Benvenuti in Quaderni di Lettere di Massimo Capuozzo

Sono presenti in questo sito le mie lezioni di grammantologia nel corso degli anni collaudate sul campo. Per le parti riguardanti la Storia mi sono valso della collaborazione del Dott. Antonio Del Gaudio

venerdì 21 ottobre 2016

Classe II modulo secondo unità 3 e 4

3. L’alba del Cristianesimo - Le origini del Cristianesimo si perdono nel Giudaismo: i primi cristiani erano e volevano rimanere ebrei, e Gesù stesso non pensò mai, probabilmente, di fondare una nuova religione.

Solo con la predicazione ai pagani si pose il problema di distinguere tra cristiani (che avevano accolto la predicazione di Cristo) ed ebrei (che non l’avevano accolta). È infatti ad Antiochia - una comunità di convertiti dal paganesimo - che la stessa parola cristiano fa la sua comparsa.

a) L’ambiente del Nuovo Testamento - Ai tempi di Gesù, il Giudaismo era assai più variegato di quanto non si presenti ai nostri giorni: esistevano infatti vari gruppi - diversi per costumi, credenze e interessi politici - spesso in aperto contrasto tra loro.
·         I sadducei riconoscevano la Torah (la Legge, ovvero i primi cinque libri della Bibbia) accanto alle altre scritture bibliche. Dal punto di vista dottrinale, non credevano nella resurrezione né in una vita ultraterrena.
·         I farisei, al contrario riconoscevano, accanto alle Scritture, una tradizione rabbinica orale, fatta da loro risalire a Mosè. Dal punto di vista dottrinale, credevano in una vita ultraterrena e nella resurrezione dei morti.
·         Gli zeloti erano una setta di orientamento messianico-politico. Praticavano una tenace resistenza armata contro i romani che, all’epoca, occupavano la Palestina.
·         Una nota a parte meritano gli esseni, un altro gruppo settario di tipo messianico, mai nominati nel Nuovo Testamento. Il gruppo fu fondato da un sacerdote che, lasciata Gerusalemme, si era recato nel deserto, nei pressi del Mar Morto.
Vi erano anche altri gruppi, come i samaritani (abitanti della Samaria) che riconoscevano la sola Torah e non esercitavano il culto del Tempio di Gerusalemme, e i terapeuti, numericamente meno rilevanti.
b) Gesù e la sua predicazione - La predicazione di Gesù (durata circa tre anni, intorno all’anno 30) fu di portata rivoluzionaria. Il Vangelo (dal greco euagghlion, lieto annuncio) sovvertiva drasticamente l’impostazione rigida della morale del tempo, così come sovvertiva il legalismo farisaico, fatto di una moltitudine di regole e leggi che arrivavano spesso a schiacciare l’individuo.
Per questo motivo fu osteggiato e infine condannato a morte e crocifisso. Gesù si proclamò come il Messia atteso dagli ebrei e annunciato dai profeti nelle Scritture, predicò una morale fondata sulla totale libertà dell’uomo, piuttosto che sulla rigida osservanza di regole e precetti.
c) La predicazione degli Apostoli - Dopo la morte di Gesù, i primi discepoli cominciarono subito ad organizzarsi. La predicazione fu dapprima diretta ai soli ebrei per poi aprirsi anche ai gentili, i greci e gli altri non ebrei. Molti discepoli si recarono per questo fino ai luoghi più sperduti del mondo allora conosciuto.
Una menzione a parte merita su questo punto l’operato dell’Apostolo S. Paolo che riuscì ad organizzare e dirigere un grande numero di comunità, da Roma all’Asia minore.
Comunità di convertiti dal paganesimo nacquero così ad Antiochia, a Corinto, a Roma e in altri grandi centri del tempo.
d) Il Concilio di Gerusalemme - Un avvenimento particolarmente importante a cui Paolo partecipa è il Concilio di Gerusalemme (o Apostolico).
Il Concilio Apostolico rappresenta la scelta decisiva, quando cioè il collegio apostolico e presbiterale di Gerusalemme riconosce ufficialmente l’evangelizzazione dei gentili che è stata iniziata da Pietro, Barnaba e Paolo. In tal modo la Chiesa cristiana si svincola ufficialmente dalla sua matrice giudaica. Questo è l’ultimo atto di Pietro o del collegio apostolico; adesso anche i Dodici si separano.
La Chiesa madre di Gerusalemme continuerà ad esercitare la sua influenza, ma sotto la direzione di Giacomo. Paolo dominerà nella diaspora e nei suoi viaggi missionari presso i gentili. Fino a questo momento Gerusalemme era stato il punto focale del Cristianesimo: le città o regioni della Palestina o Siria che venivano evangelizzate venivano incorporate nella madre Chiesa dai suoi inviati. Persino il I viaggio missionario di Paolo fu come una preparazione agli atti del Concilio e allo sganciarsi della Chiesa dalla sua matrice, dopo di che la Parola, fatta libera e matura, prosegue la sua marcia fino all’estremità della terra.
Il Concilio affrontò due problemi: la circoncisione e le questioni relative ai cibi. Nel fare ciò il suo intento era di porre l’accento sulla rottura del cristianesimo dal giudaismo senza che il collegio apostolico e presbiterale di Gerusalemme imponesse delle condizioni ai convertiti dal paganesimo. Luca ci presenta Pietro come colui la cui voce prevale nella questione della circoncisione e Giacomo come la personalità influente che decide la questione delle leggi relative ai cibi. Il contributo di Paolo al Concilio è soltanto implicito ed indiretto. Nella narrazione lucana, egli non accetta passivamente una decisione, ma gioca un ruolo attivo nel formarla.

