XI UNITÀ
Educazione letteraria.
La metrica classica - Nell’età classica la poesia era
quantitativa, si basava cioè sull’alternanza tra sillabe lunghe e sillabe
brevi: il metro più diffuso era l’esametro, verso nei quali è scritto il poema[1] classico. Essa doveva essere letta o
declamata, scandendola rigorosamente a tempo, sebbene recenti studi linguistici
abbiano messo evidenza la natura melodica delle due lingue classiche, che la
faceva assomigliare quasi più alle lingue orientali che alle attuali lingue neolatine.
Comunicazione Parafrasi
– La parafrasi indica la trasformazione di un testo scritto nella propria
lingua, ma in un registro linguistico distante (sia esso arcaico, elevato o
poetico) in prosa nel registro medio e attuale.
Il
processo di parafrasi prevede dunque operazioni come:
·
la
ricostruzione sintattica e delle figure sintattiche,
·
la
sostituzione degli scarti linguistici (forma
linguistica antica, scomparsa o desueta) e degli altri scarti linguistici[2]
·
l’esplicitazione
delle figure retoriche di significato
·
la
riscrittura in prosa del testo poetico.
Possono
anche essere operati dei chiarimenti di alcuni punti del testo: una buona
parafrasi include infatti tutti i dettagli e rende il testo originale più
semplice da comprendere. Poiché il testo risultante è normalmente più ampio del
testo di partenza, quest’operazione si oppone a quella del riassunto.
Come
necessario effetto collaterale della parafrasi, il profondo rapporto tra significante e significato, tipico della comunicazione letteraria e fulcro dei
testi poetici finisce normalmente sacrificato.
Riflessione
sulla lingua. La ricostruzione sintattica e delle figure sintattiche – La
poesia fonda il suo messaggio sulla ricerca di un linguaggio particolare,
diverso da quello ordinario ed ottiene quest’effetto anche modificando l’ordine
che normalmente le parole assumono all’interno di una frase.
Lo studio di questi cambiamenti
riguarda l’aspetto sintattico del testo poetico quindi la parafrasi deriva dall’osservazione su come vengono disposte
le parole nella frase[3]
e le frasi nei periodi[4] e dalla modificazione della costruzione[5] secondo il linguaggio prosastico.
Alcuni di questi
cambiamenti, detti figure sintattiche, caratterizzavano la sintassi della
poesia classica e sono stati ampiamente utilizzati fino alla fine
dell’800.
La
poesia del ventesimo secolo utilizza di meno le figure sintattiche,
prediligendo invece le figure di significato, ma questo non significa che esse
non si trovino in moltissimi autori.
Tra
le più comuni figure sintattiche si trovano:
La tomba nel Busento a. D. 410
Di
August Graf von Platen trad. di Giosué Carducci
·
Prima della
definitiva caduta dell’impero romano si verificarono numerose incursioni dei
popoli barbari e, tra questi spiccò per violenza il popolo dei Goti che, al
comando del re Alarico nell’anno 409, valicate le Alpi Giulie discese il
Veneto, attraversò il Po e, seminando dovunque miseria e fame, giunse a Roma:
era l’anno 410.
·
L’esercito
barbaro entrò in Roma e i Goti la devastarono e la saccheggiarono per sei
giorni. Per ordine di Alarico furono rispettati gli edifici e le chiese
cristiane. Successivamente il re condusse il suo esercito, carico di bottino,
verso sud, attraversò la Campania e penetrò in Calabria in direzione di Reggio,
ma presso Cosenza, Alarico fu colto da violenta febbre malarica e in pochi
giorni morì. Prima di spirare ordinò che fosse sepolto nel letto del fiume
Busento e le cui rive gli ricordavano le natìe sponde del Danubio. I suoi
soldati attraverso il lavoro di migliaia di schiavi, in pochi giorni deviarono
un tratto del fiume e nel suo letto naturale scavarono una profonda fossa dove
deposero Alarico, a cavallo con tutte le sue armi. Quindi ricoprirono la fossa
e riportarono le acque del fiume nel suo percorso originario e, affinché
mai nessuno ne violasse la tomba, fecero strage tutti gli schiavi.
·
Con questa
lirica Carducci ci avvolge in un’atmosfera selvaggia e, quasi in una realtà
virtuale, e ci coinvolge in un dramma pagano nel quale par di udire i cupi
canti e i rulli dei tamburi, in una notte di lutto vagamente rischiarata dai
fuochi dell’accampamento. Sentiamo vivissima l’emotività serpeggiare tra quegli
uomini e, pervasi da empatica tristezza, scordiamo per un istante le atrocità
che quei barbari per anni perpetrarono.
·
Questa armoniosa
lirica, già di per sé esaustiva pur nella breve descrizione di quel momento
storico, con l’incalzante ritmicità nella diffusa rude malinconia dell’evento,
svela la commossa partecipazione del Poeta nel dipingerci un realistico
scenario impregnato di vita e di morte.
1. Cupi
a notte canti suonano
Da Cosenza su ‘l Busento[15],
Cupo il fiume gli rimormora[16]
Dal suo gorgo sonnolento.
Da Cosenza su ‘l Busento[15],
Cupo il fiume gli rimormora[16]
Dal suo gorgo sonnolento.
2. Su
e giù pe ‘l fiume passano
e ripassano ombre lente:
Alarico[17] i Goti piangono,
il gran morto di lor gente.
e ripassano ombre lente:
Alarico[17] i Goti piangono,
il gran morto di lor gente.
3. Ahi
sì presto e da la patria
così lungi avrà il riposo,
mentre ancor bionda per gli omeri
va la chioma al poderoso[18]!
così lungi avrà il riposo,
mentre ancor bionda per gli omeri
va la chioma al poderoso[18]!
4. Del
Busento ecco si schierano
su le sponde i Goti a pruova[19],
e dal corso usato il[20] piegano
dischiudendo[21] una via[22] nuova.
su le sponde i Goti a pruova[19],
e dal corso usato il[20] piegano
dischiudendo[21] una via[22] nuova.
5. Dove
l’onde pria muggivano,
cavan[23], cavano la terra;
e profondo il corpo calano,
a cavallo, armato in guerra.
cavan[23], cavano la terra;
e profondo il corpo calano,
a cavallo, armato in guerra.
