3. L’alba del Cristianesimo - Le origini del Cristianesimo si perdono nel Giudaismo: i primi cristiani erano e
volevano rimanere ebrei, e Gesù stesso non pensò mai, probabilmente, di fondare
una nuova religione.
Solo con la predicazione ai pagani si pose il
problema di distinguere tra cristiani (che avevano accolto la predicazione di
Cristo) ed ebrei (che non l’avevano accolta). È infatti ad Antiochia - una
comunità di convertiti dal paganesimo - che la stessa parola cristiano
fa la sua comparsa.
a) L’ambiente
del Nuovo Testamento - Ai tempi di Gesù, il Giudaismo era assai più variegato di quanto non si presenti
ai nostri giorni: esistevano infatti vari gruppi - diversi per costumi,
credenze e interessi politici - spesso in aperto contrasto tra loro.
·
I
sadducei riconoscevano
la Torah (la Legge, ovvero i primi cinque libri
della Bibbia) accanto alle altre scritture bibliche. Dal punto di vista
dottrinale, non credevano
nella resurrezione né
in una vita ultraterrena.
·
I
farisei, al contrario
riconoscevano, accanto alle Scritture, una tradizione rabbinica orale, fatta da loro risalire a
Mosè. Dal punto di vista dottrinale, credevano
in una vita ultraterrena
e nella resurrezione
dei morti.
·
Gli
zeloti erano una setta
di orientamento messianico-politico.
Praticavano una tenace resistenza
armata contro i romani che, all’epoca, occupavano la Palestina.
·
Una
nota a parte meritano gli esseni,
un altro gruppo settario di tipo messianico, mai nominati nel Nuovo Testamento.
Il gruppo fu fondato da un sacerdote che, lasciata Gerusalemme, si era recato
nel deserto, nei pressi del Mar Morto.
Vi erano
anche altri gruppi, come i samaritani (abitanti della Samaria) che
riconoscevano la sola Torah e non esercitavano il culto del Tempio di
Gerusalemme, e i terapeuti, numericamente
meno rilevanti.
b) Gesù e la
sua predicazione - La
predicazione di Gesù (durata circa tre anni, intorno all’anno 30) fu di portata
rivoluzionaria. Il Vangelo (dal
greco euagghlion, lieto annuncio)
sovvertiva drasticamente l’impostazione rigida della morale del tempo, così
come sovvertiva il legalismo farisaico, fatto di una moltitudine di regole e
leggi che arrivavano spesso a schiacciare l’individuo.
Per
questo motivo fu osteggiato e infine condannato a morte e crocifisso. Gesù si
proclamò come il Messia atteso dagli ebrei e annunciato dai profeti nelle
Scritture, predicò una morale fondata sulla totale libertà dell’uomo, piuttosto
che sulla rigida osservanza di regole e precetti.
c) La
predicazione degli Apostoli - Dopo la
morte di Gesù, i primi discepoli cominciarono subito ad organizzarsi. La
predicazione fu dapprima diretta ai soli ebrei per poi aprirsi anche ai gentili,
i greci e gli altri non ebrei. Molti discepoli si recarono per questo fino ai
luoghi più sperduti del mondo allora conosciuto.
Una
menzione a parte merita su questo punto l’operato dell’Apostolo S. Paolo che riuscì ad organizzare e dirigere un grande
numero di comunità, da Roma all’Asia minore.
Comunità
di convertiti dal paganesimo nacquero così ad Antiochia, a Corinto, a Roma e in
altri grandi centri del tempo.
d) Il
Concilio di Gerusalemme - Un
avvenimento particolarmente importante a cui Paolo partecipa è il Concilio
di Gerusalemme (o Apostolico).
Il Concilio
Apostolico rappresenta la scelta decisiva, quando cioè il collegio
apostolico e presbiterale di Gerusalemme riconosce ufficialmente
l’evangelizzazione dei gentili che è stata iniziata da Pietro, Barnaba e Paolo.
In tal modo la Chiesa cristiana si svincola ufficialmente dalla sua matrice
giudaica. Questo è l’ultimo atto di Pietro o del collegio apostolico; adesso
anche i Dodici si separano.