Gli esegeti collocano questo summit di alte autorità cristiane attorno al 49 d.C. Questo Concilio termina con la scelta di inviare alcuni rappresentanti ad Antiochia per comunicare la decisione presa che viene così sintetizzata in una lettera: “Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi, di non imporvi nessun altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: astenervi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla impudicizia. Farete cosa buona perciò a guardarvi da queste cose. State bene».

e) I primi cristiani - Negli Atti degli Apostoli si legge: «Intanto quelli che erano stati dispersi dopo la persecuzione scoppiata al tempo di Stefano, erano arrivati fin nella Fenicia, a Cipro e ad Antiochia e non predicavano la parola a nessuno fuorché ai Giudei. Ma alcuni fra loro, cittadini di Cipro e di Cirene, giunti ad Antiochia, cominciarono a parlare anche ai Greci, predicando la buona novella del Signore Gesù. E la mano del Signore era con loro e così un gran numero credette e si convertì al Signore. La notizia giunse agli orecchi della Chiesa di Gerusalemme, la quale mandò Barnaba ad Antiochia. Quando questi giunse e vide la grazia del Signore, si rallegrò e, da uomo virtuoso qual era e pieno di Spirito Santo e di fede, esortava tutti a perseverare con cuore risoluto nel Signore. E una folla considerevole fu condotta al Signore. Barnaba poi partì alla volta di Tarso per cercare Saulo [Paolo] e trovatolo lo condusse ad Antiochia. Rimasero insieme un anno intero in quella comunità e istruirono molta gente; ad Antiochia per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani». (Atti degli Apostoli, XI, 19-26).