6. Lui
di terra anche ricoprono
e gli arnesi[24] d’or lucenti:
de l’eroe crescan su l’umida
fossa l’erbe de i torrenti!
e gli arnesi[24] d’or lucenti:
de l’eroe crescan su l’umida
fossa l’erbe de i torrenti!
7. Poi,
ridotto[25] a
i noti tramiti,
il Busento lasciò l’onde
per l’antico letto valide.
spumeggiar tra le due sponde.
il Busento lasciò l’onde
per l’antico letto valide.
spumeggiar tra le due sponde.
8. Cantó
allora un coro d’uomini:
– Dormi, o re, ne la tua gloria!
Man romana mai non víoli
la tua tomba e la memoria! –
– Dormi, o re, ne la tua gloria!
Man romana mai non víoli
la tua tomba e la memoria! –
9. Cantó,
e a lungo il canto udivasi[26]
per le schiere gote errare:
recal[27] tu, Busento rapido,
recal tu da mare a mare.
per le schiere gote errare:
recal[27] tu, Busento rapido,
recal tu da mare a mare.
LAVORIAMO SUL TESTO
Lessico
1.
In
questa poesia Carducci parlando, del Busento lo definisce fiume: in realtà esso
fa parte del bacino idrografico del Crati. Spiega con l’aiuto del vocabolario
che cosa si intende per fiume, canale, torrente ruscello, affluente, emissario,
immissario ed infine che cosa si intende per bacino idrografico.
2. Individua gli scarti linguistici
presenti nel testo e, per ciascuno scarto, dopo averlo classificato, indicane
la definizione, dopo un’accurata scelta nel vocabolario.
Figure sintattiche
3.
Individua
e trascrivi tutte le figure sintattiche presenti nel testo ricostruiscile
sintatticamente svolgine l’analisi logica e spiega eventualmente la loro
finzione.
4.
Di
figure sintattiche incontrate fanne un esempio come se volessi pubblicizzare
dei prodotti da immettere sul mercato
Struttura
5.
In
quante parti può essere divisa la poesia?
6.
Individua
i nuclei delle singole parti, riassumendo in poche parole ciascun nucleo.
Analisi del testo
7.
Il testo fa leva principalmente su descrizioni[28],
su ragionamenti[29],
su emozioni[30]?
Argomenta la tua risposta indicando come e perché.
8.
A
quale genere letterario[31]
appartiene il testo? A quale sottogenere letterario appartiene il testo? Rispetto alla definizione tradizionale del
genere letterario o del sottogenere, che cosa mantiene e che cosa
trasforma?
Le lacrime di Galla
Placidia (a. D. 437)
Valeria
si stava incamminando lungo una strada di Ravenna[32] che
conduceva al mausoleo di Galla Placidia[33],
dove lavorava suo padre come mosaicista[34].
Era una splendida giornata, l’ideale per una passeggiata, ma la bambina non immaginava
neanche lontanamente quello che le sarebbe capitato.
Infatti,
mentre camminava lentamente, fantasticando chissà quali cose meravigliose, udì
dei passi provenire in lontananza. La sua gioia fu grande quando vide un intero
corteo di soldati e damigelle, ma non essendo molto alta non riusciva a vedere
chi fosse l’illustre personaggio che procedeva con tale scorta; comunque fece
in tempo a godersi tutto il corteo.
I
bellissimi occhi azzurri della bambina non smettevano di guardare con curiosità
le sontuose vesti, i bei copricapi, le lance e i mantelli con ricami dorati.
Purtroppo
il corteo si allontanò e Valeria non riuscì a godersi lo spettacolo multicolore
che era assai raro vedere.
Un
po’ scoraggiata, riprese il cammino, ma fu di nuovo allegra quando, voltato
l’angolo, si accorse che il corteo si era fermato proprio davanti al mausoleo
di Galla Placidia. “Ma allora” esclamò Valeria “è proprio lei il personaggio
illustre che viaggia con tutta quella scorta: Galla Placidia, la nostra regina!
Oh! Come desidererei vederla e conoscerla! Ma non mi faranno certo passare
quelle guardie dall’aspetto così minaccioso… Comunque un sistema lo troverò!”.
Cercando
di non farsi notare si nascose dietro un grande albero che nascondeva bene il
suo sottile corpo: da lì era facile vedere tutto quello che poteva accadere.
Aguzzando
la vista poté scorgere varie donne e soldati e perfino suo padre, ma della
regina nessuna traccia. Finalmente ella arrivò ed era splendida: comunicava una
grande sensazione di sicurezza per il suo portamento fiero e dignitoso; aveva i
capelli raccolti da un diadema e bellissime vesti provenienti da chissà dove;
anche se non aveva molti gioielli era bellissima ed elegante; le altre
damigelle, pur graziose, in confronto a lei erano insignificanti.
Valeria
seguì con lo sguardo la regina quando entrò nel piccolo mausoleo: esternamente
l’edificio era molto spoglio, ma, come le aveva spiegato suo padre, dentro era
scintillante di mosaici multicolori. Valeria si avvicinò, senza essere vista,
al mausoleo e diede un’occhiatina all’interno: proprio al centro vi era Galla
Placidia.
La
regina guardava i bellissimi mosaici che, sulla volta[35],
rappresentavano un cielo turchino punteggiato di stelle d’oro.
Anche
se il mausoleo aveva pochissime e piccolissime finestre, da cui entravano tenui
raggi di luce, ci si abituava facilmente al buio e gli occhi della bambina
poterono distinguere abbastanza chiaramente i colori e le figure.
Ovunque
regnavano colori come l’azzurro, il blu e il giallo oro. Valeria notò che la
regina ammirava particolarmente la cupola tempesta di giri concentrici di
stelle d’oro e le bianche colombe che si abbeveravano a una fontana.
Seguendo
gli occhi della regina la bimba capì che ella guardava con attenzione i
dettagli, la disposizione delle tessere dei mosaici. “Forse” pensò Valeria
“cerca di immedesimarsi ne paziente lavoro dei musivari[36] e
si sforza di immaginare come sarà l’opera ultimata”.
Intanto
Galla Placidia stava ammirando i mosaici e non si era accorta della presenza di
Valeria; infatti guardava con attenzione la lunetta raffigurante il Buon
Pastore con tante pecorelle intorno[37].