La Chiesa
madre di Gerusalemme continuerà ad esercitare la sua influenza, ma sotto la
direzione di Giacomo. Paolo dominerà nella diaspora e nei suoi viaggi
missionari presso i gentili. Fino a questo momento Gerusalemme era stato il
punto focale del Cristianesimo: le città o regioni della Palestina o Siria che
venivano evangelizzate venivano incorporate nella madre Chiesa dai suoi
inviati. Persino il I viaggio missionario di Paolo fu come una preparazione
agli atti del Concilio e allo sganciarsi della Chiesa dalla sua matrice,
dopo di che la Parola, fatta libera e matura, prosegue la sua marcia fino all’estremità
della terra.
Il Concilio
affrontò due problemi: la circoncisione e le questioni relative ai cibi. Nel
fare ciò il suo intento era di porre l’accento sulla rottura del cristianesimo
dal giudaismo senza che il collegio apostolico e presbiterale di Gerusalemme
imponesse delle condizioni ai convertiti dal paganesimo. Luca ci presenta
Pietro come colui la cui voce prevale nella questione della circoncisione e
Giacomo come la personalità influente che decide la questione delle leggi
relative ai cibi. Il contributo di Paolo al Concilio è soltanto
implicito ed indiretto. Nella narrazione lucana, egli non accetta passivamente
una decisione, ma gioca un ruolo attivo nel formarla.
Gli
esegeti collocano questo summit di alte autorità cristiane
attorno al 49 d.C. Questo Concilio termina con la scelta di inviare
alcuni rappresentanti ad Antiochia per comunicare la decisione presa che viene
così sintetizzata in una lettera: “Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi, di
non imporvi nessun altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: astenervi
dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla
impudicizia. Farete cosa buona perciò a guardarvi da queste cose. State bene».
e) I primi
cristiani - Negli Atti degli Apostoli si legge: «Intanto quelli che erano stati
dispersi dopo la persecuzione scoppiata al tempo di Stefano, erano arrivati fin
nella Fenicia, a Cipro e ad Antiochia e non predicavano la parola a nessuno
fuorché ai Giudei. Ma alcuni fra loro, cittadini di Cipro e di Cirene, giunti
ad Antiochia, cominciarono a parlare anche ai Greci, predicando la buona
novella del Signore Gesù. E la mano del Signore era con loro e così un gran
numero credette e si convertì al Signore. La notizia giunse agli orecchi della
Chiesa di Gerusalemme, la quale mandò Barnaba ad Antiochia. Quando questi
giunse e vide la grazia del Signore, si rallegrò e, da uomo virtuoso qual era e
pieno di Spirito Santo e di fede, esortava tutti a perseverare con cuore
risoluto nel Signore. E una folla considerevole fu condotta al Signore. Barnaba
poi partì alla volta di Tarso per cercare Saulo [Paolo] e trovatolo lo condusse
ad Antiochia. Rimasero insieme un anno intero in quella comunità e istruirono
molta gente; ad Antiochia per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani».
(Atti degli Apostoli, XI, 19-26).
Queste poche righe fotografano
in modo impressionante il momento in cui gli Apostoli cominciarono ad aprirsi
anche ai non ebrei, ai pagani.
f) Le prime persecuzioni -
Il Cristianesimo cominciò presto a
diffondersi in tutto il territorio dell’Impero Romano; i cristiani furono
presto conosciuti e identificati dai romani come una delle molte ramificazioni
del mondo giudaico del tempo.
I
primi anni furono di tolleranza: le prime persecuzioni furono condotte da ebrei
ostili alla parola dei discepoli dell'oscuro Nazareno, (si pensi al martirio di
S. Stefano o all'incarcerazione di S. Pietro).
I
romani
volevano in un primo momento sostenere i cristiani piuttosto che
gli altri ebrei: era questo
il periodo delle più cruente rivolte antiromane (le ultime delle quali furono
soffocate nel sangue) e i cristiani, che predicavano la fedeltà ai poteri
costituiti, secondo il detto del rendete a Cesare ciò che è di Cesare, e
a Dio ciò che è di Dio, erano
evidentemente considerati meno pericolosi.
Questa situazione di relativa calma subì
però una svolta decisiva tra la fine del 62 e l’inizio del 63, ad opera
dell’imperatore Nerone, responsabile della prima persecuzione anticristiana del
64: i cristiani furono accusati di essere i diretti responsabili dell’incendio
di Roma.
