IV Unità. Le origini della civiltà occidentale
La
Grecia antica fu abitata fin dal II millennio a.C., quando popolazioni di
stirpe indoeuropea o
aria, passando tra la
penisola balcanica scesero fin verso la Grecia, spostandosi poi nelle isole
dell'Egeo e nelle regioni rivierasche nell'Asia Minore (Ionia). Chiamiamo tali
popolazioni con l'antico nome di Achei,
testimoniato da documenti ittiti e comunemente usato nei poemi omerici.
L'isola
di Creta diede
separatamente vita a una fiorente civiltà, chiamata minoica, dal nome del
mitico re dell'isola Minosse.
La
civiltà continentale, sviluppata dagli Achei, che assoggettò quella minoica,
viene invece denominata micenea dalla città di Micene, che ne costituiva il
centro principale. Comunemente il popolo ellenico viene distinto in tre stirpi,
le quali parlavano diversi dialetti: gli Ioni, stabiliti in Attica, in Eubea e nella Ionia centrale;
gli Eoli, che si
stabilirono in Tessaglia, in Beozia e nell'isola di Lesbo, nonché nella Ionia
settentrionale; da ultimo vi sono i Dori, stanziati in gran parte del Peloponneso, a Rodi e nella
Ionia meridionale, stirpe ellenica discesa in Grecia dopo la caduta dei regni
micenei, all'inizio di quel periodo di crisi denominato Medioevo ellenico (XII-VIII
sec. a.C.). Tale epoca vide la crisi delle antiche monarchie e il consolidarsi
delle fortune economiche e politiche dell'aristocrazia formata dai possidenti
terrieri e, nel contempo, il consolidamento di un comune patrimonio mitico e
religioso, vero e proprio elemento unificante delle genti elleniche.
Gli Italici sono un gruppo di popoli indoeuropei che è
apparso in Italia nel II millennio a C. (civiltà appenninica) probabilmente
giunti dalle regioni costiere dell'Adriatico dove le popolazioni dalmate
parlavano lingue molto vicine alle lingue italiche e condividevano un simile
stile di vita pastorale.
Nei tempi antichi, molti popoli vivevano nella penisola
durante l'epoca pre-romana. Questi popoli non hanno tutti la stessa lingua o
origine etnica. Alcuni parlavano una lingua italica, alcune lingue greche,
celtiche o addirittura non indoeuropee. Alla vigilia dell’epoca storica i
popoli indoeuropei i Italia erano i Liguri, i Veneti i Latini i Siculi gli
Umbri e gli Osci.
Anche i Celti sono un popolo indo-europeo che durante
l'antichità si estendeva fino all'Austria e la cui lingua è ancor oggi parlata nell'attuale Irlanda, Scozia e
Bretagna.
I Celti, durante l'antichità, vivevano in particolare sul
territorio che ora è la Francia quelli che i Romani chiamavano Galli erano
Celti. Vivevano anche in Inghilterra col nome di Britanni, Irlanda, ecc.
Avevano una cultura propria che non era la stessa di quella dei loro
contemporanei (germani, greci, romani).
1. La civiltà cretese
L'isola
di Creta, sita nel Mediterraneo, a sud-est del Peloponneso, fu
abitata sin dal Neolitico. Tra il 3000 e il 1450 a.C. vi si sviluppò la civiltà
minoica, dalle oscure origini, non certo indoeuropee, dal livello
sociale, artistico e architettonico incomparabilmente superiore all'area
circostante. Essa fiorì grazie alla fortunata posizione geografica dell'isola,
che ne faceva un nodo essenziale nei traffici marittimi del Mediterraneo
orientale (sviluppatissimi quelli con l'Egitto).
Principali
fonti della sua ricchezza furono la metallurgia, l'oreficeria,
l'artigianato
tessile e della ceramica. Il predominio economico
sfociò in un incontrastato controllo del Mar Egeo (la “talassocrazia”,
da thalassa, “mare”, e kratia, “potere”). Già dal II
millennio erano stati costruiti splendidi palazzi a Cnosso, Festo e Haghia
Triada.
Distrutti
da un terremoto intorno al 1750 a.C., vennero ricostruiti ancora più grandi. Il
periodo da 1600 al 1400 a.C. segnò l'apogeo della civiltà minoica e del
leggendario re di Cnosso, Minosse, che unificò l'isola.
Minosse liberò l'Egeo dai pirati e per questa sua azione richiese ingenti
tributi alle popolazioni rivierasche, minacciate dalle loro scorrerie.
Indebolita
da una serie di cataclismi, l'isola venne devastata e conquistata dagli Achei (1400
a.C. ca) entrando così nell'orbita della civiltà micenea che i Cretesi
comunque influenzarono profondamente.
Le
invasioni doriche del XII sec. a.C. segnarono la fine della sua potenza.
I
Cretesi praticavano l'agricoltura, la pastorizia, la caccia e la pesca.
