Le civiltà dell’età del bronzo – Nel IV millennio
l'uomo compie un notevole progresso nel campo delle
invenzioni e raggiunge un grado di civiltà
molto più elevato:
·
inventa la ruota ed il carro che, attaccato ai cavalli, permette di percorrere distanze fino a quel momento insuperabili;
·
inventa la vela, che gli permette di
spostarsi sul mare, sfruttando la forza dei
venti;
·
scopre e perfeziona la metallurgia.
Dapprima la lavorazione del rame, poi
quella del bronzo, rendono possibile la costruzione di oggetti
metallici che si rivelano della massima utilità nei lavori agricoli, nelle costruzioni e nel commercio. In questo
periodo inizia l'era delle relazioni commerciali che condussero ad una più rapida evoluzione della società.
Fino al II millennio si assiste alla formazione di sette
aree geopolitiche:
·
l’area mesopotamica
·
l’area egizia
·
l’area
siro-palestinese
·
l’area anatolica
·
l’area egeo-cretese
·
l’area greca continentale
·
l’area italica
I popoli della
Mesopotamia (3000 - 538 a. C.) - La Mesopotamia antica (la terra tra i
due fiumi), è una vasta pianura percorsa dai fiumi Tigri ed Eufrate, cui deve
la propria fortuna economica perché essi, durante le piene, ricoprivano il
terreno di un limo molto fertile che rendeva prospera l’agricoltura.
La
Mesopotamia offriva facili vie di comunicazioni con l’Asia Centrale e il
Mediterraneo, per cui fu un incrocio per i traffici tra Africa, Asia ed Europa.
Prima
degli inizi del XX secolo si credeva che non esistesse una civiltà precedente a
quella assira, oggi invece si sa che precedentemente si fosse affermata
un’antichissima civiltà, importantissima sia per cultura sia per religione.
In
questo periodo, due popoli stanziati sul corso inferiore dei due fiumi, si
alternarono nella predominio sulla regione: i Sumeri e gli Accadi.
I
Sumeri giunsero in Mesopotamia intorno al 3500 a.C. e fondarono varie città[1]-
stato[2]
che ebbero grande fioritura: l’età classica Sumera terminò con l’invasione
degli Accadi che conquistarono la Mesopotamia nel 2400 a.C.
Gli
Accadi invasero la Mesopotamia sotto Sargon
I che stabilì la sua supremazia sui
Sumeri. Sargon (2335 - 2279) fu il primo sovrano a riunire l’impero[3] di
Accad e quello sumero e promosse quest’espansione, conquistando molte delle
regioni circostanti per creare un impero che si espandeva fino al Mar
Mediterraneo e all’Asia Minore.
Dopo
il crollo dell’Impero di Sargon, seguì in Mesopotamia un breve periodo di
arretramento, ma dal 2200 a.C al 2000 a.C ci fu una breve rinascita della
civiltà sumera, finché la Mesopotamia fu conquistata dagli Amorrei, antica
popolazione nomade di stirpe semitica[4],
che abitava la Siria e la Palestina, e che occupò le terre a ovest dell'Eufrate
dalla seconda metà del III millennio a. C, stabilendo la propria capitale, a Babilonia. La dinastia amorrea regnò
fino al 1730 a. C circa quando la Mesopotamia fu unificata sotto il dominio
Babilonese.
Si
delineò così il primo Impero Babilonese
(1700-1100 circa) che ebbe in Hammurabi
(1728-1686) il principale rappresentante.
Hammurabi
stabilì come capitale Babilonia, la città più importante della regione estesa
dal Golfo Persico fino alla Siria e all’Assiria; egli ebbe il merito di
raccogliere tutta la tradizione giuridica precedente nel codice di leggi più
antico della storia. Grazie al codice di
Hammurabi[5],
si realizzò infatti anche l’unificazione giuridica ed amministrativa del
paese.
L’impero
babilonese fu messo in crisi dall’affermazione nell’Asia Anteriore di alcuni
popoli indoeuropei (Ittiti, Urriti, Cassiti) detti anche popoli dei monti perché provenienti dai monti dell’Asia Minore e
dall’Altopiano Iranico.
I
babilonesi svilupparono una civiltà che durò dal 2003 al 539 a.C.
L’Impero
babilonese fu sottomesso dagli
·
Ittiti
nel 1500 circa
·
Cassiti
ed Elamiti per circa 500 anni,
·
Assiri
intorno al 1100.
L’Assiria si estendeva a settentrione,
sulla sinistra del Tigri, ed aveva come città più importanti Assur e Ninive. Per molti secoli gli Assiri erano stati sottomessi ai
Babilonesi, ma durante la crisi dell’impero babilonese si erano costituiti in
regno indipendente.
Gli Assiri fondarono una monarchia di tipo
aristrocratico-militare che si suddivide in tre periodi:
·
il regno
antico (2003-1365).
·
l’Impero
Assiro (1362-936) che conquistò
la Babilonia, ma declinò per la pressione dei nomadi aramei.
La civiltà
egizia (3000
– 1163) – Gli Egiziani erano un popolo di stirpe camitica con apporti semitici.
L’Egitto
deve la sua ricchezza e la sua antica cultura al Nilo che nasce dagli altipiani
dell’Africa orientale e attraversa tutto l’Egitto sfociando nel Mediterraneo.
Durante l’estate, nel periodo delle piogge, il Nilo inondava le sabbie
desertiche rendendole fertili e particolarmente adatte all’agricoltura alla
fine della piena.