Dal 64 al 313 ci fu un susseguirsi di
periodi di persecuzione e periodi di tolleranza.
È importante però distinguere due
distinte tipologie di persecuzione:
·
persecuzioni sistematiche ordinate dall'autorità
imperiale;
·
persecuzioni da parte del popolo.
Le ragioni delle
persecuzioni erano varie:
·
la
preoccupazione delle autorità politiche per la forza persuasiva delle comunità
cristiane che, con la loro organizzazione gerarchica, apparivano come uno Stato nello Stato;
·
il
rifiuto dei cristiani di riconoscere la divinità dell'imperatore;
·
l'inquietudine
dell'opinione pubblica che vedeva nella crisi dell'Impero una vendetta degli
dei.
Spesso lo Stato si trovò costretto a fare da braccio secolare al fanatismo del
popolo che spiegano i molti processi ed esecuzioni subiti dai cristiani anche
in tempi di tolleranza.
Esistono di fatto editti[1], rescritti[2]
e provvedimenti di vario genere, più o meno intolleranti, ma non leggi vere e
proprie. Alcuni testi, come l'editto di Adriano, sembrano quasi scritti allo
scopo di evitare le persecuzioni. Ma l’assenza di una legislazione
anticristiana a Roma offrì il fianco alle argomentazioni della prima
letteratura apologetica greca e latina (si pensi particolarmente a Tertulliano
che, da buon giurista, rilevò dettagliatamente questa incongruenza legale).
Le persecuzioni
furono un autentico battesimo di fuoco: a causa di esse il Cristianesimo nascente
si fortificò, si strutturò, si disciplinò in modo perfetto, riuscendo non solo
a sopravvivere, ma anche ad imporsi. Da ciò il detto di Tertulliano, secondo
cui il sangue dei cristiani è seme.
4. Il secondo secolo - Il II secolo vede la Chiesa già
strutturata e in grado di confrontarsi e di scontrarsi con la cultura pagana.
Molti scrittori cristiani si pongono così a difesa della loro fede. Questo
periodo vede anche un moltiplicarsi di varie eresie per le quali prenderà vita la
prima letteratura eresiologica cristiana.
a)
La formazione della struttura ecclesiale - Tra la fine del I e l’inizio
del II secolo, la concezione della Chiesa ha già forma compiuta, come ci
testimoniano le lettere di Sant'Ignazio di Antiochia.
La gerarchia ecclesiastica si era
strutturata secondo tre gradi precisi:
·
il vescovo, capo della Chiesa locale ed
eletto dai fedeli;
·
i presbiteri o sacerdoti, che assistono
il vescovo nelle celebrazioni e in alcune altre mansioni;
·
i diaconi, assistenti diretti del
vescovo, che svolgono un’importante funzione nelle celebrazioni e
nell’assistenza ai poveri.
In questo periodo non esiste ancora alcun primato
diverso da quello del vescovo locale[3].
b) Il confronto
con la cultura pagana -
Questo è il secolo dell’incontro e, conseguentemente, dello scontro
tra Cristianesimo nascente e cultura pagana. È quindi
soprattutto il secolo degli Apologisti[4],
quegli scrittori cristiani che tentarono in ogni modo di difendere
la fede cristiana dagli attacchi della cultura del tempo.
Lo scontro con il paganesimo si attuò nel II secolo
soprattutto sul versante culturale. Mancano in questo periodo le grandi
persecuzioni che caratterizzano al contrario il I e il III secolo, ma ciò non
significa che si tratti di un tempo di piena tolleranza: lo dimostrano, tra gli
altri, il martirio di S. Ignazio nel 110 e quello di S.
Giustino nel 165.
c) Le
prime eresie[5] - Le eresie conosciute dal Cristianesimo nel I
secolo furono soprattutto quelle dette giudaizzanti (ad esempio gli ebioniti),
ma già dal I secolo cominciavano a diffondersi le forme più primitive dello Gnosticismo[6], (doceti
e nicolaiti). Il secondo secolo segnò invece la vera esplosione delle
varie sette gnostiche dagli encratiti, ai marcioniti, ai valentiniani.