Introdussero la coltivazione dell'olivo, della vite e del fico che trasmisero
ai Greci. Furono particolarmente abili nella lavorazione dei metalli e della
ceramica.
I
prodotti dell'artigianato vennero esportati in Cipro, in Egitto e anche in
Spagna. Le navi che solcavano i mari erano di legno di cipresso, lunghe e
sottili, e utilizzavano remi e vele. Rilevante fu la produzione artistica,
soprattutto la pittura. Per quanto riguarda la religione si può dedurre
l'importanza della civiltà cretese nella formazione delle tradizioni della
Grecia dal fatto che, secondo il mito, Zeus nacque a Creta da Rea e
da Crono e qui passò la fanciullezza.
2.
La
civiltà micenea
Gli Achei[1],
giunti nella Grecia continentale nel II millennio e seguiti dagli Ioni[2] e
dagli Eoli[3], si
imposero facilmente sulle popolazioni locali.
Il
massimo splendore fu raggiunto nel periodo 1450-1250 a.C.; intorno al 1400 a.C.
circa essi attaccarono Creta e, sconfittala, ne fecero una loro base marittima
e militare.
Cominciarono
poi le loro conquiste nell'Egeo: fondarono colonie a Rodi e nelle Cicladi e in
Asia Minore fondarono le città di Cnido e di Alicarnasso. In seguito si
spinsero verso ovest, a Siracusa, nelle isole Eolie, a Ischia e nelle vicinanze
di Taranto.
Famosa,
nell'epopea micenea, è rimasta la Guerra di Troia, città dell'Asia
Minore che si affacciava sulle acque dei Dardanelli che portavano al Mar Nero
di cui controllava le rotte commerciali. La guerra, guidata dal re Agamennone,
fu difficoltosa per gli Achei che solo dopo dieci anni di assedio riuscirono a
distruggerla (1200 a.C.).
Usciti
però molto indeboliti da questo conflitto, gli Achei subirono l'invasione
dei Dori (1150 a.C.), evento che li portò al tracollo.
Il
re, il consiglio degli anziani e l'assemblea popolare
erano gli organi politici micenei.
Il
re, detto wánax, era un monarca autocrate. Egli teneva i contatti
con gli altri sovrani, comandava l'esercito e presiedeva al culto delle
divinità. Il trono era ereditario.
Per
le decisioni importanti sentiva il parere dei personaggi più in vista (i basilewes)
e cercava anche il consenso del popolo. Il consiglio degli anziani era formato
da membri delle famiglie nobili. Dava consigli se convocato
dal re e a volte si opponeva alla sua politica. L'assemblea popolare era
costituita dagli uomini che potevano far parte dell'esercito. Se consultati dal
re, potevano esprimere il loro parere ma senza parlare, solo con acclamazioni o
rumori che identificassero assenso o dissenso.
Al
vertice della struttura sociale vi erano i nobili che erano abili combattenti e
partecipavano alla vita del palazzo reale.
Schiavi, agricoltori e allevatori erano liberi ma
vivevano in povere condizioni.
Gli artigiani, gli araldi, gli indovini, i guaritori vivevano meglio e
potevano prestare la loro opera nei palazzi dei nobili o in quello reale.
Elementi
principali dell'economia micenea erano l'agricoltura, la lavorazione della lana
e dei metalli.
3.
I
Dori e il Medioevo Greco
I
Dori, popolazione di origine indoeuropea, invasero la Grecia da nord, agli
inizi del I millennio a.C.
Dalle
regioni montuose settentrionali si spinsero nell'Acaia e in tutto il
Peloponneso e, da lì, distruggendo parzialmente la civiltà micenea, in Asia
Minore e nelle isole dell'Egeo. Con potenti armi
di ferro e carri da combattimento
sparsero il terrore ovunque arrivarono. Il carattere conservatore e
militarizzato delle loro istituzioni politiche avrà in Sparta l'esempio più
significativo.
Con
l'invasione dorica iniziò quel periodo di decadenza e oscurità denominato Medioevo
greco.
Il
territorio si divise in tanti piccoli regni governati da sovrani che
conducevano una vita molto semplice basata sulla pastorizia e sulla raccolta di
legna.
Talvolta
i sovrani riunivano in assemblea i capi delle famiglie più importanti
(detti áristoi, i “migliori”) per prendere decisioni in caso di
pericolo o di guerra.
In
questo periodo vennero comunque introdotte anche novità come la lavorazione
del ferro, la costruzione di templi dedicati
agli dei e l'alfabeto fenicio.
Lettura critica: Un popolo di individui
1.
La Grecia del
XII secolo a.C. fu investita un popolo in possesso di armi di ferro,
comunemente conosciuto con il nome dei Dori.
2.