Gesù
aveva un’espressione pensosa; indossava splendidi abiti dorati che risaltavano
sul cielo azzurro. “Vedendo un mosaico” pensava la bimba “sembra un’opera facile
da realizzare, ma io mi ricordo ancora le tante fatiche compiute da mio padre;
ricordo quando lavorava anche se il tramonto volgeva al termine, per completare
una scena”.
Valeria
si domandava se i mosaici piacessero alla regina.
Ci
mise un po’ di tempo a vedere l’espressione del viso di Galla Placidia, cosa
difficile con tutto quel buio, ma quando riuscì a scorgerla, grande fu la sua
sorpresa alla vista delle lacrime che scorrevano lungo le candide guance della
regina.
“Chissà
se sono lacrime di gioia o di dolore?” si domandò la bambina “a cosa starà
pensando? Perchè piange?”.
La
regina, ora, non sembrava più imponete, ma appariva piccola, così sola e
bisognosa di essere protetta che la bambina, se non si fosse ricordata che era
la sua regina, sarebbe di certo andata a consolarla, com’era solita fare quando
una sua amica si trovava in difficoltà.
Galla
Placidia, come se avesse letto le domande nella mente della bambina, si sedette
su uno sgabello piuttosto rozzo, che serviva alle persone addette alla costruzione
del mausoleo e cominciò a parlare tra sé e sé, non distogliendo gli occhi dai
mosaici; benché le lacrime le scorressero lungo le guance, la sua voce era
chiara e Valeria non fece fatica a capire quello che diceva.
Mentre
parlava, i sui occhi, il suo viso, tutto di lei assumeva un’espressione antica
e anche se i capelli erano sempre dello stesso colore, la bambina ebbe
l’impressione di avere davanti a sé una donna molto più anziana, simile a tante
altre, sconvolta e timorosa per l’avvenire dei suoi figli; ma non poté fare
altre osservazioni perché la regina aveva già iniziato a rievocare la sua vita:
“Sono nata in una potente famiglia; infatti mio padre era un imperatore romano:
il grande Teodosio[38].
Fin da piccola sono cresciuta nella ricchezza e sono stata educata dai migliori
maestri; avevo due fratelli, Arcadio e Onorio[39],
che alla morte di mio padre si divisero l’Impero d’Occidente e d’Oriente. Mio
fratello Onorio spostò la capitale a Ravenna, perché Roma non era ritenuta più
tanto sicura.”[40]
Si
fermò come se continuare fosse per lei troppo doloroso, ma poi riprese:
“Ricordo ancora quando arrivò Alarico[41]
che saccheggiò e distrusse tutto; ricordo anche il messaggio del senato
che diceva di scappare perchè la città non era più sicura: tutta la gente
atterrita correva nella speranza di raggiungere la salvezza, mentre l’odore
della morte regnava nelle strade. A stento ero riuscita a salvarmi da quella
rovina. Accadde poi un evento che io giudico il peggiore della mia vita:
infatti, anche se ero ancora molto giovane, mi costrinsero a sposarmi con
Ataulfo[42],
re dei Visigoti, successore di Alarico.”
S’interruppe
e, ridendo amaramente, disse: “Come potevano pensare che io sarei stata felice
di sposare un parente di colui che aveva distrutto la mia città? Comunque non
accettarono rifiuti e io fui costretta a sposarmi.
Mi
risposai, in seguito, con il patrizio Costanzo dal quale ebbi due figli: Onoria
e Valentiniano[43];
ora governo in nome di mio figlio, che è ancora troppo giovane per assumere il
potere; il mio desiderio più grande sarebbe che lui crescesse sereno, che
diventasse un re buono e giusto e che il popolo lo potesse apprezzare per
quello che è”.
Guardava,
intanto, la regina, alcuni mosaici che rappresentavano apostoli vestiti come i
senatori romani, con la lunga toga bianca.
Galla
Placidia proseguì: “Anche se sono abbastanza giovane, mi sento già molto stanca
e ho paura per quello che potrà accadere ai miei figli, soprattutto a Onoria,
che è ancora una bambina, ma anche a Valentiniano; io forse non ci sarò più
quando loro saranno grandi, ma spero che la vita riservi loro anche cose belle,
non tragiche come quelle che io ho subito…”.
Rimase
un attimo pensosa, poi alzò la testa e disse: “Ora, però, è meglio andare”.
In
fretta si asciugò le lacrime e il suo viso ritornò fiero e sicuro; com’era
diversa ora dalla donna che piangeva su quel rozzo sgabello dov’era prima!
Valeria poté sentire gli elogi che la regina faceva alle persone addette ai
mosaici. Poi il corteo si allontanò.
Valeria
provava ammirazione e insieme compassione per Galla Placidia: ella voleva
infatti mostrarsi energica, ma forse in realtà era debole come un fiore che
all’arrivo del vento si piega e perde i candidi petali, triste presagio di
tempi futuri, ancora più drammatici per l’impero romano[44].
Valeria
sapeva che, se anche la regina se n’era andata, sarebbe rimasto sempre un
ricordo di lei in quell’ambiente e nella sua mente; inoltre era sicura che,
anche non avendola vista, la regina avesse voluto dividere con lei il suo
segreto, il segreto della sua vita.
Valeria
giurò a se stessa che non ne avrebbe mai parlato con nessuno, ma che avrebbe
custodito quel grande segreto come in uno scrigno, prezioso e dorato com’era il
mausoleo di Galla Placidia[45].
LAVORIAMO SUL
TESTO
Comprensione
1. Dividi
il testo in sequenze: per ogni sequenza indica un titolo e la natura della
sequenza infine riassumi la sequenza in poche parole, cercando di non superare
per ogni periodo le trenta parole che hanno un significato (nomi, pronomi,
aggettivi, verbi e avverbi).
2.
Qual è il tema[46]
centrale del componimento e com’è
esposto? Quali sono, se ci sono, i temi secondari e come sono esposti? Quali sono i nessi di relazione[47]
fra il tema-centrale e gli eventuali temi secondari?
3.
Analizza in
dettaglio, enunciandone però la trattazione, una situazione[48]
o un personaggio[49]
o qualche particolare immagine presente nel brano, spiegandone la relazione con il tema centrale del componimento.
5.
La vicenda è narrata da un narratore esterno[53]
o in prima persona un narratore interno[54]?