Ci fu anche la nascita dei primi movimenti carismatici, come il montanismo[7].
Tutto ciò portò presto alla prima produzione eresiologica cristiana: l’opera Contro
le eresie di S. Ireneo di Lione è degli ultimi anni di questo
secolo.
[2] Rescritto - pronunciamento scritto di un sovrano avente valore di
legge o di decisione inappellabile.
[3] Roma - La supremazia di Roma è di diritto
divino e riposa su Matteo (16:17-19), e Giovanni (21:15-17). Ormai
praticamente nessuno nega che San Pietro visitò Roma e venne lì
martirizzato.
Nella prima metà del terzo
secolo San Cipriano usa il termine Trono di San Pietro per
la Sede romana e Tertulliano afferma che la Chiesa Romana era stato
fondata da Pietro mentre si ha una prima elencazione dei Vescovi di Roma da
parte di Ippolito che inizia con Pietro. Ireneo (che visita Roma nel 177) parla
di Igino come nono Vescovo di Roma.
Le prime prove del primato
rispetto agli altri vescovi risalgono a Papa Clemente (88-101) nella sua
epistola ai Corinzi scritta quando l’insegnamento Apostolico era
ancora fresco e gli Apostoli Giovanni e Matteo erano forse ancora vivi. Alcuni
anni più tardi (verso il 107) Sant’Ignazio di Antiochia parla della Chiesa
Romana come presiedenda su tutte le altre e Sant’Ireneo ritiene che ogni
Chiesa deve essere d’accordo con essa.
San Cipriano (morto nel
258) attribuì un primato effettivo al Papa e Novaziano ritiene che il papa
ha autorità per deporre un vescovo eretico.
Tale primato era noto anche
agli Imperatori pagani: quando nel 270 Paolo di Samosata, Patriarca di
Alessandria deposto, si appella all’Imperatore Aureliano questi
praticamente risponde di rivolgersi al Papa.
Nel 330 il trasferimento
della capitale a Costantinopoli accresce il potere dei papi in Occidente,
mentre in Oriente viene visto sempre più come primato onorifico. E’ difficile,
con un approccio laico, dirimere se all’epoca il Papa godesse della primazia o
della supremazia.
Nel 381 il Concilio di
Costantinopoli riconosce esplicitamente che la Sede romana è la prima della
Cristianità.
[4] I Padri apologisti - Gli Apologisti
sono quegli scrittori ecclesiastici che, soprattutto nel II secolo, cercarono
di difendere il Cristianesimo perseguitato.
I
loro scritti segnarono così un momento di incontro e di scontro
tra Cristianesimo nascente e cultura pagana
L’apologetica cristiana
del II secolo - Gli Apologisti sono quegli scrittori ecclesiastici che, soprattutto nel II
secolo, cercarono di dimostrare l’innocenza dei cristiani
perseguitati e di esaltare la fede cristiana.
Le
apologie potevano
essere dirette sia contro i pagani sia contro gli ebrei.
·
Le prime (ad esempio l’Apologetico di Tertulliano o
le Apologie di S. Giustino) venivano generalmente indirizzate alle autorità
politiche o al popolo o, talvolta, a una singola persona;
·
Le seconde hanno un carattere particolare perché
l’apologista cerca con esse di comprovare il compimento delle profezie
precristiane sulla base dell’Antico Testamento: un ottimo esempio è il Dialogo
con l’ebreo Trifone di S. Giustino.
I
primi Apologisti - Gli scritti degli Apologisti segnarono un momento di scontro, ma
anche di incontro, del Cristianesimo nascente
con una cultura
pagana ormai in declino ed ebbero grande importanza perché
contribuirono non poco al riconoscimento ufficiale della Chiesa. La lingua
usata fu il greco prima e più tardi il latino.
Tra
gli apologisti di lingua greca del II secolo vanno menzionati:
·
Quadrato (ateniese);
·
Aristide (ateniese e
filosofo);
·
Aristone
di Pella;
·
S.
Giustino
(di cui sono noti il Dialogo con Trifone e le due Apologie);
·
Taziano
il Siro,
discepolo di Giustino;
·
Atenagora,
filosofo cristiano di Atene, e S. Teofilo di Antiochia.