Quando,
nell’VIII secolo, la penisola elladica e l’area egea escono dall’oscurantismo
di un medio evo ante litteram, i Dori risultano stabilizzati nel Peloponneso
centro-meridionale, a Creta, a Rodi, su altre isole del Mar Egeo e su una parte
della costa anatolica. Parlano una variante dialettale della lingua greca.
3.
Chi fossero i
Dori e da dove venivano, costituisce il padre di tutti gli enigmi storico-archeologici
dell’antica Grecia.
4.
La maggior
parte degli archeologi moderni, tuttavia, ritiene che gli invasori provenissero
dal nord della Grecia e cioè dall’area balcanico-danubiana; lo indicherebbe
l’introduzione del rito dell’incinerazione, comune ai “campi d’urne”
dell’Europa centrale dell’età del bronzo. Tale ipotesi, tuttavia, è difficile
da conciliare con il dato linguistico: se i Dori provenivano dall’esterno della
Grecia, perché mai, in epoca storica, avrebbero parlato un dialetto greco? Sporadici
esempi di sepolture ad incinerazione erano già presenti nell’età del bronzo
recente e non è affatto sicuro che la sua generalizzazione nell’età del bronzo
finale sia dovuta alle popolazioni doriche.
5.
I Dori, al
loro apparire nella storia furono un flagello. Distrussero tutto quello che
c'era di civilizzato sul loro cammino. Furono essi che misero fine alla civiltà
micenea dei loro confratelli Achei. E, per secoli, nel Mediterraneo occidentale
non si sentirà parlare di civiltà.
6.
Saranno le
città fenice di Tiro, Sidone, e Biblo che domineranno le acque di questo mare.
7.
I Dori, come
gli Achei, erano portatori di tutti gli ingredienti per diventare una civiltà
fondata su basi diverse di quelle dell'Antico Oriente.
8.
Come i loro
confratelli Achei, Ioni e Eoli, essi erano portatori di due caratteri
fondamentali: erano uomini individualmente liberi e avevano un diverso rapporto
con la divinità.
9.
La libertà
individuale si estrinsecava nella partecipazione diretta al governo della tribù
e alla elezione del capo, che rimaneva uno di loro anche se investito di
funzioni di comando.
10.
Il rapporto
diverso con la divinità si estrinsecava nella credenza che gli dèi non avevano
creato il mondo, ma erano stati creati anch'essi dal caos originario e che
avessero le stesse passioni degli uomini, con la sola differenza che essi erano
immortali e possedevano la conoscenza delle cose passate e future.
11.
Quando i Dori
invasero la Grecia si stabilirono principalmente nel Peloponneso, dove fioriva
la civiltà micenea. Come barbari, che sono attirati da ricchi bottini, essi non
erano interessati alle altre zone della Grecia, quale l'Attica, la Tessaglia,
ecc. Queste erano zone che non avevano ancora conosciuto un rilevante progresso
nella civiltà e quindi erano meno appetibili. Solo Tebe, in Tessaglia, stava
per conoscere un rilevante sviluppo civile, ma essa fu distrutta sul nascere
dai suoi nemici interni ed esterni.
12.
Per quattro
secoli dopo l'invasione dei Dori non sentiamo parlare di civiltà nella Grecia.
La scrittura è scomparsa. La raffinata terracotta è scomparsa. I grandi palazzi
maiolicati sono scomparsi.
13.
Sembra che
tutto sia svanito. I nuovi arrivati avevano raso al suolo ogni forma di
civiltà. Essi erano fortemente attaccati ai loro costumi tribali e non vedevano
quale uso potessero fare della civiltà.
14.
Questa per
loro era un bottino e l'avevano consumato. Per secoli continuarono ad osservare
i loro costumi rudi e bellicosi. Essi amavano decidere liberamente dei loro
bisogni e, come tutti i Greci, Achei, Ioni e Eoli compresi, erano attaccati
alla collegialità delle decisioni per gli affari che riguardavano tutta la
tribù.
15.
Essi amavano
discutere, ma discutere per decidere. Non amavano prendere ordini sulle cose
comuni senza discutere. E quando la popolazione di una città cresceva oltre un
certo limite (di solito ventimila abitanti) andavano a fondare altre città o
colonie. Fu durante i secoli bui che, sotto la spinta dei Dori invasori, furono
fondate le colonie sulla costa ionica dell'Asia Minore: Mileto, Efeso,
Alicarnasso, Samo, ecc., di cui sentiremo ancora parlare per l'enorme
contributo che essi diedero alla nascita della polis e della civiltà greca.
LABORATORIO
Comprensione
del testo
1. Riassumi
a parole tue la lettura precedente
2. Qual
è secondo te il tema centrale e come è esposto
3. Indica
i temi secondari se ce ne sono e qual è il nesso di relazione fra il tema
centrale e gli eventuali temi secondari
Analisi
del testo
1. Quale
è considerato il più grande enigma della storia greca e come gli studiosi
moderni rispondono? Ma quali sono le obiezioni e tu cosa ne pensi?