L’Alto
Egitto, montuoso, era dedito alla pastorizia, il basso Egitto, pianeggiante e
vicino alle coste del Mediterraneo, dedito all’agricoltura e al commercio.
Il
periodo
predinastico è la fase precedente alla formazione dello stato
unitario egiziano: il periodo comincia indefinitamente nella preistoria e
giunge fino al 3100 a.C. In quest’epoca i distretti dell’Alto Egitto costituivano unità politiche autonome sorte intorno ad
un villaggio. Ciascun distretto aveva divinità specifiche, alcune delle quali,
anche in relazione agli sviluppi politici, diverranno poi divinità nazionali
dell'Egitto. Nel periodo predinastico i distretti si unirono in un unico regno,
dando così vita all'Alto Egitto.
Un
processo analogo avvenne a nord con la costituzione del Basso Egitto, la Terra del
giunco ossia la regione del delta del Nilo.
Nel
periodo predinastico il paese è suddiviso in due grandi regni:
·
Il
Regno dell’Alto Egitto il cui re
portava una corona rossa bassa con la figura di un serpente;
·
Il
Regno del Basso Egitto il cui re
portava una corona bianca a forma di tiara con un avvoltoio dalle ali aperte.
A
Narmer, sovrano dell’Alto Egitto, è
attribuita l'unificazione del Basso Egitto con l'Alto Egitto intorno al 3000,
dando quindi inizio al periodo dinastico. Il sovrano regnò su tutto l'Egitto
essendo questi rappresentato con in capo da un lato la corona del Basso Egitto
e, dall'altro, quella dell'Alto Egitto. A Narmer si attribuisce la fondazione
della città di Menphi: la nuova
città, posta nel punto di giunzione tra Alto e Basso Egitto, fu eretta per
essere la capitale del nuovo regno unificato.
Il
Regno Antico (2850-2050) è il periodo
cui risalgono le costruzioni più famose ed imponenti della civiltà egizia: le piramidi. Il regno antico si divide in
·
periodo
thinitico
(2850-2650), in cui la capitale fu Thinis,
nel medio Egitto ed abbraccia la storia delle prime due dinastie
·
periodo
menfitico
(2650-2050), in cui la capitale fu Menfi,
nel basso Egitto ed abbraccia la storia dalla terza alla decima dinastia.
Il
fatto più noto relativo a questo periodo è la costruzione delle piramidi[6],
monumenti funebri dei re di questo periodo storico.
Il
Regno Medio (2050-1580), detto anche primo periodo tebano ebbe come capitale Tebe. In questo periodo si succedettero le dinastie dalla XI alla
XVII.
Di
queste la più ricordata è la XII per le conquiste militari, per la prosperità
economica e per alcune grandiose realizzazioni edilizie. Senursit III estese il dominio dell’Egitto a sud fino alla Nubia ed
ad nordest fino alla Palestina. In questo periodo l’Egitto subì l’invasione
degli Hyksos ossia
le popolazioni che penetrarono in Egitto alla fine del periodo del Medio Regno.
Il potere degli Hyksos terminò con l’avvento della XVIII dinastia, che
ripristinò l’unità dello stato, dando inizio al periodo detto Nuovo Regno.
Il
Regno Nuovo (1580-1163) fu il periodo più fiorente
della storia egizia.
Tra
il 1570 e il 1085 a.C. l’Egitto diventò infatti un grande impero militare: in
Africa fu conquistata la Libia, mentre il faraone Tutmosi III si spinse fino ai paesi della Mesopotamia,
costringendoli a pagargli tributi.
Nel
1480 a.C., con la battaglia di Megiddo,
l’Egitto conquistò anche la Fenicia e la Palestina.
Il
faraone Amenofi IV (1377-1358 a.C.)
tentò di consolidare questo impero. In particolare introdusse il nuovo culto
universale del dio Aton[7],
il Sole, sia per dare unità religiosa e morale ai diversi popoli che facevano
parte del grande impero egizio, sia per combattere il potere eccessivo dei
sacerdoti del precedente dio Amon, che pretendevano gran parte dei ricchi
tributi provenienti dall’Asia Minore e volevano controllare le stesse decisioni
del faraone.
Tuttavia
la riforma di Amenofi IV fallì ed il successivo faraone Tutankhamon (1333-1323 a.C.) ristabilì la religione tradizionale,
riuscendo però a ridimensionare il potere dei sacerdoti.
Altre
guerre seguirono contro gli Ittiti, che cercavano di espandere i propri domini
a danno degli Egizi, ma furono fermati da Ramses
II nella battaglia di Kadesh nel
1296.
Ramses
II è considerato il più grande e magnifico tra i faraoni. Tra i monumenti che
Ramses ha lasciato ricordiamo il tempio
al dio Ammone e il Ramesseum, suo
monumento sepolcrale, sulla riva destra del Nilo presso Karnak.
Più
tardi in Egitto giunsero nuovi invasori, i Popoli
del mare, popolazioni di incerta provenienza che furono respinte in diverse
occasioni dal faraone Ramses III
(1195-1163 a.C.). In questa difesa, tuttavia, furono perdute regioni importanti
come la Palestina e la Nubia.
Gli Ebrei (2100 - 1200) –
Gli Ebrei abitavano la terra di Canaan,
confinante a Nord con la catena del Libano e dell’Antilibano, a sud con il
deserto del Sinai, a Est con il deserto Arabico, a ovest con il Mediterraneo.