Se si tratta di un narratore esterno, è un narratore onnisciente[55]
che esplicita la propria presenza ed esprime giudizi personali
oppure è un narratore occulto[56]
che si limita a raccontare le azioni e a descrivere i
personaggi? inoltre, il punto di vista del narratore esterno o neutro oppure,
in qualche momento o in tutta la vicenda, coincide con il punto di vista di
qualche personaggio? infine, questo punto di vista cambia, nel corso della
narrazione? Se si tratta di un narratore interno chi è? inoltre è il protagonista
della vicenda o un personaggio secondario o
uno spettatore? infine, dichiara il proprio ruolo oppure lo si deduce dal racconto?
6.
Nella
vicenda vi è un protagonista[57]?
di chi si tratta? vi è un antagonista[58]?
di chi si tratta? vi è un oggetto[59]?
di chi o di che cosa si tratta? infine ci sono personaggi secondari come
aiutanti[60]
ed oppositori[61]?
di chi si tratta? Protagonisti e personaggi secondari sono negativi o positivi?
quali sono, inoltre, da che cosa
emergono le caratteristiche principali dei personaggi?
quale relazione esiste infine tra i personaggi del brano? Quale particolare significato conferisce alla vicenda il ruolo
assunto dai personaggi ed il rapporto fra i personaggi?
7. Nel
brano sono chiaramente distinguibili le parti in cui i personaggi agiscono da
quelle in cui parlano o esprimono i loro
pensieri? I pensieri o le parole dei personaggi vengono presentati
[1] Poema - Un poema è una composizione
letteraria in versi, per lo più di carattere narrativo o didascalico e di ampia
estensione, spesso suddivisa in più parti.
Con
questo termine si intende generalmente il genere
letterario che comprende tali
composizioni.
Un
poema è in genere scritto in versi endecasillabi, perché sono versi narrativi,
serve per raccontare, ed è molto più lungo di una poesia.
Ha
tre momenti fissi:
·
Protasi: riassunto in
pochi versi di tutto il contenuto dell’opera;
·
Invocazione: richiesta di
aiuto (ispirazione) ad un’entità superiore (dèi,
muse della letteratura nell’età
classica, Maria nella letteratura
religiosa del cristianesimo, oppure una vera donna come nel caso di Ludovico
Ariosto)
·
Dedica: nel poema
classico, la dedica non è presente in modo scritto perché era destinato alla
declamazione orale, dal medioevo in poi la dedica sarà presente per dimostrare
gratitudine a chi ospita l’autore.
Un
poema può avere vario tono ed argomento e si può distinguere fra l’altro, a
seconda della materia, in:
·
Poema
cavalleresco - è
un insieme di narrazioni e di poemi che trattano tematiche inerenti le gesta
dei cavalieri medievali Si distingue
dalla letteratura epica in quanto alterna i toni tipici dell'epica con quelli
satirici o grotteschi, per la presenza di interventi soggettivi dell'autore e
per la grande varietà delle azioni descritte. Nel Medioevo e nel Rinascimento
furono composti in Europa numerosi poemi epici, comunemente raccolti sotto la
definizione di epica cavalleresca, perché narrano le imprese dei cavalieri
medioevali. Pur ispirandosi alla figura del cavaliere,
questi poemi sono spesso molto diversi tra loro. Evidenti sono ad esempio le
differenze tra due forme di narrazione epica nate entrambe in Francia: le chansons de geste (materia di Francia) e i romanzi cavallereschi del ciclo di re Artù (materia di Bretagna). I miti e le leggende dei popoli germanici
trovarono la loro espressione più importante nel Canto dei Nibelunghi, mentre gli sviluppi della poesia epica in
Italia ci mostrano la trasformazione subita nel tempo dall'immagine del
cavaliere: il passaggio dagli ideali e dai valori del Medioevo a quelli del mondo rinascimentali modifica profondamente
le caratteristiche degli eroi, come risulta evidente, in particolare, dall'Orlando furioso di Ludovico Ariosto.
·
Poema
didascalico - è
un genere letterario che, in forma di poema si propone di impartire un
ammaestramento scientifico, religioso, morale, dottrinale, etc. Il più antico
esempio è costituito dal breve poema Le
opere e i giorni di Esiodo,
risalente all'VIII sec. a.C. contenente una serie di consigli per le opere
agricole delle singole stagioni. Nel poema esiodeo il poeta impartisce agli
uomini consigli pratici per l'attività fondamentale in una comunità agricola.
La poesia didascalica è diffusa nella Letteratura greca e nel III sec a.C.
secolo nell'opera I fenomeni di Arato ed è stata ripresa dalla
Letteratura latina, con il capolavoro De
rerum natura di Lucrezio.
Rientrano nel genere didascalico anche le Georgiche
di Virgilio, composte intorno al 30
a .C. La poesia didascalica è presente anche
abbondantemente nella Letteratura italiana fino da Bonvesin de la Riva ,
Brunetto Latini e Dante.
·
Poema epico
·
Poema eroico
·
Poema eroicomico
è
un genere letterario del XVII secolo che ribalta le tecniche stilistiche e i
cliché della poesia epica allo scopo di ottenere un effetto comico.
·
Poema sinfonico - Il poema sinfonico è una composizione
musicale di solito di ampio respiro che sviluppa musicalmente una idea poetica,
ispirata a una opera letteraria in versi o in prosa o ad un'opera figurativa o
filosofica. È una derivazione diretta della musica
a programma che fu una delle forme predilette dai musicisti romantici, ad
esempio Hector Berlioz nella sua Sinfonia
fantastica e nell'Aroldo in Italia.
[2] Scarto linguistico – vedi modulo I
[3] Frase – vedi modulo I
[4] Periodo: è l’insieme di due o più proposizioni collegate in
successione logica in modo da formare un’unità funzionale autonoma; le
struttura del periodo si distingue in:
·
paratattica quando le proposizioni di un
discorso sono coordinate fra loro, senza utilizzare alcuna congiunzione;
·
ipotattico quando il rapporto di
subordinazione che esiste tra due frasi viene evidenziato mediante un segno
funzionale.
[5] Costruzione: è un’ordinata disposizione delle parole in una frase o
delle frasi in un periodo.
[6] Anafora: l’anafora
consiste nella ripetizione di una o più parole all’inizio di più versi o
enunciati successivi.
Es.: Per me si va nella città dolente,
per
me si va nell’etterno dolore,
per
me si va tra la perduta gente.
Come l’allitterazione, anche l’anafora si presenta
con frequenza nel linguaggio pubblicitario, per richiamare l’attenzione
dell’ascoltatore.