2. Quali
sono le due caratteristiche distintive dei greci rispetto ai popoli studiato
fino ad ora?
3. Che
cosa si intende nel brano per civiltà guerriera?
4.
La Penisola italica
In Italia le prime comunità umane risalgono al tardo Paleolitico,
gradualmente si passò dalla caccia e dalla raccolta alla coltivazione del
terreno e quindi a forme stabili di insediamento: si era passati al neolitico.
Nella seconda metà del III millennio a. C. si cominciò
a lavorare il rame. Contemporaneamente alla diffusione della lavorazione
dei metalli, migrarono in Italia nuove popolazioni organizzate in società
patriarcali e guerriere, parlanti lingue indoeuropee.
Le
informazioni sulle genti abitanti la penisola in epoca preromana sono
incomplete e soggette a revisione continua.
Popolazioni
di ceppo indoeuropeo, che si trasferirono in Italia dall'Europa Orientale e
Centrale in varie ondate migratorie (veneti, umbro-sabelli, latini, ecc.), si
sovrapposero ad etnie pre-indoeuropee già presenti nell'attuale territorio
italiano, o assorbendole, oppure stabilendo una forma di convivenza pacifica
con esse.
Presumibilmente,
queste migrazioni ebbero inizio in età del bronzo medio (e cioè attorno alla
metà del II millennio a.C.) e si protrassero fino al IV secolo a.C. con la
discesa dei Celti nella pianura padana.
Fra
i popoli di età preromana, meritano una particolare menzione gli Etruschi che, a partire dall'VIII secolo
a.C., iniziarono a sviluppare una civiltà raffinata ed evoluta che influenzò
enormemente Roma ed il mondo latino. Le origini di questo popolo non
indoeuropeo, stabilitosi sul versante tirrenico dell'Italia centrale, sono
incerte.
Secondo
alcune fonti, la loro provenienza andrebbe ricercata in Asia Minore, secondo
altre, avrebbero costituito una etnia autoctona. Certo è che, già attorno alla
metà del VI secolo, riuscirono a creare una forte ed evoluta federazione di
città-stato che andava dalla Pianura Padana alla Campania e che comprendeva
anche Roma ed il suo territorio.
In
Italia settentrionale, accanto ai Celti (comunemente chiamati Galli), troviamo
i Liguri (originariamente non
indoeuropei poi fusisi con i Celti) stanziati in Liguria e parte del Piemonte,
nella fascia costiera dell'attuale Francia meridionale fino a poco oltre
l'attuale confine spagnolo, mentre nell'Italia nord-orientale vivevano i Veneti di probabile origine illirica o,
secondo alcune fonti, provenienti dall'Asia Minore, mentre alcuni studiosi
sostengono una calata dall'attuale Polonia.
Nell'Italia
più propriamente peninsulare accanto agli Etruschi conviveva una serie di
popoli, in massima parte di origine indoeuropea, definiti Italici fra cui:
·
Umbri in Umbria;
·
Latini, Sabini, Ernici, Falisci, Volsci ed Equi
nel Lazio;
·
Sanniti nell'Abruzzo Meridionale, Molise e
Campania;
·
Dauni, Messapi e Peucezi (che formano gli Apuli
o Iapigi) in Puglia;
·
Lucani e Bruttii nell'estremo Sud;
·
Siculi, Elimi e Sicani in Sicilia.
La
Sardegna era abitata invece, fin dal II millennio a.C., da varie etnie che
diedero vita alla civiltà nuragica; le più importanti delle quali erano i
Balari, gli Iolei ed i Corsi. Questo insieme di popoli venivano denominati
genericamente "Sardi" che secondo alcuni sono identificabili con il
misterioso popolo dei Shardana, uno dei Popoli del mare che attaccarono il
faraone Ramses III.
Alcune
di queste popolazioni, stanziate nell'Italia meridionale e nelle isole, si
troveranno a convivere, dall'VIII fino al III secolo a.C., con le colonie
Greche e Fenicie (Puniche) successivamente assorbite dallo stato romano. Fra le
popolazioni citate, oltre agli Etruschi, di cui si è già parlato, ebbero un
ruolo importante in epoca preromana e romana i Sanniti, che riuscirono a
costituire un'importante federazione in una vasta area dell'Italia appenninica
e che contrastarono lungamente ed eroicamente l'espansione romana verso
l'Italia meridionale.
Nell'area
laziale, invece, un posto a sé stante meritano i Latini protagonisti, assieme
ai Sabini, della primitiva espansione dell'Urbe forgiatori, insieme agli
Etruschi ed ai popoli italici più progrediti gli Umbri, Falisci, ecc., della
futura civiltà romana.
Per una certa affinità
etnico-linguistica, si è soliti considerare sia i Latino-falisci[4] sia
gli Osco-Umbri[5]
come appartenenti allo stesso ramo italico
della migrazione indoeuropea. Questi due gruppi di popolazioni diffusero le
lingue italiche come l'osco, i dialetti sabellici, l'umbro, il latino, il
siculo ecc.