In origine la terra di Canaan fu abitata dai Cananei, popolo etnicamente affine
ai Fenici, ma intorno al 1200 a.C., la terra di Canaan fu invasa dagli Ebrei;
essi ne occuparono gran parte e la ribattezzarono Eretz Yisrael, terra di Israele. Una parte della
regione tuttavia resistette all’occupazione e continuò a lungo ad essere
abitata da popolazioni cananee.
La
regione più fertile della Palestina era la Galilea
e si estendeva dalle montagne del Libano a sud fino al monte Tabor. Nel centro
della Palestina c’era la Samaria, a
sud la Giudea, arida e dirupata, con
la capitale Gerusalemme.
A
Oriente era l’attuale Transgiordania,
che gli Ebrei chiamavano Gilead.
La
Palestina fu molto importante perché diede origine a Ebraismo e Cristianesimo,
inoltre essa era l’unica via terrestre praticabile tra l’Egitto, la Siria e la
Mesopotamia: fondamentale fu quindi il suo ruolo nell’emigrazione e nel
commercio.
Nel
2100 a.C. il patriarca Abramo, capo
riconosciuto politicamente e religiosamente dal popolo ebreo, viveva con la sua
gente a Ur, nella Caldea meridionale.
Secondo
la tradizione, un giorno Abramo ricevette da Dio l’ordine di abbandonare la
Caldea e di guidare il suo popolo fino alla terra di Canaan. Abramo e il suo
popolo affrontarono terribili traversie finché non giunsero ad occupare la
terra ad occidente del Giordano. Da questa occupazione nacque il nome di Ebrei,
che significa abitanti dell’altra parte del fiume.
Ad
Abramo successe suo figlio Isacco, ad Isacco successe Giacobbe.
Giacobbe
fu chiamato anche Israele, che
significa forte dinanzi a Dio.
Giacobbe ebbe 12 figli, ma il suo preferito era Giuseppe. I fratelli erano gelosi di Giuseppe e un giorno decisero
di venderlo ad alcuni mercanti che lo condussero in Egitto. Grazie alla sua
intelligenza Giuseppe diventò ministro del Faraone. La Palestina dovette
affrontare delle gravi carestie così i fratelli vennero in Egitto a far
provviste. Giuseppe li riconobbe e ottenne dal Faraone il permesso di
trasferire il popolo ebreo in Egitto. Dal 1650 al 1300 circa. gli Ebrei
rimasero in Egitto dove prosperarono, ma non si mescolarono mai agli Egiziani:
conservarono lingua, religione, cultura.
Dopo
la cacciata degli Hyksos, gli
Egiziani estesero il loro odio nei confronti degli stranieri agli Ebrei, mai
integrati, e li tennero in Egitto come schiavi, sottoponendoli a lavori molto
duri.
Gli
Ebrei furono liberati dall’oppressione egiziana da Mosè, il quale, secondo la tradizione, aveva ricevuto da Dio
l’incarico di riportare il popolo eletto nella Terra Promessa (la Palestina).
La
Bibbia racconta che il Faraone, vedendo che gli Ebrei aumentavano in numero e
in potenza malgrado i maltrattamenti, aveva ordinato che fossero uccisi tutti i
neonati maschi dei discendenti di Giacobbe. Mosè
fu sottratto a questo destino dalla madre che lo depose in un canestro sulla
riva del Nilo in un posto dove aveva l’abitudine di bagnarsi la figlia del
Faraone. Quest’ultima lo fece portare nel palazzo reale, dove fu allevato e
istruito.
Mosè
riuscì a guidare gli Ebrei fuori dall’Egitto e ad attraversare il mar Rosso. Il
popolo ebreo non raggiunse però subito la Terra Promessa, ma vagò per 40 anni
nel deserto. Secondo la Bibbia, tale ritardo fu dovuto alla necessità di una
completa rigenerazione spirituale del popolo ebraico, prima di affrontare le
bellicose popolazioni cananee.
Durante
la peregrinazione nel deserto Mosè, secondo la tradizione, ricevette le Tavole della Legge (I dieci
comandamenti) da Dio sul monte Sinai. Mosè morì prima di raggiungere la Terra
Promessa.
Il
comando fu preso da Giosuè, il quale,
attraversato il Giordano, riuscì ad espugnare la città di Gerico e ad occupare gran parte della Palestina dopo una serie di
battaglie terribili contro i Cananei.
Il
territorio fu diviso tra undici tribù di Israele, che era composto da dodici
tribù. La dodicesima, la tribù di Levi da cui erano tratti i sacerdoti, fu
esclusa da ogni proprietà e sarebbe vissuta disseminata tra le altre dalle
quali avrebbe ricevuto la decima parte dei prodotti dell’agricoltura.
Alla
morte di Giosuè le dodici tribù ripresero la loro autonomia e si governarono da
sole, conservando tra loro soltanto legami religiosi.
I Fenici (1600-1100
a.C.) – I Fenici occupavano una striscia di terra lunga circa 250 chilometri
compresa tra il mare Mediterraneo a Ovest, le montagne del Libano a est, la
Palestina a Sud.
Il
territorio offriva poco dal punto di vista agricolo, ma le coste offrivano
buoni porti e le montagne erano ricche dei famosi cedri del Libano, alberi
adattissimi alla costruzione di navi, sia per i tronchi dritti e lunghi e sia
per la qualità del legno, molto resistente all’acqua.
I
principali centri dei Fenici furono tutte città di mare divenute ricche e
potenti con i commerci: Biblo, Berito (odierna Beirut), Sidone e Tiro.