Es.: Selenia, speciale formula Alfa Romeo...
Selenia, il motore dei nuovi motori.
[7] Anastrofe o inversione: l’anafora o inversione consiste nel capovolgimento dell’ordine di alcuni
elementi della frase.
Es.: sempre
caro mi fu quest’ermo colle”
al posto di quest’ermo
colle mi fu sempre caro.
[8] Antitesi: l’antitesi consiste nella contrapposizione di idee, espressa mettendo
in corrispondenza parole di significato opposto; conferisce a due immagini
consecutive e spesso simmetriche un maggior rilievo, facendo leva sulla loro
più o meno accentuata contrapposizione.
Es.:
Pace non trovo e non ho da far guerra
di
fuor si legge com’io dentro avvampi
[9] Asindeto: l’asindeto consiste nell’eliminazione
delle congiunzioni tra un termine e l’altro, lasciando solo la virgola a
separarli; si prenda come esempio la prima parte di Meriggiare.
L’asindeto
è una figura sintattica molto usata nella poesia del ‘900.
[10] Chiasmo: il chiasmo è collegato all’inversione,
dispone in ordine opposto gli elementi corrispondenti di due versi o frasi.
Es.:
Le donne, i cavalier
l’armi,
gli amori
[11] Climax: La climax consiste nell’enumerazione di termini in ordine crescente
(es.: disagio, paura, terrore).
Questa
figura si trova anche in altri settori dell’arte come ad esempio il cinema.
Se
invece l’enumerazione dei termini avviene in ordine decrescente (terrore,
paura, disagio), si ha l’anticlimax,
che è tuttavia molto più raro.
[12] Iperbato: Affine all’anastrofe che rappresenta un’inversione
nell’ordine naturale delle parole all’interno di una frase, l’iperbato si produce quando tale
inversione comporta lo spostamento di un segmento di enunciato all’interno di
un sintagma.
Es.: [...] ma valida
venne
una man dal cielo,
e
in più spirabil aere
pietosa
il trasportò;
Es.:
...tardo ai fiori
ronzìo
di coleotteri
(Eugenio
Montale, Derelitte..., 1-3)
Es
...a noi prescrisse il fato
illacrimata sepoltura
[13] Parallelismo: Il parallelismo consiste, al contrario del chiasmo, nel disporre nello stesso ordine gli elementi
corrispondenti di due versi o frasi.
Es.: l’albero
cui tendevi
la
pargoletta mano
il
verde melograno
da’
bei vermigli fior
[14] Polisindeto: il polisindeto, al contrario dell’asindeto, consiste nella ripetizione
della congiunzione prima di ogni elemento dell’enumerazione, con l’effetto di
dare molta enfasi al verso o alla frase.
Es.: e
sempre corsi, e mai non giunsi il fine;
e
dimani cadrò… (Carducci)
[15] Il Busento è un fiume della Calabria (provincia
di Cosenza) confluendo da
sinistra nel fiume Crati, dopo avere attraversato Cosenza.
Secondo la leggenda, nel 410 il re visigoto Alarico sarebbe stato sepolto nell'alveo del
fiume, appositamente deviato.
[16] Fa eco
[17] Alarico -
Re dei Visigoti (376-
410) apparteneva ai Balti, una famiglia dinastica gotica.
Il loro nome deriva dal termine gotico balþa (baltha), che significa
"audace". I suoi membri sono normalmente citati come i Balti.
I Balti furono una delle due stirpi
nobili dei Goti che giunsero, al pari degli Amali, alla dignità regale. Mentre
gli Amali divennero re degli Ostrogoti, i Balti con Alarico, divennero re dei Visigoti e
fondarono un regno nella Gallia romana che durò un secolo e lo estesero alla penisola iberica romana, dove durò circa tre secoli.
Seguace, con i suoi, dell'arianesimo, Alarico fu riconosciuto, ancor giovane, capo
dei Visigoti. Nel 396 guidò il suo popolo verso la Tracia, spingendosi da
una parte fino a Bisanzio, dall'altra fino in Grecia.
Respinto da Stilicone, generale
romano figlio di un vandalo e di una romana, ottenne poi la carica di magister militum e il governo dell'Illirico
Acclamato re dai suoi, Alarico si
presentò una prima volta in Italia conquistando Aquileia, ma Stilicone lo
sconfisse a Pollenzo e a Verona nel 402, costringendolo a rientrare
nell'Illirico. Dopo la morte di Stilicone, Alarico discese in Italia, assediò
Roma nel 408 e si astenne dal saccheggiarla dietro un forte compenso in oro.
Tuttavia, quando Arcadio, imperatore romano d’oriente, gli negò la cessione del Norico, provincia romana
comprendente la regione alpina tra la Rezia, il Danubio, la Pannonia e le Alpi
Carniche. invase nuovamente
l'Italia scendendo fino a Roma che espugnò nel 410, abbandonandola per tre
giorni al furioso saccheggio dei suoi soldati.
L'evento fece enorme impressione e
non pochi attribuirono la caduta di Roma alla vendetta degli dei per il
diffondersi del Cristianesimo. Sant'Agostino replicò
a tali accuse con la sua opera De Civitate Dei.
Dopo il sacco, Alarico, portando
con sé Galla Placidia, sorella
di Onorio e Arcadio, scese nell'Italia
meridionale, forse per trasferirsi in Africa, ricca di frumento, ma la morte lo
colse ai bordi del Busento, nel cui letto fu seppellito, insieme al suo
tesoro, dopo che i soldati avevano fatto deviare il corso del fiume, secondo la
leggendaria versione dello storico Giordane di origine gota della metà del VI secolo
[18] Possente, forte, vigoroso.