Gli indoeuropei illirici sono
Iapigi o Apuli, i Veneti, i Celti.
Nell'VIII sec. a.C. le principali popolazioni in
Italia erano così stanziate: Liguri[6] e Veneti[7] a nord; Umbro-Sabelli e
Latini al centro; Iapigi, Lucani e Bruzi a sud; Siculi e Sicani in Sicilia;
Sardani e Liguri in Sardegna.
LABORATORIO
1. Fornisciti
di una carta fisica dell’Italia di una righetta e dei soliti pastelli. Con
l’aiuto del testo e delle note relative, traccia sulla carta geografica delle
linee che circoscrivano le aree dei popoli che abitavano l’Italia fino all’VIII
secolo.
2. Ricerca
dall’enciclopedia in rete gli antichi abitatori della Campania preromana e, a
parole tue, scrivi su di essi un breve saggio espositivo informativo.
5. I Celti
Intorno agli anni 3000 a.C. dalle
regioni dell’Asia dalla zona del Mar Caspio) si sono mosse molte tribù[8] di
contadini e pescatori. Essi penetrarono nei territori dell’Europa centro
orientale.
Percorrendo i corsi dei fiumi
principali (Danubio, Rodano, Mosella, Reno, Senna) arrivarono a conquistare il
cuore dell’Europa e da lì si espansero verso i quattro punti cardinali.
Queste tribù si stanziarono nella
Francia, nel Belgio, nella Germania, nella Spagna, nell’Ungheria, nella
Repubblica Ceca, nella Slovacchia, nella Bulgaria, nella Serbia,
nell’Inghilterra, nell’Irlanda e perfino nella Turchia.
Naturalmente queste popolazioni
arrivarono anche in Italia, occupando la zona del fiume Po tra le Alpi e gli
Appennini lungo la costa adriatica.
Queste tribù presero il nome di “Celti” (nome dato dai Greci) “Galli” (nome dato dai Romani) o “Galati” (nome dati dagli Asiatici).
Le tribù celtiche erano conosciute
come le tribù della “Cultura dei campi di
urne”[9]. Infatti
questa usanza funeraria, insieme all’arte e alla religione è l’elemento che le
accomuna. Tutti i Celti custodivano le urne cinerarie riunendole in grandi
cimiteri detti campi.
Essi condividevano un
unico stile artistico caratterizzato da disegni curvilinei, da
spirali ritorte e da teste o corpi di animali mitici. I pezzi d’arte ritrovati
sono quasi tutti ornamenti personali come girocolli, braccialetti e orecchini.
La gioielleria Celtica, molto
famosa, riguardava anche i guerrieri e i nobili, che indossavano i tipici “torque”, collane di metallo prezioso con
un significato importantissimo, quasi quanto un talismano.
Anche la produzione delle armi è
rivestita, intarsiata con oro, ambra e avorio.
Gli artigiani celtici impararono la
ruota da vasaio dai popoli mediterranei e le loro ceramiche sono decorate dalle
tipiche spirali ricurve.
I Celti erano dei
bravi urbanisti perché costruivano insediamenti dotati di
fortificazione, che comprendevano una zona elevata circondata da bastioni (alte
mura); queste diventarono vere e proprie città fortificate chiamate “oppida” da
Cesare.
All’interno di questa struttura
c’erano case circolari con tetti di paglia, munite di focolare centrale e un
foro nel tetto per l’uscita del fumo.
I Celti non costruirono mai una nazione[10]
vera e propria perché la loro società era tribale, cioè basata
sull’amministrazione della singola tribù: al suo interno c’erano i nobili e le
famiglie dominanti (a cui appartenevano i monili d’oro); i cavalieri e i
guerrieri (personaggi molto rispettati nella società Celtica perché erano
considerati eroi e premiati profumatamente; gli agricoltori; gli artigiani e
gli schiavi. Sopra a tutti comandava il re.
Una classe sociale particolare era
quella dei Druidi. Questi erano
i sacerdoti che mediavano tra l’uomo e la divinità. I druidi celebravano i
sacrifici, stabilivano il calendario e mantenevano il segreto sulle loro
conoscenze basate sulla magia e dicevano di avere misteriosi poteri di animali.
Essi, inoltre, erano i giudici in caso di discussioni; dichiaravano la sentenza
e davano la punizione. I druidi erano comandati da un Arcidruido. A questa
classe appartenevano i Bardi,
cioè poeti-cantastorie che raccontavano cantando gli avvenimenti della società
celtica.
Per questi sacerdoti i boschi, i
laghi e i fiumi erano luoghi divini e tra le piante del bosco la quercia era
sacra perché vi si raccoglieva il vischio.
La religione dei Celti era
fondata sull’immortalità dell’anima, sulla venerazione della quercia e del
vischio e sull’amore per ogni forma di vita.
