguono, spesso in modo del tutto illogico, nella mente o nell'inconscio di un personaggio.
[77] quando fornisce uno sfondo generale per la storia (ad
esempio, il romanzo I Malavoglia di Giovanni Verga è ambientato ad Aci
Trezza, un piccolo paese della Sicilia, negli ultimi anni del XIX secolo). Più
specificamente, il termine “ambientazione” può anche indicare il momento e il
luogo in cui si svolge una singola scena di una lunga storia
[78] come oggettivazione del carattere
del personaggio, rappresentazione di una situazione sociale o morale, come
proiezione soggettiva dello stato d’animo del personaggio
[79] quando è filtrato attraverso la coscienza dei personaggi che
istituiscono una corrispondenza tra la propria condizione esistenziale e il
paesaggio in sintonia o in contrasto con il loro mondo interiore. (ad esempio
il palazzo di Atlante nell’Orlando furioso diventa il simbolo
della prigione delle passioni)
[80] Il testo argomentativo è un testo in cui
chi scrive presenta una propria opinione - o tesi -, la spiega la dimostra e
la difende attraverso opportuni argomenti, allo scopo di persuadere chi lo
ascolta o lo legge della validità di quello
che dice. I testi argomentativi possono trattare di problemi mollo diversi. ma
tutti hanno in comune lo scopo di persuadere chi ascolta e il modo in cui si
cerca di raggiungere questo scopo, che
consiste nel dimostrare ciò che si dice portando delle prove convincenti.
[81] Il
testo argomentativo si articola nelle seguenti parti:
problema
tesi
argomenti a
favore della tesi
antitesi
confutazione
degli argomenti in favore dell'antitesi
conclusione
Questa struttura.
però,
ammette delle varianti, con lo spostamento o la soppressione di uno
degli elementi che la compongono. In linea di massima, si potrà così avere una
delle seguenti possibilità: spostamento della tesi alla fine del
testo, omissione della tesi, omissione degli argomenti a favore dello tesi,
omissione dell'antitesi.
[82] Il problema,cioè qualcosa su cui premiere una
decisione, sta alla base di ogni testo argomentativo
[83] La
tesi è l'opinione che l'autore del testo esprime sul
problema m questione la propria tesi, cioè la propria opinione.
[84] L’argomentazione
è una prova portata dall'autore del testo,
allo scopo di convincere i suoi interlocutori
a condividere la sua tesi.
[85] L’antitesi
per prevenire le possibili obiezioni
dei suoi interlocutori, l'autore espone lui stesso la tesi da essi sostenuta e
contraria alla sua, cioè l'antitesi; Tu sostieni che un cane farebbe la guardia
alla casa e sarebbe più affettuoso di
un micio, ma io non sono d'accordo.
[86] Le
conclusioni sono la somma della sua
argomentazione in una conclusione in cui ribadisce la sua tesi riguardo al
problema.
[87] I
concetti di contesto e di contestualizzazione sono alquanto
complessi.
Una buona contestualizzazione
deve attenersi strettamente ai dati oggettivi, dedotti attraverso l'analisi
testuale. Bisogna, in primo luogo, dare significato ai dati formali e
oggettivi rilevati: aspetti linguistici, aspetti strutturali in generale,
aspetti metrici, sintattici, narratologici, ecc., in caso di testo letterario,
agli aspetti ragionativi in caso di testo non letterario. Questi dati rivelano
la loro vera funzione e il loro profondo significato solo quando si dimostra la
loro relazione con l'universo umano, sentimentale, ideologico dello scrittore,
o con la temperie culturale e sociale di un'epoca.
Tale messa in relazione solo
in certi casi è operazione semplice: il più delle volte implica diversi
passaggi fondamentali: dall’intratesto all’intertesto e
dall'intertesto all’extratesto.
[88] L'intratesto è lo spazio di
contestualizzazione più vicino alla semplice analisi testuale: si tratta di
spostarsi verso altre parti del testo preso in considerazione, o verso testi
contigui, per esempio altri testi dello stesso scrittore confrontabili con il
testo analizzato.
Lo scopo è di vedere confermata la
ricorrenza di certe procedure che rilevate e dunque di poter supporre la
loro rilevanza nell'universo dello scrittore.
[89] L’intertesto è lo spazio di
contestualizzazione che comprende testi di altri autori, precedenti o
contemporanei, ma anche futuri in qualche modo confrontabili con quello in
causa (per genere, per tematica, per procedure liriche o narrative, ecc.).
Lo scopo è di attribuire al
testo e allo scrittore in causa la sua identità, attraverso il
rilevamento di relazioni, affinità, differenze, all’interno della tradizione
linguistica, ma anche all’interno di eventuali codici culturali, ideologici e
comportamentali.
Condizione necessaria per una
corretta comprensione dell’opera è la conoscenza dell’intertestualità, di un
contesto di opere dello stesso autore, di autori a lui vicini, di tutta la
tradizione a cui il testo rinvia.
[90] L’extratesto è la collocazione
dell’opera nel proprio contesto culturale (concezione filosofiche, politiche,
religiose di un’epoca) e storico-sociali (avvenimenti storici, struttura della
società, ecc.) e comprende condizioni e nozioni di interesse extraletterario,
nonché la letteratura critica sul testo e sull'autore presi in considerazione.
Lo scopo è di attribuire al
testo e allo scrittore in causa la sua relazione attraverso il
rilevamento di costanti e di variabili con il contesto extraletterario
dell’opera.
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