[19] A prova = a tentativi, ma qui va
meglio a turno
[20] lo
[21] Aprendo, ma qui scavando
[22] letto
[23] Sta per scavano
[24] utensili
[25] ricondotto
[26] Separa la parola composta
[27]Completa la parola
[28] La descrizione è una rappresentazione con parole di un oggetto, di una
persona, di un evento, indicandone le caratteristiche e gli aspetti che possono
darne un'immagine efficace e chiara al destinatario. Descrivere è uno dei modi
più comuni per far conoscere qualcosa a qualcuno, cioè per informare; per
questo la descrizione è utilizzata quando è necessario per creare l'immagine di
un oggetto, di una persona o di un animale, fornendo tutti gli elementi che lo
compongono o i particolari che lo caratterizzano, in modo che chi legge o
ascolta se ne faccia un'immagine il più possibile precisa. Lo scopo
fondamentale di ogni descrizione è informare, ma una descrizione può essere
usata a scopo persuasivo cioè per indurre il destinatario a valutare
positivamente o negativamente l'oggetto descritto, oppure a scopo espressivo,
cioè per esprimere, attraverso la descrizione, emozioni, sentimenti, stati
d'animo ecc. Mentre le descrizioni informative devono far conoscere l'oggetto
in questione in modo fedele, chiaro e completo, impersonale, senza esprimere
alcuna opinione o impressione personale e senza alcuna partecipazione emotiva,
le descrizioni persuasive o espressive rappresentano l'oggetto della
descrizione in modo personale, dando risalto solo ad alcune caratteristiche,
facendo trasparire giudizi mediante l'uso di aggettivi che danno un'immagine
positiva o negativa dell'oggetto di descrizione, trasmettendo emozioni
attraverso un uso particolare del linguaggio che ricorre frequentemente a espressioni
figurate e a paragoni.
[29] Il ragionamento è un'operazione della mente per cui, partendo da
alcuni giudizi noti, assunti come premesse, se ne scoprono i reciproci legami e
si giunge a una conclusione. Il ragionamento, quindi, è un discorso logicamente
condotto in cui chi parla o scrive, attraverso argomentazione (insieme di
argomenti con cui si dimostra o si confuta una tesi) e dimostrazione
(argomentazione deduttiva per provare la verità di una proposizione sulla base
di premesse già accettate come vere), presenta una propria opinione - o tesi -
e la sostiene proponendo le ragioni a favore e confutando le opinioni
contrarie, allo scopo di convincere della validità di quanto dice.
[30] L'emozione è un intenso moto, un impulso (sentimentale o intellettuale)
affettivo di durata relativamente breve (relativo alla sfera dei sentimenti e
delle emozioni), piacevole o penoso, accompagnato per lo più da modificazioni
fisiologiche e psichiche (pallore o rossore, reazioni motorie ed espressive
ecc.) dovuto a forte impressione (a differenza di commozione che ha significato
affine, implica o sottintende uno stato di eccitazione interiore); nell'uso
corrente, l'emozione è un'impressione viva, un turbamento determinati da
approvazione, sorpresa, paura, dispiacere, disgusto, aspettativa, rabbia,
gioia. Il concetto di emozione si distingue da quello di sentimento, meno
intenso e più durevole che da una particolare tonalità affettiva alle nostre
sensazioni, rappresentazioni, idee. Secondo questa definizione, mentre l'emozione
è involontaria, il sentimento è, come il pensiero, una funzione razionale.
All'origine dell'emozione non vi è uno stato interno dell'organismo, ma una
percezione di quanto avviene a livello periferico.
[31] Il genere
letterario è il luogo all'interno del quale un'opera letteraria trova la
sua identità, riconoscendosi in altre ad essa affini per scelte tematiche,
stilistiche e strutturali. genere letterario è dunque ciascuna delle
suddivisioni che, in conformità a criteri contenutistici e formali, distinguono
tradizionalmente la produzione letteraria
1.
Genere
saggistico riguarda l'arte di
scrivere saggi critici che possono avere due forme: il trattato ed il saggio;
il trattato è opera di considerevole estensione che si occupa metodicamente di
una scienza, di una disciplina, di una dottrina o di parti di esse; il saggio è
uno scritto di carattere critico su un particolare argomento storico, politico,
economico, sociologico ecc.
2.
Genere
narrativo è assai ampio e variegato e
riguarda tutto ciò che ha per oggetto la narrazione di avvenimenti reali,
quando sono senza fabula, diario, epistolografia, odeporia, o fantastici,
quando sono cum fabula, romanzo, racconto breve, novella, favola e fiaba.
3.
Genere
epico riguarda ampia narrazione in
versi, avente come oggetto la celebrazione delle imprese di un guerriero o di
un intero popolo, colti in avvenimenti in parte leggendari, sull'esito dei
quali non poca importanza ha l'elemento soprannaturale. L'epica si articola in
vari sottogeneri:
- L'epica
mitologica che ha come oggetto la mitologia,
- L'epica
cavalleresca che ha come oggetto le gesta dei cavalieri medievali,
- L'epica
storica che ha come oggetto eventi storici particolarmente importanti per
la vita di un popolo
- L'epica
eroicomica parodia dei poemi epici, particolarmente in voga nel Seicento,
in cui un soggetto futile è cantato in tema solenne o un argomento eroico
in stile basso e plebeo.
4.
Genere lirico
o lirica è la forma poetica che
esprime nel modo più soggettivo e immediato il sentimento del poeta,
evidenziandone l'esperienza psicologica, sentimentale, fantastica e
autobiografica. La lirica si articola in vari sotto generi:
·
la
poesia civile che esalta le virtù proprie del cittadino ed ha la finalità di
sensibilizzare su questioni politico-sociali,
·
la
poesia didascalica che ha come scopo l’ammaestramento scientifico morale e
religioso del lettore
·
l'innografia
che ha carattere religioso,
·
la
poesia comico-giocosa che si basa sulla parodia e lo scherzo e ha forma
apparentemente antiletteraria,
·
la
poesia satirica che ritrae con intenti critici e morali personaggi e ambienti
della realtà e dell'attualità, in toni che vanno dalla tranquilla ironia alla
denuncia, all'invettiva più acre.
5.
Genere
drammaturgico riguarda qualsiasi
componimento in prosa o in versi destinato alla rappresentazione scenica avente
per oggetto un fatto storico o di invenzione e per protagonisti uomini di
qualunque condizione sociale esso comprende vari sottogeneri
·
La
tragedia è una rappresentazione
scenica in prosa o in versi, diviso in atti e scene che abbia per oggetto un
fatto grandioso e terribile di personaggi illustri della storia o del mito,
tale da provocare negli spettatori una viva emozione, volta a purificarli da
determinate passioni (catarsi), e che si conclude con un evento luttuoso (catastrofe).