Gli dei si
chiamavano Tuatha: il padre di tutti gli dei era Dagda, uno gnomo
molto potente.
LABORATORIO,
LABORATOIRE, LABORATORY
1. S'il
vous plaît fournir une carte physique de l'Italie avec une règle et les pastels
habituels.
Avec l'aide du texte, tracez sur la carte des lignes qui
circonscrivent les zones des peuples celtiques qui habitaient en Europe
occidentale jusqu'à la conquête romaine.
2.
Please provide a physical map of Italy with a ruler and
the usual pastels.
With the help of the text, trace on the map of the lines
that circumscribed the areas of the Celtic peoples who inhabited Western Europe
until the Roman conquest.
3. Quelle
est la "culture des urnes"?
4. What
is the "culture of the ballot box"?
5. What
is the meaning of nation?
6. Comment
définissez-vous une nation?
7. Qu'est-ce
qu'une tribu et quelles sont ses caractéristiques?
8.
Qu'est-ce qu'un état et quelles sont ses
caractéristiques?
9. What is a tribe and what are its
characteristics?
10. What
is a state and what are its characteristics?
11. Qual è la differenza fra Stato e
nazione?
RICERCA,
RECHERCHE, SEARCH
Ricercate
in lingua francese e inglese le principali genti celtiche che in Europa occidentale
della conquista di Roma.
Ricerca
in Italiano le principali popolazioni celtiche che abitavano in Italia prima
della conquista di Roma caratteristiche: identifica le zone in cui si trovavano
queste popolazioni, identifica le caratteristiche che caratterizzavano ciascuna
popolazione infine le caratteristiche comuni di tutti i celti italici
Recherche en Français les principaux popolation celtique qui habitaient en Europe
la Suisse, la France et la Belgique avant la conquête de Rome: identifier les
zones dans lesquelles ces populations se trouvaient, identifie les
caractéristiques qui caractérisent chaque population enfin, il identifie les caractéristiques
communes de tous les Celtes.
Search in English for the main Celtic populations that
inhabited the British Isles before the conquest of Rome: identify the areas in
which these populations were located, identify the characteristics that
characterize each population, finally identifiy the common characteristics of
all the Celts.
Relaziona
in una lingua straniera a tua scelta (francese o inglese) i risultati della
ricerca effettuata.
[1] Gli Achei - Gli Achei sono la prima popolazione di origine
indoeuropea che invase la Grecia nel II millennio a. C., riuscendo a
egemonizzare definitivamente le genti pre-elleniche.
I poemi
omerici tramandano un'immagine distorta e fantasiosa del mondo acheo, al punto
di essere una sorta di amalgama di elementi del passato miceneo con altri della
società contemporanea ai poeti.
Nell'Iliade
con il nome Achei sono indicati i popoli greci che presero parte alla Guerra di
Troia.
Per
quanto riguarda la penetrazione di questo popolo nell'area greca si ritiene
generalmente che queste genti di origine indoeuropea, attraverso i Balcani,
occuparono il Peloponneso intorno al 1500 a.C., in coincidenza con la fine
dell'era minoica. Gli Achei potrebbero quindi essere la causa ultima della
capitolazione minoica.
Gli
invasori achei subirono comunque l'influsso di questa cultura forte e
civilizzata: dall'incontro di questi due popoli venne infatti a svilupparsi la
fiorente civiltà micenea. Gli Achei si distribuirono in molte altre zone del
Peloponneso, nelle isole attorno alla Grecia e nel resto del Paese.
Il ruolo
degli Achei nello scacchiere politico del Mediterraneo orientale era di sicuro
di fondamentale importanza. Si parla di loro nei documenti ittiti ed egiziani
della seconda metà II millennio a. C..
Verso il
1450 a.C., il potere acheo, tramite spedizioni militari ed imprese piratesche,
riuscì ad abbattere la civiltà minoica a Creta. Inoltre, gli Achei si espansero
verso le Cicladi meridionali, Rodi, Cipro e le coste dell'Asia Minore. Nel XIII
secolo a.C. si aprirono la strada verso il Mar Nero con una spedizione militare
contro la città di Troia. Il processo della decadenza micenea parrebbe iniziare
con la guerra di Troia nel 1200 a.C.
L'invasione
dorica, di un secolo circa più tarda, invece ne sarebbe il colpo di grazia.
[2] Gli Ioni – Gli Ioni erano una delle tre popolazioni indoeuropee
dell'antica Grecia nel II millennio a.C.
Probabilmente,
la realtà storica dell'invasione ellenica della Grecia fu raccontata attraverso
il mito della titanomachia: i fratelli Ade, Poseidone e Zeus impersonificano
ioni, eoli e achei che soggiogano Crono e i suoi fratelli Titani, ossia i
pelasgi adoratori delle divinità titaniche.