I
Fenici vivevano nelle valli che si dipartivano dalla catena del Libano. Non
formarono mai uno stato unitario, ma città-stato spesso in lotta tra loro. Per
questo non si può tracciare la storia dei Fenici come un racconto unitario, ma
seguendo le vicende delle singole città stato.
·
Biblo fu stata la
prima città della Fenicia a raggiungere ricchezza: ebbe rapporti commerciali
molto antichi con l’Egitto, ma poi i rapporti commerciali si trasformarono in
rapporti di sudditanza e durarono fino al 1730, anno in cui l’invasione degli
Hycsos tagliò fuori l’Egitto dal commercio con il Mediterraneo. Quando nel 1500
circa i Faraoni riuscirono a cacciare gli Hycsos, Biblo e le altre città della
Fenicia ricaddero sotto il dominio egizio.
·
Sidone raggiunse il
massimo della sua potenza tra il 1500 e il 1100, approfittando del crollo della
potenza marittima cretese. La sua potenza fu tale che anche quando fu sotto il
dominio egiziano, Sidone riuscì comunque a conservare propri re, una propria
flotta e completa libertà di commercio. Sidone fondò numerose colonie in tutto
il Mediterraneo Orientale; la sua potenza fu abbattuta da uno dei Popoli del mare, i Filistei che
abitavano le coste della Palestina.
La civiltà
cretese (3000
- 1450 a.C.) – La civiltà cretese o minoica si sviluppò lungo le coste e nelle isole dell’Egeo dal III
millennio al 1400 a.C. e prende il nome dall’isola di Creta, dove gli scavi
archeologici hanno portato alla luce le testimonianze di questa civiltà.
Dopo
una fase neolitica iniziata intorno al 7000 a.C., iniziò il periodo dell'età
dei metalli, corrispondente all'epoca che va dall’età del rame all'inizio
dell'età del bronzo, durante il quale nuove genti di origine anatolica si
stanziarono sull'isola.
Questo
periodo è caratterizzato da un consistente incremento demografico, cui seguì
una progressiva estensione delle aree abitate, e dalla comparsa della scrittura
ideografica. Già in quest'epoca sono attestati contatti con l'Egitto.
La
vantaggiosa posizione geografica di Creta favorì il sorgere della prima civiltà
mediterranea e di un fiorente impero marittimo che dal Mare Egeo controllava
una rete commerciale che raggiungeva l'Egitto, la Siria, le regioni a nord del
Mar Nero e l'Occidente.
Il
periodo di massima fioritura della civiltà minoica inizia verso il 2000 a.C.
con il Minoico medio. Caratteristiche peculiari della nuova fase protopalaziale
sono la comparsa della scrittura alfabetica, la costruzione dei primi palazzi a
Cnosso ed a Festo e l'inizio della ceramica policroma.
Due
grandi città, Cnosso e Festo, si dividevano il territorio dell’isola, che fu
poi unificato sotto il dominio di Cnosso.
La
civiltà cretese si basava prevalentemente sull’agricoltura, grazie al fertile
suolo dell’isola che produceva olio, grano e vino in abbondanza, e sul
commercio marittimo.
Dotata
di una potente flotta e governata da sovrani amici fra loro, Creta godeva di
prosperità e pace che, grazie anche ad un florido commercio con altre città
della Grecia, dell’Egitto e della Siria, le consentirono di arricchirsi in modo
considerevole.
Era
un’isola fertile, dove si coltivava grano, orzo e una cospicua varietà di
spezie, vi crescevano gli ulivi e i fichi, le api davano un ottimo miele, il
bestiame forniva pelli, latte e formaggio.
Alcuni
di questi prodotti erano esportati su larga scala; in cambio i Cretesi
acquistavano rame, stagno, oro, argento, avorio, le materie prime che erano
lavorate dagli artigiani locali e spesso riesportate sotto forma di prodotti
finiti. La loro abilità commerciale era famosa quanto quella degli abitanti di
Biblo o di Ugarit; e in entrambi i casi abilità mercantile significava anche
pirateria. Tra il commercio e la razzia il mondo antico non faceva molta
differenza.
Le
città cretesi erano prive di mura, forse perché il mare proteggeva gli isolani
da pericoli esterni e rari erano i conflitti interni. Nelle città più
importanti sorgevano i palazzi che, oltre ad essere la residenza del re, erano
anche il centro delle attività economiche, con i loro grandi magazzini per la
raccolta del cibo, le botteghe artigianali, gli archivi, gli spazi teatrali
dove si svolgevano cerimonie pubbliche.
La
presenza di diversi palazzi dimostrerebbe che l’antica società minoica era
divisa in piccoli regni indipendenti, ognuno retto da un sovrano, tra i quali
il minosse di Creta doveva avere un
ruolo preminente.
Il
palazzo non aveva nulla della fortezza e non ospitava solo re e regine,
principi e principesse, ma anche una folla di artigiani. I palazzi erano
composti di numerosi saloni, stanze, terrazze, scalinate, giardini. In essi
trovavano sede gli uffici dell’amministrazione e della corte, i depositi dei
viveri, i magazzini dei prodotti destinati al commercio. Erano, nello stesso
tempo, residenze dei re e templi religiosi.
Verso
la prima metà del XVII secolo, i grandi palazzi furono distrutti, forse a causa
di un terremoto.
La
fase del medio minoico, vide la ricostruzione dei palazzi delle grandi città
cretesi e l'inizio del massimo splendore dell'architettura e dell'arte minoica.