·
La
commedia è la rappresentazione
scenica in prosa o in versi, diviso in atti e scene, di un episodio della vita
di ogni giorno, con personaggi comuni e spesso di modeste condizioni, per lo
più divertente e briosa e nella maggior parte dei casi caratterizzata da un
conclusione felice; la commedia a sua volta si suddivide in:
-
commedia
di carattere che dipinge un particolare carattere o difetto umano
-
commedia
d'intreccio che si fonda su vicende complicate
-
commedia
di ambiente che subordina personaggi e intreccio all'ambientazione naturale e
umana della vicenda, puntando piuttosto sul colore
-
commedia
musicale spettacolo musicale in parte anche recitato, simile all'operetta, con
soggetto comico o sentimentale.
·
La
sacra rappresentazione è un'opera drammatica di carattere sacro con
personaggi sacri.
·
Il
dramma pastorale è una composizione drammatica ispirata all'ambiente dei
pastori e alla vita campestre. La commedia dell'arte il teatro degli attori
italiani nei secoli XVI-XVIII, caratterizzato da recitazione improvvisata su
canovacci e dalla presenza delle maschere.
·
Il
melodramma è una composizione
drammatica, generalmente in versi, musicata e cantata.
·
Il
dramma moderno nacque all'inizio dell'Ottocento come reazione
all'esaurirsi della necessità storica della tragedia e come esigenza di una
maggiore aderenza alla realtà, si e sviluppala in varie direzioni, in
corrispondenza delle esigenze ideologiche dell'autore e delle inclinazioni del
gusto, dando luogo, cosi, al dramma storico, al dramma a tesi, al dramma
borghese, al dramma psicologico.
[32] Ravenna – Città di origine umbra, sorgeva su isolette lagunari al
limite meridionale dell’antico delta del Po. Divenne municipio e colonia
romana. Augusto vi fece costruire il porto di Classe.
Nel 402 l’imperatore Onorio la scelse come capitale
dell’Impero d’Occidente. La sua importanza crebbe grazie a: Galla Placidia,
Odoacre (re d’Italia dal 476 al 493, ne fece la capitale del regno), Teodorico
(re goto dal 493 al 526). Conquistata dai Greci nel 540, fu il quartier
generale degli eserciti bizantini. Fu arricchita di monumenti legati
all’imperatore Giustiniano. Seguì la decadenza sotto i Longobardi (dal 751);
sotto i Franchi (dal 755) e sotto lo Stato della Chiesa (dal 757).
[33] Galla Placidia (390-450) era figlia di
Teodosio I e sorella di Onorio. A giovane età sposò Ataulfo, re dei Visigoti e
poi Costanzo III. Regina molto cattolica e molto amante dei suoi figli:
Valentiniano III e Onoria. Il mausoleo, legato al suo nome, è un edificio a
forma di croce, in mattoni alti e grossi, visibili all’esterno, rivestito di
mosaici variopinti all’interno.
[34] I mosaici erano
presenti nelle ville romane e nelle chiese paleocristiane, specialmente sui
pavimenti. I mosaici di Ravenna e di Bisanzio sono più ricchi di colori,
collocati su pareti, volte e soffitti.
[35] Volta:
all’interno dell’edificio la copertura è a “volte di botte”, basse e pesanti,
rivestite di mosaici. Al centro è una cupola, più alta e leggera, anch’essa
ornata di mosaici.
[36] Musivari o mosaicisti: addetti
alla composizione delle tessere del mosaico.
[37] Nei mosaici del mausoleo di
Galla Placidia sono presenti elementi astratti e realistici. Astratti sono ad
esempio i simboli cristiani (il pastore rappresenta Cristo, le pecorelle
intorno sarebbero le anime); realistici sono alcuni elementi figurativi: gli
apostoli con la toga bianca dei sentori romani, i paesaggi, gli animali.
[38] Teodosio I visse dal 347 al 385
e divenne imperatore dei Romani dal 379. A lui è dovuto l’Editto di Tessalonica
(380). Alla sua morte i figli si divisero l’impero: Arcadio l’Oriente e Onorio
l’Occidente.
[39] Onorio imperatore romano
d’Occidente, dal 395, sotto la guida di Silicone, successe al padre Teodosio
insieme al fratello Arcadio. Subì invasioni ad opera dei Goti di Alarico nel
410 e rivolte militari. Fece anche spostare la capitale a Ravenna (nel 402)
perché ritenuta più sicura di Roma.
[40] Ravenna divenne la capitale dell’impero
Romano d’Occidente nel 402.
[41] Alarico
(370-470) fu re dei Visigoti (395-410). Invase l’Italia e saccheggiò Roma
(410). Morì presso Cosenza e secondo la leggenda fu sepolto nel fiume Basento.
[42] Ataulfo re dei
Visigoti e successore di Alarico dal 410; fu sposo di Galla Placidia e attuò
una politica di riconciliazione con i Romani.
[43] Valentiniano III, figlio di
galla Placidia, fu imperatore dal 425 (con la reggenza della madre fino al
437), mentre Teodosio II reggeva l’Oriente. Nel 454 uccise il generale Ezio e
fu poi ucciso da due soldati di Ezio (generale romano di origine il lirica e
vincitore di Attila).
[44] Ci sarebbero state altre
invasioni di popoli “barbari” e guerre. L’impero Romano d’Occidente sarebbe
definitivamente caduto nel 476 con la deposizione di Romolo Augustolo da parte
del germanico Odoacre.
[45] La forma e le decorazioni
preziose del mausoleo possono suggerire l’idea di uno scrigno.
[46] Il tema è l’argomento di cui si parla, è l'ipotesi di lettura che il
lettore fa sull'argomento di un testo. Un testo ha generalmente non solo un
tema generale o argomento principale di cui tratta, ma anche dei temi o
argomenti secondari, particolari, che si collegano al tema generale.
[47] I nessi di relazione individuano la coerenza del testo cioè la
concordanza di significato fra le parti che lo compongono.
[48] La situazione è un complesso di rapporti che legano l'individuo
all'ambiente storico-sociale, condizionando e limitando le sue scelte e azioni.
[49] Il personaggio è una persona che agisce in un'opera letteraria,
poetica narrativa e teatrale, che assume nel testo un ruolo fondamentale. Gli
eventi, concreti o interiori che siano, inevitabilmente coinvolgono uno o più
personaggi, siano essi figure umane o, come succede nella poesia o nelle
favole, animali o oggetti cui sono attribuite caratteristiche umane. Il
personaggio, come soggetto e oggetto delle azioni ed in relazione con tutti gli
altri personaggi, riveste un ruolo, una funzione. Il personaggio è spesso il
veicolo dei valori comunicati da un autore e le modalità della sua
presentazione, il linguaggio con cui il narratore lo fa esprimere rispondono ai
modelli e agli interessi dell'epoca in cui il testo è stato prodotto.