Queste poche righe fotografano in modo impressionante il momento in cui gli Apostoli cominciarono ad aprirsi anche ai non ebrei, ai pagani.
f) Le prime persecuzioni - Il Cristianesimo cominciò presto a diffondersi in tutto il territorio dell’Impero Romano; i cristiani furono presto conosciuti e identificati dai romani come una delle molte ramificazioni del mondo giudaico del tempo.
I primi anni furono di tolleranza: le prime persecuzioni furono condotte da ebrei ostili alla parola dei discepoli dell'oscuro Nazareno, (si pensi al martirio di S. Stefano o all'incarcerazione di S. Pietro).
I romani volevano in un primo momento sostenere i cristiani piuttosto che gli altri ebrei: era questo il periodo delle più cruente rivolte antiromane (le ultime delle quali furono soffocate nel sangue) e i cristiani, che predicavano la fedeltà ai poteri costituiti, secondo il detto del rendete a Cesare ciò che è di Cesare, e a Dio ciò che è di Dio, erano evidentemente considerati meno pericolosi.
Questa situazione di relativa calma subì però una svolta decisiva tra la fine del 62 e l’inizio del 63, ad opera dell’imperatore Nerone, responsabile della prima persecuzione anticristiana del 64: i cristiani furono accusati di essere i diretti responsabili dell’incendio di Roma.
Dal 64 al 313 ci fu un susseguirsi di periodi di persecuzione e periodi di tolleranza.
È importante però distinguere due distinte tipologie di persecuzione:
·         persecuzioni sistematiche ordinate dall'autorità imperiale;
·         persecuzioni da parte del popolo.
Le ragioni delle persecuzioni erano varie:
·         la preoccupazione delle autorità politiche per la forza persuasiva delle comunità cristiane che, con la loro organizzazione gerarchica, apparivano come uno Stato nello Stato;
·         il rifiuto dei cristiani di riconoscere la divinità dell'imperatore;
·         l'inquietudine dell'opinione pubblica che vedeva nella crisi dell'Impero una vendetta degli dei.
Spesso lo Stato si trovò costretto a fare da braccio secolare al fanatismo del popolo che spiegano i molti processi ed esecuzioni subiti dai cristiani anche in tempi di tolleranza.
Esistono di fatto editti[1], rescritti[2] e provvedimenti di vario genere, più o meno intolleranti, ma non leggi vere e proprie. Alcuni testi, come l'editto di Adriano, sembrano quasi scritti allo scopo di evitare le persecuzioni. Ma l’assenza di una legislazione anticristiana a Roma offrì il fianco alle argomentazioni della prima letteratura apologetica greca e latina (si pensi particolarmente a Tertulliano che, da buon giurista, rilevò dettagliatamente questa incongruenza legale).
Le persecuzioni furono un autentico battesimo di fuoco: a causa di esse il Cristianesimo nascente si fortificò, si strutturò, si disciplinò in modo perfetto, riuscendo non solo a sopravvivere, ma anche ad imporsi. Da ciò il detto di Tertulliano, secondo cui il sangue dei cristiani è seme.

4. Il secondo secolo - Il II secolo vede la Chiesa già strutturata e in grado di confrontarsi e di scontrarsi con la cultura pagana. Molti scrittori cristiani si pongono così a difesa della loro fede. Questo periodo vede anche un moltiplicarsi di varie eresie per le quali prenderà vita la prima letteratura eresiologica cristiana.
a) La formazione della struttura ecclesiale - Tra la fine del I e l’inizio del II secolo, la concezione della Chiesa ha già forma compiuta, come ci testimoniano le lettere di Sant'Ignazio di Antiochia.
La gerarchia ecclesiastica si era strutturata secondo tre gradi precisi:
·         il vescovo, capo della Chiesa locale ed eletto dai fedeli;
·         i presbiteri o sacerdoti, che assistono il vescovo nelle celebrazioni e in alcune altre mansioni;
·         i diaconi, assistenti diretti del vescovo, che svolgono un’importante funzione nelle celebrazioni e nell’assistenza ai poveri.
In questo periodo non esiste ancora alcun primato diverso da quello del vescovo locale[3].
b) Il confronto con la cultura pagana - Questo è il secolo dell’incontro e, conseguentemente, dello scontro tra Cristianesimo nascente e cultura pagana. È quindi soprattutto il secolo degli Apologisti[4], quegli scrittori cristiani che tentarono in ogni modo di difendere la fede cristiana dagli attacchi della cultura del tempo.
Lo scontro con il paganesimo si attuò nel II secolo soprattutto sul versante culturale. Mancano in questo periodo le grandi persecuzioni che caratterizzano al contrario il I e il III secolo, ma ciò non significa che si tratti di un tempo di piena tolleranza: lo dimostrano, tra gli altri, il martirio di S. Ignazio nel 110 e quello di S. Giustino nel 165.
c) Le prime eresie[5] - Le eresie conosciute dal Cristianesimo nel I secolo furono soprattutto quelle dette giudaizzanti (ad esempio gli ebioniti), ma già dal I secolo cominciavano a diffondersi le forme più primitive dello Gnosticismo[6], (doceti e nicolaiti). Il secondo secolo segnò invece la vera esplosione delle varie sette gnostiche dagli encratiti, ai marcioniti, ai valentiniani. Ci fu anche la nascita dei primi movimenti carismatici, come il montanismo[7]. Tutto ciò portò presto alla prima produzione eresiologica cristiana: l’opera Contro le eresie di S. Ireneo di Lione è degli ultimi anni di questo secolo.