Sono
ignote le cause per cui tale civiltà, verso il 1450 a.C., improvvisamente
crollò. Due sono comunque le ipotesi prevalenti:
·
la
conquista violenta da parte degli Achei, provenienti dalla città greca di
Micene che segnò la fine della grande civiltà: Creta non fu più in grado di
riprendersi, ma gran parte della sua tradizione e della sua cultura furono
raccolte dalla vicina Grecia;
·
una
devastante eruzione vulcanica della vicina isola di Santorini cancellò in poche
ore all’incirca nel 1400 a.C., dopo una serie di scosse, il vulcano esplose con
una violenza inaudita. Quando il vulcano esplose, gran parte dell’isola
sprofondò, lasciando appunto un buco,
occupato dal mare. Enormi quantità di detriti e ceneri furono scagliate ad
incredibili distanze.
Gli Indoeuropei - Verso la fine
del III millennio a.C., alcune popolazioni, si insediarono gradualmente in
un’area compresa tra la penisola del
Deccan (attuale India) e le isole britanniche. Esse erano accomunate tra
loro dal fatto di parlare lingue geneticamente imparentate perché discendenti
da un’ipotetica madrelingua, l’indoeuropeo.
Il
termine indoeuropeo designa dunque un
fatto essenzialmente linguistico cui è stata aggiunta una valenza storica,
indicando anche tutte quelle genti che parlano quelle lingue.
Ci
sono due teorie sull’origine di queste popolazioni:
·
la
prima, anche in ordine di tempo, le vuole originarie del bacino della Vistola,
tra il mare del Nord e il mar Nero, dal quale poi si sarebbero portate verso i
Balcani e l’area egeo-anatolica.
·
la
seconda le identifica con i portatori della civiltà
kurganica (a causa della caratteristica delle tombe a tumulo rinvenute; kurogan)
sorta a partire dal V millennio a.C. intorno al mar Nero, e che mostra affinità
con la cultura dei popoli indoeuropei: tombe
a fossa ricoperte da tumuli, gli insediamenti
fortificati, le mazze di guerra,
i vasi di ceramica cordata, l’uso del rame. Alcune testimonianze
evidenziano che avessero anche addomesticato il cavallo e facessero uso del
carro con ruota piena.
Le
grandi migrazioni iniziarono tra il quarto e il terzo millennio a.C., dopo la
definitiva scomparsa dell’ultimo periodo glaciale. Ampie comunità di
cacciatori, nuovamente coagulate, iniziarono a partire da una vasta area
nordica che si estendeva nello spazio compreso tra la Scania, le rive
meridionali e orientali del Baltico, e le propaggini occidentali delle steppe
caucasiche. Presto nacquero la civiltà indiana e quella persiana: allo stesso
modo le asce e il carro da guerra segnarono l’arrivo degli Indoeuropei in
Anatolia, così come nel bacino del Tarim.
L’arrivo
degli Indoeuropei sovvertì l’organizzazione sociale precedente, imponendo un
nuovo modello. Sorsero arroccamenti, incastellamenti, città-stato; si impose il
rito della cremazione; le strutture urbane e gli oggetti d’uso comune, si
ispirano a forme rigidamente geometriche e strutturate.
L’improvvisa
comparsa dei nuovi signori crea società patriarcali, guerriere e gerarchiche.
Attraverso
più ondate, l’Europa fu completamente indoeuropeizzata:
·
i
Celti occupano la maggior parte
dell’area occidentale,
·
le
migrazioni illiriche, venete e latine penetrano verso sud in Italia e nei Balcani,
·
i
Germani occupano una vasta e fluida
area verso il nord;
Gradualmente
le lingue si differenziarono.
La
struttura sociale e culturale era complessa: la società doveva essere di tipo
pastorale, ma al suo interno erano presenti un gruppo sacerdotale e uno
cavalleresco-guerriero. I contadini che dovevano costituire un gruppo numeroso
della popolazione, erano probabilmente le popolazioni locali con le quali gli
indoeuropei si fusero durante le loro migrazioni.
Gli Ittiti – Popolo di
origine indeuropea, il più
importante fra i cosiddetti popoli dei monti, gli Ittiti comparvero in
Anatolia dalla metà del III
millennio a.C.; agli inizi del II millennio a.C. si scontrarono con gli Hatti, una popolazione autoctona
insediata da più secoli, e con le colonie commerciali assire stabilite dalla
metà del III millennio a.C. nella regione, fondando in Asia Minore uno Stato
con capitale Attusas.
A partire dal 1650 circa, la potenza ittita
divenne padrona di una vastissima area geografica mediorientale e raggiunse il
culmine del suo sviluppo fra il 1400 e il 1200 a.C., quando il suo impero
abbracciava la zona compresa fra il Mediterraneo e il Mar Nero, l’alto corso
del Tigri e le sorgenti dell’Oronte.
Nella
storia ittita si distinguono in genere due fasi:
·
un
Regno Antico (1650-1430 a.C.) durante
il quale verso il 1530 a.C. conquistarono la Mesopotamia, dopo cinque secoli di
regno babilonese. Con la Mesopotamia e parte della Siria, il loro impero arrivò
dall’altopiano anatolico fino all’Eufrate. Queste conquiste furono facilitate
da un’arma nuova da loro costruita, il carro da guerra veloce.
·
un
Periodo Imperiale (1430-1200 a.C.)
terminato con la scomparsa dello stato ittita.