[50] La descrizione è una rappresentazione con parole di un oggetto, di una
persona, di un evento, indicandone le caratteristiche e gli aspetti che possono
darne un'immagine efficace e chiara al destinatario. Descrivere è uno dei modi
più comuni per far conoscere qualcosa a qualcuno, cioè per informare; per
questo la descrizione è utilizzata quando è necessario per creare l'immagine di
un oggetto, di una persona o di un animale, fornendo tutti gli elementi che lo
compongono o i particolari che lo caratterizzano, in modo che chi legge o
ascolta se ne faccia un'immagine il più possibile precisa. Lo scopo
fondamentale di ogni descrizione è informare, ma una descrizione può essere
usata a scopo persuasivo cioè per indurre il destinatario a valutare
positivamente o negativamente l'oggetto descritto, oppure a scopo espressivo,
cioè per esprimere, attraverso la descrizione, emozioni, sentimenti, stati
d'animo ecc. Mentre le descrizioni informative devono far conoscere l'oggetto
in questione in modo fedele, chiaro e completo, impersonale, senza esprimere
alcuna opinione o impressione personale e senza alcuna partecipazione emotiva,
le descrizioni persuasive o espressive rappresentano l'oggetto della
descrizione in modo personale, dando risalto solo ad alcune caratteristiche,
facendo trasparire giudizi mediante l'uso di aggettivi che danno un'immagine
positiva o negativa dell'oggetto di descrizione, trasmettendo emozioni
attraverso un uso particolare del linguaggio che ricorre frequentemente a
espressioni figurate e a paragoni.
[51] Il ragionamento è un'operazione della mente per cui, partendo da
alcuni giudizi noti, assunti come premesse, se ne scoprono i reciproci legami e
si giunge a una conclusione. Il ragionamento, quindi, è un discorso logicamente
condotto in cui chi parla o scrive, attraverso argomentazione (insieme di
argomenti con cui si dimostra o si confuta una tesi) e dimostrazione
(argomentazione deduttiva per provare la verità di una proposizione sulla base
di premesse già accettate come vere), presenta una propria opinione - o tesi -
e la sostiene proponendo le ragioni a favore e confutando le opinioni
contrarie, allo scopo di convincere della validità di quanto dice.
[52] L'emozione è un intenso moto, un impulso (sentimentale o
intellettuale) affettivo di durata relativamente breve (relativo alla sfera dei
sentimenti e delle emozioni), piacevole o penoso, accompagnato per lo più da
modificazioni fisiologiche e psichiche (pallore o rossore, reazioni motorie ed
espressive ecc.) dovuto a forte impressione (a differenza di commozione che ha significato
affine, implica o sottintende uno stato di eccitazione interiore); nell'uso
corrente, l'emozione è un'impressione viva, un turbamento determinati da
approvazione, sorpresa, paura, dispiacere, disgusto, aspettativa, rabbia,
gioia. Il concetto di emozione si distingue da quello di sentimento, meno
intenso e più durevole che da una particolare tonalità affettiva alle nostre
sensazioni, rappresentazioni, idee. Secondo questa definizione, mentre
l'emozione è involontaria, il sentimento è, come il pensiero, una funzione
razionale. All'origine dell'emozione non vi è uno stato interno dell'organismo,
ma una percezione di quanto avviene a livello periferico.
[53] Il narratore esterno si ha quando la voce narrante non
partecipa alla storia che racconta, ma
è soltanto la voce narrante che riferisce la storia dall'esterno, parlando in
terza persona.
L'adozione del narratore esterno che
racconta in terza persona consente di presentare i fatti da più punti di vista
e in genere fa sì che la storia sia
proposta con un taglio oggettivo ed emotivamente più distaccato.
[54] Il narratore
interno si ha quando la voce narrante è uno dei personaggi della
vicenda e, quindi, narra in prima persona (io
narrante) i fatti ai quali partecipa o
ha partecipalo come protagonista,
come figura secondaria o anche in qualità di semplice testimone.
L'adozione del narratore interno che registra i fatti
in prima persona comporta necessariamente un punto di vista piuttosto limitato, perché tutta la storia è vista
solo attraverso gli occhi del narratore, ma in genere conferisce alla storia la tensione emotiva di una
vicenda vissuta come esperienza diretta e personale.
[55] Il narratore
onnisciente si ha quando rivela in modo esplicito la sua
funzione di narratore e di regista del
racconto, intervenendo a fornire spiegazioni, sollecitare l'attenzione del lettore,
esprimere giudizi e considerazioni.
[56] Il narratore occulto
si ha quando si pone l'obiettivo di una
narrazione oggettiva che sembra svolgersi
da sé e quindi si limita a raccontare i fatti senza intervenire con
spiegazioni o commenti.
[57] Il protagonista è il personaggio principale che è al
centro del discorso narrativo, anche quando
non compare direttamente in scena.
[58] L’antagonista
è il personaggio che contrasta il protagonista sul piano delle azioni o che gli
si oppone anche soltanto sul piano
psicologico. Spesso è proprio lui a determinare la rottura dell’equilibrio che da inizio alla vicenda, ma può
anche entrare in scena quando ormai l'equilibrio iniziale è decisamente già
rotto. In ogni caso, con il suo comportamento è sempre il motore dello sviluppo dell'azione.
[59] L’oggetto è il personaggio che costituisce lo scopo
dell'impegno o del desiderio del protagonista,
contrastato in ciò dall'antagonista. La sua funzione, in un racconto o in un
romanzo, è fondamentale perché spesso
è, senza alcuna colpa, la causa scatenante della vicenda.
[60] L’aiutante
è il personaggio che assiste, aiuta, protegge e favorisce il protagonista.
Gli aiutanti che dovrebbero aiutarlo ma che invece, per i motivi più diversi,
finiscono per danneggiarlo.
[61] L'oppositore è il personaggio che cerca
di ostacolare il protagonista. Di solito l'oppositore è al servizio
dell'antagonista di cui quindi è l’aiutante, ma può anche agire di sua
iniziativa. Anche gli oppositori possono
essere più di uno e possono trasformarsi in falsi aiutanti, cambiando campo e
passando dalla parte del
protagonista.
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