[1] Editto - ordinanza emessa da magistrati
[2] Rescritto - pronunciamento scritto di un sovrano avente valore di legge o di decisione inappellabile.
[3] Roma - La supremazia di Roma è di diritto divino e riposa su  Matteo (16:17-19), e Giovanni (21:15-17). Ormai praticamente nessuno nega che San Pietro visitò Roma e venne lì martirizzato. 
Nella prima metà del terzo secolo San Cipriano  usa  il termine Trono di San Pietro per la Sede romana e Tertulliano afferma che  la Chiesa Romana era stato fondata da Pietro mentre si ha una prima elencazione dei Vescovi di Roma da parte di Ippolito che inizia con Pietro. Ireneo (che visita Roma nel 177) parla di Igino come nono Vescovo di Roma.
Le prime prove del primato rispetto agli altri vescovi risalgono a Papa Clemente (88-101) nella sua epistola ai Corinzi scritta quando l’insegnamento Apostolico era ancora fresco e gli Apostoli Giovanni e Matteo erano forse ancora vivi. Alcuni anni più tardi (verso il 107) Sant’Ignazio di Antiochia parla della Chiesa Romana come presiedenda su tutte le altre e Sant’Ireneo ritiene che ogni Chiesa deve essere d’accordo con essa.
San Cipriano (morto nel 258) attribuì un primato effettivo al Papa e Novaziano ritiene che il papa ha autorità per deporre un vescovo eretico.
Tale primato era noto anche agli Imperatori pagani: quando nel 270 Paolo di Samosata, Patriarca di Alessandria deposto, si appella  all’Imperatore Aureliano questi praticamente risponde di rivolgersi al Papa.
Nel 330 il trasferimento della capitale a Costantinopoli accresce il potere dei papi in Occidente, mentre in Oriente viene visto sempre più come primato onorifico. E’ difficile, con un approccio laico, dirimere se all’epoca il Papa godesse della primazia o della supremazia.
Nel 381 il Concilio di Costantinopoli riconosce esplicitamente che la Sede romana è la prima della Cristianità.
[4] I Padri apologisti - Gli Apologisti sono quegli scrittori ecclesiastici che, soprattutto nel II secolo, cercarono di difendere il Cristianesimo perseguitato.
I loro scritti segnarono così un momento di incontro e di scontro tra Cristianesimo nascente e cultura pagana

L’apologetica cristiana del II secolo - Gli Apologisti sono quegli scrittori ecclesiastici che, soprattutto nel II secolo, cercarono di dimostrare l’innocenza dei cristiani perseguitati e di esaltare la fede cristiana.

Le apologie potevano essere dirette sia contro i pagani sia contro gli ebrei.

·         Le prime (ad esempio l’Apologetico di Tertulliano o le Apologie di S. Giustino) venivano generalmente indirizzate alle autorità politiche o al popolo o, talvolta, a una singola persona;

·         Le seconde hanno un carattere particolare perché l’apologista cerca con esse di comprovare il compimento delle profezie precristiane sulla base dell’Antico Testamento: un ottimo esempio è il Dialogo con l’ebreo Trifone di S. Giustino.

I primi Apologisti - Gli scritti degli Apologisti segnarono un momento di scontro, ma anche di incontro, del Cristianesimo nascente con una cultura pagana ormai in declino ed ebbero grande importanza perché contribuirono non poco al riconoscimento ufficiale della Chiesa. La lingua usata fu il greco prima e più tardi il latino.