Il
termine ioni, forse originario dell'Asia minore, designa gli abitanti
dell'Attica e dell'Eubea, oltre che della Ionia vera e propria, la parte
occidentale dell'Asia Minore colonizzata in tempi più recenti.
Verso la
fine del II millennio a.C. gli Ioni migrarono dal continente verso le coste
dell'Asia minore, dove più tardi diedero vita ad una confederazione religiosa
di dodici città, incentrata sul santuario di Posidone a Panionion, presso
Mycale.
[3] Gli Eoli - Gli Eoli
furono la seconda delle tre popolazioni elleniche che nel II millennio a.C.
invasero l'antica Grecia. Probabilmente, la realtà storica dell'invasione
ellenica della Grecia fu raccontata attraverso il mito della titanomachia. Popolo
originariamente stanziato in Tessaglia ed in Beozia, gli Eoli migrarono verso
oriente verso l'XI secolo a.C., stabilendosi nell'isola di Lesbo e poi sulle
coste anatoliche in Eolide.
Secondo
la tradizione tale migrazione, capeggiata da Oreste, figlio di Agamennone, sarebbe
avvenuta sotto la spinta dei Dori, l'ultimo e quarto popolo ellenico, che
soggiogò la civiltà micenea ormai decaduta.
[4] Latino-falisci - I Latino-falisci sono attestati in Italia, dove
giunsero intorno al II millennio a.C. durante la tarda Età del bronzo.
Essi
provenivano dall'Europa centrale, dove si erano cristallizzati come popolo
autonomo e avevano convissuto con altri gruppi indoeuropei, tra cui gli
Osco-umbri, anch'essi attestati solo in Italia.
Intorno
al XIII secolo a.C. i Latino-falisci migrarono nella Penisola italica,
occuparono la costa tirrenica tra gli attuali Lazio e Calabria e si
sovrapposero o si mescolarono alle popolazioni neolitiche più antiche.
Praticanti la cremazione del defunto, possedevano buone conoscenze
metallurgiche.
Tra i
Latino-falisci sono noti: i Latini, che si stanziarono nel Latium; i Falisci,
che si stanziarono poco più a nord ed entrarono in stretto contatto con gli
Etruschi; gli Enotri e gli Itali, che occuparono le attuali Basilicata,
Calabria e Campania meridionale; gli Ausoni; gli Aurunci e gli Opici, che
arrivarono in Campania. Alcune fonti sostengono riguardo ai Siculi, la
provenienza dal Latium, per cui essi furono strettamente imparentati con i
Latini, se non costituissero addirittura con essi un unico popolo; partiti dal
Latium, avrebbero percorso la costa tirrenica per poi sciamare in Sicilia.
Anche i Veneti, che popolavano il nord-est dell'odierna Italia, furono
probabili "parenti", almeno a livello linguistico, dei Latini.
Con la
seconda migrazione indoeuropea in Italia, giunsero nella Penisola gli
Osco-umbri, che importarono la lavorazione del ferro e occuparono l'ampia zona
appenninica, dalla Pianura Padana alla Calabria. Anche attraverso Ver sacrum si
sovrapposero o si mescolarono ai protolatini che si trovavano sulla loro via,
nonché ai popoli neolitici pre-indoeuropei. Gli Enotri furono spinti
nell'entroterra lucano dalle popolazioni osche, che occuparono la Calabria e la
Campania. Da alcune fonti si potrebbe dedurre che gli antenati dei Siculi
migrarono in Sicilia perché scacciati dalla Penisola, e che la prima da essi
avrebbe preso il nome. I Latini invece rimasero saldi nel Latium.
[5] Osco-umbri - Secondo l'opinione più diffusa gli Osco-umbri
penetrarono nella Penisola italica nel II millennio a.C. provenendo dall'Europa
centro-orientale; qui forse si stabilirono inizialmente in alcune aree della
Pianura Padana, per poi spingersi ulteriormente verso sud. In età storica
risultano attestati lungo la dorsale appenninica centrale, dalla valle del
Tevere alla Calabria interna, toccando sia le sponde adriatiche, sia quelle
tirreniche.
Tutti i
popoli osco-umbri subirono, a partire dalla seconda metà del I millennio a.C.,
la pressione dei Latini, in piena ascesa, che già nel III secolo a.C. li ebbero
completamente assoggettati.
[6] I Liguri – I Liguri erano un'antica popolazione, che in epoca
preromana, occupavano l'attuale Liguria, il Piemonte a sud del Po e la Toscana
nord-occidentale. È però opinione comune che, intorno al 2000 a.C., i Liguri
occupassero un'area molto più vasta, comprendente l’Italia settentrionale, la
Francia meridionale e presumibilmente parte della penisola iberica; la presenza
di popolazioni Liguri è attestata anche nelle coste tirreniche dell'Italia
centrale e nelle isole di Corsica, Sardegna e Sicilia.