Verso
il 1200 a.C. l’impero non esisteva più,
per cause non ancora ben note. L’ipotesi più accreditata è l’invasione dei Popoli del mare, che si abbatterono su
tutto il territorio siro-palestinese e sull’Anatolia il cui altopiano fu
occupato dai Frigi, venuti forse dalla Tracia.
Dell’impero
ittita rimarranno solo staterelli sparsi qua e là che, nei secc. IX e VIII
a.C., furono i centri di sopravvivenza della civiltà ittita, finché non
diventarono province assire.
Questi
stati, detti neo-ittiti, situati nella Siria settentrionale, ci hanno lasciato
i documenti. In questi stati la popolazione ittita si fonderà con quella
semitica, che si affermerà nella regione alla fine del II millennio.
Gli
ittiti impararono la scrittura dai babilonesi. Il re, presso gli ittiti, non
era considerato un dio, né un vicario delle divinità, ma solo un uomo
particolarmente valoroso che esercitava il potere non in forma dispotica ma con
la collaborazione dell’assemblea dei nobili, dai quali egli derivava la sua
autorità. Un altro aspetto originale della civiltà degli ittiti è lo spirito di
pace e di tolleranza che essi mostrarono sia con i popoli assoggettati, sia con
i regni confinanti.
La
civiltà elladica
(2800 – 1100) – Il nome Elleni è sinonimo di Greci,
sebbene alcuni studiosi tendano a considerare greci le popolazioni preelleniche
o pelasgiche, ed elleni le genti che a diverse ondate invasero la Grecia nel II
millennio a.C.: gli Ioni la prima e gli Eoli la seconda, che furono entrambi
assimilati dai greci, gli Achei
furono la terza ondata, che invece riuscì ad imporre la propria egemonia
culturale.
Con
il termine civiltà elladica si
indica la civiltà sviluppatasi nella Grecia continentale nell’età del Bronzo e
divisa convenzionalmente in tre periodi:
·
Antico
Elladico (2800 – 2000),
·
Medio
Elladico (2000-1580),
·
Tardo
Elladico (1580-1100).
All’inizio
dell’Antico Elladico agli originari abitanti, i Pelasgi, popolazioni
greche autoctone che abitavano la penisola greca, mar Egeo e coste anatoliche,
si sarebbero aggiunti popoli provenienti dall’Asia Minore; poi, tra la fine del
III e l’inizio del II millennio a.C., si verificò l’invasione dei popoli
indoeuropei fra cui gli achei che si
stabilirono nel Peloponneso.
Questi
popoli, la cui civiltà si fuse con quella degli antichi abitanti e caratterizzò
tutto il Medio Elladico, erano portatori di una cultura diversa: conoscevano
l’uso della ruota da vasaio, si servivano dei cavalli, fino ad allora
sconosciuti, ed usavano sepolture individuali.
Alla
fine del Medio Elladico era praticato anche il commercio marittimo, soprattutto
con i cretesi che esercitarono un forte influsso culturale ed economico sui più
importanti insediamenti achei nel Peloponneso (Micene, Tirinto, Argo, Pilo,
Sparta, Corinto).
La
civiltà micenea (1580-1100)
- Dall’incontro fra la cultura medio-elladica e quella minoica si
sviluppò la civiltà micenea, così chiamata da Micene la città più
potente e importante.
Della
civiltà micenea si conosceva, fino alla fine del XIX secolo, solo quanto si
poteva desumere dai poemi di Omero, l’Iliade e l’Odissea.
Importanti perciò furono i risultati degli scavi compiuti, a partire dal 1878,
da Heinrich Schliemann che riportò
alla luce i resti dell’antica città di Micene; inoltre, la decifrazione nel
1952 da parte degli inglesi Michael
Ventris e John Chadwick della scrittura micenea, detta lineare
B, contribuì a fornire un quadro più preciso della civiltà e
dell’organizzazione sociale dei micenei.
Anche
nel mondo miceneo, il palazzo, difeso però da solide mura e caratterizzato da
un vasto mégaron (eredità delle popolazioni preindoeuropee), era il
centro della vita amministrativa, politica e religiosa.
Il
potere supremo era esercitato da un sovrano, chiamato wánax, che
svolgeva anche mansioni religiose, mentre l’esercito era comandato dal lawagétas.
L’economia
era basata sull’agricoltura, sull’allevamento e sull’artigianato, i cui
prodotti erano esportati nel bacino del Mediterraneo grazie alla florida
attività commerciale. I micenei, infatti, dapprima si affiancarono, poi
scalzarono gli stessi cretesi nel dominio sul Mediterraneo: a partire dal XVI
secolo a.C. cominciarono a conquistare le Cicladi
e nel XV secolo a.C. stabilirono basi commerciali a Rodi e sulle coste
dell’Asia Minore (Mileto, Rodi, Cnido, Alicarnasso) e occuparono Creta e Cipro;
parteciparono anche all’attacco mosso dai Popoli del mare[8]
contro l’Egitto nel XIII secolo a.C.
Nel
periodo della massima espansione si sviluppò il commercio con l’Italia,
soprattutto verso la Toscana, la Sardegna e le isole Eolie, ma la politica di
espansione dei micenei continuava a rivolgersi anche all’Oriente: una
coalizione di città achee, verso il 1200 a.C., mosse infatti una guerra
(raccontata poi da Omero nell’Iliade) contro la città di Troia che
controllava, grazie alla sua posizione strategica sullo stretto dei Dardanelli,
il commercio nel bacino che collega l’Egeo al Mar Nero.