Tra gli apologisti di lingua greca del II secolo vanno menzionati:

·         Quadrato (ateniese);
·         Aristide (ateniese e filosofo);
·         Aristone di Pella;
·         S. Giustino (di cui sono noti il Dialogo con Trifone e le due Apologie);
·         Taziano il Siro, discepolo di Giustino;
·         Atenagora, filosofo cristiano di Atene, e S. Teofilo di Antiochia.
Tra gli apologisti latini del II e III secolo dobbiamo menzionare:
·         Marco Minucio Felice, autore dell’Octavius;
·         Tertulliano.
[5] Eresia - Dal greco hairesis: scelta, opinione. Una dottrina contraria alla fede comune della Chiesa, al dogma. L’eretico sceglie letteralmente una parte della dottrina cristiana, tralasciando più o meno volutamente altre parti. Non è corretto affermare che sia eretica una dottrina diversa da quella ufficiale, ma piuttosto è eretica l’assolutizzazione di un singolo punto della dottrina a discapito di altri.

[6] Le origini dello Gnosticismo - Sin dal XIX secolo il problema delle origini dello Gnosticismo ha appassionato e diviso gli studiosi, che non hanno tutt’oggi una posizione univoca e definitiva sull’argomento.

Si può dire che esistono due principali “scuole di pensiero” sull’argomento:

·         Alcuni affermano, in vario modo, l’origine cristiana dello Gnosticismo sottolineando i punti di contatto con la dottrina cristiana. Questa ipotesi, a lungo accantonata, è ritornata in auge dopo i contributi di Simone Petrement e, per restare in Italia, di Manlio Simonetti e Edmondo Lupieri;

·         Altri sostengono invece un’origine non cristiana, e precisamente orientale (iranica), di questo movimento religioso. È la tesi oggi maggiormente sostenuta: si pensi a Richard Reitzenstein, Mircea Eliade e Hans Jonas.

La biblioteca gnostica di Nag Hammadi - La nostra conoscenza dello Gnosticismo è molto migliorata dopo la scoperta di una vera e propria “biblioteca” gnostica a Nag Hammadi, in Egitto. Il ritrovamento di testi sino a oggi sconosciuti ha infatti permesso di verificare le citazioni e i sunti della dottrina gnostica tramandatici dai Padri della Chiesa in opere antieretiche.

Quelle citazioni e quei sunti erano - a quanto pare - abbastanza precise, anche se lo studio diretto dei testi originali permette di allargare le conoscenze.

La dottrina gnostica in sintesi - Lo Gnosticismo non era un movimento unitario, ma lacerato da profonde divisioni e frammentato in una moltitudine di sette e “scuole”, a volte dagli usi e dalle dottrine diametralmente opposti.

Ciononostante è possibile riassumere sommariamente le loro dottrine in alcuni punti fondamentali.

·         Secondo gli gnostici il mondo non è stato creato dal Dio di Gesù Cristo ma da un dio inferiore, il demiurgo, caratterizzato in modo negativo;

·         La materia, creata dal demiurgo, è negativa. “Vivere nel corpo è come essere in esilio”, lontano dal vero Dio;

·         Lo gnostico giunge a conoscenza di questa condizione grazie al pneuma, lo spirito, inteso quasi come una scintilla divina sepolta nell’uomo, e per questa conoscenza è in grado di salvarsi, ritornando a Dio.

La Chiesa contro lo Gnosticismo - L’eco degli scontri tra cristiani e gnostici si fa sentire già negli scritti del Nuovo Testamento. Il Prologo del Vangelo di Giovanni sembra redatto proprio allo scopo di confutare la dottrina gnostica della creazione. Allo stesso modo altri scritti di Giovanni portano traccia dello scontro con alcune sette gnostiche particolari, come i nicolaiti e i doceti.

Il più importante avversario dello gnosticismo fu il vescovo Ireneo di Lione, autore di una monumentale opera dal titolo Contro le eresie.

In quest’opera come in testi antignostici di altri autori si evidenziano i punti di maggior distanza tra Cristianesimo e Gnosticismo: in particolare, viene ribadita la generale bontà della creazione ed affermata risolutamente la salvezza solo per l’opera mediatrice di Cristo, e non per una qualche particolare conoscenza.

[7] Montanismo - Eresia che prende il nome da quello del fondatore, Montano, che costituì una vera e propria chiesa scismatica nel 170. Si tratta in definitiva di una sorta di movimento carismatico ante-litteram, dai forti accenti millenaristi.

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