Tra gli apologisti
latini del II e III secolo dobbiamo menzionare:
·
Marco
Minucio Felice,
autore dell’Octavius;
·
Tertulliano.
[5] Eresia - Dal greco hairesis: scelta, opinione. Una dottrina
contraria alla fede comune della Chiesa, al dogma. L’eretico
sceglie letteralmente una parte della dottrina cristiana,
tralasciando più o meno volutamente altre parti. Non è corretto affermare che
sia eretica una dottrina diversa da quella ufficiale, ma
piuttosto è eretica l’assolutizzazione di un singolo punto
della dottrina a discapito di altri.
[6] Le origini dello Gnosticismo - Sin dal XIX secolo il problema delle origini dello
Gnosticismo ha appassionato e diviso gli studiosi, che non hanno tutt’oggi una
posizione univoca e definitiva sull’argomento.
Si
può dire che esistono due principali “scuole di pensiero” sull’argomento:
·
Alcuni affermano, in vario modo, l’origine cristiana dello
Gnosticismo sottolineando i punti di contatto con la dottrina cristiana. Questa
ipotesi, a lungo accantonata, è ritornata in auge dopo i contributi di Simone Petrement
e, per restare in Italia, di Manlio Simonetti e Edmondo Lupieri;
·
Altri sostengono invece un’origine non
cristiana, e precisamente orientale (iranica), di questo movimento
religioso. È la tesi oggi maggiormente sostenuta: si pensi a Richard Reitzenstein,
Mircea Eliade e Hans Jonas.
La biblioteca gnostica di
Nag Hammadi - La nostra conoscenza dello Gnosticismo è molto
migliorata dopo la scoperta di una vera e propria “biblioteca” gnostica a Nag
Hammadi, in Egitto. Il ritrovamento di testi sino a oggi sconosciuti ha
infatti permesso di verificare le citazioni e i sunti della dottrina gnostica
tramandatici dai Padri della Chiesa in opere antieretiche.
Quelle
citazioni e quei sunti erano - a quanto pare - abbastanza precise, anche se lo
studio diretto dei testi originali permette di allargare le conoscenze.
La dottrina
gnostica in sintesi - Lo
Gnosticismo non
era un movimento unitario, ma lacerato da profonde
divisioni e frammentato in una moltitudine di sette e “scuole”, a volte dagli
usi e dalle dottrine diametralmente opposti.
Ciononostante
è possibile riassumere sommariamente le loro dottrine in alcuni punti
fondamentali.
·
Secondo gli gnostici il mondo non è
stato creato dal Dio
di Gesù Cristo ma da un dio inferiore, il demiurgo,
caratterizzato in modo negativo;
·
La materia, creata dal demiurgo, è negativa. “Vivere
nel corpo è come essere in esilio”, lontano dal vero Dio;
·
Lo gnostico
giunge a conoscenza di questa condizione grazie al pneuma, lo spirito,
inteso quasi come una scintilla divina sepolta nell’uomo, e per questa conoscenza
è in grado di salvarsi, ritornando a Dio.
La Chiesa contro
lo Gnosticismo - L’eco
degli scontri tra cristiani e gnostici si fa sentire già negli scritti del
Nuovo Testamento. Il Prologo del Vangelo di Giovanni sembra redatto
proprio allo scopo di confutare la dottrina gnostica della creazione. Allo
stesso modo altri scritti di Giovanni portano traccia dello scontro con alcune
sette gnostiche particolari, come i nicolaiti e i doceti.
Il
più importante avversario dello gnosticismo fu il vescovo Ireneo di Lione, autore
di una monumentale opera dal titolo Contro le eresie.
In
quest’opera come in testi antignostici di altri autori si evidenziano i punti di
maggior distanza tra
Cristianesimo e Gnosticismo: in particolare, viene ribadita la generale bontà della creazione ed
affermata risolutamente la salvezza solo per l’opera mediatrice di
Cristo, e non per una qualche particolare conoscenza.
[7] Montanismo - Eresia che prende il nome da quello del fondatore, Montano,
che costituì una vera e propria chiesa scismatica nel 170. Si
tratta in definitiva di una sorta di movimento carismatico ante-litteram,
dai forti accenti millenaristi.
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