La penisola
italica –
Le prime comunità umane in Italia risalgono al tardo Paleolitico. Gradualmente
si passò dalla caccia e dalla raccolta alla coltivazione del terreno e quindi a
forme stabili di insediamento. Nella seconda metà del III millennio a.C. si
cominciò a lavorare il rame.
Agli
inizi del II millennio a.C. si formarono alcune civiltà al nord, intorno ai
laghi lombardi e, verso la metà del II millennio, si diffuse la civiltà detta
delle terramare, dai depositi di terre grasse rinvenuti
archeologicamente (terra marna, terra grassa), nelle zone di Modena e Piacenza.
La
civiltà più progredita, la villanoviana[9],
comparve alla fine del II millennio a.C.; dalla zona di Bologna si spinse verso
sud fino al Piceno, costruendo villaggi di capanne.
Dal XIV secolo si era
diffusa una popolazione di pastori semi nomadi, lungo la dorsale dell’Appennino
centrale, da cui il nome di civiltà appenninica.
[1] Città - Le città sono insediamenti
umani nei quali gli abitanti, oltre a coltivare le terre circostanti,
cominciavano ad avere occupazioni specializzate, e nelle quali il commercio,
l'immagazzinamento dei cibi ed il potere erano centralizzati.
Secondo
questa definizione, le prime città di cui si ha notizia erano situate in
Mesopotamia, come Uruk e Ur, o lungo il Nilo, la vallata dell'Indo e la Cina.
Prima
di queste sono rari gli insediamenti che raggiungessero dimensioni
significative, sebbene ci siano eccezioni come Gerico.
[2] Stato – Lo Stato è quel soggetto (ente sovrano, originario ed
indipendente) che comanda anche mediante l'uso della forza armata, della quale
detiene il monopolio.
Alla
parola Stato si riferiscono due concetti distinti:
·
Stato
comunità: popolo, stanziato su un territorio individuato, che è organizzato
intorno ad un potere centrale.
·
Stato
governo: quel potere centrale sovrano, organizzato in possibili differenti
modi, che detiene il monopolio della forza, e impone il rispetto di determinate
norme nell'ambito di un territorio ben definito.
Da
quest'ultima definizione emerge che lo Stato è anche un ente territoriale, in
quanto individuato da una porzione di territorio che è soggetta alla sua
sovranità.
·
Stato
sovrano: lo Stato è superiore ad ogni altro soggetto entro i suoi confini. Per
essere tale, la sovranità deve manifestarsi come "indipendenza" nei
rapporti reciproci; per tale ragione, allora, lo Stato è indipendente e
sovrano; sovrano al suo interno, indipendente nei confronti degli altri Stati.
Lo Stato è originario poiché i suoi poteri derivano solo da sé stesso e da
nessun altro. Con ciò si sostiene che esso non è subordinato ad altri soggetti
e quindi è indipendente e sovrano.
questi
poteri sono sostanzialmente
·
la
sovranità (esercitata attraverso i tre poteri pubblici Legislativo, Esecutivo e
Giudiziario)
·
il
monopolio della forza affinché vi sia un fondamento obbligatorio.
Lo
Stato si pone perciò in una condizione di necessarietà, ovvero é necessario che
esista un unico soggetto che imponga coercitivamente l'ordine e il quadro
giuridico entro il quale si svolge la vita dei cittadini e protegga l'interesse
di tutti, tanto quanto quest'organo sia controllato comunque sempre dallo
stesso popolo, tale che operi nei suoi interessi.
Numerosi
studiosi di politica hanno cercato di dare definizioni più precise del concetto
di Stato, cercando di enunciare anche le condizioni necessarie affinché esso
possa essere considerato tale.
Per
Max Weber per Stato si deve intendere «un'impresa istituzionale di carattere
politico in cui l’apparato amministrativo avanza con successo una pretesa di
monopolio della coercizione della forza legittima in vista dell’attuazione
degli ordinamenti».
Un'altra definizione è tentata da
Charles Tilly: «Un’organizzazione che controlla la popolazione occupante un
determinato territorio costituisce uno Stato se e in quanto si differenzia
rispetto ad altre organizzazioni che operino sul medesimo territorio; è
autonoma; è centralizzata; le sue parti componenti sono formalmente coordinate
le une con le altre».
[3] Impero - Un impero è un insieme di
regioni amministrate localmente da governatori, nel nome di un imperatore. un
impero è un grande stato multietnico governato da un singolo centro.
Il
termine latino imperium indicava originariamente sia il potere sia il
territorio su cui tale potere veniva esercitato.
Impero
è però un concetto complesso che ha connessioni con la storia, la politica,
l’economia, il diritto, la linguistica.
In
realtà, più che un concetto, impero è un sistema di significati. A tale
proposito conviene partire con una definizione di Johan Galtung: “Un impero è
un insieme articolato di conquiste militari, dominio politico, sfruttamento
economico e penetrazione culturale”.
[4] Semiti - L'idea di una stirpe semita deriva dal racconto biblico sulle
origini della cultura conosciuta come ebraica. Secondo la Genesi Sem fu il padre degli Assiri, dei Caldei, degli Aramei, dei
Sabei e degli Ebrei. Anche i Cananei e gli Amorriti parlavano una lingua
appartenente a questo gruppo. Le lingue di questi popoli sono strettamente
correlate tra loro e formano appunto il ceppo linguistico semitico.
[5] Il Codice di Hammurabi - Il codice di
Hammurabi si può considerare, uno dei codici più estesi di tutto il vicino
Oriente.
L’amministrazione
della giustizia si basava su una serie di norme tramandate oralmente e
consolidate dall’uso.