Successivamente,
al sopraggiungere di nuove ondate migratorie (Italici, Venetici e Celti), si
ritirarono fino ad essere ristretti nei loro confini storici. Come si sia
arrivati a questo "ritiro" è ancora oggetto di dibattito; le ipotesi
variano dalla pacifica fusione dei popoli, ad un ritiro volontario, alla guerra
con successiva pulizia etnica.
Secondo
una visione invasionista tradizionale, i Liguri sarebbero stati in origine un
antichissimo popolo pre-indoeuropeo. Secondo una visione più continuista,
rappresenterebbero un antico strato indoeuropeo diffuso nel II millennio a.C.
in tutta l'area tirrenica.
[7] I Veneti – Caso unico tra i popoli dell'epoca nell'Italia
settentrionale, si può stabilire l'identità tra la popolazione e la cultura
veneta, in altre parole agli antichi Veneti è possibile attribuire una precisa
cultura materiale e artistica sviluppatasi nel loro territorio di stanziamento,
la Venezia. Questa cultura si sviluppò durante un lungo periodo, per tutto il I
millennio a.C., anche se nel tempo subì diverse influenze. Di questa
popolazione e identità la documentazione archeologica è particolarmente ricca.
I Veneti
si stanziarono inizialmente nell'area tra il Lago di Garda ed i Colli Euganei;
in seguito si espansero fino a raggiungere confini simili a quelli del Veneto
attuale, anche se bisogna considerare che la linea di costa del Mar Adriatico
era più arretrata rispetto ad oggi.
I confini
occidentali del loro territorio correvano lungo il Lago di Garda, quelli
meridionali seguivano una linea che parte dal fiume Tartaro, segue il Po e
raggiunge Adria, lungo il ramo estinto del Po di Adria, mentre quelli orientali
giungevano fino al Tagliamento. Oltre tale fiume erano insediate genti di ceppo
illirico, anche se fino all'Isonzo la presenza veneta era tanto forte che si
può parlare di popolazione veneto-illirica. I confini settentrionali erano
invece meno definiti e omogenei; il territorio veneto risaliva soprattutto i
fiumi Adige, Brenta e Piave verso le Alpi, che fungevano comunque da confine
naturale. La presenza veneta sulle Alpi è attestata soprattutto nelle Dolomiti
del Cadore.
[8]
Tribù – Groupe social,
généralement composé de familles se rattachant à une souche commune, qui
présente une certaine homogénéité (physique, linguistique, culturelle...)
Dans
les sociétés primitives, groupe social sur un territoire se réclamant de la
même souche, composé d'unités autonomes plus petites généralement fondées sur
la parenté, qui bénéficie d'une autorité politique.
La tribu est formée par un agrégat de hordes ou de
clans; la nation (la nation juive par exemple) et la cité par un agrégat de
tribus (Durkheim, Divis. trav., 1893, p. 242):
Les
anthropologues désignent habituellement par le terme de «tribu» deux réalités, deux domaines de
faits différents mais liés. D'une part, presque tous s'en servent pour distinguer un type de société parmi d'autres,
un mode d'organisation sociale spécifique (...). Ce point, cependant, ne fait
pas l'unanimité parmi eux par suite de l'imprécision, du flou des critères
sélectionnés pour définir et isoler ces divers types de société.
Mais le désaccord est encore plus profond à
propos du second usage du terme tribu,
lorsqu'il sert à désigner un stade
de l'évolution de la société humaine.
Groupement de personnes ayant entre elles un
rapport de parenté soit du point de vue du père, soit du point de vue de la
mère.
En général, le clan se
définit par opposition avec la famille de type occidental, où la filiation est
définie de façon bilatérale, c'est-à-dire du point de vue du père et de la
mère. Dans une société traditionnelle, le clan se définit à l'intérieur d'une
ethnie. En général, le clan se caractérise également
en fonction d'un ancêtre mythique commun. Les obligations claniques sont
permanentes, par opposition aux obligations familiales, censées pouvoir
disparaître avec la sortie de la famille.
[9] Cultura dei campi di urne – Si tratta di vaste necropoli tipiche dell'Europa
centrorientale, sorte verso la media o tarda Età del Bronzo verosimilmente
col diffondersi di nuove credenze religiose che all'usanza funebre
dell'inumazione sostituirono quella dell'incinerazione e quindi della
deposizione delle ceneri dell'estinto in urne.
La cultura dei Campi d'urne (in tedesco Urnen felder kultur) sembra trarre origine dalla cultura dei tumuli. Da Dalj in
Iugoslavia questa cultura si diffuse nell'Europa centrale, raggiunse la Francia
spingendosi inoltre fino alla Penisola Iberica.
Verso sud le influenze della nuova civiltà si fecero sentire
nella tarda Età del Bronzo, con le necropoli austriache e di Canegrate in Italia.
[10] Nazione – Collettività etnica di
individui coscienti di essere legati da una comune tradizione storica,
linguistica, culturale, religiosa
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