Dalle
stele si ricava che la società babilonese era divisa in tre classi:
·
i
nobili,
·
i
dipendenti del palazzo e i subordinati in genere
·
gli
schiavi.
Il sistema penale sumero
prevedeva delle pene pecunarie o il risarcimento in natura, il Codice di
Hammurabi comminava facilmente la morte (il colpevole poteva essere bruciato,
impalato o annegato) e se si trattava di una vittima nobile, si applicava la
legge del taglione.
[6] La piramide - La piramide fu un’evoluzione
della mastaba, infatti, la più antica
tra loro, la piramide a gradoni di Djoser è una serie di mastabe
sovrapposte. A questa prima piramide ne seguirono altre, alcune abbandonate
prima del termine della costruzione.
Le
piramidi più famose sono le tre di cui non fu mai persa la memoria a causa
delle loro dimensioni, queste sono i monumenti funebri di Kheope, Khefren, cui
si deve anche la Sfinge, e Mykerinos. La piramide di Khufu, detta anche grande
piramide era considerata dagli antichi una tra le sette meraviglie del
mondo.
Tramontata
la teoria dell'utilizzo di migliaia di schiavi catturati in battaglia, per la
costruzione delle piramidi è accettato da tutti gli studiosi che queste
costruzioni sono state erette da operai specializzati, che vivevano nei pressi,
aiutati durante la stagione dell'inondazione da contadini che provenissero da
tutto l'Egitto.
Complessivamente
si contano più di cento piramidi, tra grandi e piccole, sebbene solo una
piccola parte sia tuttora in discrete condizioni.
Nelle
sepolture risalenti a questo periodo sono stati rinvenuti i primi esempi di
tecnica di imbalsamazione.
[7] La nuova religione - Il culto di Aton, divinità solare forse di origine semita, fu introdotto a
Karnak durante il regno di Tutmosi II.
Diversamente
dalle altre divinità egizie Aton non
è rappresentato in forma antropomorfa, ma come un sole i cui raggi sono braccia
terminanti con mani, alcune delle quali reggono l'ankh, simbolo della vita.
Il
culto di Aton racchiudeva in sé il complesso politeismo egizio, perciò molti
studiosi preferiscono parlare di enoteismo
nel senso che Aton non fu l'unico dio, ma il dio supremo la cui venerazione
avrebbe potuto sostituire quella delle altre divinità.
Amenofi
IV, che assunse il nome di Akhenaton, non rinnegò il titolo di Horus vivente
e di Figlio di Ra e non fece alcun tentativo di cancellare l’infinità di
culti locali e neppure le principali divinità. La sua intenzione era quella di
porsi come principale intermediario tra l'umanità e la divinità (per questo si
veda l'inno di Aton principale testo sulla natura della nuova
religione).
Comunque
si trattò di una rivoluzione che coinvolse solamente una ristretta
élite. Il popolo, che possedeva una sua religiosità fatta di divinità locali,
superstizioni e credenze ancestrali, non partecipava alle complesse cerimonie
che avvenivano nei templi e quindi fu coinvolto solo marginalmente nel
conflitto tra Amon e Aton, che si sviluppò tra clero tebano di Amon ed il
sovrano e la sua corte.
[8] Popoli del mare – Con il termine Popoli del mare si identifica un insieme
di popolazioni, chiamate in documenti dell'antico Egitto, Haunebu, cioè dietro le isole.
Il
primo accenno a queste genti compare in un'iscrizione del faraone Merenptah,
intorno al 1225, che ricorda la sua vittoria su una prima ondata di invasione,
nella quale avrebbe ucciso 6.000 nemici e fatto 9.000 prigionieri.
[9] La civiltà Villanoviana - La più
importante popolazione nella penisola italiana della prima metà dell’Età del
Ferro è convenzionalmente chiamata Villanoviana, da un insediamento scoperto a
Villanova, vicino a Bologna. Tale civiltà raggiunse il suo culmine nella metà del
VIII.
Dal
XII secolo si verificò un processo graduale di unificazione culturale, la cui
manifestazione principale rinvenuta è la diffusione di cimiteri di cremati,
trovati praticamente su tutto il territorio della penisola italica. Altre
caratteristiche comuni riguardarono il metodo di lavorazione della ceramica e
in seguito quello della lavorazione dei metalli, in particolare per la
produzione di lamine per secchie, elmi, gambali e l’uso di fibulae. Successivamente i Villanoviani fecero largo uso dei ricchi
giacimenti di ferro della Toscana, per utensili di uso quotidiano.
La
cultura villanoviana si diffuse dunque in tutta la costa orientale dell’Italia
fino a Rimini e si spinse in Toscana e nel Lazio. Gli archeologici distinguono
tra loro due gruppi principali:
·
i
Villanoviani del nord, intorno a
Bologna, la cui civiltà fiorì dal VII al V sec. a.C.,
·
i
Villanoviani del sud, in Toscana e nel Lazio settentrionale, diffusi in un’epoca
successiva, che subirono forti influssi orientali e in particolare greci
Gli
stanziamenti degli antichi villaggi, a poco a poco cominciarono a unirsi in
ricche e fortificate città, punti di accentramento di numerosissime famiglie, e
si cominciò ad abbandonare la tradizione della cremazione dei morti a favore
del nuovo metodo dell’inumazione, secondo il quale i morti erano deposti in
tombe a fossa. Contemporaneamente, si comincia ad osservare un esteso
diffondersi della lingua etrusca.
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